Italia allo sbando e “Giuseppi” si rifà il bagno… con i soldi nostri

Ci mancavano anche i lavori per “Giuseppi” che a Palazzo Chigi stanno impegnando una squadra di operai per installare porte blindate e rifare il bagno secondo i suoi ‘desiderata’, compresa una doccia idromassaggio a otto schizzetti, come riferisce oggi un quotidiano bene informato, per un totale di circa 23.000 euro. Che pagheremo noi. Come pagheremo i programmati – ma non si sa se saranno in questa misura – duemila esuberi della Arcelor-Mittal, che ne pretende 5.000.

La società per cui
lo stesso Di Maio si occupò della conclusione dell’affare ex ILVA, sta facendo
piegare in avanti il dorso del nostro presidente del Consiglio fino al
raggiungimento dei fatidici 90 gradi – in senso figurato – nonostante lo
stesso, la cui maggior qualità non è certo la voce che vorrebbe avere quando
adotta certi toni stentorei, richiamanti il ventennio, o al massimo una
requisitoria in aula di tribunale, vada tuonando a destra e a sinistra – ma
soprattutto a sinistra – che la Arcelor-Mittal se la vedrà con lui.

Pare infatti che il
crack fosse programmato fin da luglio, e che riguardasse la volontà di
distruggere un nemico sul piano industriale, e non quella di rilevare
un’azienda e metterla a regime produttivo. Prova ne siano le testimonianze dei
dirigenti dell’ex-ILVA e l’ammanco di circa 500 milioni di materiale nelle
riserve dell’acciaieria, spariti per mai più tornare: come se, in definitiva,
non si volesse dar seguito ad un ciclo produttivo. Intanto rischiano il posto
20.000 operai, compresi quelli impiegati nell’indotto.

Il che,
moltiplicando per famiglie, fa, ad occhio, almeno 60.000 persone: una città,
per esempio, come Viterbo tutta intera. Non siamo d’accordo sulla negoziazione
che Conte sta mettendo in atto, che prevede, secondo lui, 2000 esuberi: il che
comunque fa 6000 persone, tranne l’eventuale perdita di lavoro sull’indotto.
Quando il ministro Di Maio ha svenduto il nostro gioiello industriale, la più
grande azienda siderurgica europea, a certi personaggi, più che delle offerte
che essi facevano sulla carta, e sugli impegni che poi sono stati regolarmente
disattesi, avrebbe dovuto indagare sulla qualità delle persone e sul loro
coinvolgimento nel mercato mondiale dell’acciaio. Ma, si sa, non si manda un
ragazzo a fare il lavoro di un uomo: lo abbiamo già scritto. È una bella cosa
avere ministri giovani e rampanti ( non sempre), ma ci vuole anche esperienza.
In campo industriale, è frequente il caso di una azienda concorrente che ne
acquisisce un’altra soltanto per toglierla dal mercato.

Ma questo,’
Giggino  er  bibbitaro’ non poteva saperlo, data appunto
la sua giovane età e la sua totale mancanza di esperienza specifica nel
ministero che si era  autoattribuito.
Temiamo ora, visti i fatti, per la politica estera, affidata a cotanto
personaggio. Purtroppo il costo di tanta ingenuità lo pagheranno gli operai che
rischiano il posto, e, alla fine della fiera, tutti gli Italiani. Dicevamo che
l’Italia è allo sbando: in realtà, allo sbando c’è questo governo
raccogliticcio, fatto di seconde linee: i più furbi si sono tenuti indietro,
già sapendo che non sarebbe durato. Oggi, fra un Conte ex Cincinnato buono per
tutte le stagioni, che crede che per risolvere i problemi basti prendere
l’aereo e andare a parlare con le persone – infatti lo vediamo dappertutto, con
e senza cravatta, secondo le occasioni, in alcuni casi con il maglione alla
Marchionne (ma magari!), ma sempre con le scarpe nere tirate a lucido – quando
poi manca, a lui come ad altri, posto che ce ne sia la capacità, il tempo
materiale per fare le cose.

