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Cronaca

Gela, la madre che ha ucciso le due figlie confessa: "Le ho soffocate con le mie mani"

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Tempo di lettura 3 minuti Il marito è stato interrogato dagli inquirenti e ha riferito “Se solo me ne fossi accorto prima, avrei dovuto aiutarla"

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di Angelo Barraco
 
 
GELA – Giuseppa Savatta, 41enne di Gela  accusata di aver strangolato le sue bambine, Maria Sofia e Gaia, di 9 e 7 anni è stata interrogata all’ospedale “Vittorio Emanuele” di Gela, dove si trova in stato di arresto e sorvegliata a vista dai Carabinieri. L’insegnante ha parlato con il Procuratore Fernando Asaro e con il Pm Monica Di Marco a cui avrebbe confessato il duplice omicidio: “Ho ucciso le mie due bambine soffocandole con le mie mani. La candeggina non c'entra niente. L'ho usata per me perché volevo morire con loro, ma non ci sono riuscita”.
 
La donna, che faceva l’insegnante di sostegno in una scuola media e con le sue parole  ha voluto chiarire le circostanze e i fatti che l’hanno coinvolta direttamente ma il suo stato psichico non le ha consentito piena lucidità ed è ancora confusa. Dalle sue parole sono emersi numerosi “non ricordo” e in lacrime avrebbe dichiarato ai magistrati presenti che le sue bambine erano il suo vero amore e che le amava tanto, avrebbe voluto stare sempre con loro ma il suo più grande timore era quello di perderle. Ha parlato del rapporto con il marito, riferendo che nell’ultimo periodo c’era tensione, ma il motivo che abbia indotto la donna a compiere il duplice omicidio è da ricercare nella depressione di cui era affetta da anni. Il marito è stato interrogato dagli inquirenti e ha riferito “Se solo me ne fossi accorto prima, avrei dovuto aiutarla, farla ricoverare, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivata a tanto” e ha spiegato che i rapporti con la moglie si erano incrinati da un po’ di tempo e nell’ultimo periodo in casa si paventava la separazione, anche se lei non era d’accordo e “era diventata sempre più ossessiva e possessiva con Maria Sofia e Gaia, sempre più nervosa e cupa, ma non ha mai fatto ne detto niente che potesse lasciare presagire una tragedia del genere”.
 
La donna è ricoverata al reparto di psichiatria ed è perfettamente lucida e cosciente del gesto che a compiuto e nella sua mente non sembra essersi attuato nessun principio di rimozione degli eventi. In merito al duplice omicidio ha riferito anche “Ho ucciso le mie figlie per salvarle, avevo paura che mio marito me le portasse via. Ho dovuto farlo” ancorandosi quindi ad un timore legato ad un’eventuale perdita delle sue figlie a seguito della separazione. Il duplice omicidio di Via Passaniti sarebbe avvenuto alle ore 8.30 e per tale ragione le piccole avevano ancora il pigiama addosso. La drammatica scoperta è stata fatta dal marito che, rientrato da lavoro alle 12.30, ha trovato le figlie morte e riverse sul pavimento, la moglie invece era nella vasca da bagno piena d’acqua con candeggina e stava tentando il suicidio con il flessibile della doccia. L’uomo, ha dichiarato agli inquirenti, “L'ho bloccata, ho gridato, ho chiamato aiuto, ha bevuto ancora candeggina sotto i miei occhi. Continuava a ripetere 'Ammazzami, uccidimi, le ho ammazzate tutte e due'. E io le gridavo 'Perché l'hai fatto', ma lei non rispondeva”. E’ in corso l’autopsia sui corpicini delle piccole che stabilirà se sono morte per soffocamento o per avvelenamento, come si è detto in un primo momento. Gli inquirenti hanno sentito i vicini di casa che delineano il ritratto di una famiglia per bene senza alcun problema che avrebbe potuto far pensare ad una tragedia di tali entità. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo raccolto il parere della Dott.ssa Rossana Putignano, Psicologa Clinica- Psicoterapeuta Psicoanalitica Responsabile della Divisione Sud e Divisione di Psicodiagnosi e Neuropsicologia Forense del Crime Analysts Team.  “Il folle gesto di una madre che ammazza i suoi figli ci lascia sempre esterefatti; infatti, questo tipo di passaggio all’atto non rientra certamente nello stereotipo della madre sufficientemente buona con buone capacità di holding (sostegno). Il termine di “holding” fu introdotto da Donald Winnicott per indicare la capacità materna di fungere da “contenitore” delle angosce del bambino, ovvero, di rappresentare per lui uno spazio fisico, ma soprattutto psichico in cui il bambino possa sentirsi accolto, sostenuto e rassicurato nelle prime espressioni di sé. Una madre che da un momento all’altro interrompe questa sua capacità, attraverso l’impulsiva eliminazione dei propri bambini, sicuramente sta vivendo una frattura nella continuità del proprio Sé. Molto spesso, i disturbi dell’umore, possono condurre all’infanticidio: i bambini potrebbero essere visti come parte di sé da distruggere, come se in quel momento il genitore stesse facendo del male a se stesso. A volte, vi è anche il desiderio di far in modo che i bambini non rimangano soli al mondo, per questo motivo l’omicidio-suicidio potrebbe essere visto, addirittura, come profondo atto d’amore al fine di evitare ulteriori sofferenze ai propri pargoli. Infatti, nel caso di specie, la donna riferisce agli inquirenti di aver voluto proteggere le figlie da tutto e tutti; inoltre, era anche in programma il proprio suicidio tramite l’uso di candeggina. Allo stato dell’arte, non è dato sapere se, effettivamente, la donna abbia effettivamente sofferto di depressione – come dichiara agli inquirenti- o se non vi siano altre “fratture” intrapsichiche. Sarà compito degli psichiatri ricostruire lo stato mentale della donna al momento del fatto, la sua personalità e la genuinità dei suoi racconti.”
 

