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Guidonia, cimitero dello scandalo: il Comune demolisce oltre 2 mila loculi che ha costruito. E 215 salme sono in attesa di sepoltura

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GUIDONIA (RM) – A Guidonia c’è uno scandalo e un paradosso messi assieme: prima si costruiscono oltre 2 mila loculi e poi lo stesso Comune proprietario del terreno li butta giù. Si parla di ben 2030 loculi cimiteriali su cui il 28 novembre il dirigente all’urbanistica, architetto Paola Pisuddu , ha emesso una ordinanza di demolizione. Si tratta una costruzione di 60 metri di lunghezza di colore arancio, alta 20 e larga 15 su tre piani all’interno del cimitero con due gru di oltre 40 metri visibili da chilometri di distanza, impossibile non vederla. La vergogna è che ci sono 215 salme stumulate, deposte in attesa, sotto la Chiesa all’interno del cimitero, in quanto non si riesce a rintracciare i familiari e offrirgli un degno sepolcro.

 

I motivi dell’ordinanza

Secondo il dirigente “si sono costruiti 2030 loculi e 695 ossari in assenza di efficace titolo abilitativo all’intervento”, e ha emesso una ordinanza per la demolizione delle opere ed il ripristino dello stato dei luoghi entro 60 giorni, n° 409 .

 

L’intervento del consigliere comunale NCS Giovanna Ammaturo

Appena letta l’ordinanza ho trasalito – ha detto Giovanna Ammaturo eletta consigliere nel Movimento Noi con Salvini in opposizione all’Amministrazione M5S guidata da Barbet, da giugno scorso, che già ha denunciato il Sindaco per omissioni di atti di ufficio- e mi sono chiesta come può accadere che si impieghino 30 anni per buttare giù l’ecomostro di Bari o sono in piedi migliaia di ville e case sulla spiaggia, in Sicilia come su tutti gli ottomila km di spiagge delle nazione e in Guidonia si buttano giù manufatti che stridono con i soldi dei contribuenti.

 

La storia del cimitero ricostruita da Ammaturo con atti alla mano

Dal 9 ottobre 2014 il Consorzio Comor, vincitore della gara d’appalto per l’Ampliamento e completamento del cimitero comunale sottoscrisse l’atto con il Comune concedente a firma del segretario generale rogante. Atto registrato a Tivoli il 16 ottobre 2014 al n° 140 e Rep 2405 con cui si stabilisce la concessione per 25 anni, oltre a duecentomila euro di appannaggio all’Ente, rivalutato Istat e da versare entro il 31 dicembre dell’anno precedente al corso per cui si versa il canone. Premessa del contratto, si scrive nero su bianco, che con delibera 59 del 17 ottobre 2013 il Comune ha approvato il programma triennale dei lavori pubblici in cui è incluso il cimitero.

I progetti di costruzione sono stati approvati: preliminare con delibera di giunta n° 316 del 21.12.2010, definitivo con delibera di giunta n° 81 del 15.3.2011 e esecutivo con determinazioni dirigenziali n°174 del 21.8.2013 e n° 327 del 16.12.2013. Otto anni per vedere i loculi nuovi ( questo si che è tipico in Italia), su cui incombe la demolizione. Nell’Atto si stabilisce oltre a due polizze assicurative per danni a terzi, ai collaudi ed all’art. 14 si precisa che il Comune provvederà alla costituzione di un Ufficio per l’Alta Sorveglianza che provvederà a esprimere pareri sull’approvazione del progetto, alla regolarità delle procedure di realizzazione, al corretto svolgimento delle procedure di legge, ai contenziosi. Quando si pensò alla estensione del luogo sacro si concretizzò l’annessione dei terreni a valle che appartenevano a due persone. D.A.C. e P.D.G con cui si procedette ai rogiti necessari in date diverse.

Con la prima in data 11 dicembre 2014, con la seconda il 25 settembre 2015 perché Equitalia per ragioni personali aveva iscritto ipoteca sul terreno del privato. Pertanto solo dopo il pagamento ad Equitalia Sud si è potuto rogitare con atto. La costante della pregiudizievole di Equitalia fino al pagamento ha creato tra il Comune e il Consorzio il mancato decollo della convenzione, in quanto il progetto prevedeva la costruzione di cappelle gentilizie sul terreno del primo venditore e i loculi sul secondo con danni economici all’Ente entro le date sottoscritte.