Ma tant’è, Mussolini
ha tracciato una via, evidentemente, come quando, raccontava Giorgio Bracardi
ad Alto Gradimento, programma radiofonico di Renzo Arbore che i meno giovani
ricorderanno, riuscì, secondo il fido Catenacci, a fermare un’eruzione
dell’Etna – o del Vesuvio, poco importa. La filosofia è quella. Fra
l’allagamento periodico di Venezia, i fiumi che rischiano lo straripamento,
frane e smottamenti dovuti al degrado idrogeologico, tornados che buttano giù
alberi, intere foreste o pini marittimi urbani, causando danni comunque da
rifondere, il povero Giuseppi non trova pace, mentre Giggino, da parte sua, fa
il Salvini del vecchio governo, comportandosi esattamente come faceva il Matteo
tanto criticato per il suo presenzialismo, ma in effetti oggi vediamo solo lui.
Il Di Maio capopopolo dei Cinquestelle; il quale, trascurando l’attività dovuta
per il suo secondo mandato ministeriale, cioè agli Affari Esteri, si occupa
invece di tutto ciò che in italico suolo accade. Abbiamo anche capito perché
abbia voluto farlo fuori: gli faceva ombra: ciò che faceva ieri Matteo, fa oggi
Giggino, senza che un altro vicepresidente del Consiglio lo sovrasti con la sua
personalità. Vediamo anche, a 24 pollici per alcuni, ma è possibile più grande,
avendo un televisore con lo schermo di maggiore ampiezza, il faccione
sorridente a prescindere di Zingaretti in maniche di camicia, il quale prima e
dopo i pasti ci ricorda, orami da circa un mese, non avendo altri
argomenti,  che ‘loro’ hanno evitato l’aumento
dell’IVA, quello che invece Salvini non solo non avrebbe evitato, ma avrebbe
caldeggiato. Dimenticando che il ‘salasso’ era stato ordinato dall’asse
Macron-Merkel-Moscovici-Dombrowski, e non da Matteo; con il quale, comunque
avremmo evitato la ‘catastrofe’. E che comunque bisogna smontare tutto ciò che
Salvini ha realizzato, in una furia iconoclasta a cnhe questa a prescindere;
rispolverando quello ‘ius soli’, trasformatosi per breve tempo in ‘ius
culturae’, affiancato dal voto ai sedicenni e dall’esclusione dalle urne degli
anziani, nel disperato tentativo di raccattare voti per il suo Partito Decotto.
Poveretti, oggi “litigano su tutto”, dopo appena tre mesi insieme – o quattro,
ma è lo stesso. Abbiamo un governo? Meglio sarebbe di no, a questo punto. Il
tutto condito da una geniale pensata da quattro aficionados del PD e della
rete, che si sono inventati le sardine, al soldo di ‘qualcuno’. Ma, si sa,
quando si può gabellare un movimento per ‘spontaneo’, questo fa più presa nella
mentalità di chi crede ancora alla Befana.

Siamo proprio alla
frutta. È chiaro che i ragazzi fanno gruppo, non importa contro chi, anche solo
per andare allo stadio, o ad un concerto di musica rock, o ad una adunata in
piazza a capodanno. Potevano mai lasciarsi scappare questa occasione? La figura
poi delle sardine, con tanti pescetti dipinti su carta colorata, sa tanto di
Carnevale, quando noi stessi ritagliavamo le maschere da metterci sul viso con
un elastico dietro la nuca. So’ ragazzi, lasciateli giocare. Ma non venite a
dirci che questa è una manifestazione politica. La politica è una cosa seria,
perché riguarda la gestione di una nazione, e i suoi destini. O, almeno, lo
era, fino a qualche decennio fa. Basta vedere i personaggi che oggi la
popolano. Insomma, non siamo in buone mani. Qualcuno prevede elezioni in
primavera. Qualcun altro in settembre, quando maturano non i grappoli d’uva, ma
i vitalizi. Quelli che a parole avrebbero dovuto essere aboliti. Tutto ciò
mentre Salvini sospetta che il nostro presidente del Consiglio abbia usato male
i risparmi degli Italiani – leggi Cassa Depositi e Prestiti – per ingraziarsi
certi personaggi a Bruxelles, con i quali mostra perfetta sintonia, ma una
certa subalternità, al fine di salvare le banche tedesche, dall’Italia già
abbondantemente salvate in passato. Non si fanno le nozze con i fichi secchi.
Questa ‘maggioranza’, tale solo in parlamento, non avrà lunga vita, come già
avevamo pronosticato da queste colonne. Rimettiamo le cose a posto. E
ricordiamoci, quando saremo davanti alla scheda elettorale – il più presto possibile
– di tutte le menzogne, i disservizi, le faziosità, l’odio contro chi è
dall’altra parte, per poi accusarne gli avversari politici, i toni di comando e
di delirio di onnipotenza, le incapacità, le inesperienze, le trappole, i
tradimenti e quant’altro abbiamo dovuto subire, noi Italiani, da questa gente,
che s’è aggrappata ad un cavillo elettorale – una maggioranza solo
parlamentare, peraltro già scaduta – per prendere in mano le nostre sorti, a
vantaggio di una Unione Europea che ha in pratica usurpato la nostra sovranità,
facendoci i conti in tasca e costringendoci 
a manovre di austerità senza alcun motivo, se non quello di ‘avere i
conti a posto’: ma nei confronti di chi?