Il non governo Centrodestra-M5s: scelta irresponsabile e puerile sulla pelle del Popolo

L’autorità che gli Italiani hanno delegato ai Cinque Stelle evidentemente è stata fraintesa. Avere il primo partito in Italia comporta una grossa responsabilità, esattamente quella di creare un clima di distensione per concertare la gestione della cosa pubblica, le antipatie personali, pur motivate, vanno lasciate da parte. Se Berlusconi ha un trascorso non entusiasmante sotto il profilo giudiziario – sentenze che se riferite ad una persona ‘comune’ farebbero venire i brividi – nondimeno il paventato accordo con un PD che non è da meno sotto il profilo della liceità dei suoi appartenenti, rimetterebbe in gioco un partito mandato a casa a furor di popolo dagli Italiani, e questo non deporrebbe a favore del Movimento Cinque Stelle.

Insistere puerilmente su alcune regole oggi non più ragionevoli, anche se accettabili in via di principio, toglie significato a ciò che vuol dire ‘politica’, cioè l’arte della mediazione

Era parso ieri, ad un certo punto, che ci fosse la possibilità, procurata dai colloqui con la Casellati, che Berlusconi facesse il famoso ‘passo di lato’, accettando un appoggio esterno al governo Cinque Stelle e Lega, insieme alla Meloni, visto che Di Maio caparbiamente – ma non altrettanto ragionevolmente – insiste a voler fare un accordo solo con Salvini. Questo, fra forni e fornetti, è saltato. Lapidaria la frase gonfia d’orgoglio di un Cavaliere al tramonto: “Non facciamo i servi – o i portatori d’acqua – a nessuno.” Anche queste posizioni dovrebbero trovare un ammorbidimento, in questo dialogo fra sordi. Ma nulla.

Stamattina, fuori di Palazzo Grazioli, la Ronzulli ha dichiarato che anche per FI il tempo è scaduto

Nessuno – e questo è storico – si preoccupa del cittadino ‘comune’, come amano definirci, visto che loro ‘comuni’ non sono, ma ‘speciali’. Dov’è quella bellissima poesia di Totò, “’A livella”? Il progetto adombrato avrebbe potuto salvare i proverbiali capra e cavoli: governo Di Maio-Salvini, FI e FdI in appoggio esterno, e tanti saluti al PD, che nel frattempo ha dichiarato, per bocca dei suoi maggiorenti che ‘non sono la ruota di scorta di nessuno’. Intanto nessuno di loro ha calcolato che anche i cittadini ‘comuni’ si sono stufati di questo gioco ai quattro cantoni, e che questo avrà serie ripercussioni sul prossimo voto, speriamo non troppo in là, giusto per rimettere le cose a posto. Ormai il M5S agli occhi degli elettori è diventato il Partito degli inconcludenti, e certamente se si andasse a votare ad ottobre non riceverebbero lo stesso numero di consensi, nonostante i sondaggi. Il volto di Di Maio in TV è diventato antipatico, mentre ha guadagnato in simpatia quello di Salvini, pur non essendo bellissimo – magari la Isoardi la pensa diversamente… – perché ciò che comunica è la volontà di fare.

Oggi ultimo giro di consultazioni della Casellati

Non siamo ottimisti, come invece appariva ieri Salvini nelle sue dichiarazioni, che facevano pensare appunto ad una svolta. Due muri non s’incontrano, ma possono crollare. Berlusconi e Di Maio se ne sono dette di tutti i colori, entrando nel personale, e questo ha creato una barriera insormontabile. A meno che uno dei due decida di stringere la mano all’altro, guadagnando sicuramente in immagine, da spendere per la prossima tornata elettorale, ci auguriamo con un’altra legge. Quello che la stizza impedisce ai due nemici – non più avversari politici – di vedere, è il ritorno di consensi che genererebbe un gesto di distensione. Se questo è impedito a Di Maio per la sua inesperienza e giovane età, non altrettanto dovrebbe essere per un Berlusconi che nella sua vita non ha fatto altro che il mediatore a tutto campo, ottenendo significativi successi sia nell’imprenditoria che nella politica.

Intanto il popolo sta a guardare

E viene a mente una poesia di Trilussa, a proposito dell’incontro di due re, su di una nave, al largo,con tutto il popolo che li osannava dalla riva, pensando che stessero trattando importanti argomenti per il bene del popolo tutto. Il primo re, dopo aver rassicurato il suo amico sulla salute della regina e del principino, alla domanda del secondo, che chiedeva come stesse e cosa facesse il suo popolo, rispondeva ‘er popolo se gratta’. Anche per la nazione il tempo è finito, fra liti e litarelle da cortile. Ora sarebbe il momento della serietà e della concretezza, perché quella responsabilità che ognuno vorrebbe fosse dell’altro, alla fine pesa sulla schiena di chi i voti ha voluto, cercato e ricevuto. Ora sappiano farne buon uso. Come mostra la defaillance del PD, il popolo, anche se immediatamente non può reagire, ha buona memoria.

Roberto Ragone