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ISIS: COMBATTENTI SUI BARCONI. E' ALLARME

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Tempo di lettura 3 minuti I jihadisti stanno pianificando ulteriori attacchi in Europa. Quanto ai miliziani inviati in Europa sui barconi, secondo Haroun l'Isis permette agli scafisti di operare in cambio di metà dei lor

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Redazione

Quello che si temeva accadesse è una realtà ed è sconvolgente. I combattenti dello Stato Islamico arrivano in Europa anche a bordo dei barconi che attraversano il Mediterraneo: lo ha detto un consigliere governativo libico alla Bbc. Secondo il consigliere, Abdul Basit Haroun, che ha parlato con scafisti in zone del Nord Africa controllate dall'Isis, gli scafisti nascondo i miliziani tra i migranti.

Haroun ha inoltre indicato che i jihadisti stanno pianificando ulteriori attacchi in Europa. Quanto ai miliziani inviati in Europa sui barconi, secondo Haroun l'Isis permette agli scafisti di operare in cambio di metà dei loro guadagni. L'Isis usa "i barconi per la sua gente che vuole mandare in Europa poichè la polizia europea non sa chi è dell'Isis e chi è un normale rifugiato", ha detto il consigliere durante un'intervista alla Bbc Radio 5, secondo quanto riporta la Bbc online. I miliziani, ha proseguito, occupano posti separati dagli altri migranti sui barconi, non temono la traversata e sono convinti aderenti dell'Isis: "lo sono al cento per cento", sottolinea.

Isis conquista il nord di Palmira, issata bandiera nera – Abu Sayyaf, responsabile dell'Isis per gli affari collegati al petrolio, è stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con le forze speciali americane. Con lui uccisa anche la moglie. Il raid è stato autorizzato dallo stesso Obama e ha permesso, sottolineano gli Usa, anche di liberare una donna yazida tenuta come schiava dalla coppia.

I jihadisti dell'Isis intanto continuano l'avanzata su Palmira, conquistando un edificio nella zona nord, nell'area di al-Badiyah. Lo riferiscono gli attivisti locali anti-regime siriano, che pubblicano un video che mostra un jihadista che issa il vessillo dell'Isis sull'edificio.

Allarme all'Unesco per l'avvicinarsi al sito archeologico di Palmira, nella Siria centrale, della battaglia tra le forze governative e i miliziani dello Stato islamico, che in un attacco hanno ucciso 23 civili tra cui 9 bambini nei pressi delle rovine della città romana. Mentre il governo di Damasco evoca una "catastrofe internazionale", gli esperti ricordano che le stesse forze lealiste hanno da oltre due anni trasformato l'area archeologica romana in un'enorme caserma a cielo aperto. Secondo attivisti sul terreno, l'Isis è ora ad appena un chilometro dalla città moderna di Palmira ma le forze governative hanno inviato rinforzi. Talal Barazi, governatore di Homs, capoluogo della regione centrale dove si trova il sito, assicura che "la situazione è sotto controllo" e che l'aviazione di Damasco ha bombardato le postazioni jihadiste. Palmira è tristemente nota in Siria perché ospita una delle carceri e luoghi di tortura più duri per i dissidenti politici. L'Isis è avanzato da giorni da est e da nord, attestandosi da ieri ad Amriye, sobborgo settentrionale di Palmira. Ieri i jihadisti hanno ucciso 26 persone, secondo alcune fonti, militari, secondo altre civili.

Fonti locali affermano che centinaia di famiglie, molte delle quali già sfollate da altre zone in guerra, sono fuggite dalla città. Palmira – anche nota come Tadmor – era fiorita nell'antichità come punto di sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano. Già citata nella Bibbia e negli annali dei re assiri, l'area era stata in seguito incorporata nell'impero romano. L'avvicinarsi dell'Isis ha evocato in molti il terrore che i miliziani possano riservare a Palmira lo stesso destino toccato ai siti iracheni di Ninive, Nimrud e Hatra a sud di Mosul. "L'allarme esiste ma il contesto è diverso", afferma Alberto Savioli, archeologo dell'Università di Udine con decennale esperienza in Siria e in Iraq. Parlando con l'ANSA, Savioli ricorda che "finora l'Isis non ha danneggiato siti siriani altrettanto importanti, come Dura Europos, Mari, Rasafa nel nord e nell'est del Paese. Nonostante "vi siano notizie di saccheggi questi patrimoni non sono stati finora toccati". "Nimrud e gli altri siti iracheni – prosegue Savioli – sono stati in parte distrutti per la loro valenza religiosa e politica. Per la presenza di statue e bassorilievi raffiguranti idoli e divinità, bandite dalla visione jihadista".

Dal canto suo Maamun Abdelkarim, nominato dal governo direttore delle antichità in Siria, ha invocato un non meglio precisato soccorso della comunità internazionale per scongiurare "una catastrofe nazionale". Quando per mesi nel 2013 Palmira fu conquistata da miliziani delle opposizioni, l'area archeologica non fu danneggiata. Più che la minaccia distruttrice dell'Isis, quello che preoccupa per le rovine romane e dell'epoca della regina Zenobia è l'approssimarsi degli scontri. Colpi di mortaio sono già caduti nei giorni scorsi sulla parte moderna. E nei combattimenti del 2013 tra governativi e ribelli il tempio di Baal fu gravemente danneggiato. "Il regime ha da scavato trincee all'interno del sito, ha parcheggiato i carri armati lungo i colonnati, ha aperto il fuoco contro antiche mura", ricorda Savioli. E la responsabile dell'Unesco, Irina Bukova, dicendosi "allarmata", ha ribadito di aver "chiesto alle parti coinvolte di lasciar fuori il sito dalla loro attività militare".

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Israele: imminente l’attacco sull’Iran

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Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

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Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

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“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

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Zaporizhzhia, Aiea: rischio di un grave incidente nucleare

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Gli “attacchi sconsiderati” alla centrale nucleare di Zaporizhzhia “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”: lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, come riferisce l’Agenzia stessa.

L’attacco di ieri alla centrale rappresenta “una chiara violazione dei principi fondamentali per la protezione della più grande centrale nucleare d’Europa”, ha aggiunto. 

Ieri l’Aiea ha confermato che “le principali strutture di contenimento dei reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia hanno subito ieri almeno tre attacchi diretti”.

E’ il primo caso del genere “dal novembre 2022 e dopo aver stabilito i 5 principi di base per evitare un grave incidente nucleare con conseguenze radiologiche”, ha detto Grossi.

“Nessuno può in teoria trarre beneficio o ottenere alcun vantaggio militare o politico dagli attacchi contro gli impianti nucleari – continua Grossi in un post sul suo account X -. Faccio appello fermamente ai responsabili militari affinché si astengano da qualsiasi azione
che violi i principi fondamentali che proteggono gli impianti nucleari”.

Poco prima l’Aiea aveva dichiarato che “attacchi di droni hanno causato un impatto fisico su uno dei sei reattori dell’impianto e una vittima”, specificando che “i danni all’unità 6 non hanno compromesso la sicurezza nucleare ma si tratta di un incidente grave che potrebbe minare l’integrità del sistema di contenimento del reattore. 

 I responsabili dell’impianto, sotto controllo russo, hanno denunciato che “droni ucraini hanno attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia” e questi raid hanno “danneggiato un camion parcheggiato vicino alla mensa”. Da parte sua, il governatore ucraino Ivan Federov ha detto che l’esercito russo ha bombardato con missili Grad Gulyaipole la regione di Zaporizhzhia, uccidendo tre civili nella stessa abitazione.

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