Roma – Adesso non si parla di altro che di unioni gay. Il che è positivo per il raggiungimento di un fine ma ridicolo rispetto ai problemi che che attanagliano il Paese. E la condotta di Ignaizo Marino ascia davvero a desiderare, lui il gladiatore degli omossessuali che continua a registrare i matrimoni nonostante i niet di Angelino Alfano e del Prefetto. Il sindaco di Roma ha trascritto nel registro di stato civile del Campidoglio 16 matrimoni gaycontratti all'estero. Si tratta di 16 coppie omosessuali, 11 composte da uomini e 5 da donne, che hanno preso parte alla cerimonia in Campidoglio mostrando bouquet di fiori, sfoggiano eleganti abiti scuri da cerimonia e accompagnati da numerosi bambini, alcuni dei quali figli dei coniugi. Una decisione, quella del sindaco della Capitale, che ha sollevato unputiferio politico. Lapidario il commento della Conferenza Episcopale Italiana: "La notizia della trascrizione in Campidoglio di matrimoni tra persone dello stesso sesso sorprende perche' oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico, suggerisce una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate. Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a Roma in questi giorni, non e' accettabile", dicono i vescovi. Per il Vicariato, invece, si tratta di "una scelta ideologica, che certifica un affronto istituzionale senza precedenti" basato su una "mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico". Il sindaco Marino replica prontamente: qualora il prefetto di Roma dovesse procedere all'annullamento delle trascrizioni "faro' quello che indica la legge e chiedero' pareri legali per capire la legittimita' di un eventuale annullamento. Io faccio il mio lavoro e difendo il diritto di tutti ad amarsi". Quanto alle critiche della Chiesa Marino spiega: "Non ho nessun commento da fare sulla riflessione del Santo Padre o della Chiesa. Il nostro e' un atto di stato civile".
Mostrare approvazione verso le nozze gay è diventata ormai una squallida scusa per racimolare voti e consensi. Un virus che ha contagiato irreversibilmente i due premier del momento: Renzi e Berlusconi, due facce della stessa medaglia. La loro corsa a soddisfare le esigenze degli omossessuali, che riteniamo più che giuste perché destinatari di pari diritti come gli etero, per certi passaggi è forzatamente audace e inequivocabilmente imbarazzante. Berlusconi che folgorato dalla Pascale si fa un selfie con Luxuria e cambia improvvisamente registro rispolverando come giustificazione del suo cambiamento di rotta un ritorno alle radici più libertine che liberali. E con sottofondo l’inno di Forza Italia prova a sfilare la palla al giovane Renzi, pronto a ribattere con un disegno di legge che potrebbe approdare in consiglio dei ministri già a fine ottobre. Un ennesimo tsunami per quella frangia più conservatrice dell’ex Pdl che, fulminata dallo scatto trasgressivo dell’ex Cav che ha approfittato del coprifuoco per invitare Vladimir a palazzo, si è trovata a doversi giustificare con la propria fetta di elettorato come è successo, tra gli altri, a Fitto e Gasparri. Una nuova pillola edulcorata dalla verve di sempre del ragazzino Silvio, pronto a dire “chi mi ama mi segue”, spronato dalla padrona di Dudù a scendere nuovamente in campo. E lì si scatenerà l’inferno di coloro che hanno trattenuto il rospo e hanno resistito ai cicloni Casini, Fini e Angelino. Coloro che dopo una prima personale forma di ribellione, capiranno che lasciare l’ovile potrebbe essergli letale per la propria carriera politica. Soprattutto guardando i cadaveri sotterrati dal re del bunga bunga, in primis quello di Pierferdinando. E al lancio “omosex” del Cav risponde super Matteo, pronto ad allargare le braccia ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un’apertura non a 360° una tolleranza moderata, sul modello della Germania dove fin dal 2001 esiste una legge che permette ai gay di sposarsi, anche se l'unione non si chiama matrimonio e non si possono adottare bambini esterni alla coppia. Rispetto al “Ni” di Renzi risuona feroce il si di Silvio che si dice favorevole anche all’adozione dei bambini. Creature che, secondo la conclusione di Berlusconi, senz’altro stanno meglio se cresciuti tra persone dello stesso sesso che in un lager. Di tutta questa storia quelli che se la ridono di più sono proprio gli omosessuali che, ovviamente, puntano al risultato e questo per loro è un momento proficuo.
