IL MOSE CHE DIVIDE LE ACQUE ALL'INTERNO DEL PD

di Maurizio Costa

Il "rottamatore" Renzi prenderà tutti a calci nel sedere, perché "chi sbaglia deve essere espulso, non c'è Pd che tenga." Queste le parole del Premier in merito alla vicenda del Mose, un maxi-progetto da 5,5 miliardi di euro che difenderà Venezia dall'acqua alta. Il problema principale è che nella cricca che gestiva la costruzione di quest'opera, compaiono, come per magia, alcuni membri, o presunti tali, del Pd, che avrebbero preso finanziamenti illeciti o mazzette per terminare il Mose e intascarsi anche qualche cosa.
Uno di questi è Giorgio Orsoni, fino a qualche giorno fa Sindaco della Serenissima, che avrebbe preso 560mila euro per finanziare la sua campagna elettorale; molto presto, secondo le parole di Renzi, sarà cacciato via dal Pd, sebbene non sia iscritto al partito. Anche il vice Presidente del Consiglio Regionale, Giampietro Marchese, sempre del Pd, avrebbe intascato ben 500mila euro in 8 anni, consegnati direttamente in mano in pacchetti molto piccoli in un ristorante in Campo Santo Stefano. Se questa vicenda porterà ad uno spacco all'interno del partito di Renzi ancora non si sa, ma una cosa è reale: le mazzette sono bipartisan. Infatti, nel registro degli indagati finiscono anche Lia Sartori, ex eurodeputata di Fi, e Giancarlo Galan, ex Ministro dei Beni Culturali nel Berlusconi IV.
Il buonismo di Renzi, che rimprovera tutti, cela un atteggiamento da "mani legate": ci dovrà pensare la Magistratura. Il Primo Ministro potrà solamente accusare il colpo basso al partito e preparare degli scarponi dalla punta di ferro.