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Governo, alla Camera passa la fiducia

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La Camera accorda la fiducia al governo Conte con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti. La votazione è stata palese per appello nominale: ciascun deputato ha sfilato davanti al banco della presidenza e ha dichiarato il suo voto ad alta voce. Conte ha lasciato l’Aula della Camera non appena ha avuto inizio la votazione.


Il premier a 
Montecitorio ha chiesto l’appoggio dei “volenterosi” di area “europeista: liberale, popolare, socialista”. Promettendo quindi che lascerà la delega ai Servizi “a un’autorità delegata di mia fiducia”, e quella all’agricoltura, e impegnandosi per “una riforma elettorale proporzionale” e “un grande progetto di riforma fiscale”.

Le opposizioni in aula chiedono le dimissioni. Salvini attacca: “Ormai vive su Marte”. No alla fiducia da Fi e Udc. Iv si asterrà, ma la ricucitura è quasi impossibile. Zingaretti ammette: “La strada è più stretta di quanto si immagini perché non possiamo accettare di tutto”.

La replica del premier – “Il mio è un appello molto chiaro e nitido: c’è un progetto politico ben preciso e articolato che mira a rendere il Paese più moderno e a completare tante riforme e interventi già messi in cantiere”, afferma Conte.
“Dalle scelte che ciascuno in questa ora grave deciderà di compiere dipende il futuro del paese. Siamo chiamati a costruirlo insieme, è un appello trasparente, alla luce del sole, chiaro che propongo nella sede più istituzionale e rappresentativa del Parlamento”.
“Dopo quanto successo il 6 gennaio in America, siamo consci che le nostre democrazie vanno difese con i fatti e con le parole, e noi leader abbiamo un compito: non ci possiamo permettere, come successo negli Stati Uniti, di alimentare la tensione”, afferma Conte.
“Pongo la questione di fiducia sull”approvazione della risoluzione di maggioranza” di Pd, M5S e Leu. Lo dice il premier Giuseppe Conte nella replica in Aula alla Camera dopo le comunicazioni di questa mattina.

La maggioranza assoluta alla Camera si raggiunge a quota 315, un voto in meno rispetto ai 316 normalmente richiesti. A far abbassare il quorum sono le dimissioni di Pier Carlo Padoan che ha lasciato il Parlamento il 4 novembre scorso per assumere l’incarico nel board di Unicredit e non è stato ancora sostituito a Montecitorio.

Stamattina alle 12 il premier era intervenuto nell’Aula della Camera per lecomunicazioni sulla situazione politica determinata dalle dimissioni dei ministri di Iv. Poi si è svolto il dibattito

Italia viva conferma l’astensione sul voto di fiducia dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte alla Camera. È quanto emerge al termine di una riunione dei deputati del gruppo.

Le comunicazioni sono durate circa 55 minuti, e sono state punteggiate da quattordici applausi della maggioranza. Di questi, uno solo è stato condiviso da alcuni deputati di Iv, quello relativo all’annuncio della prossima nomina di una Autorità delegata per i Servizi segreti.
Il premier ha chiesto l’appoggio dei “volenterosi”, nell’ambito di formazioni politiche “che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista” per costruire “un governo aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia”. L’obiettivo è “completare il lavoro avviato per un patto di legislatura” e porsi “nelle condizioni di rafforzare la squadra di governo”. Conte ha promesso quindi che lascerà la delega ai Servizi “a un’autorità delegata di mia fiducia”, e quella all’agricoltura, e si impegnerà per “una riforma elettorale proporzionale” e “un grande progetto di riforma fiscale”. Le opposizioni in aula ne hanno invocato le dimissioni. 
Salvini attacca: “Ormai vive su Marte. ‘Costruttori’ vuol dire ‘poltronari'”. No alla fiducia da Fi e Udc. Iv apre: “Se c’è da creare un governo migliore, ci siamo”.

