Genzano, una storia di maltrattamenti “invisibili” alla comunità ma che hanno segnato la serenità di una donna

GENZANO DI ROMA (RM) – “Le donne devono sapere che è possibile uscire dall’incubo delle violenze fisiche e psicologiche”. Chi parla è una donna originaria di un’altra regione italiana ma che vive da anni a Genzano.

La chiameremo con un nome di fantasia, “Rosanna” per tutelare la sua persona e la sua incolumità. Rosanna ci ha chiesto la cortesia di far conoscere la sua esperienza per lanciare un messaggio forte e chiaro a tutte le donne: “Denunciare subito – dice con fermezza – al primo spintone o schiaffo e non aspettare anni che le cose possano migliorare, il tempo in questo caso non aiuta se non a peggiorare”.

Rosanna si è sposata e ha messo su famiglia con un libero professionista noto nella città. La coppia ha avuto due bambini. Hanno sempre vissuto in una grande casa poco fuori Genzano, in mezzo al verde. Il racconto di Rosanna inizia dalla fine: un decreto di allontanamento a carico dell’ex marito notificato la scorsa settimana.

I due sono separati dal maggio 2016 perché lui aveva una relazione da qualche anno con una sua segretaria con la quale adesso convive.

“La violenza c’è sempre stata negli anni – racconta la donna – a volte con episodi importanti che mi hanno mandato in ospedale ma non ho mai denunciato per vergogna e tanta solitudine. Ad inizio estate ha iniziato a fare pressione con insulti minacce e aggressioni fisiche e verbali anche di fronte ai bambini affinché lasciassi casa a lui perché la nuova compagna ha molti bambini e hanno bisogno di spazio. In estate, mi ha minacciata con la pistola, probabilmente non regolare e i carabinieri l’hanno sequestrata a seguito di una mia denuncia. Da settembre è stato un susseguirsi di minacce e aggressioni, ad ottobre mi ha picchiata violentemente minacciandomi di morte se non me ne fossi andata ma è stato registrato dalla videosorveglianza che lui stesso aveva fatto installare anni fa. Sono intervenuti anche due familiari ed ha aggredito anche loro di fronte ai bimbi. Ha continuato a minacciare anche successivamente, a fine dicembre mi ha detto che se vedeva chiunque entrare, soprattutto i miei parenti, dal cancello dava fuoco alle macchine e a noi tutti, ho vissuto un vero incubo! Stavo chiusa in casa perché lui aveva le chiavi ed entrava in casa con prepotenza praticamente quando voleva. A seguito della denuncia il giudice ha emesso ordine di allontanamento e divieto di avvicinamento per il massimo tempo previsto. I bimbi sono scioccati, io ho ancora paura, tanta”.

Rossana è una bella donna eppure l’uomo che per anni l’ha maltratta fisicamente e moralmente l’ha fatta sentire inadeguata. Ha vissuto nel terrore psicologico con la paura di farlo arrabbiare, profondamente sola e senza aiuto e sostegno. Senza la possibilità di poter parlare con nessuno: “E quando mi ha tradita – prosegue a raccontare Rossana – e negli anni lo ha fatto almeno cinque volte confessate e chissà quante altre, mi ha fatto sentire inadeguata per un uomo come lui. Non lo meritavo perché ero ingrassata dopo i figli, e lui invece, meritava di meglio. Sono stata malissimo… ero totalmente succube psicologicamente”.

Ormai la libertà di questa donna era totalmente azzerata, prigioniera delle pressioni psicologiche subite. Così fragile, così stanca, così a terra, così annientata.

Aveva perso la voglia di guardarsi allo specchio e trovarsi bella. La voglia di volersi bene. Ma poi è arrivato il giorno, dopo anni, che si è detta: “Mi risollevo, reagisco”. Lo ha fatto, ha sporto denuncia ai carabinieri di Ariccia: “Mi sono detta – ha raccontato – ce la posso fare! Ho trovato sostegno all’associazione Aquilone Rosa dei Castelli Romani, senza di loro non lo so se ce l’avrei fatta. Hanno compreso i miei pianti e le mie paure, mi hanno abbracciato ed ho fatto il primo passo verso libertà da un’oppressione psicologica che rischiava di trascinarmi nel baratro, nonostante la separazione. Lui mi ha persino obbligata a tener nascosto a tutti che ci eravamo separati, diceva che temeva per me, che chissà che mascalzone avrei potuto incontrare, era meglio far finta di nulla, e poi con tutte le sue conoscenze a tutti i livelli mi avrebbe fatto sparire se fossi diventata un suo problema”.

La vita è una sola e va vissuta! Rossana ha preso coraggio e ha deciso di uscire dal vortice della violenza. Aiutiamo questa donna con il sostegno morale che merita anche se ha deciso di restare nell’anonimato. La sua storia deve aiutare tante persone a riacquistare la propria dignità. E noi l’abbiamo pubblicata esclusivamente per questo motivo.