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Cronaca

FEMMINICIDIO: QUANDO L'AMORE DIVENTA CRIMINALE

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Tempo di lettura 5 minuti In Italia il numero è molto alto, negli ultimi giorni si sono registrati numerosi casi di femminicidio per una storia d’amore finita

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di Angelo Barraco
 
Roma – L’amore è quel sentimento esclusivo, unico, che unisce due persone e le conduce lungo un percorso di vita sempre crescente. Tale sentimento non sempre però è destinato a durare e la coppia può separarsi. Vi sono coppie che affrontano tale percorso di separazione con maturità e rispetto reciproco, spesso però il rispetto, l’amore vissuto e il passato si trasforma in disprezzo, rabbia e odio e nella maggior parte dei casi è la donna a subire violenza e talvolta a rimanere vittima di brutali omicidi compiuti da ex fidanzati e o mariti "padroni". In Italia il numero è molto alto, negli ultimi giorni si sono registrati numerosi casi di femminicidio per una storia d’amore finita. Siamo a Pordenone, Michela Baldo era una 30enne che lavorava come dipendente di un grande magazzino e viveva in un appartamento di Spilimbergo insieme al fidanzato Manuel Venier di 37 anni, di Codroipo (Udine), anche lui lavorava nella stessa azienda. L’uomo era un’ex Guardia Giurata e deteneva regolarmente un’arma. La coppia è stata rinvenuta priva di vita all’interno dell’appartamento in cui risiedeva. Gli inquirenti hanno sin da subito avuto un quadro chiaro di quanto accaduto, anche perché Venier aveva inviato un messaggio allarmante in un gruppo Whatsapp dicendo “addio”. La coppia non viveva più insieme da un po’ e in un primo momento i militari si sono recati nell’abitazione di Venier perché si temeva il suicidio ma non trovarono nessuno e non c’era nemmeno l’arma regolarmente detenuta dall’uomo. Gli inquirenti allora corrono a Spilimbergo e davanti ai loro occhi si presenta un evidente caso di omicidio-suicidio. La ricostruzione fatta vede Venier che si sarebbe recato nell’appartamento della ragazza, lui l’ha uccisa con quattro colpi ci pistola e poi lui si è tolto la vita. Ci spostiamo a Verona. Alessandra Maffezzoli era una donna di 46 anni, maestra elementare, ed è stata uccisa dal suo ex compagno Giuliano Falchetto, 53 anni. Secondo una prima ricostruzione la donna sarebbe stata pugnalata ripetutamente dall’uomo e poi colpita alla testa con un vaso. L’uomo ha poi confessato il delitto dinnanzi al magistrato. L’amore è spontaneità e naturalezza e non un sentimento che deve nascere da un obbligo e/o da un dovere da un soggetto nei confronti di un altro. E’ un sentimento che può avere un inizio e una fine, ma spesso la libertà che c’è in un rifiuto viene oppressa da un amore malato che scatena episodi di violenza inaudita. Siamo a Bologna, in questi giorni la Corte d’Assise di Appello di Bologna, che in data 30 marzo ha confermato la condanna a 30 anni per il 37enne Giulio Caria, accusato del delitto di Silvia Caramazza, avvenuto il 25 giugno del 2013. La donna è stata uccisa tra l’8 e il 9 giugno con 7 colpi inferti con un oggetto per il camino. Si legge che l’uomo “ha scatenato tutta la sua ferocia brutale”. Nelle motivazioni i giudici si soffermano sulle aggravanti  dello stalking e della crudeltà e citano la vittima come “"drammatico e molto esplicito delle sofferenze provocate alla donna”. Ci spostiamo a Taranto, Federica De Luca era un arbitro della Fipav, aveva 30 anni ed è stata rinvenuta priva di vita nel suo appartamento in Via Galera Montefusco. La donna è stata picchiata e strangolata dal marito, Luigi Alfarano, 50 anni, coordinatore delle attività di promozione dell’Ant a Taranto. L’uomo ha poi abbandonato l’appartamento in compagnia del figlio Andrea e lo ha portato in una casa collocata in campagna sulla statale 106, lì ha messo fine alla vita del piccolo sparandogli un colpo di pistola alla nuca e poi si è tolto la vita con la medesima arma. La coppia doveva recarsi presso uno studio legale per discutere della separazione. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo chiesto alla Dottoressa Sara Cordella, Grafologa forense e 
criminalista, che ha spiegato in dettaglio alcuni importanti aspetti che riguardano l'argomento,  soprattutto i messaggi scritti che possono lasciare i killer, che all’apparenza possono sembrare banali  ma nascondono la vera personalità del soggetto.
“Per lo più, parlando di uomini che uccidono le donne (e penso alla grafia Danilo Restivo, ma anche a quella di Rudy Guede), ci si trova di fronte a grafie che mancano totalmente di empatia e sono prive della corretta percezione dell'altro in quanto diverso da se. Fogli riempiti che lasciano poco spazio al "bianco", che rappresenta l'altro. e poi grande frammentazione del tratto, grafie molto staccate, che indicano una totale assenza di spontaneità e di trasporto emotivo. Questo si riflette anche nell'azione che spesso non reca tracce di pietà per la vittima. Infierire sul corpo, umiliarlo non crea spesso nessun senso di pudore, nessun moto di pentimento, in quanto la vittima non è percepita come una persona ma come un oggetto e, pertanto, va vilipeso, come fosse privo d'anima.” 