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Cronaca

Emanuela Bruni nuovo presidente della Fondazione MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo

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È Maria, detta Emanuela, Bruni frascatana classe 1960 la nuova presidente della Fondazione MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
La scelta è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione riunitosi oggi dopo la nomina di Alessandro Giuli come Ministro della Cultura.
La Bruni, giornalista professionista nonché scrittrice, è stata la prima Donna a presiedere l’Ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina del presidente Carlo Azeglio Ciampi, di cui fu stretta collaboratrice in quanto responsabile della Comunicazione radiotelevisiva per l’ingresso nell’Euro, vanta un curriculum di alto spessore e profilo istituzionale: dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi per circa un decennio al coordinamento dell’attività dei Servizi del Cerimoniale Nazionale ed Internazionale.
Già assessore alla Cultura della città di Frascati, di cui oggi è consigliere comunale e presidente della Commissione Affari Istituzionali della città Tuscolana, la neopresidente Emanuela Bruni, laureata in lettere e con un Master in Comunicazione Istituzionale e Relazione con i Media per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, è “giornalista di razza” passata attraverso le redazioni di testate importanti come “L’eco di Bergamo” ed il “Sole24Ore”.
Appassionata ed esperta di arte ed architettura è oggi nell’Ufficio Stampa dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano il “Piccolo dizionario delle italiane”, “La frascatana e le altre” e l’ultima sua opera, “Verde e antico” dedicata ai giardini ed ai paesaggi dei Castelli Romani.
La Bruni, negli ultimi anni, ha dato vita ad uno dei salotti letterari più importanti di Frascati e della provincia romana “Libri in Osteria” che ha ospitato autori del calibro di Angelo Polimeno Bottai, Luigi Contu, Riccardo Cucchi, Antonella Prenner, Michele Bovi e tanti tanti altri.

Giunga alla neopresidente Emanuela Bruni da parte della redazione de L’osservatore d’Italia l’augurio per un buon lavoro

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Cronaca

Scontro tra Bianca Berlinguer e Maria Rosaria Boccia: accuse e polemiche dopo la mancata intervista

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La conduttrice accusa Boccia di voler conoscere in anticipo le domande, mentre l’ex ospite lamenta una discussione trasformata in gossip e politica. La verità resta al centro di un acceso botta e risposta

Bianca Berlinguer, nota conduttrice, ha espresso il suo disappunto dopo la mancata intervista a Maria Rosaria Boccia, accusandola di aver chiesto anticipatamente le domande in forma scritta, cosa che non è mai stata concessa a nessun ospite. Secondo Berlinguer, questo sarebbe stato il vero motivo del contrasto tra le due, sfociato nella decisione di Boccia di non partecipare alla trasmissione È sempre Cartabianca.