L’INTERVENTO DEL PREMIER, LE PAROLE CHIAVE

“All’inizio di questa esperienza di governo – ha detto Conte -, nel 2019, prefigurai un chiaro progetto politico per il Paese. Precisai che il programma non poteva risolversi in una mera elencazione di proposte eterogenee o una sterile sommatoria delle posizioni delle forze di maggioranza. Un’alleanza tra formazioni provenienti da storie, esperienze, culture di diversa estrazione e che in passato si erano confrontate con asprezza, poteva nascere solo su due discriminanti. Il convinto ancoraggio ai valori costituzionali e la solida vocazione europeista del Paese”. “Sin dall’inizio mi sono doperato perché si delineasse la prospettiva di un disegno rioformatore, ampio e coraggioso” per “configurare una nuova stagione riformatrice” basata sulla “sostenibilità, sulla coesione sociale e territoriale, sul pieno sviluppo della persona umana. E ancora oggi “c’è una visione”.

“In questi mesi drammatici” della pandemia da Covid “questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo convergenza di vedute, risolutezza di azione anche nei momenti più difficili“. “Agli inizi 2020” il progetto del governo si è dovuto “misurare con la pandemia che ha sconvolto in profondità la società e la dinamica stessa delle nostre relazioni. Affontiamo una sfida di portata epocale – ha detto ancora Conte -, si vivono paure primordiali, più spesso conosciute da generazioni del passato. Torniamo a sentirci profondamente fragili, alcune certezze radicate sono state poste in discussione. Ci siamo misurati quotidianamente come mai in passato con scienza e tecniche, con la difficoltà a fornire risposte efficaci e rapide”. “Primi in occidente siamo stati costretti a introdurre misure restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi bilanciamenti dei principi costituzionali”.

“Abbiamo operato sempre scelte migliori? Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia – ha spiegato ancora il premier alla Camera – posso dire che il governo ha operato con massimo scrupolo e attenzione per i delicati bilanciamenti anche costituzionali. Se io oggi posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non aver commesso errori ma è per la consapevolezza di chi ha operato con tutte le energie fisiche e psichiche per la comunità nazionale”. 

Non avremmo potuto realizzare tutto questo se non ci fossero state condivisione, collaborazione, responsabilità, in ciascuna – ciascuna – forza politica“, ha spiegato Conte elencando le principali misure della legge di bilancio e il decreto semplificazioni. “E’ stato fondamentale anche il senso di responsabilità delle forze opposizione che, pur nella dialettica della politica, hanno contribuito ad affrontare dei passaggi critici. Bisogna darne atto. Avete avanzato anche proposte concrete, qualificanti, alcune delle quali sono state accolte dalle forze di maggioranza”. 

“Proprio nei momenti più critici del Paese dobbiamo trovare le ragioni più nobili e alte della politica“, come “servizio per i bisogni della comunità nazionale” e non come “logica di potere. Alla società che sta uscendo con difficoltà dalla pandemia non possiamo offrire risposte mediocri. Il governo deve essere all’altezza di questo compito”.

“Il 13 gennaio in una conferenza stampa sono state confermate le dimissioni delle ministre di Iv. Si è aperta una crisi che deve trovare qui in questa sede il proprio chiarimento in trasparenza del confronto e linearità di azione che hanno caratterizzato il mio mandato“. “Le nostre energie dovrebbero essere tutte, sempre concentrate sulla crisi del Paese. Così, agli occhi dei cittadini, appaiono dissipate in contributi polemici, spesso sterili, del tutto incomprensibili. Rischiamo così tutti di perdere contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No”.

Nel pieno della pandemia Covid e mentre “da casa ci ascolta chi ha perso i propri cari, confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per annunciare nuove misure di sostegno o per bozza ultima del Recovery plan ma per provare a spiegare una crisi in cui non solo i cittadini ma io stesso alcun plausibile fondamento“.

“Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese, rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Diciamolo con franchezza, non si può cancellare quello che è accaduto”, ha proseguito il premier Conte parlando della fiducia tra le forze alleate come “condizioni imprescendibile” per guidare il Paese.

