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Economia e Finanza

Irpef: taglio già in manovra ma dal 2018

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Tempo di lettura 4 minuti Nel programma di Vespa il ministro Padoan ha sottolineato che “Molti capitali sono già rientrati”

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di Angelo Barraco
 
Roma – Sul fronte Irpef sembra che le cose si stiano muovendo concretamente poiché per il 2018 scatterebbe il taglio, esattamente come l’Ires. Il nodo principale rimane quello delle coperture che sarebbero da individuare nella legge di bilancio per il 2017, anche se la riduzione delle tasse diventa operativa l’anno dopo. Il taglio è in agenda per il 2018 ma potrebbe essere già indicato poiché ogni manovra copre un arco temporale triennale. Per il taglio dell’Ires, che fu annunciato l’anno scorso, si è utilizzato lo stesso meccanismo e le risorse per coprire la riduzione sono state scontate a bilancio. Pier Carlo Padoan aveva già indicato questa possibilità a giugno, nella trasmissione Porta a Porta, dove ha confermato pochi giorni fa che non vi sono margini per anticipare l’azine al 2017 e aveva inoltre spiegato “possiamo in ogni legge di stabilita' decidere di far scattare da subito" tagli di tasse "oppure annunciare credibilmente un taglio di tasse che entrerà in vigore un po' più avanti”. Nel programma di Vespa il ministro Padoan ha sottolineato che “Molti capitali sono già rientrati” e  “Spero di poter recuperare un po' meno di 4 miliardi”. Ha aggiunto inoltre che “I contratti a livello aziendale devono essere sostenuti, sono fonte di crescita della produttività, della competitività e del reddito dei lavoratori” e in merito al suo rapporto con Renzi ha detto “La giacca non gliela tiro mai perché spesso quando ci vediamo non ce l'ha, ma posso citare lo stesso presidente del consiglio. Alla domanda se qualcuno gli ha fatto mai cambiare idea, ha detto che io l'ho convinto a far scendere il deficit anziché a farlo salire”. Investimenti, produttività, competitività sono quelli che secondo Padoan sono i pilastri che costituiscono la manovra del 2017 e l’obiettivo prioritario resta quello di ridurre la pressione fiscale. Il Governo pensa anche al Welfare e alle pensioni, puntando all’anticipo pensionistico di 3 anni e 7 mesi, che sarà gratis per le categorie che si trovano in difficoltà ovvero: disabili, disoccupati. Vi è la categorie dei precoci e usuranti, che avranno vantaggi nell’uscita dal lavoro; ricongiunzioni, lo stanziamento di nuovi fondi per la lotta al fenomeno della povertà, si pensa alla riproposizione del bonus bebè e garantire agevolazioni per il terzo e il quarto figlio. Il Governo inoltre ripete che non aumenteranno le tasse e che non scatteranno i 15 miliardi di euro di Iva; la manovra del 2016 ha inoltre previsto e finanziato il taglio dal 27,5% al 24% dell’Ires con 3 miliardi di euro. 
 
