Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
a cura della Dottoressa Francesca Bertucci, Psicologa e Mediatore familiare
ADHD (o la sua traduzione italiana DDAI) è la più recente etichetta diagnostica utilizzata per descrivere una popolazione eterogenea e vasta di bambini che presentano una serie di problemi, legati principalmente alle difficoltà a mantenere l’attenzione, a controllare il movimento e gli impulsi.
La disattenzione si manifesta come difficoltà evidente del bambino, rispetto ai suoi coetanei, a concentrarsi e a mantenere l’attenzione su uno stesso compito, soprattutto in tutte quelle attività che richiedono uno sforzo mentale prolungato. Il soggetto si lascia facilmente distrarre da stimoli esterni (rumori occasionali…), ma anche interni (i propri pensieri). Chi soffre di questo disturbo non è totalmente incapace di prestare attenzione, anzi, tende a focalizzarsi su qualunque cosa catturi il suo interesse. Tuttavia è necessario che vi sia un alto livello di interesse e di stimolazione prima che la persona possa attivare l’attenzione.
La seconda caratteristica, che può essere associata o meno al problema di attenzione, è l’iperattività, cioè un eccessivo livello di attività motoria e/o vocale. Il bambino manifesta continua agitazione, difficoltà a rimanere seduto e fermo al proprio posto, è sempre in movimento sia a scuola sia a casa, durante i compiti e il gioco. Salta continuamente da un’attività all’altra o fa più cose contemporaneamente.
La terza caratteristica è l’impulsività che si evidenzia nella difficoltà da parte del bambino ad attendere il proprio turno, a rispettare le regole nel gioco e nella tendenza a rispondere precipitosamente alla domande, spesso ancor prima che vengano completate. La distraibilità, la disorganizzazione, i problemi relazionali con i coetanei, l’inabilità nel pianificare e nell’anticipare le conseguenze delle proprie azioni, dipendono tutti dal fondamentale problema di non essere in grado di aspettare.
L’ADHD non è una malattia ma è un disturbo a base neurobiologica, ossia una predisposizione a sviluppare determinati comportamenti. Quando si parla di predisposizione significa che l’ambiente in cui vivono può fare molto per esasperare o attenuare i comportamentI di tali bambini.
Qual’è la differenza tra un bambino “vivace” e uno che soffre di disturbo da deficit di attenzione e iperattività?
Molti bambini, soprattutto in età prescolare e scolare, possono presentare i comportamenti sopra descritti. Correre, saltare, arrampicarsi, avere difficoltà a concentrarsi, a mantenere l’attenzione su un compito e rispondere impulsivamente sono le caratteristiche dei bambini in età evolutiva. C’è però una differenza significativa, è vero che tutti i bambini mettono in atto comportamenti “disturbanti” occasionalmente, in alcune circostanze o in seguito a periodi familiari difficili o ad eventi stressanti, ma se c’è un disturbo Il soggetto con ADHD è quello in cui la vivacità, la disattenzione e l’impulsività sono eccessive, d’ intensità e frequenza tali da determinare una grave interferenza nella qualità della sua vita e nel suo percorso evolutivo. I comportamenti problematici sono costanti e persistenti ovunque e si attenuano solo in alcune occasioni o con alcuni stimoli. Viceversa, deve essere chiaro che non si può parlare di disturbo da deficit di attenzione/iperattività se i sintomi non determinano una significativa compromissione funzionale.
Come intervenire?
È importante intervenire quanto prima per aiutare i bambini a saper gestire la capacità di autocontrollo e di concentrazione. I bambini ADHD possono avere un’intelligenza assolutamente nella norma ma con uno stile di apprendimento diverso dagli altri. Fanno molta fatica a stare fermi e questo può creare loro dei problemi, soprattutto in classe o in quei contesti sociali in cui ci si aspetti che stiano seduti e composti. Inoltre, la disorganizzazione fa sì che spesso possano dimenticare l’occorrente per la lezione, o addirittura in alcuni casi possono dimenticare ciò che stanno facendo. Questo purtroppo, porta gli altri ad identificarli come menefreghisti o scansafatiche e vengono addirittura puniti per questo.
La punizione non è una soluzione, la cosa importante è fornire strumenti che compensino il loro deficit in modo che possano essere messi in condizioni per loro favorevoli ai fini dell’apprendimento stesso. Inoltre, puntare sul positivo per potenziare la loro autostima, evitando di sottolineare gli insuccessi, soprattutto se dovuti alla problematica specifica dei bambini ADHD. Aumentare l’autostima è un aspetto fondamentale per aumentare la loro disponibilità ad essere guidati.
Spesso diventa difficile concentrarsi sulle loro caratteristiche positive, perché avere a che fare con questo tipo di bambini significa sperimentare sentimenti di frustrazione, rabbia o senso di colpa, ma è importante accettare che molti dei loro comportamenti fastidiosi e/o inadeguati al contesto non sono intenzionali.
L’altro aspetto importante sono le emozioni . Infatti, la capacità di autoregolarsi dei bambini con ADHD è notoriamente poco sviluppata e non interessa solo l'attenzione e i comportamenti ma anche le proprie emozioni. Sono emotivamente più reattivi degli altri quando provano emozioni sgradevoli (si arrabbiano più facilmente/rapidamente degli altri); sono meno capaci di regolare ed inibire le emozioni durante lo svolgimento di azioni finalizzate, ad esempio hanno difficoltà ad aspettare il proprio turno di parola e facilmente si arrendono di fronte agli ostacoli e tendono a cercare altre attività più gratificanti; sono meno empatici o abili a comprendere gli altri, a capire che agiscono sulla base di pensieri ed emozioni diverse dalle proprie. Ad esempio, quando giocano con gli altri bambini fanno fatica a mettersi nei panni degli altri e tendono ad imporre le loro scelte o agiscono in modo impulsivo, senza pensare.
Il primo passo da effettuare è quello di proporre una serie di attività da fare a casa o in classe, che lo aiuteranno a riconoscere meglio le sue emozioni e a gestirle in modo adeguato.
Infine, è importante fornire un aiuto alle famiglie che abbia i seguenti obiettivi:
• dare informazioni corrette sul disturbo e sulle strategie da utilizzare;
• offrire uno spazio per discutere e analizzare i comportamenti dei bambini ADHD;
• proporre ai genitori strategie di gestione del comportamento dei loro figli;
• favorire un cambiamento nella relazione genitori-figli.
Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa – Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.centropsicologiacastelliromani.it
piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 ALBANO LAZIALE
Correlati