“Nonostante ci sia stato un chiaro contributo al miglioramento della bozza originaria” del Recovery plan “c’è stata un’astensione motivata principalmente per il fatto che la bozza non contempla le risorse del Mes, che però nulla ha a che vedere con il Recovery fund”. Il Recovery Plan italiano sarà un piano “largamente condiviso, uno sforzo collettivo di cui andare fieri”.  

Il Paese “merita un governo coeso, ora si volta pagina“, ha detto Conte intervenendo in Aula alla Camera.

Quanto alla politica industriale “dobbiamo proseguire nel proteggere gli investimenti più strategici del Paese“. “Dobbiamo rafforzare politiche di intervento sulla base delle nostre filiere più produttive”, aggiunge Conte. 

“L’assegno unico mensile si colloca in una cornice di interventi volti ad alleggerire il peso fiscale sulle famiglie”, ha spiegato il presidente del Consiglio intervenendo in Aula alla Camera annunciando che da “luglio” sarà introdotto “l’assegno unico mensile” per famiglie con figli sotto i 21 anni.

Poi ancora: “il governo, chiaramente nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma elettorale proporzionale, quanto più possibile condivisa, che possa coniugare le ragioni del pluralismo con l’esigenza di assicurare stabilità al sistema politica”. 

Per le sfide che attendono l’Italia servono “la massima coesione possibile, il più ampio consenso in Parlamento. Servono un governo e forze parlamentari volenterose, consapevoli della delicatezza dei compiti. Capaci di sfuggire gli egoismi e l’utile personale”.

Questa alleanza può già contare su una solida base di dialogo alimentata da M5s, Pd, Leu, che sta mostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro. Sarebbe un arricchimento di questa alleanza poter acquisire contributo politico di formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista. Ma chiesto un appoggio limpido e trasparente. 

“Viste le nuove sfide e anche gli impegni internazionali, non intendo mantenere la delega all’Agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia“, ha annunciato Conte.

Aiutateci a riermaginare la crisi in atto. Cari cittadini, la fiducia deve essere reciproca, deve essere un qualcosa che si alimenta in maniera biunivoca. Avete offerto una risposta di grande responsabilità, state dimostrando di riporre grande fiducia nelle istituzioni. Confido che con il voto di oggi anche le istituzioni sappiano ripagare questa fiducia” riparando “il grave gesto di irresponsabilità” che ha prodotto questa crisi. 

Costruiamo un governo aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia“, ha concluso Conte il suo intervento in Aula alla Camera.

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Cronaca

Confartigianato Roma, Diego Righini: “Al governo manca organizzazione del sistema produttivo per Pnrr e altri fondi”

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“Lo dico dallo scorso gennaio al Governo di Giorgia Meloni: riorganizziamo la capacità produttiva delle imprese italiane. Bisogna aprire un vero tavolo di lavoro con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia per le imprese, Mediocredito e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy”. E’ quanto afferma Diego Righini, presidente della Federazione della PMI Confartigianato Città Metropolitana di Roma.
“Come evidenziato dalla Corte dei conti è un argomento prioritario”, prosegue Righini, “Non produciamo più. La fiducia delle imprese nell’investire in capitale, mezzi e personale manca per una questione di carenza organizzativa del sistema del piano industriale e del credito, il problema iniziale é come sfruttare il fondo del PNRR, ma poi ci sarà quello dei fondi di coesione 2021-2027 e i fondi RePowerUe”.
Il presidente della Federazione della PMI Confartigianato Città Metropolitana di Roma ricorda alcuni dati, emersi dal Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. “A fine 2022 i 24,5 miliardi di spesa sostenuta dalle Amministrazioni centrali titolari di misure del PNRR testimoniavano un avanzamento del 12,8%”, prosegue Righini, “Considerando anche il progresso dei primi mesi di quest’anno, il tasso di sale al 13,4%. Se le prime 3 missioni (digitalizzazione, transizione energetica e infrastrutture), “evidenziano progressi più ampi, tutti superiori al 16%”, le missioni 4 e 5 (legate all’istruzione e all’inclusione) presentano tassi di avanzamento vicini al 5%, mentre la 6 in tema di salute non raggiunge la soglia dell’1%”.



