Castelli Romani
Fratelli d’Italia, Marco Silvestroni: “Ridiamo dignità alle forze dell’ordine”
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7 anni fail
Marco Silvestroni, deputato di Fratelli d’Italia, rilancia sulla necessità di rafforzare gli apparati dello Stato dedicati alla prevenzione del crimine, quindi alla sicurezza, per il quale il partito della Meloni propone, tra l’altro, di cartolarizzare il 50% dei beni sottratti alla malavita per finanziare un fondo specifico a favore del comparto difesa-sicurezza. “Basti pensare – dichiara il deputato FdI – che è stato calcolato che un agente di polizia a inizio carriera percepisce uno stipendio inferiore a quanto percepirebbe un disoccupato con famiglia a carico se fosse legge il reddito di cittadinanza. Dovremo sicuramente vigilare e adoperarci – prosegue Silvestroni – affinché finalmente venga riconosciuta la giusta dignità, sia a livello umano che con un’equa retribuzione economica, a chi ogni giorno mette in pericolo la propria vita cercando di guadagnarsi da vivere”.
Silvestroni, facendo riferimento agli appartenenti alle forze dell’ordine come figure strategiche che “però fino ad oggi lo Stato non ha adeguatamente valorizzato e tutelato”, ha quindi ribadito la necessità di aumentare i salari degli appartenenti alle forze di polizia, quindi di “fornire dotazioni di ultima generazione e soprattutto mettere in campo un piano straordinario di assunzioni di almeno 20mila effettivi”.
Altra criticità, sulla quale il deputato FdI in accordo con la Meloni sta lavorando è quella di far fronte all’allarmante situazione dovuta al sovraffollamento delle carceri
“Risalgono a pochi giorni fa ben due casi di aggressioni di agenti della polizia penitenziaria, sia a Venezia che a Roma, nell’esercizio delle loro funzioni. – Ha ricordato Silvestroni – Si tratta solo degli ultimi tra i moltissimi casi in cui gli uomini e le donne appartenenti alle forze dell’ordine si sono trovati a mettere a repentaglio la propria vita nel tentativo di garantire la nostra sicurezza”. Gli istituti di pena italiani, infatti, secondo i dati pubblicati da Antigone, associazione che si batte per i diritti nelle carceri, ospitano oltre 58mila detenuti, con un affollamento medio del 115% e che vedono cinque istituti a rischio “esplosione”: Lodi, dove l’affollamento è del 204,4%, Larino, in Molise (195,3%), Como (194,8%), Brescia (183,3%) e Bergamo (183,2%). Un sovraffolamento sul quale incide il 34,2% di detenuti stranieri e per il quale il rapporto medio detenuti-agenti è in media di 1,7 (ossia un agente ogni 1,7 detenuti) con punte che arrivano a un rapporto di 2,9 al carcere romano di Rebibbia e di Pavia.
Silvestroni: “L’ennesimo svuota carceri”
Silvestroni punta quindi il dito sul decreto legislativo, approvato, in secondo esame preliminare qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro Orlando, che in attuazione della legge sulla riforma della giustizia penale ha introdotto disposizioni volte a riformare l’ordinamento penitenziario. Un decreto che vorrebbe svuotare le case circondariali puntando sulle misure alternative, quindi al reinserimento sociale del detenuto al fine di eliminare il fenomeno della “recidiva”. “L’ennesimo svuota carceri – dichiara Silvestroni – varato da un governo delegittimato dagli elettori”. Il deputato di Fratelli d’Italia ha poi concluso sottolineando il fatto che non appena verrà formato il nuovo governo il decreto verrà cancellato in nome della certezza della pena.
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Castelli Romani
Monte Compatri, cimitero: ascensore fermo da mesi. Accesso negato ai diversamente abili ed anziani
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2 Novembre 2024
Monte Compatri si trova ad affrontare una situazione estremamente particolare in un momento di grande rispetto e riflessione: l’ascensore che consente l’accesso al secondo piano della parte nuova del cimitero è fermo da mesi.
Questa condizione, ormai insostenibile, impedisce l’accesso a molte persone, in particolare ai diversamente abili e agli anziani, che si trovano in difficoltà nel raggiungere i propri cari durante le commemorazioni dei defunti.
