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Editoriali

Giorno del Ricordo: Restituire Dignità e Memoria a chi non dimentica

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Il Giorno del Ricordo non è soltanto una data segnata sul calendario della Repubblica.

È il dolore sordo di un popolo, è la dignità violata di chi, per il solo fatto di essere italiano, ha subito l’umiliazione dell’esilio e il marchio dell’oblio.

Per troppo tempo, l’Italia ha taciuto su una delle pagine più oscure della sua storia.

Oggi, grazie alle parole della professoressa Maria Luisa Botteri, italiana ed esule, possiamo restituire a quei figli dimenticati il riconoscimento che spetta loro di diritto.

la professoressa Maria Luisa Botteri, memoria viva di quei tristi giorni

Botteri lo dice con una lucidità che trafigge: “Noi non l’abbiamo mai fatto. Non abbiamo imbracciato le armi contro lo Stato. Abbiamo accettato il nostro destino di italiani scacciati dalle nostre case per il solo delitto di essere italiani”. Non c’è rancore nelle sue parole, ma la compostezza di chi ha conosciuto il dolore e non si è lasciato piegare.

Erano giorni amari, quelli del 1947, racconta, quando il “diktat” spezzò la vita di migliaia di istriani, fiumani e dalmati.

Case abbandonate, famiglie disperse, affetti spezzati.

L’orrore delle foibe, il terrore che si diffondeva nei paesi, la morte che non risparmiava nessuno: bambini, preti, medici, uomini e donne colpevoli solo di appartenere a una terra che qualcuno aveva deciso non dovesse più essere loro.

E poi, l’arrivo in patria, prosegue nel suo racconto.

Una patria matrigna, che non riconosceva, che voltava le spalle: il latte gettato a terra a Bologna per i figli degli esuli, i campi profughi ridotti a lager di disperazione, le offese, l’emarginazione.

Un’accoglienza indegna, riservata a chi avrebbe meritato solo rispetto.

Eppure, come ci ricorda ancora Botteri, nessuno tra gli esuli ha scelto la via dell’odio, nessuno ha brandito la violenza anzi, hanno taciuto, hanno sofferto, si sono rimboccati le maniche e hanno ricostruito le loro vite con il solo strumento che conoscevano: la dignità.

In questo 10 febbraio, non possiamo limitarci a una celebrazione di circostanza. Dobbiamo restituire a quelle vittime e a quei sopravvissuti ciò che è stato loro negato: verità e memoria.

Perché troppo a lungo si è cercato di soffocare la loro storia, di relegarla nell’ombra di una narrazione distorta e selettiva ed invece, oggi più che mai, è necessario dire chiaro e forte che esiste un’Italia che non dimentica.

Non è solo un omaggio ai morti, ma un atto di giustizia per i vivi. Per coloro che sono stati cacciati dalla loro terra, privati di tutto, eppure mai sconfitti.

Oggi, rendiamo loro l’onore che meritano e facciamolo con la voce ferma di chi sa che la storia non si cancella, non si riscrive, non si dimentica.

Oggi, il Giorno del Ricordo sia il simbolo di una Nazione che non ha paura di guardare al proprio passato e che finalmente riconosce e onora i suoi figli, fieri di essere italiani, fieri di esserlo stati sempre.

ad maiora

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