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Cronaca

GENERALE MORI: PER LA MANCATA CATTURA DI BERNARDO PROVENZANO FAVORI' COSA NOSTRA

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Tempo di lettura 3 minuti "Con nota del 16 settembre del 2014 – si legge – la Procura ha trasmesso documenti e verbali di persone informate sui fatti, dai quali emergono vicende del passato dell'imputato"

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Redazione

Una accusa pesante ma sorretta da gravissimi elementi di colpevolezza. "Comportamenti opachi tra gli apparati investigativi del Ros e il generale Mario Mori, intrecciati con gli eventi eversivi che caratterizzarono il periodo delle stragi". Lo ha detto il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato nel motivare la richiesta di rinnovazione dibattimentale nel processo d'appello a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento a Cosa nostra in relazione alla mancata cattura di Bernando Provenzano. "Gia' all'indomani degli attentati del '93 autorevolissime fonti investigative – ha sottolineato – avevano evidenziato che tali fatti erano finalizzati per costringere lo Stato a trattare con Cosa nostra". Un quadro drammatico per la vita della Repubblica rispetto al quale, e' la tesi della procura generale, Mori non fece nulla nell'ambito di una "convergenza di interessi occulti". In questi documenti che l'accusa vuole inserire nel processo, infatti, "si fa spesso riferimento – spiega Scarpinato – alla convergenza di interessi criminali nella creazione di una strategia della tensione e a inquietanti strategie criminali tra Cosa nostra, massoneria, servizi segreti deviati ed esponenti di frange eversive". Per Scarpinato e' emblematico che il generale Mori "pur essendo venuto a conoscenza da fonti qualificate di taluni aspetti di tale complessa strategia della tensione, non solo non ha svolto alcuna attivita' investigativa ma neppure, tenuto conto della sua passata esperienza di uomo dei servizi, si e' attivato per allertare comunque le istituzioni come fecero la Dia e lo Sco". Il procuratore generale, durante il suo intervento, ha chiesto oltre alla presentazione di numerosi documenti, la citazione di numerosi testi, tra cui diversi collaboratori di giustizia come Gaspare Spatuzza, Sergio Flamia, Antonino Giuffre', Stefano Lo verso e Maurizio Avola.
Il dibattimento e' stato rinviato dal presidente Salvatore Di Vitale al 27 ottobre. Nelle venticinque pagine della 'memoria' dell'accusa sono indicati elementi che getterebbero una luce obliqua su Mori. "Con nota del 16 settembre del 2014 – si legge – la Procura ha trasmesso documenti e verbali di persone informate sui fatti, dai quali emergono vicende del passato dell'imputato, ignorate dal tribunale, che non solo evidenziano profili sconosciuti della sua personalita', ma offrono una diversa chiave di lettura della condotta complessiva nelle vicende in cui e' stato ininterrottamente implicato dal 1992 al 1996". Consentendo, dunque, di rileggere diversi episodi cruciali come la mancata perquisizione del covo di Riina, la fuga di Benedetto Santapaola nel marzo del 1993, la mancata valorizzazione in sede investigativa delle rivelazioni ricevute dall'infiltrato Paolo Bellini, dei suoi colloqui con Antonino Gioe', la mancata cattura di Bernando Provenzano nel 1995 e il mancato sviluppo delle notizie provenienti dall'informatore Ilardo. Una condotta complessiva contrassegnata da "una concatenazione seriale di omissioni e di violazioni dei doveri imposti alla polizia giudiziaria". In particolare, con "le nuove fonti di prova documentali e orali", si fa luce su numerose circostanze, dagli inizi della sua carriera nei servizi segreti: Mori e' stato di forza nel Sid dal '72 al '75, anni nei quali il Sid era diretto dal generale Vito Miceli iscritto alla loggia P2; mediante una testimonianza si vuole provare "che stilava esposti anonimi, eseguiva intercettazioni abusive sui suoi superiori, e che propose ad altri di aderire alla loggia P2". La mancata perquisizione del covo di Provenzano e la richiesta di un nuovo esame del teste colonnello Riccio che evidenzierebbe una serie di comportamenti "tendenti a depotenziare e a minimizzare l'attivita' investigativa condotta da Riccio", con "un intenzionale ritardo nello sviluppo investigativo dei dati forniti che avrebbe non solo permesso di catturare Provenzano ma di smantellare la rete di fiancheggiatori". E il fallito attentato a Falcone all'Addaura "getta ombra" su Mori "nel contesto delle false informazioni circolate dopo quell'episodio". Nell'ambito del processo di merito "adombro' ufficialmente delle perplessita' sull'accaduto dichiarando che un consistente numero di chili di esplosivo messo li' senza alcuna possibilita' di deflagrare era una minaccia relativa e che aveva pensato a un tentativo intimidatorio piu' che un attentato"

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Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

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Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

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Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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