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Iron Harvest Complete Edition, la guerra con i Mech sbarca anche su console

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Iron Harvest Complete Edition, versione estesa e rifinita dell’RTS sviluppato dal team King Art Games e basato sulle avvincenti opere di Jakub Rozalsk, è finalmente arrivato anche su console. Il lancio avvenuto a un anno abbondante di distanza rispetto a quello su PC, dove Iron Harvest è disponibile dal settembre del 2020, permette finalmente anche ai possessori di Xbox e PlayStation di mettere le mani sopra questo videogame strategico dall’indiscusso fascino. Questa versione rifinita e aggiornata della produzione è dotata non solo di tutti i vari miglioramenti usciti dallo scorso settembre a oggi, ma anche di due sostanziosi contenuti aggiuntivi. Il primo prende il nome di Rusviet Revolution e racconta, attraverso quattro nuove mappe per giocatore singolo, le vicende di Rasputin all’interno del titolo di King Art Games, mentre il secondo, ossia Operation Eagle, è decisamente più sostanzioso ed espande di molto sia l’impianto narrativo che quello ludico del gioco grazie all’introduzione di una ulteriore fazione con cui giocare. Ma partiamo dall’inizio: La storia raccontata in questo videogame, è ambientata nel 1920 in un mondo dove la tecnologia ha fatto passi da gigante dal termine del conflitto andando a permettere la costruzione di gigantesche macchine da guerra chiamate Mech che permettono di affrontare la guerra in modi nuovi e diversi. La trama vede coinvolte tre nazioni fittizie ma palesemente ispirate a popoli realmente esistenti. La “Polania” viene invasa dai Rusviet, e successivamente entra in campo anche l’impero di Sassonia e la lontana Usonia. Le interazioni tra queste fazioni vengono raccontate nell’arco di campagne che raccontano una storia piuttosto interessante che coinvolge la ricerca di tecnologie segrete di Nikola Tesla e le azioni di un gruppo che vuole sovvertire la stabilità internazionale per il proprio guadagno personale. Non è nulla che non si sia già visto ma la chimica tra i vari personaggi e la recitazione aiutano ad appassionarsi a quanto sta avvenendo su schermo. Il comparto poi, almeno durante la nostra prova su Xbox Series X, è estremamente convincente: le unità sono ben animate e i mech riescono davvero a trasmettere quell’incertezza nel procedere di macchine da guerra di prima generazione miste alla potenza intrinseca tipica di una macchina da guerra che cammina su due piedi. La presenza di eroi, un gran numero di unità, e un interessante sistema di combinazione tra potenza di fuoco e tipi di corazza fa si che sebbene si tratti di uno strategico in tempo reale l’utilizzo di strategie anche piuttosto complesse sia necessario. I mech stessi sono unità molto potenti ma anche estremamente costose. Hanno il vantaggio sulla fanteria, ma sono caratterizzati dall’avere una corazzatura più debole sul retro e questo permette se si posizionano i propri soldati in modo intelligente, magari sfruttando anche coperture, di avere la meglio con la superiorità tattica se non quella di potenza di fuoco.

