Iron Harvest Complete Edition, la guerra con i Mech sbarca anche su console

Iron Harvest Complete Edition, versione estesa e rifinita dell’RTS sviluppato dal team King Art Games e basato sulle avvincenti opere di Jakub Rozalsk, è finalmente arrivato anche su console. Il lancio avvenuto a un anno abbondante di distanza rispetto a quello su PC, dove Iron Harvest è disponibile dal settembre del 2020, permette finalmente anche ai possessori di Xbox e PlayStation di mettere le mani sopra questo videogame strategico dall’indiscusso fascino. Questa versione rifinita e aggiornata della produzione è dotata non solo di tutti i vari miglioramenti usciti dallo scorso settembre a oggi, ma anche di due sostanziosi contenuti aggiuntivi. Il primo prende il nome di Rusviet Revolution e racconta, attraverso quattro nuove mappe per giocatore singolo, le vicende di Rasputin all’interno del titolo di King Art Games, mentre il secondo, ossia Operation Eagle, è decisamente più sostanzioso ed espande di molto sia l’impianto narrativo che quello ludico del gioco grazie all’introduzione di una ulteriore fazione con cui giocare. Ma partiamo dall’inizio: La storia raccontata in questo videogame, è ambientata nel 1920 in un mondo dove la tecnologia ha fatto passi da gigante dal termine del conflitto andando a permettere la costruzione di gigantesche macchine da guerra chiamate Mech che permettono di affrontare la guerra in modi nuovi e diversi. La trama vede coinvolte tre nazioni fittizie ma palesemente ispirate a popoli realmente esistenti. La “Polania” viene invasa dai Rusviet, e successivamente entra in campo anche l’impero di Sassonia e la lontana Usonia. Le interazioni tra queste fazioni vengono raccontate nell’arco di campagne che raccontano una storia piuttosto interessante che coinvolge la ricerca di tecnologie segrete di Nikola Tesla e le azioni di un gruppo che vuole sovvertire la stabilità internazionale per il proprio guadagno personale. Non è nulla che non si sia già visto ma la chimica tra i vari personaggi e la recitazione aiutano ad appassionarsi a quanto sta avvenendo su schermo. Il comparto poi, almeno durante la nostra prova su Xbox Series X, è estremamente convincente: le unità sono ben animate e i mech riescono davvero a trasmettere quell’incertezza nel procedere di macchine da guerra di prima generazione miste alla potenza intrinseca tipica di una macchina da guerra che cammina su due piedi. La presenza di eroi, un gran numero di unità, e un interessante sistema di combinazione tra potenza di fuoco e tipi di corazza fa si che sebbene si tratti di uno strategico in tempo reale l’utilizzo di strategie anche piuttosto complesse sia necessario. I mech stessi sono unità molto potenti ma anche estremamente costose. Hanno il vantaggio sulla fanteria, ma sono caratterizzati dall’avere una corazzatura più debole sul retro e questo permette se si posizionano i propri soldati in modo intelligente, magari sfruttando anche coperture, di avere la meglio con la superiorità tattica se non quella di potenza di fuoco.

