GUERRA ALL'ISIS: L'ITALIA PRONTA SCENDERE IN CAMPO

Redazione

Un atteggiamento interventista e coraggioso. 'Italia pronta ad assumere ruolo guida in Libia'. Intervenendo all'Assemblea Generale, Renzi ha detto che la Libia non è stata dimenticata dall'Onu, che i libici "non sono soli" e ha lanciato un appello perché "tutti le parti in Libia" aspirino ad una pace duratura. Renzi ha aggiunto che "l'Italia è pronta a collaborare con un governo di unità nazionale nei settori chiave", oltre ad essere pronta ad assumere, "se il governo libico lo chiederà, un ruolo guida per un meccanismo di assistenza e stabilizzazione con il sostegno della comunità internazionale".
"Abbiamo preso atto del fallimento dell'inerzia in Siria" e bisogna avere "coraggio di guardare in faccia la realtà: l'Isis è un nemico pericoloso alle nostre porte, ha sottolineato Renzi

"Sono ottimista. In Iraq e Siria l'Isis è circondato da forze che vogliono distruggerlo e abbiamo visto che può essere sconfitto sul campo di battaglia". Il giorno dopo il faccia a faccia con Vladimir Putin in cui si è cercato di sciogliere il gelo degli ultimi anni, Barack Obama lancia un messaggio di speranza. Il presidente degli Usa ha aperto oggi i lavori al summit sulla lotta al terrorismo all'Onu. Un vertice al quale hanno preso parte i leader di almeno 100 Paesi, tra cui il premier italiano Matteo Renzi. "Ci sarà ancora molto lavoro da fare", perché la lotta all'Isis "non è solo una campagna militare, ma una situazione molto complessa", in cui un ruolo determinante deve averlo soprattutto la lotta alla propaganda, a partire da quella online", ha avvertito Obama.

L'allarme della propaganda jihadista sul web è stato d'altra parte lanciato anche da Renzi. "Ci sono dei seri rischi per quel che riguarda il reclutamento di militanti estremisti e il fenomeno dei terroristi 'fai da te'", ha detto il premier, che ha offerto a Obama "tutto il sostegno dell'Italia sul fronte dell'azione antiterrorismo". Sostegno, tuttavia, che non include raid, come ha chiarito anche ieri il presidente del Consiglio. Sulla lotta all'Isis, il presidente americano ha spiegato che "si tratta di un lavoro molto duro, che non si risolve dall'oggi al domani", e ha annunciato l'ingresso nella coalizione della Nigeria, della Tunisia e della Malesia. Salgono dunque a 60 i Paesi impegnati contro lo Stato Islamico, anche se l'Onu ha lanciato l'allarme sui foreign fighter, sostenendo che c'è stato "un aumento del 70% dei combattenti provenienti da almeno 100 Paesi verso le regioni del conflitto". "Questa minaccia alla sicurezza internazionale richiede una risposta unitaria", ha tuonato il segretario generale dell'Onu Ban ki Moon.

Obama ha quindi insistito che per sconfiggere l'Isis "occorre un nuovo leader in Siria". "Questo sarà un processo complesso ma siamo pronti a lavorare con tutte le parti, incluse Russia e Iran, per trovare un meccanismo politico con cui sia possibile iniziare un processo di transizione", ha spiegato. Ma è proprio sulla leadership di Damasco che resta "il profondo disaccordo" tra Obama e Putin nel lungo bilaterale che hanno avuto nella notte italiana di ieri. I due hanno comunque provato a dialogare sulla Siria per sconfiggere l'Isis, con Mosca che valuta l'ipotesi di raid aerei congiunti, ma restano distanti sulla strategia da seguire e soprattutto sul ruolo di Assad, alleato di Putin, "un dittatore che massacra il suo popolo", secondo la definizione di Obama. Dalla riunione-fiume, che entrambi hanno definito "civile e costruttiva", i due leader hanno probabilmente capito di non avere scelta se non quella di collaborare insieme per cercare di porre fine ai quattro anni di sanguinosa guerra civile che ha già provocato 240mila morti e creato una delle più gravi crisi dell'immigrazione dal dopoguerra.