Nonostante i ripetuti solleciti da parte dei cittadini all’amministrazione comunale, nessuna risposta è giunta.
Eppure, il problema dell’ascensore non è solo una questione di comodità; costituisce un vero e proprio ostacolo a un diritto fondamentale: quello di rendere omaggio a chi non c’è più, senza barriere fisiche che ostacolino il rispetto e il ricordo.
La gravi modalità di questa situazione è messa in evidenza non solo dalla prolungata inattività dell’ascensore, ma anche dalla coincidenza con il mese di novembre, tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti.
Questo momento, carico di emotività e significato, dovrebbe permettere a tutti di accedere liberamente al cimitero per onorare i propri cari e, tuttavia, la realtà odierna racconta di un’ingiustizia inaccettabile.
Durante una nostra recente visita al cimitero, sono emerse numerose proteste e malumori da parte dei visitatori.
Gli anziani e i familiari di persone con disabilità hanno espresso la loro frustrazione per una situazione che sembra non trovare soluzione e la mancanza di un ascensore funzionante non è solo un inconveniente logistico, ma rappresenta una “pecca” dell’amministrazione nel garantire un servizio pubblico adeguato e rispettoso delle necessità di tutti.
Diventa fondamentale che l’amministrazione comunale di Monte Compatri prenda immediatamente provvedimenti per risolvere questo problema poiché, diventa inaccettabile che, in un contesto di celebrazioni e ricordi, vi siano cittadini esclusi dalla possibilità di visitare i luoghi di sepoltura dei loro cari.
Le istituzioni devono ascoltare le lamentele dei cittadini e agire in modo tempestivo affinché questa situazione non si ripeta in futuro.
Il rispetto per la memoria dei defunti e per le esigenze di tutti i cittadini deve essere una priorità e la speranza è che, dopo tante promesse disattese, l’ascensore torni a funzionare al più presto, restituendo così dignità e accessibilità a un luogo sacro per la comunità di Monte Compatri.
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Castelli Romani
Rocca di Papa: Una “guerra” di comunicati nel settore della raccolta rifiuti
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6 giorni fail
29 Ottobre 2024
A Rocca di Papa, la tensione tra il sindacato Cobas e l’amministrazione comunale guidata da Massimiliano Calcagni sta raggiungendo livelli critici, dando vita a una vera e propria “guerra” a colpi di comunicati.
Al centro della controversia ci sono i dipendenti della DM Technology, azienda responsabile del servizio di raccolta rifiuti nella città castellana, ed il concreto rischio di uno sciopero del settore a Rocca di Papa.
Il sindacato Cobas accusa l’amministrazione di disinformazione e nega le affermazioni secondo cui sarebbe stata ricevuta solo una richiesta di incontro, relativa al 31 maggio.
Secondo il sindacato Cobas, sono state infatti inviate numerose richieste il 31 maggio, il 18 e il 26 giugno, sollevando questioni fondamentali come la sicurezza sul lavoro, i carichi di lavoro e il mancato versamento del Fondo Pitagora.
Il comunicato dell’amministrazione, diffuso il 24 ottobre, ha ribadito la ricezione di una sola richiesta da parte del sindacato, risalente al 31 maggio, concernente presunti inadempimenti da parte della DM Technology.
Tale comunicazione ha rivelato anche le segnalazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro, la modifica della denominazione della società e i ritardi nei versamenti al Fondo Pitagora e l’amministrazione ha risposto formalmente il 28 giugno, manifestando il proprio impegno nel garantire il corretto svolgimento del servizio e comunicando con DM Technology per ottenere chiarimenti circa lo stato dei fatti evidenziati dai Cobas.
Tuttavia, il sindacato ha evidenziato che, nonostante la disponibilità manifestata dall’amministrazione a incontri costruttivi, queste opportunità non si sono materializzate, lasciando i rappresentanti dei lavoratori delusi e frustrati.
“Purtroppo, anche in questo caso, non abbiamo più ricevuto nessuna risposta nemmeno dalla Società“, si legge nella nota diffusa oggi dai Cobas, specificando che la lettera dell’assessore delegato denota una chiara chiusura al dialogo in quanto lo stesso asseriva, sempre come riportato dal comunicato odierno “di non avere titolo giuridico d’intervento sulle argomentazioni evidenziate dai Cobas”.
