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Editoriali

Il piano Trump per Gaza: Hamas davanti all’ultima occasione

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Mentre cresce la pressione internazionale, il movimento islamista tentenna. Ma rifiutare significherebbe condannare i palestinesi a nuove tragedie

Ore di attesa tra Washington, Tel Aviv e Gaza. La Casa Bianca ha tracciato una linea rossa: “Speriamo e ci aspettiamo che Hamas accetti il piano Trump”, ha dichiarato la portavoce Caroline Levitt, chiarendo che la pazienza americana è ormai agli sgoccioli. Il documento, elaborato negli ultimi giorni dall’amministrazione statunitense con il sostegno di Egitto, Turchia e Qatar, rappresenta l’ultima e forse unica via per fermare la guerra a Gaza.

Il piano, reso noto a grandi linee, prevede un cessate il fuoco monitorato da osservatori internazionali, il rilascio graduale degli ostaggi israeliani ancora prigionieri nelle mani di Hamas, il ritiro delle forze israeliane secondo un calendario definito, l’esilio di parte della leadership del movimento e, soprattutto, un processo di disarmo delle fazioni armate. Un percorso complesso, ma che ha già incassato l’appoggio dell’Europa, di gran parte del mondo arabo e persino di Ankara e Doha, tradizionalmente vicine alla galassia islamista.

All’interno di Hamas, però, la spaccatura è evidente. Alcune fonti indicano che l’ala militare guidata da Izz al-Din al-Haddad si oppone fermamente, convinta che il documento sia concepito per decretare la fine del movimento, con o senza la sua firma. Altri, soprattutto tra i dirigenti politici rifugiati all’estero, valutano invece la possibilità di un via libera condizionato, chiedendo modifiche sui tempi del ritiro israeliano e sulle garanzie di sicurezza per i civili palestinesi. Tra le clausole contestate, anche le 72 ore previste per il rilascio degli ostaggi, che i miliziani considerano irrealistiche.

Gli Stati Uniti, intanto, hanno blindato la posizione del Qatar, teatro di un clamoroso raid israeliano il 10 settembre, quando dodici missili hanno colpito i leader di Hamas a Doha senza che i sistemi di difesa americani intervenissero. Trump, con un ordine esecutivo, ha riconosciuto l’emirato come sotto protezione militare diretta degli Stati Uniti: qualsiasi attacco al Qatar sarà considerato “una minaccia alla pace e alla sicurezza americane”. Una mossa che lega Doha a Washington e la costringe a smettere di giocare su più tavoli, come fatto finora con Gaza.

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Egitto e Turchia, a loro volta, stanno esercitando pressioni mai viste prima. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha confermato incontri diretti con i leader di Hamas, mentre il presidente turco Erdogan ha inviato a Doha il capo dei suoi servizi segreti per spingere verso un accordo. L’Europa si è schierata compatta: “Hamas ha una responsabilità molto pesante per la catastrofe vissuta dai palestinesi. Ha perso. Deve accettare la propria resa”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot. Anche il ministro italiano Antonio Tajani ha sottolineato l’inevitabilità di una scelta: “Sono convinto che Hamas accetterà il piano, pur chiedendo alcuni chiarimenti correttivi”.

La realtà è che Hamas si trova oggi a un bivio storico. Se accetterà, aprirà la strada a un cessate il fuoco che, pur ridimensionando il suo potere, potrebbe finalmente fermare la carneficina e restituire una prospettiva alla popolazione di Gaza. Se rifiuterà, si assumerà davanti al mondo intero la responsabilità diretta di nuove sofferenze e distruzioni, condannando i palestinesi a restare ostaggi non solo di Israele, ma anche dell’intransigenza dei suoi stessi “difensori”.

Perché il punto è proprio questo: Hamas non rappresenta più una causa, ma un ostacolo. Non è la voce della Palestina, ma un movimento armato che ha già sacrificato generazioni di civili in nome della propria sopravvivenza politica e militare. La comunità internazionale sembra aver finalmente trovato un punto di convergenza attorno al piano Trump. Spetta a Hamas decidere se imboccare la strada della pace o continuare a trascinare il proprio popolo nell’abisso. La responsabilità è tutta nelle loro mani.

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