In manette anche due giovani sorpresi a derubare una mamma distratta mentre accudiva il suo bambino
ROMA – Nell’ambito dei servizi mirati alla prevenzione e al contrasto dei furti nei luoghi di maggiore interesse e affluenza del centro storico, i Carabinieri della Compagnia Roma Centro, nel corso del fine settimana, hanno arrestato 19 persone gravemente indiziate del reato di furto.
Nel particolare, i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno bloccato due 22enni romeni, senza fissa dimora, che, in piazza dell’Esquilino, approfittando della distrazione di una mamma che stava accudendo il suo bambino, le hanno sfilato la borsa lasciata appesa alle maniglie del passeggino. I due sono stati arrestati e la refurtiva recuperata.
I Carabinieri hanno poi arrestato 8 cittadini stranieri – tre di etnia rom e due sudamericani – sorpresi a derubare i passeggeri a bordo della metropolitana linea “A”, in particolare tra le fermate “Barberini” e “Colosseo”, e altri 4 – un cittadino italiano e tre sudamericani – sorpresi a derubare turisti intenti a cenare ai tavoli esterni dei locali del centro storico, sfilando portafogli e telefoni cellulari da borse e zaini appoggiati sulle sedie.
Infine, altre 5 persone, tutte senza fissa dimora e con precedenti, sono state arrestate dai Carabinieri del Nucleo Scalo Termini dopo essere stati sorpresi a rubare all’interno dei negozi della Galleria Forum Termini.
Le vittime dei furti hanno tutte presentato regolare denuncia e nel corso delle udienze tenutesi presso le aule di piazzale Clodio, gli arresti sono stati convalidati.
Il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere
Ci sono storie di donne che hanno contribuito a rendere ricca di valori la società. Vanno ricordate e il fatto che esistano amministrazioni talmente sensibili da intraprendere un percorso virtuoso in questa direzione è qualcosa che dona speranza e desiderio di coltivare ancora quei valori che un tempo erano molto floridi. Ci sono sei strade dedicate alle donne che si sommano alle altre quattro già esistenti . È nel piccolo borgo di Colonna ai Castelli Romani che il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere che, censimento alla mano, esiste nelle titolazioni.
Da oggi nella cittadina che conta poco più di 4 mila abitanti, troveremo via Rosalia Marazzano, la storica levatrice di Colonna e poi via Rita Atria, la collaboratrice di giustizia che si uccise pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio e via Eunice Kennedy, figlia della famiglia stanutitense Kennedy impegnata nel sociale e nella disabilità e fondatrice di Special Olympics.
Oltre a queste tre grandi donne le cui storie sono ricche di valori, ci sono tre strade che omaggiano tutte le lavoratrici della terra di Colonna, terra ricca di vigneti e di uliveti: via delle Sermentatrici, via delle Scacchiatrici e via delle Legatrici: «Ci alzavamo alle quattro e andavamo nei campi – ha raccontato una donna di 96 anni –oggi i ragazzi che fanno i vandali dovrebbero andarea lavorare in campagna per capire bene il valore della vita».
Sabato alla presentazione di queste sei nuove strade c’è stata una grande partecipazione da parte della comunità colonnese, donne e uomini del territorio che hanno apprezzato: «Ci siamo mossi – ha detto il sindaco Fausto Giuliani – ancor prima che l’Anci esortasse in maniera virtuosa i Comuni a dedicare tre aree a tre donne, una di rilevanza locale, una nazionale e una straniera. Noi questo percorso lo abbiamo già intrapreso diverso tempo fa, oggi abbiamo cambiato la toponomastica di sei strade e possiamo raccontare le storie delle donne che abbiamo scelto».