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Politica

Amministrative, en plein per il centrodestra

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Schlein riconosce la sconfitta netta

Il centrodestra trionfa ai ballottaggi: torna a vincere in Toscana, strappa Ancona, città governata da oltre 30 anni da amministrazioni di centrosinistra, e si afferma anche a Brindisi.

Bene anche in Sicilia, dove vince a Catania, va al ballottaggio a Siracusa, mentre a Ragusa vince un civico.

Il Pd conquista solo Vicenza e tiene Trapani, tanto che la leader Elly Schlein riconosce la sconfitta netta. I 5 stelle riflettono e a caldo non spendono parole per commentare il risultato.

La premier Meloni: “Complimenti ai sindaci, il centrodestra ha confermato sua forza. Ora stabilità e crescita, avanti con il programma di riforme”.

Alla fine, tenendo conto dei risultati di quindici giorni fa e del voto siciliano, la maggioranza esulta forte di uno squillante 10 a 4, storia a parte il caso di Terni dove vince un candidato autonomo seppur conservatore. C’è stato un ulteriore calo dell’affluenza, ma i dati sembrano smentire il tabù secondo cui il doppio turno aiuterebbe i candidati del centrosinistra. Un voto che conferma una lunghissima luna di miele tra l’esecutivo e il Paese: un’onda lunga che resta forte ben otto mesi dopo la vittoria delle politiche.

Dati locali che però, inevitabilmente, rafforzano l’attività del governo e mettono in difficoltà le opposizioni, consolate solo dalla conquista di Vicenza. Numeri che, inoltre, rilanciano con forza l’unità del centrodestra in vista del prossimo appuntamento elettorale, le europee del giugno 2024 e specularmente segnano una brutta battuta d’arresto per la nuova leadership democratica, al battesimo delle urne. 

Affluenza in calo alle ore 15 per i ballottaggi in 7 capoluoghi e 34 comuni: il dato è 49,64% (1.595 sezioni su 1.595), in calo rispetto al primo turno (58,39%). Lo comunica il sito del Viminale. In Sardegna, dove si vota al primo turno per 171 comuni, l’affluenza alle ore 15 (53 sezioni su 171) è del 66,62% (68,69% alle precedenti comunali). 

“Non c’è che dire: un ottimo Effetto Schlein”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, commentando le comunali. “Straordinari risultati per la Lega e il centrodestra in tutta Italia, con storiche vittorie ad Ancona – unico capoluogo regionale al voto, da sempre amministrato dalla sinistra – e Brindisi, trionfo in Toscana con le riconquista di Massa, Pisa e Siena, in attesa dei risultati del primo turno in Sicilia nei quali siamo molto fiduciosi”. “Il centrodestra e Forza Italia stravincono le elezioni amministrative. Il nostro movimento si conferma centrale nel quadro politico italiano, da Nord a Sud. Quanta soddisfazione per il nostro Daniele Silvetti che dopo 30 anni strappa Ancona alla sinistra”. Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani.

“Abbiamo ottenuto buoni risultati e qualche vittoria che potrebbe definirsi storica come ad Ancona a conferma del fatto che non esistono più le roccaforti”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un videomessaggio dopo i risultati delle amministrative in cui “vince il centrodestra”. “Il centrodestra vince queste elezioni amministrative e conferma il suo consenso tra gli italiani, il suo radicamento, la sua forza”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo commentando l’esito della tornata di elezioni amministrative. “Voglio ringraziare tutti i cittadini che hanno scelto di accordare fiducia al centrodestra premiato il nostro buongoverno, le nostre proposte e la nostra concretezza”.