In merito al delicatissimo argomento del Femminicidio abbiamo chiesto maggiori chiarezza alla Dottoressa Mary Petrillo – Criminologa / Docente master criminologia univ Cusano. 
“Sono tra i componente del Gruppo di Lavoro sulla violenza nelle relazioni intime promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio ed insieme con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della università di Roma La Sapienza e con il Dipartimento della formazione della amministrazione penitenziaria (ex ISSP) e con Uffici Esecuzione Pena Esterna(UEPE) stiamo svolgendo una ricerca sulla valutazione e gestione del rischio di recidiva di violenza.
Da studiosi e professionisti del settore sentiamo la necessità di dimostrare che tutti gli uomini non sono maltrattanti e come le mie colleghe dott.ssa Simona Galasso (univ. La Sapienza) dott.ssa Elisabetta Ricci (univ. La Sapienza) fra i promotori della ricerca, affermano, in base alla vasta letteratura scientifica sull'argomento, " Non tutti gli esseri umani maschi maltrattano, umiliano o peggio ancora uccidono le loro compagne." In effetti è importante considerare diverse variabili  di tipo relazionale, culturale, ecc. Soprattutto dobbiamo considerare che chi è violento non lo è allo stesso modo di un altro violento, in quanto ognuno è mosso da dinamiche interne diverse. Accade, infatti, che anche un uomo che non ha mai messo in atto un comportamento violento ad un certo punto, invece, lo faccia e questo perché si verificano situazioni particolari, vi sono, poi, invece, uomini che agiscono in modo violento in maniera sistematica, indipendentemente dalle circostanze, infatti lo fanno sempre con tutte le loro partner, è chiaro che tale dinamica comportamentale fa chiaramente intendere che vi sia una problematica di natura patologica, non psichiatrica, sono persone che sono "presenti a se stesse" , non sono "malati di mente" ed ecco perché la loro aggressività non è sempre prevedibile a chi li conosce nella vita quotidiana, tanto che quando se li ritrova poi in prima pagina sui giornali perché magari accusati di aver ucciso la propria compagna, rimangono sbalorditi e sentiamo ripetere le frasi "era una brava persona", "era una persona normale" . Questa analisi sul maltrattante è molto importante, in quanto per alcuni soggetti, come prevede la legge sul "femminicidio", sono previsti programmi di trattamento, che a nostro parere devono essere individuali e non simili ed uguali per tutti, perché come dicevamo, ogni violento è violento in modo diverso e per diverse variabili e circostanze, altrimenti si rischia che questi interventi risultino poi inefficaci. Spesso ci si chiede perché una donna non ponga fine ad una relazione violenta ed in questo caso la letteratura scientifica ci fornisce svariate motivazioni e come per il maltrattante è importante capire che non tutte le vittime di violenza lo sono per le stesse motivazioni, molto dipende dal tipo di relazione, dalla situazione psicologica in cui si trova la vittima, può dipendere da motivazioni sociali, relazionali e capire questo può aiutarci a capire il motivo,per cui la donna rimane in questo tipo di relazione e quindi scegliere quali interventi attuare per aiutare le vittime.” 

