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Esteri

Gaza, nuovi colloqui a Sharm El-Sheikh: Usa, Egitto e Israele puntano a un accordo sugli ostaggi

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Prosegue in Egitto il secondo round di colloqui indiretti tra Hamas e Israele, mediati da una delegazione egiziana e qatarina, con l’obiettivo di ottenere un cessate il fuoco e un possibile scambio di prigionieri nella Striscia di Gaza. All’incontro prenderanno parte nei prossimi giorni l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, e il genero del presidente statunitense, Jared Kushner.

Il primo round di colloqui, svoltosi ieri a Sharm, ha registrato segnali positivi secondo i media locali collegati all’intelligence del Cairo. Hamas avrebbe posto come condizione preliminare per il cessate il fuoco il ritiro delle truppe israeliane dai quartieri residenziali e dalle aree chiave di Gaza, prima di procedere allo scambio degli ostaggi. L’organizzazione palestinese insiste inoltre perché nella lista dei detenuti da rilasciare siano inclusi sei prigionieri che stanno scontando ergastoli in Israele, tra cui figure di spicco come Marwan Barghouti.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Efe, Hamas sarebbe disposta a consegnare le proprie armi a un comitato congiunto egiziano-palestinese, ma rifiuta categoricamente la gestione della Striscia da parte di un comitato internazionale, proponendo invece negoziati con l’Autorità Nazionale Palestinese. Resta esclusa la presenza di Tony Blair come governatore, pur accettando un ruolo di monitoraggio a distanza.

Da Israele, fonti ufficiali confermano che la delegazione inviata a Sharm comprende membri del Mossad, dello Shin Bet e dell’IDF, con il coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch e altri consiglieri chiave. La delegazione statunitense dovrebbe unirsi ai colloqui dopo la fase iniziale di trattative tecniche.

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In parallelo, il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto chiarimenti al premier Benyamin Netanyahu sulla reale consistenza dei prigionieri a Gaza, dopo le dichiarazioni del premier secondo cui gli ostaggi sarebbero 46 e non 48 come riportato finora. “Ogni ostaggio è un mondo intero”, affermano le famiglie, chiedendo il rilascio di tutti.

Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso ottimismo, sottolineando che Hamas ha accettato “alcune cose molto importanti” e prevedendo un accordo a breve. Washington e Gerusalemme mostrano prudente fiducia e puntano a concludere un’intesa già entro la settimana, concentrandosi prioritariamente sulla liberazione degli ostaggi come primo passo verso un cessate il fuoco duraturo.

Intanto, la situazione sul terreno rimane tesa: l’IDF segnala attacchi mirati contro cellule terroristiche attive a Gaza. Nonostante l’assenza di dettagli ufficiali sui negoziati, il clima generale resta quello di una delicata mediazione internazionale che coinvolge Stati Uniti, Egitto, Qatar, Israele e le autorità palestinesi.

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