Infiltrazioni della criminalità nella pubblica amministrazione: “La corruzione spuzza”


di Chiara Rai

 

Il libro «La corruzione spuzza» (Ed. Mondadori)" di Raffaele Cantone e Francesco Caringella è stato presentato anche a Campomarino (Taranto). La pubblicazione si prefigge di avvicinare il cittadino al tema della corruzione, di far comprendere quanto le “mazzette” possano danneggiare, nel lungo o breve periodo, anche il singolo cittadino.

L’evento, organizzato nello stabilimento balneare POSTO 9 di Commenda, lungo la costa salentina è stato moderato da Alessandro Galimberti giornalista de Il Sole 24 ore.
Al dibattito sono intervenuti uno degli autori del libro Francesco Caringella Consigliere di Stato, Eugenio Albamonte nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Maurizio Carbone sostituto procuratore presso la Procura di Taranto e nuovo segretario generale del CSM, Stefania Baldassari, dirigente della casa circondariale di Taranto. Tra le altre autorità presenti anche il prefetto Francesco Tagliente già Questore di Firenze e di Roma nonché Prefetto di Pisa.

Gli Autori Raffaele Cantone e Francesco Caringella, impegnati da oltre vent'anni come magistrati penali nell'azione di contrasto alla malattia del secolo, proseguono la loro battaglia dalle postazioni strategiche di presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, istituzioni chiamate a vigilare sulla legittimità e la correttezza degli atti e dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni.

Nel libro viene descritto come “la corruzione, grande o minuta che sia, entri ogni giorno nelle nostre case e ci renda più poveri. I soldi intascati dai corrotti significano opere pubbliche interminabili, edifici che crollano alla minima scossa di terremoto, malasanità, istruzione al collasso, cervelli in fuga, giustizia drogata, mancanza di investimenti stranieri, ambiente violentato, politica inquinata. È, quindi, un dovere civile rimboccarsi le maniche e lottare, con armi nuove ed efficaci. Le regole e il codice penale non bastano. Serve la prevenzione, legislativa, amministrativa e culturale. Ma serve, soprattutto, la ribellione indignata di ognuno di noi di fronte a quella «spuzza» di cui ha parlato papa Francesco nel suo indimenticabile discorso del 21 marzo 2015 davanti ai ragazzi di Scampia.

Il moderatore Alessandro Galimberti è stato molto abile nel far descrivere i giri vorticosi di favori, piaceri, collusioni che hanno coinvolto politici, burocrati, imprenditori. Dal dibattito è emerso che alla più accentuata pericolosità del fenomeno corruttivo non corrisponde, però, un'adeguata coscienza collettiva della necessità, etica e pratica, di reagire. “Un appalto pilotato, una licenza edilizia comprata, una sentenza truccata sembrano vicende che toccano i soldi pubblici, non le nostre finanze personali. E invece quel denaro rubato è anche nostro, perché la cosa pubblica è una ricchezza comune, e la sua gestione immorale danneggia tutti, privandoci di risorse, opportunità e prospettive”. 

 

L’Osservatore d’Italia ha voluto sentire le valutazioni del prefetto Tagliente, un Funzionario che ha sempre manifestato una particolare sensibilità per la iniziative antimafia e anticorruzione e alla luce dei recenti fatti di cronaca romana anche una acuta intuizione.
Da Questore di Roma infatti, Tagliente aveva avvertito il pericolo della criminalità organizzata e già nel 2011, promosse l’istituzione di un desk interforze tra magistrati e forze dell'ordine, per contrastarla più efficacemente a Roma . L'attivazione fu decisa il 28 0ttobre del 2011, dopo un vertice svoltosi presso la Procura organizzato procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della direzione distrettuale antimafia di Roma e presieduto da procuratore capo Giovanni Ferrara.
Da prefetto di Pisa, appena 16 giorni dopo il suo insediamento, ritenendo fortemente probabile, l’interesse delle associazioni criminali ad inserirsi in mondo sommerso e silente nel tessuto socio-economico pisano convocò una riunione di coordinamento allargata alla Magistratura fiorentina e pisana e alla DIA chiedendo di costituire presso la Procura della Repubblica un “desk interforze antimafia”.