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Roma, Tor Sapienza: Rider picchiato e derubato della bici elettrica da banda di ragazzini

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ROMA – I Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza della custodia cautelare del collocamento in comunità, emessa dal G.I.P. del Tribunale per i minorenni di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica per i minorenni, nei confronti di 4 indagati, gravemente indiziati a vario titolo dei reati di rapina e lesioni personali aggravate in concorso nonché, per uno dei soggetti coinvolti, di minaccia aggravata con finalità di discriminazione o di odio etnico.
L’episodio è avvenuto in Piazzale Pino Pascali, periferia Est della Capitale, lo scorso 12 novembre 2023, ai danni di un rider di origine africana, senza fissa dimora. Nella circostanza, lo straniero è stato accerchiato da un gruppo di 5 giovani minorenni che, dopo il primo approccio hanno iniziato a picchiarlo colpendolo ripetutamente con calci e pugni e anche a bastonate al volto e al corpo, lasciando dolorante e sanguinante a terra, rubandogli anche la bicicletta elettrica.
Il rider, tuttavia, è riuscito a comporre il numero di emergenza 112, e a fornire una preliminare descrizione di alcuni componenti della banda alla pattuglia dei Carabinieri intervenuta sul posto.
A seguito delle immediate ricerche in zona, dopo pochi minuti, i militari sono riusciti a identificare 2 ragazzi minorenni, corrispondenti alle sommarie informazioni fornite dalla vittima, entrambi con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, i quali fin da subito non sono riusciti a fornire una valida giustificazione sulla loro presenza in zona. Accompagnati per accertamenti, giunti in caserma, alla vista del rider, hanno iniziato subito ad inveirgli contro, pronunciando frasi a sfondo razziale e minacce di morte.
Nel prosieguo delle indagini, le rivelazioni dei minori sottoposti a controllo, corredate da riscontri e riconoscimenti fotografici degli altri coetanei, con i quali gli stessi si accompagnavano la sera dell’aggressione, hanno consentito di delineare un quadro chiaro circa le dinamiche del pestaggio e le responsabilità in capo a ciascuno dei relativi autori.
L’Autorità Giudiziaria concordando l’attività condotta dai Carabinieri, ha disposto la custodia cautelare presso I.P.M per due dei cinque teenagers, riconosciuti quali componenti del gruppo di minori italiani e stranieri autori dell’azione criminosa, in virtù della relativa spregiudicatezza e pericolosità sociale. A due degli indagati, ai quali è stato riconosciuto un ruolo minoritario nella commissione del reato, saranno collocati in una Comunità individuata dal Centro per la Giustizia Minorile di Roma, mentre l’ultimo partecipante, anch’esso individuato ed identificato, non è risultato di alcun provvedimento in quanto non imputabile.
Il rider, invece, a causa delle lesioni subite durante l’agguato, trasportato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I° di Roma, i medici hanno riscontrato contusioni multiple al capo, al gomito, al piede e polso destro con una prognosi di 20 gg.

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Tragedia nel salernitano: muore bimbo di 15 mesi azzannato da due pitbull

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I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima

Un bambino di 15 mesi è stato azzannato da due pitbull a Campolongo (Salerno) questa mattina ed è morto per le ferite riportate.

Ancora poche le notizie acquisite dai carabinieri che sono sul posto. I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima.

Anche la mamma del bambino è rimasta ferita per difendere il figlio. Non sarebbe – secondo le prime notizie – in pericolo di vita. A quanto si apprende, secondo una prima ricostruzione, il piccolo si trovava in braccio allo zio, quando, uscendo di casa, i due cani avrebbero azzannato il bimbo strappandolo letteralmente dalle braccia dell’uomo, rimasto illeso. Il fatto è accaduto nel piazzale antistante una villetta a due piani. I cani sarebbero di proprietà di amici della famiglia del bimbo, che non abiterebbero più con la coppia ma avrebbero lasciato i cani lì.”

