JOE COCKER MORTO A LONDRA

di Silvio Rossi

Nuovo meraviglioso amico. Così Adelmo Fornaciari, in uno dei primi dischi che l’ha reso famoso in Italia, e anche fuori confine, aveva appellato uno dei cantanti che sono stati sua fonte d’ispirazione. John Robert Cocker, nato a Sheffield il 20 maggio del 1944, conosciuto con l’abbreviativo “Joe”, era un interprete particolare.

Interprete, perché a differenza di molti altri cantanti arrivati al successo in quegli anni, che si caratterizzavano per la composizione dei brani, Joe era specializzato in cover. Il suo primo successo è stato la reinterpretazione di un brano dei Beatles (I'll Cry Instead), seguito dalla più famosa With a Little Help from My Friends, con cui giunse al vertice delle classifiche inglesi.
La sua presenza fisica, il suo modo di personalizzare i brani, il suo gesticolare, che l’hanno reso popolare al grande pubblico, e bersaglio dell’ironia tagliente di John Belushi, che ne interpretava un’esilarante parodia nel Saturday Night Live, famosa trasmissione di seconda serata che da metà anni settanta ha lanciato generazioni di comici.
Dopo il grande successo avuto sul palco di Woodstock nel 1969, una vita trasandata, caratterizzata dall’abuso di alcool, lo aveva allontanato dalle scene. Allontanamento però non definitivo, nei primi anni ottanta ha ritrovato l’amore del grande pubblico, con due brani tratti dalle colonne sonore di due film famosi, Ufficiale e Gentiluomo, il cui brano Up Where We Belong vinse l’oscar e i due cantanti (Joe era assieme alla voce femminile di Jennifer Warnes), e tre anni dopo Nove settimane e ½, col brano You can leave your hat on, che immortalava la scenda dello spogliarello di Kim Basinger.
Zucchero, l’artista italiano che era più legato a Cocker, ha appreso la notizia al ritorno da Berlino, dove ha tenuto un concerto. Ha ricordato i molti momenti insieme, come grazie a lui ha amato il blues.