FEMMINICIDIO: QUANDO L'AMORE DIVENTA CRIMINALE

di Angelo Barraco
 
Roma – L’amore è quel sentimento esclusivo, unico, che unisce due persone e le conduce lungo un percorso di vita sempre crescente. Tale sentimento non sempre però è destinato a durare e la coppia può separarsi. Vi sono coppie che affrontano tale percorso di separazione con maturità e rispetto reciproco, spesso però il rispetto, l’amore vissuto e il passato si trasforma in disprezzo, rabbia e odio e nella maggior parte dei casi è la donna a subire violenza e talvolta a rimanere vittima di brutali omicidi compiuti da ex fidanzati e o mariti "padroni". In Italia il numero è molto alto, negli ultimi giorni si sono registrati numerosi casi di femminicidio per una storia d’amore finita. Siamo a Pordenone, Michela Baldo era una 30enne che lavorava come dipendente di un grande magazzino e viveva in un appartamento di Spilimbergo insieme al fidanzato Manuel Venier di 37 anni, di Codroipo (Udine), anche lui lavorava nella stessa azienda. L’uomo era un’ex Guardia Giurata e deteneva regolarmente un’arma. La coppia è stata rinvenuta priva di vita all’interno dell’appartamento in cui risiedeva. Gli inquirenti hanno sin da subito avuto un quadro chiaro di quanto accaduto, anche perché Venier aveva inviato un messaggio allarmante in un gruppo Whatsapp dicendo “addio”. La coppia non viveva più insieme da un po’ e in un primo momento i militari si sono recati nell’abitazione di Venier perché si temeva il suicidio ma non trovarono nessuno e non c’era nemmeno l’arma regolarmente detenuta dall’uomo. Gli inquirenti allora corrono a Spilimbergo e davanti ai loro occhi si presenta un evidente caso di omicidio-suicidio. La ricostruzione fatta vede Venier che si sarebbe recato nell’appartamento della ragazza, lui l’ha uccisa con quattro colpi ci pistola e poi lui si è tolto la vita. Ci spostiamo a Verona. Alessandra Maffezzoli era una donna di 46 anni, maestra elementare, ed è stata uccisa dal suo ex compagno Giuliano Falchetto, 53 anni. Secondo una prima ricostruzione la donna sarebbe stata pugnalata ripetutamente dall’uomo e poi colpita alla testa con un vaso. L’uomo ha poi confessato il delitto dinnanzi al magistrato. L’amore è spontaneità e naturalezza e non un sentimento che deve nascere da un obbligo e/o da un dovere da un soggetto nei confronti di un altro. E’ un sentimento che può avere un inizio e una fine, ma spesso la libertà che c’è in un rifiuto viene oppressa da un amore malato che scatena episodi di violenza inaudita. Siamo a Bologna, in questi giorni la Corte d’Assise di Appello di Bologna, che in data 30 marzo ha confermato la condanna a 30 anni per il 37enne Giulio Caria, accusato del delitto di Silvia Caramazza, avvenuto il 25 giugno del 2013. La donna è stata uccisa tra l’8 e il 9 giugno con 7 colpi inferti con un oggetto per il camino. Si legge che l’uomo “ha scatenato tutta la sua ferocia brutale”. Nelle motivazioni i giudici si soffermano sulle aggravanti  dello stalking e della crudeltà e citano la vittima come “"drammatico e molto esplicito delle sofferenze provocate alla donna”. Ci spostiamo a Taranto, Federica De Luca era un arbitro della Fipav, aveva 30 anni ed è stata rinvenuta priva di vita nel suo appartamento in Via Galera Montefusco. La donna è stata picchiata e strangolata dal marito, Luigi Alfarano, 50 anni, coordinatore delle attività di promozione dell’Ant a Taranto. L’uomo ha poi abbandonato l’appartamento in compagnia del figlio Andrea e lo ha portato in una casa collocata in campagna sulla statale 106, lì ha messo fine alla vita del piccolo sparandogli un colpo di pistola alla nuca e poi si è tolto la vita con la medesima arma. La coppia doveva recarsi presso uno studio legale per discutere della separazione. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo chiesto alla Dottoressa Sara Cordella, Grafologa forense e 
criminalista, che ha spiegato in dettaglio alcuni importanti aspetti che riguardano l'argomento,  soprattutto i messaggi scritti che possono lasciare i killer, che all’apparenza possono sembrare banali  ma nascondono la vera personalità del soggetto.
“Per lo più, parlando di uomini che uccidono le donne (e penso alla grafia Danilo Restivo, ma anche a quella di Rudy Guede), ci si trova di fronte a grafie che mancano totalmente di empatia e sono prive della corretta percezione dell'altro in quanto diverso da se. Fogli riempiti che lasciano poco spazio al "bianco", che rappresenta l'altro. e poi grande frammentazione del tratto, grafie molto staccate, che indicano una totale assenza di spontaneità e di trasporto emotivo. Questo si riflette anche nell'azione che spesso non reca tracce di pietà per la vittima. Infierire sul corpo, umiliarlo non crea spesso nessun senso di pudore, nessun moto di pentimento, in quanto la vittima non è percepita come una persona ma come un oggetto e, pertanto, va vilipeso, come fosse privo d'anima.” 

