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di Maurizio Costa
ANKARA – L’Isis, il califfato che sta terrorizzando gli Stati occidentali, sta continuando a conquistare territori in Siria e in Iraq. Le popolazioni che subiscono l’ira dello Stato Islamico, come quella dei curdi, cercano di scappare dalle zone di guerra e evitare stermini, come quello che si è verificato qualche mese fa, quando l’Isis uccise e sotterrò, anche da vivi, molti curdi, tra cui uomini e donne.
Venerdì, la Turchia, che confina a Sud con la Siria, ha aperto le proprie frontiere per accogliere la popolazione curda che fugge dai membri del califfato di Abu Bakr al-Baghdadi. Più di 130mila persone sono entrate in territorio turco. Una cifra incredibile che, su un milione e mezzo di persone che abitano in Siria, corrisponde al 9% di tutta la popolazione curda siriana.
La fuga dei curdi è cominciata quando l’Isis ha attaccato la città siriana di Ayn al-Arab, che confina con la Turchia. Ankara ha predisposto dei campi profughi per i curdi così da dare un primo soccorso alla popolazione. Il governo turco, però, quest’oggi ha richiuso le frontiere, visto che l’esodo curdo ha superato le aspettative e la Turchia non può permettersi di accogliere tutte queste persone.
Intanto, continuano i raid aerei sulla Siria per cercare di abbattere le enclavi dell’Isis sparse sul territorio. Il Presidente siriano, Bashar al-Assad, continua a comandare questi bombardamenti; ieri, è stata colpita dalle bombe la città siriana di Saraqib. Le vittime sono state 19, tra cui sei bambini.