FRASCATI: COSA VISITO? VILLA TORLONIA

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Redazione

Frascati (RM) – Se si passa per Frascati non si può non visitare il magnifico giardino pubblico di Villa Torlonia di Frascati. La villa è sita nella zona settentrionale del Tuscolo, sui Castelli Romani. L’edificio merita sicuramente una visita per la sua bellezza, e per la storia che lo caratterizza. La costruzione di Villa Torlonia risale al 1563, quando Annibal Caro, un noto letterato italiano che si stava dedicando alla traduzione dell’Eneide, acquistò un terreno dall’Abbazia di Grottaferrata, sul quale costruì una villa, che battezzò “Caravilla”. A firmare il progetto fu l’architetto Nanni di Baccio Bigio. Nel decennio successivo alla sua costruzione, Villa Torlonia passò prima nelle mani della famiglia Cenci, poi in quelle del cardinale Tolomeo Galli di Como. Il proprietario successivo fu il cardinale Scipione Borghese, che era alla ricerca di una villa degna di ospitare papa Paolo V Borghese. In tale occasione villa Torlonia subì vari rimaneggiamenti, per poter competere con Villa Aldobrandini. Ad occuparsi di questi lavori fu l’architetto Flaminio Ponzo. Nei secoli successivi furono molti altri ancora i proprietari della Villa. Lavori di rimaneggiamento eseguiti nel 1622 portarono alla rimozione di tutti gli arredi e dei suppellettili più antichi, che vennero trasferiti a Villa Ludovisi, nella vicina Roma. Bombardamenti relativi al secondo conflitto mondiale hanno danneggiato la villa al punto che venne completamente distrutta, ed al suo posto fu costruita una palazzina residenziale. Il bellissimo parco è visitabile dal pubblico. 

Successivamente per 34.000 scudi la villa venne acquistata dal Duca di Gallese, Giovanni Angelo Altemps che la diede al Cardinale Ludovico Ludovisi nipote del Papa Gregorio XV. Il Papa Ludovisi predilesse questa villa dove passava molto del suo tempo libero. La famiglia Ludovisi chiamò Carlo Maderno, il più importante architetto del tempo, per lavori di adattamento ed ampliamento del nucleo edilizio più antico; nel 1622 tutti i reperti antichi presenti nella villa, circa 50 pezzi, furono trasferiti alla Villa Ludovisi di Roma, poi divenuto museo romano.

Nel 1661 la villa venne acquistata da Pompeo Colonna, poi finì per eredità a Lucrezia Colonna che la donò nel 1680 a Giuseppe Lotario Conti. La famiglia Conti vendette la villa alla famiglia Cesarini-Sforza che nel 1841 passò alla famiglia Torlonia. Tutti questi personaggi e famiglie hanno nel tempo profuso ricchezze per realizzarvi opere di straordinaria bellezza che il sito meritava e che ancora oggi sono fruibili. 

Nel bombardamento di Frascati dell'8 settembre 1943 il fabbricato della villa subì ingenti danni tanto che fu completamente demolito e venne ricostruito un edificio residenziale, mentre il parco divenne pubblico in seguito ad una permuta nel 1954, tra il Comune di Frascati ed il Duca Andrea Torlonia, del Parco della villa in cambio della Tenuta Quadrato.