Si procedette, come pure prevede la legge sul codice dei contratti pubblici e la LR 36/86, con variante plano volumetrica spostando la costruzione progettuale dal terreno 1 a 2 e viceversa lasciando di fatto invariato il resto. L’architetto De Paolis dopo il 23 marzo 2015 si insediò in qualità di dirigente all’urbanistica e emise determina ricognitiva, seppure non servisse, in quanto implicita ed assorbita nel contratto di concessione, e
delegò la pratica cimitero al funzionario Mazza Salvatore, già Rup ed intervenuto durante le visite di collaudo unitamente ai responsabili tecnici del Consorzio e della Commissione di collaudo.

Sostituito anche De Paolis, nel frattempo arrestato, si insedia l’architetto Paola Piseddu che non riconosce valida la variante plano volumetrica, l’intera procedura di affidamento e lo stesso bando. È necessario ricordare che nel frattempo il comune era stato commissariato. Piseddu procede con l’invalidamento del contratto, il Consorzio ricorre al Tar e annulla le pretese dell’Ente. Di seguito l’avvocatura del Comune ricorre al Consiglio di Stato per far valere le proprie ragioni e perde l’appello. Il Consorzio denuncia l’architetto Piseddu e i componenti dell’Ufficio dell’Alta Sorveglianza nelle figure personali, anche perché in poco tempo avevano subito diverse ordinanze di demolizione: ufficio e muro. Dal 28 novembre 2017 adesso anche i loculi e gli ossari dalla dirigente che insieme ad Alia sono stati gli unici ad aver ricevuto il premio di produzione per circa 11.000 euro cadauno per l’anno 2016. Ora se è vero che alla Regione Lazio viene specificato soltanto il confine esterno del cimitero, tutto ciò che avviene all’interno è merito e prestigio del Comune. Sarebbe quindi bastato un accertamento in conformità per evitare fragori burocratici,
anche di cattivo gusto, considerato i luoghi interessati e le esigenze dei cittadini. Gli errori su provvedimenti se non adeguatamente dimostrati sono considerati dolosi e gravi. Distruggere è un danno di immagine, come se non bastasse al nostro Comune, un danno erariale e patrimoniale. Immagino che prima della demolizione ci sarà stata una estrema ratio. Che so, un colloquio con dei colleghi non condannati, con l’assessore, con il sindaco. Sui documenti in possesso abbiamo visto le firme del Rup e di tecnici che hanno preso compensi per tutelare gli interessi del Comune. Vanno anche perseguiti, a mio giudizio, chi ha omesso i controlli, quanto culpa in vigilando e culpa in eligendo del Sindaco e dei Commissari Prefettizi pure loro incaricati di amministrare e come ha stabilito recentemente la Cassazione. Nessuno di loro ha verificato che come afferma la Piseddu “abbiano violato le norme che disciplinano l’attività urbanistica”? In pratica il dirigente dell’Ente
denuncia e mette alla gogna il suo stesso datore di lavoro: il Comune. Viene anche da chiedersi se l’architetto Paola Piseddu e gli altri tecnici incaricati di alta sorveglianza abbiano tempestivamente avvisato l’Ente delle denunce personali ricevute. Restare al proprio posto con una denuncia personale, è contro legge e improvvida anche per una amministrazione grillina. Esiste una deontologia professionale a farsi da parte e chiedere di essere trasferiti ad altri incarichi quanto le Leggi sul Lavoro che obbligano il trasferimento di impiegati denunciati ad altri settori, altrimenti si fa incorrere i responsabili in ulteriori reati.

 

Abuso edilizio: istruzioni per riconoscerlo

L’ abuso edilizio  è un illecito penale e consiste nel realizzare un intervento edilizio senza permesso o senza dichiarazione di inizio attività. Viene spontaneo evidenziare non si possono buttare via le risorse, costi di demolizione di trasporto delle macerie e ricostruzione eventuale.