Boccia, dal canto suo, ha risposto via Instagram, sostenendo che la trasmissione fosse orientata più a creare un dibattito politico e gossip piuttosto che ad ascoltare la sua verità. Inoltre, ha lamentato di essere stata trattenuta in camerino contro la sua volontà per due ore, un’accusa che Berlinguer ha definito “ridicola” e fuori luogo, dichiarando di non aver mai vissuto una situazione simile nei suoi 35 anni di carriera.

Le tensioni tra le due figure pubbliche si sono ulteriormente infiammate quando Berlinguer ha chiesto a Boccia prove concrete per sostenere affermazioni delicate riguardanti un colloquio tra Gennaro Sangiuliano e Arianna Meloni, suscitando reazioni di fastidio da parte dell’ex ospite, che ha accusato la conduttrice di non essere sufficientemente preparata sulla sua storia.

In un contesto di forti polemiche, la questione rimane aperta, lasciando spazio a diverse interpretazioni sui motivi del fallimento dell’intervista e su quanto avvenuto dietro le quinte.

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Ambiente

Tragedia sul Monte Bianco: Ritrovati i corpi di quattro alpinisti

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Due italiani e due coreani vittime della montagna. L’ultimo sogno realizzato sul Cervino prima del fatale destino

Un silenzio carico di dolore avvolge le pendici del Monte Bianco, dove ieri sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro alpinisti: due italiani e due coreani. Sara Stefanelli e Andrea Galimberti, i due connazionali di cui si erano perse le tracce dal 7 settembre, hanno trovato il loro ultimo riposo tra i ghiacci eterni della montagna che amavano.

Il tragico epilogo è giunto dopo giorni di angosciosa attesa e speranza. Le condizioni meteorologiche avverse avevano impedito per tre interminabili giorni il decollo degli elicotteri di soccorso. Solo ieri, con una schiarita, un elicottero del soccorso alpino francese è riuscito a levarsi in volo, portando alla luce la drammatica verità.

Etienne Rolland, comandante del Pghm di Chamonix, ha confermato che le due cordate sono state “rapidamente localizzate”, grazie alle informazioni sul loro probabile percorso e altitudine. Una conferma che rende ancora più straziante l’idea che i soccorritori sapessero dove cercare, ma fossero stati ostacolati dalle forze della natura.

La notizia ha scosso profondamente la comunità alpinistica e non solo. Sulla pagina Facebook di Andrea Galimberti, una cascata di messaggi di cordoglio ha sostituito le precedenti speranze di un lieto fine. Amici e conoscenti piangono ora la perdita di un appassionato alpinista e della sua compagna d’avventure, Sara.

Le ultime immagini condivise sui social dai due mostrano momenti di pura gioia sul Cervino, appena pochi giorni prima della tragedia. Scatti che ora assumono un significato quasi profetico, immortalando l’ultimo grande sogno realizzato insieme. Andrea descriveva con entusiasmo l’ascesa al Cervino compiuta il 3 settembre: “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio”.

Queste parole, cariche di orgoglio e affetto, risuonano ora come un addio involontario, un testamento della passione che li univa e che li ha portati a sfidare le vette più impervie.

La tragedia sul Monte Bianco non ha risparmiato nemmeno i due alpinisti coreani, il cui destino si è intrecciato fatalmente con quello degli italiani. Quattro vite spezzate, quattro storie di passione per la montagna interrotte bruscamente.

Mentre la comunità alpinistica si stringe nel dolore, questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza in montagna e sui rischi che anche i più esperti corrono nell’affrontare le sfide delle alte quote. Il Monte Bianco, maestoso e implacabile, si conferma ancora una volta una bellezza tanto affascinante quanto pericolosa, capace di regalare emozioni uniche ma anche di reclamare un tributo altissimo.

Le indagini sulle cause precise dell’incidente sono ancora in corso, ma già si leva un coro unanime: quello della prevenzione e della prudenza, anche per i più esperti. Perché la montagna, nella sua immensa bellezza, resta sempre un ambiente che richiede il massimo rispetto e un’infinita cautela.

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