É una sconfitta netta. Il vento a favore delle destre è ancora forte e c’è ancora. Ringraziamo tutti quelli che si sono spesi, i nostri candidati, in queste elezioni. Sapevano che sarebbe stata difficile, ci vuole tempo per costruire un centrosinistra vincente. Il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è una consolazione”. Lo ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein al termine della segreteria nazionale del partito convocata dopo i risultati delle elezioni Amministrative. “È evidente che da soli non si vince. C’è da ricostruire un campo alternativo, che credibilmente contenda alla destra la vittoria. Ma la responsabilità di costruire questo campo non riguarda solo il Pd. Nei capoluoghi è andata male è andata meglio nei comuni medi”. Lo ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein al termine della segreteria nazionale del partito convocata dopo i risultati delle elezioni Amministrative.

SICILIA – Alle elezioni comunali di Catania il candidato del centrodestra Enrico Trantino è al 67% delle preferenze, secondo i primi dati delle proiezioni. Seconda piazza, con il 23%, per il candidato del centrosinistra Maurizio Caserta. A Ragusa il sindaco uscente Giuseppe Cassì – candidato di cinque liste civiche – è stato riconfermato al primo turno. A Siracusa si va verso il ballottaggio tra Ferdinando Messina e Francesco Italia.. A Trapani il sindaco uscente Giacomo Tranchida, di centrosinistra con l’appoggio di numerose liste civiche, rischia di essere eletto al primo turno senza andare al ballottaggio. Al momento Tranchida ha il 44.2% delle preferenze rispetto al candidato del centrodestra Maurizio Miceli fermo al 34.8%. In Sicilia per essere eletti al primo turno è sufficiente superare il quorum del 40%.

VICENZA– Il candidato del centrosinistra Giacomo Possamai ha vinto il ballottaggio per il Comune di Vicenza, con il 50,5% delle preferenze. Sconfitto il sindaco uscente del centrodestra, Francesco Rucco, che ha ottenuto il 49,5. I dati, riferiti a tutte le 111 sezioni, sono stati diffusi nella sede del comitato Possamai con applausi e grida. “E’ stata una battaglia all’ultimo voto – ha commentato Rucco – e faremo un’opposizione responsabile”.

BRINDISI – E’ Giuseppe Marchionna il nuovo sindaco di Brindisi. Il candidato del centrodestra si è imposto al ballottaggio con circa il 54% dei voti, battendo quindi Roberto Fusco, candidato del Pd e M5S. L’alleanza giallo-rossa non è riuscita a riconfermare il governo di centrosinistra nel capoluogo pugliese.

ANCONA – Dopo oltre 30 anni di amministrazioni di centrosinistra, Ancona sarà invece guidata dal centrodestra con Daniele Silvetti che si è aggiudicato il ballottaggio con l’assessora uscente della giunta dem, Ida Simonella. Silvetti, 50 anni da compiere, avvocato, presidente del Parco del Conero, si è imposto con il 51,73% dei voti su Simonella (48,27%), staccandola di circa 1.400 voti.

SIENA – E’ Nicoletta Fabio il sindaco di Siena, la prima donna alla guida di Palazzo Pubblico: la candidata del centrodestra ha ottenuto il 52,16 % dei voti, dato riportato dal sito del Comune a scrutinio concluso, mentre la sfidante del centrosinistra Anna Ferretti il 47,84%. Fabio ha corso sostenuta da 5 liste: Fdi, Forza Italia, Lega, Nicoletta Fabio Sindaco, Movimento Civico Senese. La città del Palio era stata strappata alla guida del centrosinistra nel 2018, con l’elezione dell’avvocato Luigi De Mossi.

TERNI – Stefano Bandecchi è ufficialmente il nuovo sindaco di Terni. A riportarlo è il dato definitivo su Eligendo il portale del ministero dell’Interno. Quando è terminato lo scrutinio ha infatti ottenuto il 54,62 per cento dei voti. L’attuale presidente della Ternana e patron dell’Unicusano ha superato al ballottaggio la coalizione di centrodestra con il candidato sindaco Orlando Masselli, che si è fermato al 45,38 per cento dei voti. Bandecchi ha così ribaltato il risultato del primo turno quando aveva ottenuto il 28,14 dei voti contro il 35,81 del suo avversario.