Le demolizioni hanno il presupposto o la necessità di contrastare rilevanti interessi urbanistici, ovvero impediscono una strada, il patrimonio demaniale, il godimento di tutti come è scritto sui libri di legge, di architettura e ingegneria. Viceversa in Italia compresa Guidonia Montecelio si può ricorrere alla confisca e l’acquisizione al pubblico patrimonio già dal 1985. Che non è un istituto delegabile solo per mafia: come sanno i tre ex funzionari del Comune, alcuni ancora in attività apicali e non menzione sul casellario , a cui sono state requisite 5 ville a Setteville di Guidonia costruite su terreni agricoli. L’abuso edilizio comporta anche un illecito amministrativo, quando c’è, che si traduce nell’ordinanza di demolizione (cfr. Tar Emilia Romagna, sentenza 116/2003), dell’opera per la quale non interviene mai la prescrizione (v. orientamento giurisprudenziale del Consiglio di Stato con pronunce 2529/2004 e 4607/2009), ma per la quale può essere richiesto un accertamento di conformità che può comportare la sanatoria del bene immobile.

 

Il precedente giudiziario

Affinché venga emanata il provvedimento di demolizione è necessario che l’Autorità preposta giustifichi le ragioni del pubblico interesse per la demolizione del fabbricato, in tal senso si è espresso il Tar Campania con sentenza 532/2009 asserendo che i provvedimenti di natura repressiva devono essere ampiamente motivati. La legge Falanga si pone, a mio avviso, rispetto alla complessa problematica delle demolizioni giudiziali, come una soluzione assolutamente ragionevole ed in linea sia con il diritto eurounitario che con il dettato costituzionale, La Legge, dal nome del senatore Ciro Falanga di Ala, stampella di questo governo di sinistra, pur essendo, ancora un d.d.l., ormai prossimo all’approvazione definitiva conferma la demolizione solo nei seguenti casi:

1) agli immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su aree demaniali o in zona soggetta a vincolo ambientale o paesaggistico o a vincolo sismico o a vincolo idrogeologico o
a vincolo archeologico o storico artistico;
2) agli immobili che per qualunque motivo costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità, nell’ambito del necessario coordinamento con le autorità amministrative preposte;
3) agli immobili che sono nella disponibilità di soggetti condannati per i reati di cui all Art. 416 bis P. o di soggetti ai quali sono state applicate misure di prevenzione.

Sarebbe quindi bastato, come permette la Legge, un accertamento in conformità per evitare fragori burocratici, anche di cattivo gusto, considerato i luoghi interessati e le esigenze dei cittadini.

 

Perché annettere al patrimonio pubblico una decina di case in un Comune già saccheggiato dai palazzinari romani quale è Guidonia e distruggere 2030 loculi e 695 ossari in un cimitero?

C’è una evidente sproporzione. Proprietario del terreno cimiteriale è il Comune, Committente il Consorzio COMOR con sede in Roma e A.U. il Signor Innocenzo Morasca. Affermare abusiva una costruzione di 60 metri di lunghezza di colore arancio, alta 20 e larga 15 su tre piani all’interno del cimitero con due gru di oltre 40 mt visibili da km di distanza pone subito il quesito che i funzionari, i vigili il sindaco e gli assessori di questo Comune unitamente alle migliaia di visitatori siano ciechi, pertanto la scarto.

 

Il mancato controllo

Varie sentenze confermano che il proprietario dell’area non è responsabile penalmente dello abuso edilizio se dimostra che l’intervento è stato realizzato senza che lo potesse sapere (uno che ad esempio sta all’estero), o che non poteva accedere all’area (magari perché affittato o occupato diversamente). Ora in questo caso che il Comune ed i suoi responsabili, potessero non sapere o non accedere all’area, o comunque che potessero non avere cognizione della situazione è abbastanza difficile pensarlo, e se anche così fosse, significa che il Comune non vigila e non tutela la propria proprietà non lo posso immaginare. E i Rup, acronimo dei Responsabili Unici del Provvedimento, non hanno controllato nulla? E il Genio Civile a cui va inviato il progetto firmato anche dal proprietario non ha capito che fosse tutto un falso? Il Comune ordina di demolire se stesso: impossibile a credere.

 

Il diritto di essere sepolti

Abbiamo fatto delle ricerche, in qualità di consigliere di Noi con Salvini, con l’unico scopo di difendere i cittadini- ha detto Giovanna Ammaturo-, i soldi dei contribuenti e fare luce sull’unico posto dove non esistono né gelosie, né inimicizie ma solo rispetto: il cimitero. Esiste ovviamente un Piano Regolatore del cimitero che è cosa diversa dal PRG che disciplina la gestione del territorio in programmazione e sviluppo. Il Cimitero fa parte di una destinazione all’interno di una zona omogenea prevista dal PRG ( servizi pubblici, Ospedali, Scuole, Chiese). È chiaro che l’estensione del cimitero è stata adeguatamente studiata dai tecnici comunali ( incremento popolazione e tasso di mortalità ecc.), sicurezza ed igiene oltre alla cura di tutti i cittadini che si recano a pregare sulle tombe dei propri cari.

