Kashmir: polizia spara sulla folla, almeno cento feriti

Ang. Barr.
 
India – Nel corso di una manifestazione a cui partecipavano migliaia di persone, nella parte indiana del Kashmir, l’esercito indiano ha sparato sulla folla una serie di pallottole di gomma e ha lanciato gas lacrimogeni, cagionando il ferimento di almeno cento manifestanti. Una scia di sangue che sembra non volersi fermare, con alla base il dissenso alla sovranità dell’India sul Kashmir. La notizia è stata resa nota dalla polizia e si apprende inoltre che gli scontri tra poliziotti e manifestanti sono iniziati quando quest’ultimi erano diretti verso un villaggio nel distretto di Shopian e la Polizia ha cercato di bloccarli. La zona in cui si è verificato lo scontro è situata a settanta chilometri a sud di Srinagar, la città più importante del Kashmir indiano. Si apprende inoltre che i leader separatisti kashmiri Ali Shah Geelani, Mirwaiz Umar Farooq e Yasin Malik erano stati inviati a New Delhi dal primo ministro Narendra Modi per mediare e riportare alla normalità il marasma che è in atto nella regione, ma il leader separatista ha declinato l’invito.
 
Le azioni della Polizia  in kashmir sono ben note e nella metà di agosto è stato brutalmente ucciso un maestro indiano di trent’anni –secondo fonti locali- a seguito di percosse ricevute quando si trovava nelle mani della polizia indiana. L’uomo ucciso è Shabir Ahmad Moonga e fu arrestato insieme ad trenta persone a seguito di una manifestazione nel villaggio di Khrew. La Polizia ha restituito i resti alla famiglia ma alcuni testimoni che hanno potuto vedere da vicino il cadavere asseriscono che quel corpo presentava segni evidenti di torture. Le tensioni in Kashmir sono iniziate dopo l’uccisione di Burhan Wani per mano delle forze di sicurezza. Costui era un giovane comandante del gruppo clandestino terrorista Hizbul Mujaheddin. Da quel momento è scoppiato il caos sociale, è stato imposto il coprifuoco nei dieci distretti e il bilancio delle vittime e dei feriti è salito sempre di più. La vita dei cittadini si è interrotta bruscamente e con essa la normalità, lasciando spazio a scontri con i militari indiani. Strade deserte e la costante unica dei soldati che sorvegliano le strade e i negozi che ormai sono chiusi e le reti internet sono bloccate. I muri riportano le seguenti scritte “Burhan è il nostro eroe” oppure “Indian dogs go back”. Una situazione che ha imposto rigidità e che ha interrotto dei cicli e delle ritualità che rappresentavano un “marchio” per il territorio. E’ stata rimandata la stagione dei matrimoni, il coprifuoco è rigido e i giovani aspettano le ore 18, anche se qualcuno di essi sfida le forze armate pur di poter uscire e lo fa con in mano delle pietre. Un sistema economico bloccato, una cultura congelata poiché la situazione attuale non incentiva la crescita e la propensione allo studio e molti giovani rischiano di perdere anni scolastici.