Guidonia, caso cave: il congelamento della Regione non risolve il problema

GUIDONIA (RM) – Duemila anni di storia per una pietra locale che è servita anche per costruire il Colosseo a Roma. L’ultima opera in corso è la grande moschea di Algeri.Appuntamento questa mattina con l’emendamento salva-cave in Consiglio regionale dove sarà votata la legge di semplificazione. La situazione potrebbe essere congelata per un tempo utile a varare un «piano strategico per il rilancio e la riqualificazione del settore estrattivo».

«Ma ormai la crisi c’è e a dimostrarlo sono i 51 licenziamenti già partiti. La responsabilità nella risoluzione della situazione è tutta in capo al Comune. Il sindaco Barbet continua a rispondere ai lavoratori con il disco rotto “noi agiamo secondo le norme”.

Per i sindacati il tavolo di crisi si dovrebbe attivare al Mise. I lavoratori sono accampati in tenda davanti al Municipio e lì rimarranno ad oltranza.

La nota sul silenzio di Di Maio

“Quello che sta accadendo a Guidonia Montecelio è assolutamente preoccupante. In questi giorni, circa 2000 operai e le loro famiglie vivono una quotidianità in bilico, attualmente tutte le attività sono sospese, e gli operai esausti in piazza a scioperare. La storia della Cave di Guidonia Montecelio è anche questa: da una parte c’è una Regione Lazio che, senza alcuna distinzione politica, sta cercando di risolvere il problema mettendo sul tavolo tutte le possibili soluzioni immaginabili. Dall’altra c’è un’amministrazione comunale, quella a guida M5S, che invece, non adempie al mandato elettorale e a quello legislativo, nascondendosi sempre e costantemente dietro un ‘no’. Ma a pagare sono loro, gli operai, ancora una volta, in questi casi non pagano gli imprenditori e la loro incapacità manageriale, non è la politica a pagare e la loro bandiera, ma sono solo gli operai e le loro famiglie! Chi in quel lavoro non vedeva mai crisi, oggi nella piena inconsapevolezza a fine mese deve fare i conti con una rata di un mutuo, un figlio studente universitario, magari anche fuori sede, e a tutti gli ostacoli quotidiani della vita. Molti di loro si sono rivolti a noi, anche per parlare delle loro necessità o semplicemente per sfogare la loro rabbia, molti di loro sono nostri assistiti, dove ogni giorno pur di sfogare la propria preoccupazione ci aggiornano su eventuali accaduti delle ultime ore. Nei loro occhi non c’è solo rabbia, nei loro occhi si legge preoccupazione, incredulità soprattutto paura. Di tutto questo, cosa ne pensa il governo, cosa ne pensa il ministro Di Maio? Finora solo silenzi istituzionali, mentre gli operai vogliono sapere che fine faranno. A loro Iniziativa Comune e Confeuro esprime solidarietà e sono vicini in questa battaglia per il diritto al lavoro”. Così, in una nota, il presidente di Confeuro, Andrea Michele Tiso, e il portavoce di Iniziativa Comune, Rocco Tiso.