Come vi abbiamo già detto, in Iron Harvest sono presenti diverse fazioni con cui potersi divertire: Polania, Sassonia, Rusviet e Usonia. Scegliendo di prendere le parti della Polania ci si troverà con tutta una serie di unità dedite al combattimento a distanza e alle azioni di gioco veloci, dotate di scarsi punti vita ma dal recupero celere. Il tutto unito a degli edifici con un costo maggiormente ridotto rispetto alla concorrenza, che rendono la Polania la fazione perfetta per uno stile di gioco mordi e fuggi. La Sassonia è invece una civiltà diametralmente opposta, dai ritmi lenti e compassati ma dall’incredibile potenza di fuoco. Una macchina bellica che tarda a carburare, ma che una volta entrata a pieni giri è in grado di rivelarsi una spina nel fianco anche per il più navigato degli strateghi. I Rusviet danno invece il meglio di sé negli scontri ravvicinati e proponendosi come la fazione più adeguata a dare filo da torcere a nemici arroccati nelle proprie postazioni. Nella versione per console è presente anche Usonia, la fazione aggiunta più recentemente nella versione per Pc. Tale nazione (ovviamente ispirata agli Stati Uniti), essa esiste come una nazione indipendente, lontana dall’Europa dalla quale è divisa dall’oceano. Sebbene il loro sistema di governo non sia specificamente menzionato, probabilmente vivono sotto una repubblica costituzionale. Consiste di una porzione importante del continente nordamericano. Il loro simbolo è la testa di un’aquila circondata da stelle, che è ben visibile sul petto della loro uniforme militare. Alcune delle loro unità, tuttavia, sventolano bandiere di battaglia di una singola, grande stella bianca. Ciò che si sa delle loro tattiche o armi è che sembrano avere la capacità industriale e militare di eguagliare le potenze europee. Usonia possiede grandi dirigibiliarmati simili a mech che non esistono tra le fazioni attualmente rivelate di Europa. Le unità usoniane enfatizzano la potenza di fuoco a raffica pesante – con unità che possono scatenare devastanti raffiche iniziali di area di effetto. I loro bunker possono essere potenziati per far cadere la fanteria direttamente sul campo di battaglia, migliorando la loro enfasi sulle tattiche di reazione rapida. Nonostante questi vantaggi, le tattiche usoniane tendono a trascurare la resistenza; mancano di unità con il tipo di armatura pesante e la loro dipendenza dai danni da scoppio a volte può metterli in situazioni vulnerabili. Apparentemente consapevoli di questa debolezza, possono in qualche modo mitigare questo con una rapida riparazione sul campo in prima linea tramite le esotute Ward. Sebbene King Art Games si sia quindi limitata a queste sole fazioni per il proprio Iron Harvest, è innegabile come sia riuscita a inglobare in esse quattro differenti anime di gioco, andando così a comporre un piatto magari non troppo ricco sul piano contenutistico, ma sicuramente efficace e, alla fine dei conti, tutto sommato anche equilibrato. La peculiare scacchiera pianificata dallo studio tedesco è protagonista anche di ben tre differenti campagne, una per ognuna delle diverse fazioni in gioco. A rendere particolarmente intrigante tale componente narrativa, che si fregia di una sinossi discretamente interessante e di missioni sempre diverse e accattivanti, è poi il fatto che è dotata di tutta una serie di cutscene dedicate e non ricavate meramente dal motore di gioco. Le missioni della campagna sono ben strutturate, spesso accompagnate da un’analisi tattica della mappa di gioco e da obiettivi dinamici che si modificano andando avanti nel conflitto. Una missione che inizia semplicemente con la necessità di andare in un luogo, o avvertire qualcuno, può rapidamente trasformarsi in una battaglia epica per la difesa strenua di un obiettivo. Non mancano inoltre obiettivi secondari da raggiungere che possono offrire ricompense che aiutano a occuparsi della missione principale. In generale la struttura tecnica della campagna è assolutamente convincente. C’è da dire che le missioni però, come già accennato, sono piuttosto lunghe e articolate. Se si termina la campagna o si vuole fare pratica in scontri privi di trama si possono creare degli scontri online o contro i bot fino a sei giocatori scegliendo le fazioni coinvolte, il livello dell’intelligenza artificiale dei bot e alcuni parametri come darsi volontariamente degli handicap come un malus alla salute delle proprie unità. Abbiamo trovato questa modalità piuttosto divertente e un buon modo per acquisire familiarità coi meccanismi di gioco, quindi consiglio di farci un paio di partite anche se l’interesse è soprattutto per la campagna principale. Una terza modalità di gioco sono le “sfide”, che mettono il giocatore in situazioni obiettivamente difficili e danno un punteggio al termine a seconda di quanto bene si riesce a superare la missione. Anche in questo caso è possibile complicarsi la vita con l’aggiunta di malus e penalità assortite.

Iron Harvest nel suo gameplay e nelle meccaniche ricorda molto Company of Heroes, titolo che ogni appassionato del genere ha sicuramente ben chiaro. Le somiglianze sono evidenti sin dai primi minuti di gioco, un po’ per l’interfaccia e un po’ per lo stile di gioco, soprattutto per la meccanica della copertura; ovvero, muovere le unità vicino a dei ripari come muretti, recinzioni, oppure i classici sacchi di sabbia, conta come bonus alla difesa. La mappa di gioco è disseminata di punti di controllo che se conquistati garantiscono risorse, ferro oppure petrolio, necessarie alla costruzione del proprio esercito. Gli edifici per la produzione di truppe sono tre: Quartier generale (fanteria base), Caserma (fanteria specializzata), e Officina (Mech). Mentre nella campagna ci sarà un largo uso della fanteria, soprattutto nelle prime missioni in cui i Mech non sono ancora disponibili, per quanto riguarda il multiplayer tendenzialmente si passerà direttamente alla produzione di Mech nella maggior parte dei casi. La fanteria offre una meccanica interessante: ogni unità ha la possibilità di cambiare ruolo velocemente sul campo semplicemente raccogliendo i resti di un’altra unità diversa o raccogliendo equipaggiamento diverso da quello predefinito. Il livelllo di realismo però è molto alto e ovviamente quando si ha a che fare con i mech anche la fanteria equipaggiata con piccoli cannoni anti-macchine, in realtà viene spazzata via piuttosto velocemente se non si gioca d’astuzia. Per quanto riguarda la produzione dei robot, ci teniamo a sottolineare che in Iron Harvest non basta non basta creare Mech pesanti a ripetizione per poter vincere la battaglia, ma serve sempre il supporto di Mech medi e artiglieria, con genieri al seguito per le riparazioni. Bisogna insomma creare una forza di attacco mista per poter avere la meglio, e questo è senz’altro un pregio che va riconosciuto al titolo e che lo rende un RTS degno di nota. Dal punto di vista strettamente estetico, Iron Harvest è una gioia sia per gli occhi che per le orecchie. King Art Games è infatti saggiamente riuscita a trasportare nel titolo l’incredibile potenza visiva delle opere di Jakub Rozalsk, restituendoci delle ambientazioni vive e curate. A concorrere alla riuscita di tale scenario è poi un comparto audio decisamente all’altezza, sia per quanto riguarda la soundtrack che gli effetti sonori. Tirando le somme, il titolo del team King Art Games è un prodotto che, nonostante la sua natura per Pc, è assolutamente in grado di offrire tante ore di divertimento, ma soprattutto riesce a convinvere e ad appassionare sia gli amanti del genere che i neofiti.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro:9

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise