Connect with us

Salute

Immunodepressione in Italia: giovani più esposti e nuove frontiere della medicina

Published

on

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti

Negli ultimi anni, le patologie legate all’immunodepressione hanno registrato un incremento significativo in Italia, con un impatto crescente soprattutto tra i giovani adulti. Secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 6% della popolazione italiana presenta una forma di immunodeficienza, congenita o acquisita. Tra i giovani sotto i 35 anni, la percentuale si attesta intorno al 3,5%, un dato in aumento rispetto al 2,1% registrato dieci anni fa. Le cause dell’immunodepressione sono molteplici: alcune di origine genetica, altre legate a trattamenti farmacologici o a malattie croniche. Le forme più comuni includono le immunodeficienze primarie, che rappresentano circa il 15% dei casi e sono spesso diagnosticate in età pediatrica, e le immunodeficienze secondarie, dovute a infezioni virali come l’HIV o a terapie immunosoppressive post-trapianto, che costituiscono oltre il 60% dei casi. Le malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide, rappresentano circa il 25% delle diagnosi correlate a disfunzioni immunitarie. Tra i giovani, l’aumento dei disturbi immunitari è correlato anche a fattori ambientali e allo stress cronico, che possono compromettere la risposta immunitaria. Gli esperti segnalano inoltre un incremento dei casi di immunodepressione iatrogena, legata all’uso prolungato di farmaci corticosteroidi o chemioterapici.

La ricerca medica sta aprendo scenari promettenti per la cura e la gestione delle immunodeficienze. Le principali innovazioni riguardano le terapie geniche, già sperimentate con successo per alcune immunodeficienze congenite rare come la ADA-SCID, l’immunoterapia personalizzata, che utilizza cellule del paziente modificate per rafforzare la risposta immunitaria, e i farmaci biologici di nuova generazione, capaci di modulare selettivamente l’attività del sistema immunitario riducendo gli effetti collaterali. Sono in fase di studio anche vaccini terapeutici per stimolare la produzione di anticorpi specifici in soggetti immunocompromessi. Secondo i dati del Ministero della Salute, negli ultimi cinque anni gli investimenti nella ricerca sulle immunodeficienze sono aumentati del 28%, con un forte impulso proveniente dai centri universitari e dagli istituti di ricerca pubblici.

L’Italia vanta alcune delle migliori strutture sanitarie europee per la diagnosi e la cura delle patologie immunitarie. Tra i centri di riferimento figurano l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, specializzato nelle immunodeficienze acquisite e nelle terapie innovative; l’Ospedale San Raffaele di Milano, punto di riferimento per la ricerca genetica e la terapia genica; l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, centro d’eccellenza pediatrico per le immunodeficienze congenite; il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, con un reparto dedicato alle malattie autoimmuni e ai trapianti; e l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, rinomata per i programmi di immunoterapia e trapianto di midollo osseo.

Dal punto di vista normativo, la legislazione italiana riconosce le immunodeficienze come patologie che possono comportare una riduzione della capacità lavorativa. In base al Decreto Legislativo 81/2008 sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro e alla Legge 104/1992, i lavoratori immunodepressi hanno diritto a specifiche tutele, tra cui l’adattamento delle mansioni, la possibilità di lavoro agile o da remoto e la protezione rafforzata in caso di esposizione a rischi biologici. Inoltre, la normativa sull’invalidità civile (Legge 118/1971 e successive modifiche) prevede il riconoscimento di percentuali di invalidità variabili in base alla gravità della patologia e alle limitazioni funzionali che ne derivano. In caso di immunodeficienze gravi o croniche, è possibile ottenere l’esenzione dal ticket sanitario e l’accesso a percorsi di assistenza personalizzati. Durante la pandemia da COVID-19, ulteriori disposizioni hanno esteso la tutela dei lavoratori fragili, includendo espressamente gli immunodepressi tra le categorie meritevoli di protezione prioritaria.

Advertisement
10

La sfida principale resta la diagnosi precoce: secondo le stime, oltre il 40% dei casi di immunodeficienza viene individuato con ritardo, compromettendo l’efficacia delle terapie. L’obiettivo dei prossimi anni è potenziare la rete di screening e favorire l’accesso alle cure innovative su tutto il territorio nazionale. L’immunodepressione, un tempo considerata una condizione rara, è oggi una realtà sanitaria complessa ma sempre più affrontabile grazie ai progressi della medicina di precisione e alla collaborazione tra ricerca, ospedali e istituzioni.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.