“È stato letteralmente strappato dalle sue braccia e azzannato. Il servizio veterinario prenderà entrambi i cani che non erano di proprietà della famiglia colpita da questa tragedia ma di un’altra famiglia che convive in questa stessa abitazione. E’ stata una aggressione feroce e nonostante sia anche intervenuto uno zio del bambino per cercare di liberarlo, non c’è stato niente da fare”. A dirlo il sindaco di Eboli (Salerno), Mario Conte. “Il tutto è avvenuto improvvisamente, in pochi istanti e nessuno si spiega come sia potuto accadere in quanto questi cani sono lì da sempre. In questa casa la famiglia del bambino dovrebbero essere in locazione. E’ una tragedia che ha sconvolto tutta la comunità. E deve essere da monito per chi possiede questi cani che sono purtroppo particolari, con esigenze particolari. Chi ha questi cani deve stare molto attento. Qui abbiamo perso un bambino piccolo, una cosa che colpisce tutti. Da quello che mi hanno riferito non sono mai accaduti episodi preoccupanti”.

Sul posto, da quanto ha appreso anche il primo cittadino, “dovrebbe esserci anche la signora proprietaria dei cani che al momento sta vicino alla mamma del piccolo”.

Codacons, ogni anno 70mila aggressioni
“Dopo la tragedia di Eboli, dove un bimbo di 15 mesi è stato sbranato da due pitbull”, il Codacons torna a chiedere “a gran voce misure per garantire la sicurezza dei cittadini e limitare il fenomeno dei cani potenzialmente pericolosi”. “Al di là del caso specifico e delle dinamiche che hanno causato l’aggressione”, secondo Codacons “è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolose per l’uomo, e che la loro diffusione sul territorio è in forte aumento anche a causa di mode e tendenze del momento – afferma il Codacons – Indipendentemente dall’ educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto come alcune razze, ad esempio pitbull o rottweiler, per le loro caratteristiche peculiari fisiche (potenza, robustezza, dentatura) possano provocare ferite letali in caso di morsicatura”.

“Proprio per questo, e senza ovviamente demonizzare gli animali, chiediamo da tempo un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. Il morso di un volpino, infatti, non causa certo le stesse ferite del morso di un pitbull. L’ aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotta dall’ ex Ministro Sirchia ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza. Una lista che, anche alla luce della tragedia di Eboli, andrebbe ripristinata, considerando che ogni anno si contano in Italia circa 70mila aggressioni a danno dell’uomo da parte di cani, e che non tutte le razze sono adatte a chiunque”, conclude il Codacons.

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Altamura, sgominata organizzazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti: arrestate 10 persone

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei reparti competenti per territorio, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone, emesse dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nelle quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di 9 indagati poiché ritenuti appartenenti ad un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed 1 per detenzione ai fini di spaccio in concorso.

L’impostazione accusatoria accolta dal Gip

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte dal novembre 2020 ad aprile 2021 dalla Sezione Operativa della Compagnia di Altamura, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, perquisizioni e sequestri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in merito alle attività illecite realizzate dall’associazione facente capo a C. D., 51enne di Altamura.

L’indagine trae origine da due danneggiamenti di auto ed una scritta minatoria realizzata sul muro dell’abitazione (“il materiale lo devi prendere da noi”) dello stesso 51enne.

Le attività investigative hanno consentito di accertare che l’azione intimidatoria fosse la conseguenza di debiti accumulati proprio nell’ambito del traffico di stupefacenti. In particolare, è stata acclarata l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti basata su un gruppo criminale legato anche da relazioni familiari.

Le intercettazioni e i vari riscontri hanno evidenziato la presenza di fornitori dello stupefacente nonché la suddivisione dei compiti tra gli indagati, tra i quali “il capo promotore”, “organizzatori dell’attività di spaccio sul territorio e vendita al dettaglio della droga”, “custodi dello stupefacente” e “pusher”, operanti attraverso un rigoroso coordinamento delle attività illecite su tutto il territorio di Altamura anche attraverso uno “spaccio itinerante”. Sono emersi numerosi termini convenzionalmente usati per indicare il luogo ove veniva effettuato lo scambio e per quantificare lo stupefacente da cedere; tra questi ad esempio “stanno fatti i panini là….non è che sta il chilo di pane sano…. … dobbiamo stare a impastare i panini e tutta la pasta…ora vediamo cosa riesce a fare e lo tagliamo davanti veloce..”.

Nel corso delle investigazioni sono state altresì accertate numerose cessioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana, ed è stato inoltre accertato come l’associazione avesse la disponibilità di armi, munizioni e ordigni attraverso cui assoggettare coloro i quali si fossero opposti alla volomtà criminale del sodalizio. Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico degli indagati è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti dei presunti correi.

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