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King of Fighters XV, il nuovo volto del grande classico di lotta

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King of Fighters è di nuovo tra noi con il suo quindicesimo capitolo, ed è pronto a rapire gli appassionati con il suo gameplay estremamente tecnico ed esaltante. D’altronde la complessità del sistema di combattimento è sempre stata uno dei tratti distintivi della serie e, al netto di qualche lieve facilitazione, anche questo nuovo capitolo non fa eccezione. Questo basterà per soddisfare i giocatori vecchi e nuovi? Andiamo a scoprirlo. Ricordiamo che il nuovo King of Fighters XV è disponibile dal 17 febbraio per PS5, PS4, Xbox One, Xbox Series X/S e PC. Il fatto che The King of Fighters XV abbia una struttura molto classica lo si può capire sin da subito per via delle sue modalità. Quelle per il single player in realtà sono anche meno di quelle presenti nel XIV, infatti sono state eliminate il Survival e il Time Attack Mode, lasciando solo il classico Versus, per fare partite singole contro la CPU o contro un altro giocatore, il Tutorial, che spiega velocemente tutte le meccaniche principali del titolo, la modalità Allenamento e la modalità Missioni, in cui si sarà chiamati a realizzare alcune combo di difficoltà sempre crescente per ogni personaggio. L’unica aggiunta interessante è la possibilità di creare una modalità Torneo in locale nel Versus, nel caso si abbiano almeno due pad per poter giocare contro altri giocatori umani. Come in tutti gli esponenti del genere, anche in The King of Fighters XV il cuore del single player è senz’ombra di dubbio rappresentato dallo Story Mode, anche questo rimasto praticamente uguale al XIV nella sua formula. Nello Story Mode. Qui sarà necessario scegliere il proprio team di combattenti (composto da 3 membri) per affrontare un totale di 8 incontri di fila. Ogni team ufficiale avrà un suo finale realizzato con immagini in stile anime statiche, mentre i team principali, come il Team Eroi, composto da Shun’ei, Meitenkun e Benimaru o il Team Rivali, comprendente i nuovi personaggi Isla e Dolores con l’aggiunta di Heidern, hanno anche dei filmati unici realizzati in CG. Oltre ai finali classici, però, con particolari combinazioni di lottatori sarà possibile sbloccare anche dei finali speciali: alcuni indizi su chi usare per questo si possono trovare nella “Galleria”, area che darà anche la possibilità di rivedere tutti i filmati sbloccati fino a quel momento nel gioco. Ovviamente non bisogna aspettarsi una narrativa molto approfondita, dato che la poca storia che viene mostrata tra gli incontri, specie quelli prima del boss finale, è molto sintetizzata e suona più come una mera giustificazione per combattere. Finendo il titolo con i vari team, ufficiali e non, si comprenderanno ulteriori dettagli sugli eventi che ruotano intorno al quindicesimo torneo del The King of Fighters, ma è bene non aspettarsi una storia ricca di colpi di scena e momenti esaltanti. Le modalità Online non presentano grandi sorprese, dato che sono disponibili le classiche partite Classificate e Casuali, più una modalità per creare una Stanza in cui poter impostare alcune regole speciali. Risulta dunque evidente che, a meno che non si voglia finire il gioco con tutti i team disponibili e sbloccare tutti i finali dello Story Mode, il titolo non offre molto a livello di contenuti per il single player ed è un peccato, perché, anche se è vero che i picchiaduro sono giocati principalmente per l’online, una qualche modalità extra avrebbe garantito un po’ di varietà in più anche per chi volesse allenarsi o confrontarsi solo contro la CPU.