MASSA – Francesco Persiani (Lega, Fi, civiche) a tre sezioni da scrutinare, vede la propria riconferma a sindaco di Massa (Massa Carrara) con un parziale del 54,60% contro il 45,40% dell’avversario di centrosinistra Enzo Romolo Ricci. “Sono contento per il risultato delle urne, ringrazio la città che ha riconosciuto il nostro buongoverno e quanto fatto negli ultimi cinque anni – ha detto Persiani a voto ormai acquisito -. Il mio impegno è quello di proseguire con lo stesso entusiasmo con cui ho lavorato in questi anni e, se possibile, in misura maggiore. Sono orgoglioso di rappresentare il centrodestra a Massa, ringrazio tutti gli elettori che mi hanno dato fiducia”.

PISA – Michele Conti resta sindaco di Pisa con il 52,33% dei voti ottenuti al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra e M5s, il presidente delle Acli locali Paolo Martinelli, rimasto al 47,67%. Conti ha corso venendo sostenuto dal centrodestra unito (Lega, Fdi, Fi, Udc più liste civiche tra cui quella da lui direttamente rappresentata). Pd e centrosinistra ancora ko in Toscana ai ballottaggi a Siena, Pisa e Massa, perduti per la seconda volta di fila a favore di candidati del centrodestra. A scrutini ultimati, nei tre capoluoghi al voto hanno prevalso, rispettivamente, Nicoletta Fabio, Michele Conti e Francesco Persiani. Per Fabio è la prima volta da sindaco, per gli altri due sono conferme. Il centrosinistra prevale solo a Pescia (Pistoia) con Riccardo Franchi. Altre sconfitte Dem a Pietrasanta (Lucca), dove è confermato Alberto Stefano Giovannetti (Fi-Lega), e a Campi (Firenze), dove ha prevalso Andrea Tagliaferri, candidato di Sinistra e M5s.

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RAI, “Che tempo che fa”: Fazio ringrazia. Littizzetto, Serra e Damilano su tv e politica

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Serra: “La Rai è dello stato non dei partiti”

Lunghissimo applauso in apertura ”dell’ultima puntata per questa stagione di Che tempo che fa”, con Fabio Fazio già emozionato che in principio tace ma si parla molto di Rai e politica.

Michele Serra inizia l’ultima serata del programma che trasloca su la Nove dall’autunno tracciando la sua personale ”storia politica della Rai”.

Poi verso la fine, dopo l’intensa intervista ad Anthony Hopkins che ”volevo intervistare da sempre” e la letterina alla Rai di Luciana Littizzetto, alle spalle di Fabio Fazio compare una grande foto ”di tutti quelli che lavorano qui”.

Il conduttore fa così il suo saluto e ringraziamento d’addio nell’ultima puntata di Che tempo che fa, prima di introdurre Marco Mengoni. ”Ringrazio tutti i colleghi della Rai, de L’Officina, il trucco il parrucco, tutti. Vorrei anche dire grazie a quelli che in questi giorni si sono fatti sentire”, dice un Fazio commosso che esprime un ringraziamento particolare ”a Rosanna Pastore e Silvia Calandrelli che hanno cercato in questi mesi fino all’ultimo una soluzione, cercando segnali da Marte che non sono arrivati”. Ed aggiunge: ”la Rai è la tv di tutti e anche la mia e non posso che volerle enormemente bene. In questi giorni, esattamente 40 anni facevo il mio provino da imitatore e incredibilmente mi hanno preso”. ”A quel provino c’era Bruno Voglino da cui tutto è iniziato e a lui voglio indirizzare l’ultimo grazie. Andai a fare l’imitatore a Pronto Raffaella la sigla si chiamava Fatalità e io mi sentivo lì proprio per fatalità. Il grazie più grande poi lo voglio indirizzare al pubblico. Sono stati 40 anni bellissimi”, conclude Fazio.