Il piccolo edificio che si trova ancora all'ingresso del nuovo condominio è la "caravilla" di Annibal Caro, come ricorda la lapide murata, che entro le sue modeste facciate contiene poche stanze su due piani. L'altro edificio, la villa, quella nominata nelle cronache e riprodotta nelle stampe e nelle foto prima della sua distruzione, ubicata nell'angolo nord – ovest della vasta area, ha avuto inizio intorno al 1580, per volere del proprietario di allora, il Cardinale Tolomeo Galli. Di questo primo nucleo si ha notizia solo attraverso una pianta che si trova nell'Archivio di Stato di Firenze: si tratta di una costruzione a perimetro rettangolare nella quale uno spazio quadrato d'angolo costituisce apparentemente un cortile da cui si accede all'edificio principale e a locali, forse di servizio, contenuti in corpo laterale che forma una "L" con il primo. L'edificio principale contiene una sala centrale, d'ingresso, e più stanze intorno a questa; l'indicazione di due scale fa pensare a un secondo piano e forse a un piano sottostante, ma non altro possiamo immaginare riguardo all'impianto dell'edificio né al suo aspetto esterno. Anche dei successivi lavori di trasformazione operati dai nuovi proprietari, i Borghese, si hanno scarse notizie. Si tratta certamente di importanti interventi – eseguiti contemporaneamente alle grandiose opere nel giardino – che modificano totalmente le strutture dell'edificio. Le numerose stampe dell'epoca ce ne mostrano l'aspetto esterno; l'edificio a pianta quadrangolare, di tre piani, ha la parte centrale del prospetto principale rivolto a nord più alta, distinta dalle parti laterali da due lesene bugnate e arricchita da due ordini di tre arcate. Avanti all'ingresso è un grande terrazzamento, che termina verso valle con un alto basamento sagomato, al centro del quale è collocata la fontana a quattro tazze detta "del candeliere", l'uno e l'altra opera di Flaminio Ponzio, ancora oggi esistenti. Le successive trasformazioni dovute ai Ludovisi ampliano ancora e abbelliscono la villa che così assume presumibilmente la consistenza e l'aspetto che conservava ancora prima della distruzione. L'edificio si arricchisce di due ali posteriori laterali mentre la facciata volta a est accoglie nella parte centrale, leggermente rientrante, un secondo ingresso a quota superiore. La facciata a nord non appare modificata: le foto della fine dell'Ottocento mostrano infatti un prospetto del tutto simile a quello delle più antiche stampe. La struttura determina internamente numerosi ambienti e ampi saloni che nel tempo si erano arricchiti di pregevoli decorazioni e pitture – e fra queste al piano nobile gli stemmi dei Ludovisi – purtroppo anch'esse andate inevitabilmente perdute. Al piano nobile nel salone principale risulta un "Trionfo di Bacco" e in una stanza adiacente "La Forza che corona la Mansuetudine" di Maffeo Mucci, eseguita nel 1732, mentre nella volta di altre due sale, grottesche della scuola degli Zuccari.

 

Il giardino

E' certamente il giardino più ricco di motivi architettonici di piante e di acque fra quelli delle ville intorno. Le prime grandi opere che trasformano il terreno – lasciato libero nella sua maggiore estensione per l'ubicazione marginale della villa – nel grande parco son dovute agli architetti Flaminio Ponzio, Carlo Maderno e Giovanni Fontana, chiamati dal Cardinale Scipione Borghese, i quali nei primi anni del 1600 realizzano la spettacolare cascata d'acqua a monte della villa. Da una grande peschiera a quota più alta ha inizio il gioco delle acque che scendono in vasche degradanti accompagnate lateralmente da movimentate scalee, e terminano in un più ampio bacino delimitato da balaustre. Nei terrazzamenti superiori folti boschetti sono ai lati della cascata; i terrazzamenti inferiori accolgono giardini all'italiana con aiuole a disegni geometrici per colture basse e fiorite. Davanti alla villa è la terrazza belvedere con la fontana "del candeliere" disegnata dal Ponzio. Al Maderno si deve ancora, per incarico dei Ludovisi, i successivi proprietari dopo gli Altemps, il lungo grandioso fronte che conclude ancora oggi la cascata – detto il teatro delle acque -, costituito da una lunga parete alla base del declivio, scandita da numerose nicchie, intervallate da pilastri, arricchite da elementi decorativi quali statue e vasi. E' presumibile invece che la grandiosa scala a quattro rampe incrociate, che dà accesso al giardino a fianco della villa, sia stata realizzata durante la proprietà dei Conti nel periodo in cui era papa Innocenzo XIII, della stessa famiglia; questo per analogia con soluzioni adottate nello stesso periodo in un altro palazzo della famiglia Conti a Poli. Nell'Ottocento il parco subisce le trasformazioni dettate dal nuovo gusto: il giardino all'italiana viene sostituito da gruppi e file di alberi intersecati da sentieri; al centro il viale di platani che, salendo verso il piazzale antistante il lungo fronte del Maderno, gode in tutto il suo percorso della vista della catena d'acqua. Le stampe più antiche e i più recenti disegni forniscono eloquenti immagini dello splendido giardino che le descrizioni, numerose soprattutto del secolo scorso, esaltano come uno dei più grandi e belli della zona. Di quel giardino, oggi parco pubblico, rimangono le opere architettoniche: la scalea, la cascata, il teatro delle acque – privo però delle statue e dei vasi che ne decoravano le nicchie – e un bel folto di alberi, mentre è andato inevitabilmente ed irrimediabilmente perduto il fascino di un giardino ideato e vissuto per tanti diversi usi.