Renzi, nel maggio del 2016, scriveva su Twitter e Facebook il seguente post in merito all’Irpef “Abbiamo iniziato con gli 80 euro. L'ideale sarebbe ridurre le fasce Irpef, che sono cinque. Nel programma del centrosinistra 2013 c'erano due sole aliquote. Alla fine dovremo trovare il modo di avere quattrini su questo. Spero che riusciremo a farlo”. Un messaggio che il 10 settembre trova risposta nelle parole nel capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta “Tutti ricordiamo la determinazione con la quale Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e l'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vollero ad ogni costo questa legge elettorale. La disegnarono ad immagine e somiglianza del loro Partito democratico che aveva sfondato, alle elezioni europee, il muro del 40% grazie alla mancia propagandistica degli 80 euro. Tutti ricordiamo la storia dell'Italicum, le violenze inflitte al Parlamento, le sedute fiume e quelle notturne, le fiducie. Il governo ha imposto questa legge elettorale e l'ha sempre difesa a spada tratta. Adesso il premier mai eletto sembra aver cambiato idea, cambiato rotta. Da giorni fa dichiarazioni di apertura, alla sua minoranza interna al Pd, per modificare il sistema di voto. Povero Renzi. Davvero un uomo senza dignità. Sarebbe capace di qualunque giravolta pur di restare attaccato alla poltrona”. Il Codacons intanto preme sul fatto che il Governo deve impegnarsi nell’anticipare al 2017 la riduzione dell’Irpef e il presidente Carlo Rienzi commenta così la notizia “In un momento in cui i consumi delle famiglie sono moribondi, le vendite non ripartono, l’industria soffre e la fiducia degli italiani e delle imprese continua a calare, anticipare il taglio dell’Irpef al 2017 rappresenta l’unica scelta sensata, In tal modo si darebbe nuovo impulso alla domanda interna aiutando concretamente i cittadini, e si accelererebbe quella ripresa economica di cui si sono perse le tracce nel nostro paese. Le risorse possono essere trovate eliminando la pioggia di bonus voluta dal Premier Renzi, bonus e incentivi concessi spesso senza criterio, con provvedimenti utili al Governo sul fronte dell’immagine ma poco efficaci sotto il profilo economico e della ripresa”. Ma la politica di oggi è tanto presente quanto fastidiosa nella vita degli italiani come la carie ai denti, onnipresente come il mal di testa della sera dopo una giornata di duro lavoro e si fa sentire quando il popolo vorrebbe comodamente godere dei sacrifici ottenuti attraverso il duro lavoro. Ciò però non è possibile e allora le bocche che enunciano paroloni attraverso i bei salotti televisivi, decantando buoni propositi come fossero bombe in trincea, mirano al popolo che comodamente la domenica si raccoglie e fanno a gara a chi la spara più grossa, sperando di raccogliere consensi per portare l’acqua al proprio mulino. Le riduzioni, i tagli mirati alle agevolazione per favorire i cittadini, sono promesse da marinaio che fanno i politicanti di oggi ormai da tanti anni per anestetizzare un popolo passivo e incapace di reagire alle becere illusioni propinate senza ritegno come siringate di glucosio per raccattare voti e consensi alle elezioni.  Come dimenticare le solenni ed eclatanti promesse di Silvio Berlusconi risalenti al novembre 2004 in cui prometteva mari e monti in merito al taglio dell’Irpf “determinato a portare avanti il piano di riduzione delle tasse e, in particolare, dell'Irpef a partire dal 2005” e il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi puntualizzò quanto detto dal Cavaliere “Ho trovato Berlusconi molto sereno, ma anche determinato. È convinto di dover procedere nella direzione da sempre indicata: iniziare un percorso di diminuzione e di abbattimento della pressione fiscale a partire dal 2005 anche per quanto riguarda l'Irpef, per ridurre l'invadenza dello Stato e accrescere la libertà dei cittadini e delle famiglie”. Un paese dove le parole servono a poco e contano poco. 

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Economia e Finanza

Occupazione in crescita nel secondo trimestre: ISTAT registra numeri record, ma emergono sfide nel mercato del lavoro

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Il tasso di occupazione raggiunge livelli storici, ma si osserva una flessione nel lavoro a termine e un aumento dei costi del lavoro

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, il mercato del lavoro italiano ha registrato segnali di crescita significativi nel secondo trimestre del 2024. Gli occupati sono aumentati di 124mila unità (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, trainati dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,9%) e dei lavoratori indipendenti (+0,7%). Tuttavia, è emerso un calo dei dipendenti a termine, scesi del -1,9%.

Il tasso di occupazione ha raggiunto un record storico del 62,2% (+0,2 punti), il più alto mai registrato nelle serie storiche trimestrali dell’ISTAT. Parallelamente, il tasso di disoccupazione è sceso al 6,8%, il livello più basso mai raggiunto dopo il terzo trimestre del 2008, quando si attestò al 6,7%. Anche i dati provvisori di luglio 2024 confermano questo trend positivo, con un tasso di occupazione del 62,3% e una disoccupazione ulteriormente ridotta al 6,5%, il livello più basso dal marzo 2008.

La crescita dell’occupazione è stata sostenuta anche su base annua, con un incremento di 329mila unità (+1,4%), spinto soprattutto dai dipendenti stabili (+3,3%) e dai lavoratori autonomi (+0,6%). Al contrario, i lavoratori a termine hanno continuato a diminuire su base annua, segnando un calo del -6,7%.

Il costo del lavoro e le sfide del mercato

Nonostante la crescita occupazionale, il costo del lavoro ha subito un “consistente” aumento. Nel secondo trimestre del 2024, il costo del lavoro per Unità di Lavoro a tempo pieno (Ula) è aumentato dell’1,9% su base congiunturale e del 4,5% su base annua. Questo incremento è attribuito sia alla crescita delle retribuzioni (+1,7% trimestrale e +4,7% annuale) che dei contributi sociali (+2,4% trimestrale e +4,4% annuale). L’aumento delle retribuzioni è in gran parte legato ai rinnovi contrattuali, che hanno previsto consistenti erogazioni economiche per i lavoratori.

In parallelo, l’input di lavoro, misurato attraverso le ore lavorate, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, nonostante un aumento dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo dato riflette la crescita del PIL, che nel secondo trimestre ha registrato un +0,2% congiunturale e un +0,9% tendenziale.

Reazioni politiche: maggioranza e opposizione si confrontano

Il governo ha accolto con favore i dati diffusi dall’ISTAT, sottolineando la solidità della ripresa economica e l’efficacia delle politiche occupazionali messe in atto. Il Ministro del Lavoro ha dichiarato: “I dati confermano che siamo sulla strada giusta. La crescita del lavoro stabile, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato, dimostra che le nostre misure a sostegno dell’occupazione e della stabilizzazione stanno dando i risultati sperati”. Il governo ha poi evidenziato come la riduzione del tasso di disoccupazione al 6,8% sia un segnale di fiducia nel sistema produttivo e una conferma del miglioramento delle condizioni economiche generali del Paese.