E l’assessora alla Scuola e Pari Opportunità Valeria De Filippis insieme all’assessora alla Cultura Serena Quaglia hanno aggiunto: «Il nostro percorso teso a colmare il divario di genere – dice – non si esaurisce con questa iniziativa perché intraprenderemo prossimamente un progetto con le scuole per titolare alcune classi alle donne costituenti».
Chi era Rosalia Marazzano? La levatrice del paese che tra il 1950 e il 1975 fece nascere a Colonna 625 bambini e bambine. Oggi la strada a lei intitolata si trova in pieno centro storico, sotto palazzo Colonna e ha sostituito una parte di via Della Madonnella che continua ad esistere. Una donna, tra le prime negli anni ’60 a prendere la patente, costantemente aggiornata e soprattutto empatica con le famiglie e con le donne che ha aiutato a partorire: «dare il nome di una strada alla levatrice del paese – ha detto l’insegnante Rossana Laterza dell’associazione Toponomastica Femminile – significa contribuire a dare una identità a questo luogo. La media di strade intitolate a donne va dal 3 al 5 per cento e sono in prevalenza sante, mentre quelle dedicate agli uomini sono circa il 40 per cento. C’è ancora molta strada da fare».
E poi l’assessora alla Cultura serena Quaglia ha fatto un passaggio su via Via Rita Atria, che si trova nella parte superiore di Colle Sant’Andrea: «È stata una testimone di giustizia – ha detto – che ha 17 anni si è tolta la vitauna settimana dopo che venne ucciso il magistrato Borsellino. Era una donna che ha deciso di mettersi contro la mafia e di credere nella giustizia».
Via Eunice Kennedy prende una parte di via Colle Sant’Andrea di Sopra e un pezzo di via dei Mattei: «Una donna che ha fatto la differenza per le persone con disabilità intellettive – hanno detto l’insegnante Gabriella Giuliani e la responsabile di Special Olympics Silvia Merni – ha coltivato una cultura del rispetto e inclusione che passa anche per una pratica sportiva condivisa».
Il 2 aprile ore 17 al Teatro Caesar andrà in scena lo spettacolo di Gianni Quinto con Gegia, Manuela Villa, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Giulia Perini, Elisabetta Mandalari, Eugenia Bardanzellu. Co-prodotto dall’Ass. Gold e UAO Spettacoli con il contributo del Nuovo IMAIE, l’adattamento e la regia dello spettacolo è di Siddhartha Prestinari
“Bastarde senza gloria” è un testo contemporaneo che affronta tematiche sociali e vede, ancora una volta, delle donne sul ring della vita, combattere per difendere i propri diritti, in un braccio di ferro con i propri dirigenti d’azienda. A causa di insindacabili tagli al personale infatti, viene richiesto loro di nominare una collega da fare fuori. Questo spettacolo, che ha matrici drammatiche, è una commedia che vede l’eterno colpo di fioretto tra dramma e comicità, in un mix agrodolce in cui ridere è l’unica possibilità per sopravvivere. E’ una lente d’ingrandimento sulla paura che, anarchica, compie scelte inaspettate e tira fuori il nero seppia dell’anima: io contro te. La donna in fabbrica: madre, moglie, amante, lesbica o straniera, non smette di essere donna con tutta la sua complessità e fragilità ma indossando sempre la sua fiera ironia. Si scaglia come un felino, ride di sé stessa, ferisce per sbaglio, uccide se necessario ma rinasce come una fenice, anche a costo di perdere.
NOTE DI REGIA
Una nuova sfida. Un racconto tragicomico ricco di battute al vetriolo, in cui ridere e sbeffeggiare i piccoli, grandi drammi che la vita preserva. Sette donne da raccontare nelle loro fragilità e imperfezioni, nei loro cliché e desideri irrealizzabili. Una pausa caffè si trasforma in uno stillicidio di accuse, giudizi, condanne, in una lotta alla sopravvivenza in cui tutto è lecito.