Nel proseguire della vicenda, i Cobas hanno organizzato un incontro con la DM Technology il 10 luglio, nel quale sono state discusse le difficoltà dei lavoratori.
La società si era impegnata a comunicare con l’amministrazione per affrontare i punti sollevati, ma da allora, scrivono ancora, “non abbiamo più ricevuto nessuna risposta nemmeno dalla Società“.
Il 18 ottobre, come evidenziato già dal nostro articolo (leggi https://www.osservatoreitalia.eu/lavoratori-in-rivolta-a-rocca-di-papa-verso-lo-sciopero-nelligiene-urbana/), il sindacato Cobas ha avviato le procedure di raffreddamento trasmettendole, per conoscenza anche al Comune di Rocca di Papa costatando il rifiuto al dialogo da parte di entrambi gli enti coinvolti, esprimendo in più la volontà di mettere in evidenza un “percepito atteggiamento discriminatorio” da parte del Comune, il quale avrebbe accolto altre sigle sindacali il 30 maggio scorso.
Nonostante le tensioni, nel comunicato odierno, il sindacato ribadisce la sua apertura a un confronto costruttivo “ci teniamo – scrive – a fare sapere che rimaniamo disponibili ad incontrare il Sindaco e l’Assessore nell’interesse dei lavoratori e dell’utilità pubblica del servizio d’Igiene Urbana”.
La situazione rimane critica e le prospettive di una risoluzione sono incerte.
Ci si augura che le parti riescano a superare le incomprensioni per trovare un terreno comune e lavorare insieme per il bene della comunità di Rocca di Papa.
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Castelli Romani
Conflitti d’interesse e influenze familiari: il sistema Romagnoli nel Lazio
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1 settimana fail
26 Ottobre 2024
Le vicende singolari di Carlo Romagnoli, figura di spicco nella Banca Popolare del Lazio, sembrano avere lo stesso tenore di quelle di suo figlio, Efrem Romagnoli, ex presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Latina.
Carlo Romagnoli è stato coinvolto in polemiche riguardanti conflitti d’interesse legati alla sua posizione nella Banca Popolare del Lazio, complicando ulteriormente la sua reputazione. Mentre Efrem è stato appena condannato per l’indebita assegnazione dello stabilimento Belvedere a Nettuno, un caso che ha sollevato interrogativi sulla gestione degli appalti e sull’influenza che le famiglie locali esercitano in ambiti professionali e giuridici.
Efrem Romagnoli ha ricoperto un ruolo predominante nell’Ordine dei Commercialisti per anni, consolidando una sorta di “feudo” familiare in un’area già notoriamente influenzata da reti di potere.
Dopo la sua presidenza, la sorella Raffaella ha preso il testimone, diventando la prima donna a guidare l’Ordine dei Commercialisti di Latina, il che evidenzia la continuità della presenza della famiglia in posizioni chiave. Questo legame familiare non solo solleva domande su un sistema con dinamiche che ricordano gli eredi al trono di sua maestà, ma evidenzia anche l’importanza di comprendere come le reti professionali e familiari possano influenzare le decisioni politiche e giuridiche in un contesto locale già critico.
In aggiunta, la presunta connessione tra Efrem Romagnoli e il giudice Lollo, noto per le sue controversie, alimenta sospetti su possibili collusioni all’interno del sistema giudiziario di Latina, dove i Romagnoli hanno accumulato innumerevoli incarichi. Questo scenario pone una questione cruciale: fino a che punto le dinamiche familiari possono influenzare la giustizia e la trasparenza in un territorio già segnato da scandali?
La situazione solleva interrogativi sul futuro della Banca Popolare del Lazio e sull’integrità delle istituzioni professionali e giuridiche locali, creando un quadro complesso di relazioni e responsabilità che merita un attento scrutinio. La vicenda Romagnoli non è solo una questione personale, ma riflette una più ampia rete di potere che coinvolge il settore bancario e il sistema giudiziario della provincia di Latina. Del resto, spesso per mantenere buoni gli equilibri, vige ormai una sorta di pratica consolidata delle assunzioni dei figli di personaggi chiave del mondo politico finanziario e giudiziario.
