Tempo di lettura3minuti I suoi capolavori sono diventati colonna sonora agro-dolce di una Italia che attraversava un periodo storico difficile e pieno di conflitti sociali e politici
Solo 18 anni fa l'Italia piangeva e perdeva uno degli artisti più importanti di sempre legati alla musica leggera italiana. Un numero di anni trascorsi oramai "maggiorenne" che conferma ad oggi l'importanza e il talento assoluto di quell'uomo simpatico, impacciato, timido dal nome Lucio Battisti. Poggio Bustone, nella provincia di Rieti, piccolo paese di meno di tremila anime fu il luogo di nascita di Battisti nel lontano 1943. Dopo le medie Battisti chiede ed ottiene come regalo di promozione una chitarra che diventerà uno strumento da cui non si separerà e la musica diventa una condizione essenziale di vita e di passione che lo porterà pure a trascurare i successivi studi. Nel 1962 Battisti, trasferitosi a Milano, inizia una gavetta come musicista e cantante che lo vedrà protagonista in diverse esperienze locali e nel 1965 alla ricerca di autori musicali e manager discografici ebbe l'opportunità di incontrare Giulio Rapetti in arte Mogol che divenne fondamentale mentore e autore dei brani e album che consacrò Battisti nell'olimpo degli artisti di punta assoluti nel panorama vasto della musica italiana. "Mi ritorni in mente", "Non è Francesca", "Il mio canto libero", "Emozioni" e moltissimi altri capolavori sono divenute in pianta stabile colonna sonora agro-dolce di una Italia che attraversava un periodo storico difficile e pieno di conflitti sociali e politici. Un periodo d'oro e piuttosto fecondo dove i migliori cantanti e cantautori regalarono al paese autentici capolavori assoluti di musica di impegno sociale e politico. Anche Battisti fece egregiamente la sua parte con brani fra cui spicca "Giardini di Marzo" dove lo si sente cantare con fil di voce sofferta ma altrettanto vigoroso e imponente nel ritornello dove raccontava proprio il disagio giovanile alle prese con una rivoluzione politica e un distacco generazionale praticamente netto e doloroso, "…ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è.." sussurra come una desistenza, una rinuncia in una lotta frenetica a riordinare le proprie idee alla ricerca di una identità confusa e insicura. Il clamoroso successo di Lucio Battisti fu oltremodo amplificato dalle sue pochissime ma efficacissime presenze in televisione dove cantando con altri artisti di alto spessore come Mina e sottoponendosi ad interviste e domande in diretta poste da Renzo Arbore, Boncompagni e Red Ronnie conduttori e autentici mattatori televisivi e giornalistici di quegli anni, gli conferirono una altrettanta notorietà che l'artista dal carattere schivo e riservato e costantemente timido cominciò un po a soffrirne. Il 23 aprile del 1972 Battisti si esibisce con Mina in televisione nella trasmissione "Teatro 10" duettando in modo spettacolare alcuni suoi brani e scrivendo una pagina di alto livello artistico musicale a livello televisivo che rimarrà per sempre l'ultima sua apparizione pubblica a cui seguirono pubblicazione di nuovi album che mantennero l'alto livello artistico a cui ci si era abituati. Le generazioni a venire subirono e subiranno l'enorme contributo storico e antologico della musica di Battisti perchè parole e musica hanno da sempre riscaldato i cuori e proiettato la mente verso luoghi immaginari e sensazioni uniche dai mille sapori, dalle mille sfaccettature che il nostro paese può vantarsi d'esser stato culla di geni simili. C'è da credere sul serio che album "Una donna per amico" capolavoro uscito nel 1978 sia nelle collezioni dei vinili di ogni appassionato di musica di qualsiasi genere a livello nazionale. La collaborazione fra Battisti e Mogol finisce bruscamente nel 1980 dopo l'album "Una giornata uggiosa" per motivi legati a divergenze artistiche di carattere economico. Nello specifico sorse una divergenza sui diritti d'autore sin da sempre suddivisi un quarto per Battisti, un quarto per Mogol e la rimanente quota alla società editoriale Acqua Azzurra che però al suo interno Battisti stesso ne godeva del 40% e proprio questo fatto suscitò in Mogol la motivazione di principio per opporsi visto che lui è sempre stato l'autore dei brani che portarono Lucio Battisti al successo. Mogol stesso voleva cambiare e allineare le quote azionarie ma Battisti fece "orecchio da mercante" ponendo fine cosi ad un idillio storico artistico durato praticamente più di vent'anni. Solo due anni dopo nel 1982 Battisti pubblica un album spiazzante per i suoi fans abituati a tutt'altro. L'album "E Già" presenta sonorità elettroniche e massiccia presenza di sintetizzatori che proiettano l'artista verso sonorità ricche e appensantite da suoni melodici e arrangiamenti molto pop legate agli anni 80. Questa svolta fu frutto della nuova collaborazione di Battisti con il compositore Pasquale Panella con cui pubblicò altri 5 album successivi ma che non furono in realtà efficaci e riuscitissimi come i precedenti con Mogol ma furono apprezzati comunque da una fascia di estimatori più legati a generi musicali più complessi negli arrangiamenti e meno tradizionali per la musica leggera italiana. Nell'agosto del 1998 una notizia gela i fans italiani, Battisti è ricoverato in una clinica milanese. La famiglia non autorizza la diffusione dei bollettini medici e l'artista pochi giorni dopo, all'insaputa di tutti viene trasferito nel reparto di terapia intensiva dove spirerà il 9 Settembre divenendo in modo definitivo una icona assoluta della musica italiana.