Chiederemo al sindaco Barbet chiarezza nel merito. Non basta trasferire, dopo la determina, l’architetto Piseddu, come ha riferito il Sindaco in Aula per “ conflitto di interessi “, dal primo al 31 dicembre 2017. Sentirsi paladini della chiarezza e della giustizia va benissimo. Si va dai Carabinieri o in Procura per togliersi ogni dubbio: questa è la
libertà, questa è la Democrazia. Farsi giustizia da soli non ha mai pagato nessuno le cronache sono piene di episodi. Chiediamo chiarezza nell’interesse sovrano dei cittadini, dal Sindaco, l’assessore Amati e il neo dirigente Cestra. Ma prima ancora invochiamo lo jus sepulchri, ovvero il diritto di essere sepolti che costituisce un diritto personale oltre che civile e cristiano. Lo invochiamo a gran voce , e lo confermiamo, per il rispetto di tutti e in particolare per le 215 salme stumulate, deposte in attesa, sotto la Chiesa all’interno del cimitero, in quanto non si riesce a rintracciare i familiari e offrirgli un degno sepolcro. Anche in ossario comunale, ciò che l’architetto ha ordinato di demolire. Putroppo la maggioranza M5S nei giorni scorsi ha deciso di trasferirsi in massa a
Bruxelles, non certo per i mercatini, ma per essere edotti dagli europarlamentari grillini. Intanto a Guidonia Montecelio i rifiuti organici non si ritirano, all’IHG non si pagano gli stipendi e l’Ente ha un deficit di 55 milioni di euro. Bruxelles rappresenta una boccata di ossigeno ma i problemi restano ai cittadini e migliaia di lavoratori in attesa, anche loro, di un SS Natale.

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riapre il museo Benedetto Robazza

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Valerio Aprea porta sul palco i canti I e XXXIII dell’Inferno di Dante
 
Lunedì 25 marzo 2024, in occasione del Dantedì, verrà inaugurato, a Rocca Priora, il nuovo allestimento del MuRo | Museo Benedetto Robazza.
 
Durante la mattinata si terranno alcune visite guidate a cura dello staff del Polo Culturale Monsignor Giacci, mentre il pomeriggio – dalle ore 15:30 alle ore 17:00 – sarà possibile partecipare su prenotazione a due turni di visite guidate tattili per vedenti e non vedenti a cura dell’Associazione Museum.
 
E dopo i saluti istituzionali del Sub Commissario Prefettizio del Comune di Rocca Priora, Alessandra Pascarella e del Presidente della Fondazione Cultura Castelli Romani e del Consorzio Sistema Castelli Romani, Giuseppe De Righi, ecco il momento centrale della giornata: la lectura Dantis dei canti I e XXXIII dell’Inferno a cura di Valerio Aprea.
 
Attore poliedrico dallo stile personalissimo, che porta sia sul palco che in alcune delle più importanti produzioni televisive e cinematografiche italiane degli ultimi anni. A cominciare dal ruolo di ‘sceneggiatore’ nella serie cult “Boris” fino a quello di latinista nella saga cinematografica “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia, che gli è valsa la candidatura ai David di Donatello 2014. Dal 2020 è nel cast di “Propaganda Live” su La7 e dal 2021 è tra i protagonisti della serie tv Sky Original “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, per la quale ha ricevuto la candidatura ai Nastri d’Argento 2022.
 
Il Museo si trova nel cuore del Centro storico di Rocca Priora, all’interno del “Polo Culturale Monsignor Francesco Giacci”, e ospita la mostra permanente dello scultore Mario Benedetto Robazza – scomparso nel 2020 – : suggestive opere scultoree in marmo e in bronzo e dipinti che delineano un percorso unico ispirato alla Divina Commedia di Dante Alighieri ed in particolare ai trentaquattro canti dell’Inferno. Ammirando l’allestimento museale è possibile ripercorrere la genesi dell’opera del Maestro Robazza in quel continuum di studi e di approfondimenti che, a partire dalla prova d’autore in bronzo ai dipinti e ai bozzetti, si chiude con l’opera monumentale, vero capolavoro del Maestro e unica nel suo genere: un nastro di sculture lavorate in altorilievo per una superficie di 90mq che racchiudono tutti i canti dell’Inferno.
 

