Il sindaco di Bergamo a confronto con i media internazionali

Si è svolta martedì 24 una conferenza
stampa con il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che, dal suo ufficio, ha
interloquito, rispondendo cortesemente e pacatamente, alle domande rivoltegli
da numerosi corrispondenti dei media esteri in Italia, soci dell’Associazione
della Stampa Estera, ASEI, sul triste primato bergamasco nell’epidemia in
corso.

La sede ASEI è chiusa per il periodo
attuale, e quindi è stato utilizzato un sistema streaming che ha visto la
partecipazione di una novantina di corrispondenti da tutto il mondo.

Come è risaputo, purtroppo Bergamo, città con
provincia, è la più pesantemente colpita dalla pandemia in corso in tutta
Italia, e nel mondo. La città, con tutta la provincia, ha circa un milione e
centomila abitanti (la città 120mila) ma sta pagando un tributo alquanto
pesante in termini di malati e vittime del Covid-19: dei circa 30mila
contagiati in tutta la regione, Bergamo e provincia ne ha dovuti subire circa 6728
con circa 1176 deceduti. E la curva discendente non sembra ancora voler
procedere come tutti desiderano. Sul numero dei morti causati da Covid, sulla
base di una ricognizione fatta telefonicamente anche con altri sindaci della
provincia, si è constatato un rapporto di circa 1 su 4 per Covid, rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente.

Il sindaco Gori, nel giorno del suo 60°
compleanno, ha risposto con tutta la sua disponibilità alla raffica di domande online
dei giornalisti.

In particolare, taluni interrogativi
riguardavano i motivi dell’accanimento del virus in quella zona,e in Lombardia:
Gori ha ricordato, tra ipotesi già citate, la elevata densità della
popolazione, circa 10 milioni di abitanti, la mobilità accentuata, che porta
molti a viaggiare all’estero specie per affari ma anche diporto, la densità ed
operosità industriale ed economica, e forse, anche la partita Atalanta-Valencia con 40mila
persone euforiche e ravvicinate…Ma era il 19 febbraio e non facilmente
prevedibile quel che sarebbe successo dopo.

Al quesito su quanti stranieri risultino contagiati nella
zona, il sindaco ha risposto di avere notizia di non incisiva contagiosità e
che si sta analizzando il dato, incerto, su una possibile, maggiore resistenza
al contagio da parte di persone di colore; alcuni medici stanno facendo
ricerche anche nei centri d’accoglienza dei richiedenti asilo, ove il contagio
risulterebbe minimo.

Il sindaco ha sottolineato la situazione a
due facce della città, quella sanitaria e quella dell’ambiente ordinato e
deserto, con famiglie chiuse in casa, rispettose delle disposizioni vigenti,
con forte comprensione della responsabilità individuale. Resta critico il
fronte sanitario, anche se, per fortuna, che Bergamo è stata sempre ai primi
posti in Italia per la qualità dei suoi servizi sanitari.

Ha molto colpito gli osservatori ed il
pubblico internazionali la difficoltà di gestire le persone decedute, dato il
numero dei feretri e la saturazione delle strutture cimiteriali, per cui, ha
detto il sindaco, si fa fronte a questo alto numero di decessi trasportando le
salme in altre strutture ed altre città, con la collaborazione dell’esercito.
Gori ha chiarito che La cremazione
è una pratica consigliata (quindi non obbligatoria) dal medico necroscopo, un
medico incaricato dalla ATS locale (quindi l’azienda per la tutela della salute
locale di Regione Lombardia, che ha la competenza della sanità sul territorio)
per certificare il decesso di una persona. Si lascia alle famiglie la
possibilità di decidere se inumare o cremare (e successivamente tumulare) il
proprio caro. Si consente inoltre, a un contingentato numero di persone (10)
che devono anche seguire le disposizioni vigenti (distanza, protezione, ecc) di
assistere al momento della sepoltura o della tumulazione. Viene inviata una
lettera a tutti i cittadini di Bergamo che hanno perso un loro caro, spiegando
dove sarà cremato e garantendo tutti la cura e il decoro possibili. Su immigrati
deceduti o positivi, vittime straniere, le salme non possono essere trasferite
nei paesi di origine oggi, allo stato attuale.

A chi chiedeva perché non fosse stata
istituita una zona rossa in val Seriana, Gori ha ricordati come il governo avesse
preferito istituire una zona arancione, comprensiva della Lombardia, dato il
carattere molto urbanizzato ed industriale della zona, e quindi obiettivamente difficile
da realizzare.

Gori ha detto che ritardare nel prendere
le misure ora in vigore in Italia, può essere un errore, e l’unico modo è il
blocco, al quale in Italia si è arrivati per gradi ma che è consigliabile ad
altri Stati, e che lo facciano senza esitazioni.