Come vi abbiamo già detto, in Iron Harvest sono presenti diverse fazioni con cui potersi divertire: Polania, Sassonia, Rusviet e Usonia. Scegliendo di prendere le parti della Polania ci si troverà con tutta una serie di unità dedite al combattimento a distanza e alle azioni di gioco veloci, dotate di scarsi punti vita ma dal recupero celere. Il tutto unito a degli edifici con un costo maggiormente ridotto rispetto alla concorrenza, che rendono la Polania la fazione perfetta per uno stile di gioco mordi e fuggi. La Sassonia è invece una civiltà diametralmente opposta, dai ritmi lenti e compassati ma dall’incredibile potenza di fuoco. Una macchina bellica che tarda a carburare, ma che una volta entrata a pieni giri è in grado di rivelarsi una spina nel fianco anche per il più navigato degli strateghi. I Rusviet danno invece il meglio di sé negli scontri ravvicinati e proponendosi come la fazione più adeguata a dare filo da torcere a nemici arroccati nelle proprie postazioni. Nella versione per console è presente anche Usonia, la fazione aggiunta più recentemente nella versione per Pc. Tale nazione (ovviamente ispirata agli Stati Uniti), essa esiste come una nazione indipendente, lontana dall’Europa dalla quale è divisa dall’oceano. Sebbene il loro sistema di governo non sia specificamente menzionato, probabilmente vivono sotto una repubblica costituzionale. Consiste di una porzione importante del continente nordamericano. Il loro simbolo è la testa di un’aquila circondata da stelle, che è ben visibile sul petto della loro uniforme militare. Alcune delle loro unità, tuttavia, sventolano bandiere di battaglia di una singola, grande stella bianca. Ciò che si sa delle loro tattiche o armi è che sembrano avere la capacità industriale e militare di eguagliare le potenze europee. Usonia possiede grandi dirigibiliarmati simili a mech che non esistono tra le fazioni attualmente rivelate di Europa. Le unità usoniane enfatizzano la potenza di fuoco a raffica pesante – con unità che possono scatenare devastanti raffiche iniziali di area di effetto. I loro bunker possono essere potenziati per far cadere la fanteria direttamente sul campo di battaglia, migliorando la loro enfasi sulle tattiche di reazione rapida. Nonostante questi vantaggi, le tattiche usoniane tendono a trascurare la resistenza; mancano di unità con il tipo di armatura pesante e la loro dipendenza dai danni da scoppio a volte può metterli in situazioni vulnerabili. Apparentemente consapevoli di questa debolezza, possono in qualche modo mitigare questo con una rapida riparazione sul campo in prima linea tramite le esotute Ward. Sebbene King Art Games si sia quindi limitata a queste sole fazioni per il proprio Iron Harvest, è innegabile come sia riuscita a inglobare in esse quattro differenti anime di gioco, andando così a comporre un piatto magari non troppo ricco sul piano contenutistico, ma sicuramente efficace e, alla fine dei conti, tutto sommato anche equilibrato. La peculiare scacchiera pianificata dallo studio tedesco è protagonista anche di ben tre differenti campagne, una per ognuna delle diverse fazioni in gioco. A rendere particolarmente intrigante tale componente narrativa, che si fregia di una sinossi discretamente interessante e di missioni sempre diverse e accattivanti, è poi il fatto che è dotata di tutta una serie di cutscene dedicate e non ricavate meramente dal motore di gioco. Le missioni della campagna sono ben strutturate, spesso accompagnate da un’analisi tattica della mappa di gioco e da obiettivi dinamici che si modificano andando avanti nel conflitto. Una missione che inizia semplicemente con la necessità di andare in un luogo, o avvertire qualcuno, può rapidamente trasformarsi in una battaglia epica per la difesa strenua di un obiettivo. Non mancano inoltre obiettivi secondari da raggiungere che possono offrire ricompense che aiutano a occuparsi della missione principale. In generale la struttura tecnica della campagna è assolutamente convincente. C’è da dire che le missioni però, come già accennato, sono piuttosto lunghe e articolate. Se si termina la campagna o si vuole fare pratica in scontri privi di trama si possono creare degli scontri online o contro i bot fino a sei giocatori scegliendo le fazioni coinvolte, il livello dell’intelligenza artificiale dei bot e alcuni parametri come darsi volontariamente degli handicap come un malus alla salute delle proprie unità. Abbiamo trovato questa modalità piuttosto divertente e un buon modo per acquisire familiarità coi meccanismi di gioco, quindi consiglio di farci un paio di partite anche se l’interesse è soprattutto per la campagna principale. Una terza modalità di gioco sono le “sfide”, che mettono il giocatore in situazioni obiettivamente difficili e danno un punteggio al termine a seconda di quanto bene si riesce a superare la missione. Anche in questo caso è possibile complicarsi la vita con l’aggiunta di malus e penalità assortite.

Iron Harvest nel suo gameplay e nelle meccaniche ricorda molto Company of Heroes, titolo che ogni appassionato del genere ha sicuramente ben chiaro. Le somiglianze sono evidenti sin dai primi minuti di gioco, un po’ per l’interfaccia e un po’ per lo stile di gioco, soprattutto per la meccanica della copertura; ovvero, muovere le unità vicino a dei ripari come muretti, recinzioni, oppure i classici sacchi di sabbia, conta come bonus alla difesa. La mappa di gioco è disseminata di punti di controllo che se conquistati garantiscono risorse, ferro oppure petrolio, necessarie alla costruzione del proprio esercito. Gli edifici per la produzione di truppe sono tre: Quartier generale (fanteria base), Caserma (fanteria specializzata), e Officina (Mech). Mentre nella campagna ci sarà un largo uso della fanteria, soprattutto nelle prime missioni in cui i Mech non sono ancora disponibili, per quanto riguarda il multiplayer tendenzialmente si passerà direttamente alla produzione di Mech nella maggior parte dei casi. La fanteria offre una meccanica interessante: ogni unità ha la possibilità di cambiare ruolo velocemente sul campo semplicemente raccogliendo i resti di un’altra unità diversa o raccogliendo equipaggiamento diverso da quello predefinito. Il livelllo di realismo però è molto alto e ovviamente quando si ha a che fare con i mech anche la fanteria equipaggiata con piccoli cannoni anti-macchine, in realtà viene spazzata via piuttosto velocemente se non si gioca d’astuzia. Per quanto riguarda la produzione dei robot, ci teniamo a sottolineare che in Iron Harvest non basta non basta creare Mech pesanti a ripetizione per poter vincere la battaglia, ma serve sempre il supporto di Mech medi e artiglieria, con genieri al seguito per le riparazioni. Bisogna insomma creare una forza di attacco mista per poter avere la meglio, e questo è senz’altro un pregio che va riconosciuto al titolo e che lo rende un RTS degno di nota. Dal punto di vista strettamente estetico, Iron Harvest è una gioia sia per gli occhi che per le orecchie. King Art Games è infatti saggiamente riuscita a trasportare nel titolo l’incredibile potenza visiva delle opere di Jakub Rozalsk, restituendoci delle ambientazioni vive e curate. A concorrere alla riuscita di tale scenario è poi un comparto audio decisamente all’altezza, sia per quanto riguarda la soundtrack che gli effetti sonori. Tirando le somme, il titolo del team King Art Games è un prodotto che, nonostante la sua natura per Pc, è assolutamente in grado di offrire tante ore di divertimento, ma soprattutto riesce a convinvere e ad appassionare sia gli amanti del genere che i neofiti.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro:9

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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