Dott Tagliente, intanto quali sono le esigenze primarie dei cittadini e degli operatori economici in tema di sicurezza? Cosa chiedono alle Istituzioni?

“I cittadini e gli operatori economici chiedono alle Istituzioni, alle Amministrazioni e agli Enti, di essere garantiti nel diritto di essere e sentirsi sicuri. In particolare i titolari delle attività commerciali ed imprenditoriali rivendicano il diritto di investire sul territorio senza timore di subire condizionamenti ambientali o una concorrenza sleale”.
 

 

Perché ha pensato a un desk antimafia”?
“Perché sono convinto che un “desk antimafia” consenta un approccio investigativo più dinamico dei sistemi tradizionali, dove anche il “chiacchiericcio”, i semplici sospetti raccolti dagli organi di polizia, possono diventare materia di indagine.
Obiettivi del tavolo interforze, sono soprattutto il monitoraggio della presenza sul territorio delle mafie. Consente inoltre, di elaborare una strategia comune tra le forze dell’ordine, evitando così inutili sovrapposizioni nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie.
Può capitare che i sentito dire, i parlottii, i pettegolezzi, i chiacchiericci siano ritenuti insufficienti per una informativa di reato. Con il desk interforze antimafia più chiacchiere possono diventare un sospetto da non sottovalutare, in indizio utile alla Procura antimafia”.
Facendo riferimento al rischio di corruzione negli apparti amministrativi, è importante, Istituire un organo collegiale, per mettere a fattor comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate e sviluppare azioni congiunte finalizzate alla trasparenza, alla prevenzione delle possibili infiltrazioni della criminalità e dei fenomeni di corruzione nei vari settori degli apparati amministrativi.

 

Come fare ad ottenere risultati concreti?
Per attuare una efficace azione anticorruzione e antimafia, è necessario tenere presente l’esigenza di rispettare le competenze istituzionali e la possibilità di dare concreta attuazione alle misure che si propongono, tenendo conto degli strumenti giuridici offerti dall’Ordinamento. Oggi di antimafia, oltre alla Magistratura e alle Forze di Polizia, si occupano vari organismi governativi interforze.
Il contributo dell’Amministrazione comunale ai fini della lotta alla corruzione e alle mafie può essere decisivo, oltre che con il supporto alla magistratura e agli altri agli organismi governativi, con una azione diretta a prevenire ogni possibile forma di condizionamento degli amministratori locali, funzionari e impiegati comunali o addirittura di collegamenti diretti o indiretti degli stessi con la criminalità, nonché con più incisive misure per favorire la prevenzione e il contrasto di usura, gioco illegale, riciclaggio, traffico di stupefacenti e altre forme di illegalità.

 

E per una attività di prevenzione cosa potrebbero fare i Comuni?

I Sindaci delle città ritenute a rischio dovrebbero istituire un organo collegiale, un Desk anticorruzione e antimafia presieduto dal Sindaco o da un suo delegato, al fine di mettere a fattore comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate. Potrebbero così assicurare una più efficace prevenzione e al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nei vari settori commerciali ed imprenditoriali ritenuti sensibili, anche attraverso il continuo monitoraggio dei subentri e delle volture ripetute per la medesima licenza commerciale e con il monitoraggio degli appalti. Alle riunioni del Desk dovrebbero partecipare gli assessorati, i Dipartimenti, i Municipi, gli Enti e le Società partecipate che fanno capo al Comune, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e altri organismi di volta in volta ritenuti utili compresi i rappresentanti dei cittadini, nonché, in veste di consulente, un rappresentante dell’Avvocatura del comune.
Obiettivo del desk sarebbe quello di creare una rete che riduca il rischio di corruzione e gli appetiti della criminalità organizzata. Con la partecipazione e il coinvolgimento anche della comunità civile anche il chiacchiericcio (di chi ‘sente puzza di bruciato’” potrebbe rappresentare occasione di approfondimento. Si potrebbero valutare collegialmente anche i sospetti per segnalarli agli organi deputati a sviluppare le indagini. La sola conoscenza del ruolo del Desk anticorruzione potrebbe scoraggiare gli appetiti della criminalità”