Due sono stati i focolai in Lombardia:
Codogno e Val Seriana, Alzano, ove polmoniti sono state diagnosticate non come
Covid e quindi si è perso tempo. Gori pensa che la scintilla sia sta quanto
successo nell’ospedale di Alzano ove si è concentrato il focolaio. Sulla
possibilità che altri malati possano essere curati all’estero, dopo quelli
ricoverati a Lipsia, Gori ha informato che il numero attuale dei curati fuori
provincia è d circa 400 sia in Italia che all’estero, e per questo ringraziava.

Sulla situazione dei medici: il sistema
ospedaliero locale è buono ma si può fare meglio nella medicina del territorio,a
domicilio, perché potrebbe essere troppo tardi quando i sintomatici arrivano in
ospedale. Ma 140 medici si sono ammalati perché non adeguatamente protetti, su
600 medici, e ciò ha provocato problemi. Ora stanno arrivando i rinforzi e in
poco tempo il presidio sul territorio sarà rafforzato. Ma servono ancora vari specialisti,
e si attende l’arrivo in Lombardia anche di medici dall’estero.

Sulla soluzione proposta di fare il test del
tampone a tutta la popolazione, poteva esser fatto forse all’inizio, ma ora non
è più fattibile, nel senso che i buoi sono fuggiti dalla stalla mentre invece sarebbe
più utile ora il test di uscita dall’infezione. Gori ha detto di ritenere che
non ci siano persone anziane lasciate sole in  casa o senza che lo si sappia: i medici di
famiglia sono al corrente dei loro assistiti ma gli anziani sono più
vulnerabili e magari alcuni deceduti senza poterli ricoverare. Non sono persone
cui sia stato fatto il test e sfuggono al conteggio statistico.

Sulla durata dell’emergenza, il sindaco ha
risposto di nutrire speranza che le misure adottate aiutino il rallentamento o
miglioramento epidemico, ma i tempi non sono prevedibili. Il blocco attuale
arriva al 3 aprile, ma si vedrà man mano. Sarebbe utile avere una certezza
della uscita della condizione di malattia, la guarigione. Bisogna mantenere
forte la protezione nei soggetti più vulnerabili, e mortalità e gravità sono
diverse a seconda della anzianità e patologie pregresse.

Sui 14 aerei russi,con aiuti, è stato
chiesto se vi sia una destinazione anche per Bergamo. Gori ha detto che dovrebbe
arrivare un centinaio di persone con aiuti vari e materiali, ma non è certo a
chi siano destinati gli aiuti. Bergamo, come tutta l’Italia, si è trovata
impreparata a questa situazione,e la difesa è stata costruita man mano con
l’aggravarsi dell’emergenza. Obiettivamente, col senno di poi, forse tutta
l’Europa doveva prepararsi meglio, secondo Gori, citando i governi inglese e americano
un po’ tentennanti.

Se si  potevano chiudere più attività produttive,
Gori ha affermato che si tratta  di una
decisione difficile ed ultimo gradino del blocco delle attività non essenziali
e che anche i sindaci interessati sono stati ascoltati dal governo; concorda
con le eccezioni previste e il numero delle industrie coinvolte può anche
essere maggiore. È complesso valutare esattamente ciò che essenziale e ciò che
non lo è, ritenendo che Il governo abbia agito con equilibrio e che sui territori
ci sarà anche la valutazione dei prefetti. Sulla situazione nelle fabbriche: il
75-80% dell’attività produttiva è ferma e nei luoghi attivi vigono protocolli
tra sindacati e proprietà. Misure rispettate e lavorarti protetti, e situazioni
critiche da bloccare, se non ci siano elementi certi di rischiosità.

A chi gli chiedeva se ritenesse che il
rincorrersi di disposizioni regionali e normative nazionali possa creare difficoltà
gestionali o confusione operativa, Gori ha risposto che si può creare una certa
confusione che però è sopportabile, anche per esser stata l’Italia una zona di
frontiera e il coordinamento a volte ha qualche sfasatura ma in Lombardia il
sistema sanitario è solido e può affrontare le sfasature, restando la volontà
di mantenere coesa la collaborazione e le polemiche si dissolvono presto.

Gori ha sottolineato come, per lottare
contro la pandemia, ritiene necessario: rafforzare i i presidi territoriali di
cura, e che a Bergamo un ospedale da campo in allestimento e pronto tra qualche
giorno, perdurando la necessità di disporre di specialisti, respiratori,
dispositivi adeguati di protezione, ventilatori, potenziando la medicina del territorio,
con cure domiciliari pre ospedaliere.

Concludendo il confronto, il sindaco ha
detto, con un tocco di leggerezza, che, con riferimento al suo compleanno,lo avrebbe
trascorso con una serata in famiglia, ma che, non sentendosi di festeggiare,
sarebbe ancora rimasto nel suo 59° anno…

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