In merito al delicatissimo argomento del Femminicidio abbiamo chiesto maggiori chiarezza alla Dottoressa Mary Petrillo – Criminologa / Docente master criminologia univ Cusano. 
“Sono tra i componente del Gruppo di Lavoro sulla violenza nelle relazioni intime promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio ed insieme con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della università di Roma La Sapienza e con il Dipartimento della formazione della amministrazione penitenziaria (ex ISSP) e con Uffici Esecuzione Pena Esterna(UEPE) stiamo svolgendo una ricerca sulla valutazione e gestione del rischio di recidiva di violenza.
Da studiosi e professionisti del settore sentiamo la necessità di dimostrare che tutti gli uomini non sono maltrattanti e come le mie colleghe dott.ssa Simona Galasso (univ. La Sapienza) dott.ssa Elisabetta Ricci (univ. La Sapienza) fra i promotori della ricerca, affermano, in base alla vasta letteratura scientifica sull'argomento, " Non tutti gli esseri umani maschi maltrattano, umiliano o peggio ancora uccidono le loro compagne." In effetti è importante considerare diverse variabili  di tipo relazionale, culturale, ecc. Soprattutto dobbiamo considerare che chi è violento non lo è allo stesso modo di un altro violento, in quanto ognuno è mosso da dinamiche interne diverse. Accade, infatti, che anche un uomo che non ha mai messo in atto un comportamento violento ad un certo punto, invece, lo faccia e questo perché si verificano situazioni particolari, vi sono, poi, invece, uomini che agiscono in modo violento in maniera sistematica, indipendentemente dalle circostanze, infatti lo fanno sempre con tutte le loro partner, è chiaro che tale dinamica comportamentale fa chiaramente intendere che vi sia una problematica di natura patologica, non psichiatrica, sono persone che sono "presenti a se stesse" , non sono "malati di mente" ed ecco perché la loro aggressività non è sempre prevedibile a chi li conosce nella vita quotidiana, tanto che quando se li ritrova poi in prima pagina sui giornali perché magari accusati di aver ucciso la propria compagna, rimangono sbalorditi e sentiamo ripetere le frasi "era una brava persona", "era una persona normale" . Questa analisi sul maltrattante è molto importante, in quanto per alcuni soggetti, come prevede la legge sul "femminicidio", sono previsti programmi di trattamento, che a nostro parere devono essere individuali e non simili ed uguali per tutti, perché come dicevamo, ogni violento è violento in modo diverso e per diverse variabili e circostanze, altrimenti si rischia che questi interventi risultino poi inefficaci. Spesso ci si chiede perché una donna non ponga fine ad una relazione violenta ed in questo caso la letteratura scientifica ci fornisce svariate motivazioni e come per il maltrattante è importante capire che non tutte le vittime di violenza lo sono per le stesse motivazioni, molto dipende dal tipo di relazione, dalla situazione psicologica in cui si trova la vittima, può dipendere da motivazioni sociali, relazionali e capire questo può aiutarci a capire il motivo,per cui la donna rimane in questo tipo di relazione e quindi scegliere quali interventi attuare per aiutare le vittime.”