Ma chi è Carlo Romagnoli? È il padre di Efrem che è stato appena condannato e (in pratica Efrem curatore della confisca dello stabilimento balneare di Nettuno Belvedere, Efrem Romagnoli, sottratto in via definitiva a Fernando Mancini, è stato condannato dal Tribunale di Velletri per l’assegnazione dell’area demaniale, senza il consenso dello Stato ad un gestore di origine Campana. Il curatore, oltre alla condanna con sospensione della pena è stato condannato al pagamento di una multa di 1800 euro circa ed è stato rimosso dall’incarico della gestione dei beni di Mancini passati allo Stato) ha avuto un ruolo di rilievo nella Banca Popolare del Lazio, ricoprendo la carica di Presidente del Collegio Sindacale. Poi dopo alcuni fatti che lo hanno visto indagato c’è stato il passaggio di testimone da Carlo Romagnoli, ex presidente del Collegio Sindacale della Banca Popolare del Lazio, a sua figlia nel consiglio di amministrazione. Una mossa che ha sollevato dubbi sulla trasparenza e sull’equità della governance all’interno dell’istituto. Romagnoli, che ha guidato il Collegio per oltre due decenni, si è dimesso nel 2023, lasciando aperta una posizione strategica, mentre la banca affrontava polemiche per possibili conflitti di interesse. La nomina di sua figlia, che ha seguito le dimissioni di massa di alcuni membri del consiglio, è stata interpretata da alcuni come una mossa per mantenere il controllo familiare all’interno della banca, attirando critiche sull’assenza di una gestione indipendente e trasparente.
Le sue dimissioni sono state annunciate dal Presidente del Consiglio di Amministrazione, Edmondo Maria Capecelatro, che ha ringraziato Romagnoli per il suo lungo servizio.
Inoltre Romagnoli e Giancarlo Natalizia della Natalizia Petroli, società cliente della BPl, non hanno brillato per dichiarazioni di conflitti d’interesse.
I collegamenti tra Carlo Romagnoli e Giancarlo Natalizia all’interno della Banca Popolare del Lazio hanno evidenziato infatti conflitti d’interesse legati alle posizioni occupate da entrambi e alle loro relazioni di affari. Romagnoli, presidente del Collegio Sindacale, ha supervisionato il lavoro del consiglio di amministrazione mentre Alessandro Natalizia, figlio di Giancarlo Natalizia (figura di spicco nella banca e presidente della Natalizia Petroli), è stato socio e amministratore della stessa Natalizia Petroli. Questo legame si è complicato ulteriormente quando Alessandro ha assunto posizioni in banca, sollevando dubbi sul conflitto d’interessi per la supervisione incrociata delle loro attività, vista anche la storica presenza della Natalizia Petroli come uno dei principali clienti della banca.
E non è una novità che le dinamiche interne alla banca sono state ulteriormente esacerbate quando la figlia di Romagnoli è stata inserita nelle liste per il Consiglio di amministrazione, una mossa che secondo alcune fonti sembra aver avuto il doppio intento di soddisfare requisiti di rappresentanza di genere e al contempo preservare l’influenza delle famiglie Romagnoli e Natalizia all’interno della struttura di governance della banca. Le preoccupazioni riguardo alla trasparenza e al controllo reciproco hanno suscitato critiche esterne, complicate anche dalle dimissioni di massa dell’amministrazione della banca.
Queste connessioni e il delicato equilibrio di potere tra le famiglie suggeriscono che i conflitti d’interesse nella gestione della banca vadano oltre semplici legami professionali, con implicazioni che potrebbero influenzare anche le scelte strategiche dell’istituto. Un istituto che storicamente chiude il bilancio in attivo ma che clamorosamente invece quest’anno ha chiuso il bilancio in perdita e questo ha implicato la mancanza distribuzione di premi di produzione al personale, riducendo il loro incentivo economico e influenzando negativamente il morale dei lavoratori. Inoltre, le riserve patrimoniali della banca potrebbero rischiare di essere intaccate per coprire le perdite, riducendo la capacità della banca di investire o offrire nuovi servizi.
Questi fatti rischiano seriamente di compromettere la fiducia dei soci e dei clienti, oltre a ridurre la competitività sul mercato.