Privo di virus.www.avast.com

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doppio trionfo nel circuito europeo Under 23 di fioretto con Franzoni e Lorenzi

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Frascati (Rm) – Il Frascati Scherma ha conquistato Zagabria. Nella capitale croata è andato in scena la prova del circuito europeo Under 23 di fioretto dove il club tuscolano ha visto il successo di due suoi atleti: tra le donne Margherita Lorenzi è stata autrice di una prestazione senza sbavature che le è valsa il primo gradino del podio. Nella stessa prova Ludovica Genovese ha concluso al decimo posto e Nicole Capodicasa al 17esimo. Tra gli uomini bravissimo Giuseppe Franzoni che ha sbaragliato la concorrenza mettendo in mostra una scherma determinata e incisiva. Nella stessa gara da segnalare anche il sesto posto di Luis Macedo e il 27esimo di Adriano Genovese.
Ad Atene (in Grecia) e a Padova sono andate in scena due prove di Coppa del Mondo Assoluta di sciabola dove non ci sono stati particolari squilli dal punto di vista individuale per i portacolori del Frascati Scherma: la migliore è stata Irene Vecchi che ha chiuso al 12esimo posto, mentre Chiara Mormile ha terminato 23esima. Entrambe le atlete hanno contribuito al quarto posto ottenuto dall’Italia nella prova a squadre. Tra gli uomini Riccardo Nuccio ha terminato 51esimo, Lorenzo Ottaviani 138esimo e Leonardo Tocci 166esimo.
Rientrando in Italia si è disputata a Napoli la seconda prova Open dedicata alla spada a cui hanno partecipato due giovani atlete del club tuscolano, vale a dire Giorgia Amati (140esima) e Carlotta Pasqua (161esima). Infine una corposa delegazione del Frascati Scherma è stata protagonista nella quinta prova nazionale Master che si è tenuta a Cremona: nella categoria 4, Maria Franca Col si è dimostrata ancora una volta la più brava di tutte, andando a vincere la manifestazione. Sempre tra le donne, ma nella categoria 0, va segnalato il buon settimo posto di Mirella Mitreanu, poi nella categoria 2 hanno partecipato Simona Parlanti (che ha chiuso 11esima) ed Elisabetta Sirianni (13esima). Tra gli uomini il miglior piazzamento è stato quello di Andrea Orazi, decimo nella categoria 1, mentre nella categoria 2 erano presenti Davide Bruschi, Cristian Mancini e Roberto Furchì che si sono piazzati rispettivamente 16esimo, 17esimo e 18esimo.


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ricordato Nicola Calipari, ucciso a Baghdad il 4 marzo del 2005

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Ieri mattina, presso la Questura di Roma, è stato ricordato il funzionario della Polizia di Stato Nicola Calipari, deceduto a Baghdad il 4 marzo del 2005. In rappresentanza del Capo della Polizia –Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Pisani, il Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie, Prefetto Vittorio Rizzi, ha deposto una corona di alloro davanti al bassorilievo in bronzo che ritrae l’eroico poliziotto.
Alla cerimonia, officiata dal Cappellano Don Nicola Tagliente, erano presenti anche la moglie del funzionario, dott.ssa Rosa Maria Villecco, il Prefetto di Roma Lamberto Giannini, il Questore di Roma Carmine Belfiore , altre autorità civili e militari, numerosi colleghi che lo hanno conosciuto e con i quali ha lavorato nei 20 anni di carriera nelle città di Genova, Cosenza e Roma.
Nicola Calipari, insignito della medaglia d’oro al valor militare, 19 anni fa guidava una squadra che, nel pieno del conflitto iracheno, subito dopo aver contribuito alla liberazione di Giuliana Sgrena, stava accompagnando la giornalista in aeroporto dove un aereo l’avrebbe riportata in patria. Calipari fu colpito a morte da alcuni colpi di fucile in un checkpoint statunitense, mentre viaggiava sull’auto che trasportava l’ostaggio. I colpi di arma da fuoco lo colpirono perchè con il suo corpo fece da scudo all’ostaggio.

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