Tuttavia, l’opposizione ha espresso preoccupazioni sulla qualità del lavoro e sull’aumento del costo del lavoro. “Sebbene i numeri mostrino una crescita occupazionale, il problema resta la precarietà diffusa”, ha commentato un esponente dell’opposizione. “Il calo dei contratti a termine e l’aumento dei costi per le imprese sono segnali che non possiamo ignorare. Il governo dovrebbe affrontare seriamente il tema della sostenibilità del mercato del lavoro, evitando che il costo del lavoro diventi insostenibile per le piccole e medie imprese”.

Inoltre, alcuni esponenti di minoranza hanno sollevato dubbi sull’efficacia dei rinnovi contrattuali, sottolineando come l’aumento delle retribuzioni, pur positivo per i lavoratori, possa mettere sotto pressione le aziende, soprattutto in un contesto economico ancora incerto.

Un futuro da monitorare

La crescita dell’occupazione e la riduzione della disoccupazione rappresentano indubbiamente una buona notizia per l’economia italiana, ma le sfide restano. Il mercato del lavoro si trova di fronte alla necessità di stabilizzare ulteriormente i lavoratori precari e di affrontare l’aumento dei costi per le imprese. Le politiche economiche dei prossimi mesi dovranno bilanciare l’aumento della produttività con la sostenibilità del costo del lavoro, garantendo al contempo stabilità e sicurezza per i lavoratori.

Il dialogo tra governo, opposizione e parti sociali sarà cruciale per mantenere il mercato del lavoro italiano su una traiettoria di crescita stabile e inclusiva.

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Economia e Finanza

Manovra economica: Giorgetti illustra il quadro, dubbi su tetti agli emendamenti

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Il ministro dell’Economia spiega le difficoltà legate alle nuove regole europee. Tajani: “Grande unità di intenti nel Centrodestra”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto il punto sulla manovra economica in una riunione con i parlamentari della Lega, alla presenza di Matteo Salvini. “Ho illustrato ampiamente la cornice della manovra,” ha dichiarato Giorgetti, evidenziando le complessità del processo dovute alle nuove regole del Patto di Stabilità europeo. “Queste nuove norme rendono difficile non solo la preparazione del bilancio, ma anche la gestione degli emendamenti, poiché dobbiamo rispettare clausole stringenti riguardanti la spesa pubblica,” ha aggiunto il ministro. Tuttavia, ha precisato che al momento non sono stati discussi eventuali limiti sul numero di emendamenti.

Le dichiarazioni di Giorgetti giungono all’indomani di un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, durante il quale i leader del Centrodestra hanno discusso la Legge di Bilancio. In merito all’incontro, il vicepremier Antonio Tajani ha espresso ottimismo: “C’è grande unità di intenti nel Centrodestra, come ha dimostrato la riunione di ieri,” ha affermato Tajani in un’intervista. Tra i temi al centro della manovra, il taglio del cuneo fiscale e le privatizzazioni sono considerati prioritari per finanziare misure come l’aumento delle pensioni minime.

Il ruolo della Bce e la riduzione del debito

Tajani ha anche ribadito l’importanza di una strategia per la riduzione del debito pubblico, sottolineando la necessità di un taglio dei tassi di interesse almeno dello 0,50%. “È giunto il momento che la Bce si trasformi da guardiana dell’inflazione a una vera banca centrale che sostenga l’economia reale,” ha dichiarato.

Incontro con Forza Italia: conferme e proposte

Sempre nella giornata odierna, una delegazione di Forza Italia, composta dai capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, insieme a esponenti economici del partito, ha incontrato Giorgetti presso il Ministero dell’Economia per discutere l’impostazione della manovra. “Forza Italia ha espresso apprezzamento per la struttura della manovra, in linea con le indicazioni del segretario Antonio Tajani,” si legge in una nota del partito. Tra le priorità di FI, confermate durante l’incontro, vi sono il taglio del cuneo fiscale, la riduzione dell’Irpef e l’aumento delle pensioni minime.

Il confronto ha toccato anche temi come il costo dell’energia e la competitività delle imprese italiane. Forza Italia ha inoltre proposto di estendere le tutele al lavoro femminile, in particolare alle lavoratrici autonome, e di confermare il sostegno ai giovani con misure dedicate alla prima casa e all’inizio di nuove attività imprenditoriali. In conclusione, il partito ha ribadito l’importanza delle liberalizzazioni e della tassazione dei colossi del web, un tema che potrebbe essere esteso anche in ambito europeo.

Il dialogo tra governo e maggioranza proseguirà nelle prossime settimane, con l’obiettivo di definire una manovra che tenga conto delle esigenze di crescita economica, stabilità finanziaria e rispetto delle nuove direttive europee.

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Cronaca

Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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