L’artista Hannu Palosuo, finlandese ma cittadino di Roma, è stato invitato a realizzare un crocifisso per la cappella disegnata da Raffaele da Montelupo al Palazzo del Drago a Bolsena. Il Palazzo del Drago è un palazzo rinascimentale, costruito nel 1500.
L’inaugurazione della pala d’altare si terrà al Palazzo del Drago il 29 settembre. Allo stesso tempo, si apre una mostra di Palosuo “I Am Not What You See”, che sarà aperta per il pubblico il 29 settembre e dopo su appuntamento contattando l’artista, che sarà personalmente presente al Palazzo durante il fine settimana dal 29 settembre al 1 ottobre.
Il tema fondamentale della mostra è la memoria. “La memoria ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia ricerca artistica, anche perché è governata dal conflitto tra la vita e la morte, vale dire dall’idea della fine della condizione umana. Cosa ricordiamo, cosa non ricordiamo, come ricordiamo, perché ricordiamo, perché non ricordiamo e soprattutto come la memoria influenzi la quotidianità. Penso che sia proprio questa lotta perpetua a muovere il mio lavoro”, Palosuo spiega.
Nella mostra si vedono vari ritratti dove il viso delle persone è parzialmente coperto con un velo di bianco. “È da qualche anno che il ritratto e la vita vissuta dal soggetto e riflessa dalla persona ritratta sono entrati prepotentemente nel mio lavoro. Per me il ritratto è come uno specchio che riflette chi siamo e cosa siamo. Le persone nei ritratti ci raccontano qualcosa solo perché abbiamo sentito così tanto parlare di loro? E se la faccia dipinta nel ritratto fosse solo un’immagine vuota? O se fosse invece vuota la nostra memoria?” si chiede Palosuo. Comunque, non è solo la memoria personale ad interessare l’artista. ”Sono attratto anche dalla memoria dei luoghi. Sin dalla mia prima visita, il palazzo del Drago a Bolsena ha cominciato parlarmi. Un luogo che racchiude in sé la memoria di generazioni in esso vissute, in tanti livelli visibili e non. Inizialmente mi interessavano soprattutto le storie raccontate dalle mura e dai numerosi ritratti del palazzo, ma poco dopo ha cominciato ad affascinarmi l’idea che il palazzo non fosse stato costruito per una famiglia, ma per e da un ecclesiastico, il cardinale Tiberio Crispo.”
Con la mostra “I Am Not What You See” l’artista ha voluto confrontarsi, oltre che con il tema dei ritratti, con una pala d’altare, simbolo di mistero della fede, e come, attraverso la memoria della realtà umana diventi visibile, quasi toccabile. “Nel crocifisso che ho creato per la cappella disegnata da Raffaele da Montelupo, sono partito dal passo della Bibbia di Matteo 11:27 “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Con questo mio lavoro ho voluto riflettere come e a chi Dio voglia rivelare il suo vero volto. Quello che si vede e si percepisce, quello che non si vede ma si sente.”
Bagno di folla per una serata speciale andata in scena ieri sera a Colonna, paese dei Castelli Romani che ha accolto un evento dedicato al grande Lucio Battisti, nel venticinquesimo anniversario dalla sua scomparsa
Le tantissime persone che hanno riempito la piazza anche in occasione della sagra delle Pincinelle e dell’uva hanno applaudito la presenza del grande autore Mogol che ha voluto condividere il progetto con l’interprete Gianmarco Carroccia in una serata ricchissima di ‘Emozioni’.
Gremita di gente già dal tardo pomeriggio la piazza Vittorio Emanuele II con persone che hanno degustato i piatti tipici locali e dove alle 21 è iniziato il concerto: «Sono davvero orgoglioso- dice il sindaco di Colonna Fausto Giuliani – di avere avuto due ospiti d’eccezione per celebrare insieme l’intramontabile Battisti. La straordinaria presenza di Mogol ha davvero scaldato i cuori di tutti. Cerchiamo sempre di portare qualità e cultura in questa cittadina meravigliosa vicino Roma che merita di essere visitata è frequentata. Abbiamo chiesto al maestro Mogol di voler inserire la canzone “Arcobaleno” che abbiamo voluto dedicare al nostro Bruno, – Bruno Astorre Ndr. – il nostro amico che è venuto a mancare troppo presto ma che era anche Senatore della Repubblica e ha lasciato un vuoto immenso nelle nostre vite».
La vera star della serata è stato proprio Mogol che ha dato vita al progetto in tour “Emozioni” nato per valorizzare e diffondere le sue opere condivise con l’intramontabile Lucio Battisti.
A Colonna è stato sicuramente un grande evento, un’occasione per rivivere la magia di canzoni che hanno segnato la storia della musica.
Davvero interessanti i momenti in cui il più grande autore di testi della musica italiana ha raccontato i vari aneddoti e i passaggi salienti che hanno portato alla nascita di quei capolavori divenuti immortali.
Per tutto Gianmarco Carroccia ha saputo tenere il peso della grande responsabilità di interpretare il grandissimo Lucio Battisti che rimarrà sempre impresso nella memoria di generazione in generazione anche per il suo forte carisma interpretativo, la sua voce a volte graffiante, i suoi movimenti che erano all’unisono con le parole cantate e soprattutto la sua grande capacità di trasmettere grandi emozioni .
Carroccia ha iniziato a prendere lezioni di chitarra e ha continuato gli studi universitari presso la Sapienza di Roma, laureandosi in Management e diritto d’impresa. Il suo background traspariva sul palco ma si è fatto volere bene dal pubblico per i grandi sorrisi e umiltà trasmessi più che per la sua innegabile somiglianza con Battisti.
Carroccia ha partecipato a diversi concerti, tra cui il Festival di Castrocaro, dove ha iniziato a farsi conoscere. Si è distinto soprattutto per essere un allievo di Mogol e per aver interpretato alcune delle canzoni più note di Lucio Battisti. Dopo essersi laureato, ha fondato un’organizzazione chiamata SuoniEmotivi, di cui fanno parte anche altri due soci e suo fratello. In particolare, grazie alla collaborazione con Mogol, Carroccia ha ripercorso la biografia musicale di Battisti in diverse tappe in Italia per riproporre i brani del celebre cantante italiano.
Il primo vero successo di Gianmarco Carroccia è stato ottenuto all’età di 17 anni, quando si è esibito in pubblico davanti agli studenti e agli insegnanti della scuola che frequentava, l’istituto commerciale. Da quel momento, ha ottenuto sempre più consensi e ha continuato a dedicarsi alla musica con grande passione.
Non ha nascosto l’entusiasmo il primo cittadino Fausto Giuliani per aver ospitato Giulio Rapetti in arte Mogol che da tutti è spesso ricordato per il lungo e fortunato sodalizio con Lucio Battisti, ma il suo contributo alla cultura italiana attraverso la musica pop è stato ancora più ampio. Infatti, dai primissimi anni ’60 a tutt’oggi, vanta oltre millecinquecento canzoni pubblicate e grandissime collaborazioni tra cui Mango, un grande cantautore che Mogol ha ricordato ieri sera parlando di un legame particolare con “l’aldilà” e dei tanti arcobaleni visti e grandi amici persi.
Mogol ha condiviso la sua creatività con moltissimi artisti, fra cui Tony Renis, Gianni Bella, Morandi, Cocciante, Mango, Mina, Vanoni, Minghi; ma anche, Patty Pravo, Bruno Lauzi, Equipe 84, Dik Dik, PFM, Bobby Solo, Umberto Tozzi e persino Luigi Tenco, Renato Zero, Gigi D’Alessio, Rino Gaetano.
Ieri sera a Colonna ha fatto commuovere e gli applausi sono stati davvero moltissimi.
Una due giorni di concerti al convento di Santa Maria del Giglio a Bolsena con Punti di vista Aps. Si parte sabato 16 settembre, alle 18, con un pomeriggio dedicato ai canti delle tradizioni del world music. Si esibirà l’ensemble vocale “La cantastoria”, formato da Cristina Avenali, Angela Caratozzolo, Stefania Cesare, Giada Cirone, Jacqueline Fassero e Cosetta Lomele, in uno spettacolo vivace e fantasioso, un intreccio di canti, poesie e racconti, sul tema degli spiriti della natura.
In contemporanea si terrà la mostra fotografica di Cosetta Lomele dal titolo “Il paesaggio segreto – Conversazione con il mondo vivente”. Domenica 17 settembre, alle 17,30, spazio alla musica e al ballo con il concerto-spettacolo “El corazón al sur” del trio Manuela Carretta, danzatrice, Michele Pucci, chitarra flamenco, e Alberto Chicayban, chitarra e voce. Dalle 16, nel giardino del convento si svolgerà il mercato contadino con Comunità rurale diffusa. Patrocinati dalla Pro loco Bolsena, i due spettacoli sono con entrata a offerta consapevole.