La puntata si era aperta con Michele Serra e la sua personale ”storia politica della Rai”. Si chiede Serra di che partito fossero ”Topo Gigio, il Quartetto Cetra, Tognazzi e Vianello erano uno di sinistra e uno di destra? E per avvicinarsi ai giorni nostri di che partito sono Amadeus, Fiorello, Mara Venier, Vespa lo ha messo Cavour quindi è della destra storica?”, per il giornalista ”è un discorso cretino, perchè è difficile spiegare con la politica una storia che solo in parte lo è. Il lavoro delle persone per fortuna è più forte, nessuno si è mai chiesto in passato se Topo Gigio fosse di destra o di sinistra ma ora invece tutti si chiederebbero a che partito apparterrebbe”. ‘

‘E’ giunto il tempo di una riflessione – conclude Serra – la Rai è dello stato non dei partiti, l’atmosfera rimarrà tossica ora ed è grave perchè ci lavora anche tanta gente per bene”. Si parla di Rai anche con Marco Damilano. ”Andiamo in onda con Il cavallo e la torre fino al 23 giugno, i nuovi dirigenti si sono appena insediati, aspetto di incontrarli” dice. ”In tutto questo gioco delle figurine sulla Rai – ha aggiunto – una cosa che si è dimenticata è il pubblico, che paga il canone ed ha il diritto di vedere delle figure…lo dico a Fabio Fazio poi…” si interrompe Damilano e scatta l’applauso del pubblico. Per il giornalista ”il servizio pubblico ha in questo senso un dovere in più”, e spiega che ”i nuovi dirigenti hanno una responsabilità in più perchè devono difendere la Rai dalla politica che cerca di togliere il canone che è una risorsa fondamentale e devono anche difendere l’autonomia e la professionalità di chi lavora in Rai. Ci metto anche la mia”. Poi Luciana Littizzetto arriva nello studio dell’ultima puntata di Che tempo che fa con il carrello montacarichi pronta per il trasloco ”a mezzanotte scatta lo sfratto definitivo”, dice e punta alla poltrona ”questa dobbiamo portarla via qua ci sono stati culi illustri, dovevamo farla firmare”. E ipotizza ”a chi lasciare i mobili”: i pesci ad Antonella Clerici il tavolo così grande ”mettiamolo su Ebay o giusto a Putin”. ”Stasera puoi fare quello che vuoi” dice Fazio. ”Eppur la Nove”, mette tra le sue consuete citazioni poi non rinuncia ad una ”letterina alla Rai, regina del tubo catodico”. ”È finita non abbiano superato la crisi del settimo governo. Peccato andare via ora. Ho iniziato qui la mia carriera quando Don Matteo era in seminario, Montalbano aveva i cappelli e Vespa aveva solo due nei”. Poi con gli occhi velati parla di ”anni proprio belli, di allegria, di grandi ascolti, di ospiti importanti. Ogni tanto pestavamo un merdone e ci hai spostato di qua e di la’ ma abbiamo resistito grazie agli spettatori e grazie al nostro impegno e non grazie ad altro, lo dico a muso duro”. Inno alla Rai ancora di Luciana Littizzetto prima del trasloco sul Nove dalla prossima stagione: ”Ti voglio bene Rai perchè non sei la parte politica che ti controlla. Sei gli artisti”, che elenca a lungo. E conclude sperando in un ritorno alla Rai chissà: ”spero ci ritroveremo in un’Italia diversa dove chi fa il ministro non abbia paura di chi fa il saltimbanco e ricordati che la Rai è di tutti. Tua affezionatissima Luciana. ps. Bello ciao”, conclude in riferimento al tweet del ministro Matteo Salvini. Rose rosse per lei e per Filippa Lagerback da un commosso Fabio Fazio.

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