Per quello che concerne la giocabilità e il combat system, possiamo senza dubbio asserire che la parola d’ordine da tenere sempre bene a mente è “precisione”. Sì, perché al contrario di quanto avviene in molti altri esponenti del genere contemporanei, in The King of Fighters XV è necessario eseguire le catene di combo, le interruzioni e le mosse speciali in modo quantomai accurato, in modo da massimizzare i danni e, soprattutto, da non rimanere mai scoperti ai feroci contrattacchi degli avversari. In sostanza, si tratta di un gioco parecchio più difficile della media da padroneggiare ma, ve lo possiamo garantire, è anche uno di quelli che riescono a regalare le maggiori soddisfazioni, una volta entrati nel merito delle sue numerose meccaniche. In tal senso, è davvero un peccato constatare che il tutorial inserito nel gioco sia così scarno e superficiale. Non c’è alcun approfondimento delle meccaniche più avanzate, non c’è possibilità di vedere dei video illustrativi, ma ci sono solo una manciata di lezioni che mostrano per sommi capi gli elementi principali del sistema di combattimento e poco altro. Tutto il resto dovrà venire da sé, scontrandosi con una IA parecchio cattivella anche ai livelli di difficoltà intermedi e tentando di carpire i segreti di ogni singolo personaggio. Almeno sotto questo profilo, siamo certi che SNK avrebbe potuto fare di meglio per garantire una certa accessibilità anche ai novizi della serie senza doverli gettare nella mischia in maniera estremamente scoraggiante. Fortunatamente, una volta assimilate almeno le basi, gli scontri proposti dal titolo risultano davvero emozionanti. Oltre alla classica divisione tra pugni e calci leggeri e pesanti assegnati ai tasti frontali del controller, c’è un tasto dedicato alle “schivate di emergenza”, utili per uscire rapidamente da situazioni difficili agli angoli delle mappe oppure per recuperare in un batter d’occhio dopo essere finiti al tappeto, e un tasto dedicato al cosiddetto “Colpo d’Impatto” che, al costo di una barra di Super e di un tempo di attivazione relativamente prolungato, consente di spingere via l’avversario in modo da rifiatare e impostare nuovamente l’offensiva. Inoltre è presente il ritorno della Maximum Mode, uno stato di alterazione temporaneo che permette di amplificare l’output di danno e di effettuare con maggior frequenza le mosse speciali. Tuttavia, a differenza di quanto avveniva in passato, soprattutto negli ultimi due capitoli del brand, in King of Fighters XV questa poderosa tecnica non è strettamente indispensabile per portare a casa gli incontri. Sia chiaro, rimane comunque uno strumento straordinariamente efficace per volgere le sorti della contesa a proprio vantaggio ma, questa volta, SNK ha deciso di concedere ai giocatori un ventaglio di opzioni notevolmente più ampio per interpretare il combattimento. Oltre al già citato “Colpo d’Impatto”, infatti, la barra Super può essere impiegata per eseguire le mosse EX, ma anche per l’inedita tecnica denominata “Rush”, attivabile mettendo a segno quattro pugni leggeri in rapida successione o tre leggeri e un altro colpo a scelta alla fine della combo per scatenare una mossa speciale di chiusura capace di infliggere danni piuttosto ingenti. Si tratta di un’implementazione intelligente, utile in particolar modo per i combattenti alle prime armi ma che, con ogni probabilità, sarà molto meno incisiva contro gli avversari che attendono nei campi di battaglia online. Grande importanza, anche questa volta, è stata attribuita alla meccanica dei cancel che, come da tradizione, consistono nell’interruzione di una determinata animazione eseguendo rapidamente una nuova stringa di combo per sorprendere il nemico e capitalizzare al massimo su qualunque tipo di apertura della sua guardia. Detto ciò è chiaro che il sistema di combattimento parte dalle solide basi gettate dai capitoli precedenti ma le rifinisce sotto praticamente tutti i punti di vista. Insomma, a conti fatti, il sistema adottato per The King of Fighters XV è una versione riveduta e corretta di quanto apparso nel predecessore, una formula che si traduce in scontri dall’elevato tasso di spettacolarità ma che nasconde una profondità estrema.

Parlando dei personaggi disponibili è bene sottolineare come nel corso degli anni e dei numerosi titoli usciti, The King of Fighters abbia creato un roster enorme, che supera facilmente il centinaio di personaggi. Inserirli tutti rappresenterebbe un lavoro enorme per il team di sviluppo, specialmente quando si devono ricreare nuovamente da zero come è successo di recente con il passaggio alle tre dimensioni. In King of Fighters XV sono presenti 39 personaggi, per un totale di 13 team, tre in meno rispetto al XIV, ma con ritorni di grande qualità. Tra i personaggi presenti ci sono ovviamente sia vecchie glorie che volti nuovi. Questi ulltimi sono principalmente tre: Isla, ragazza che usa un potere simile a quello di Shun’ei (l’eroe di questa nuova saga, per cui Isla sin da subito dimostra di provare un’accesa antipatia), e Dolores, la compagna di squadra di Isla e l’unica che sembri avere un’idea degli eventi misteriosi che stanno minacciando la riuscita del nuovo torneo. Infine c’è Krohnen, che in realtà non è totalmente un nuovo personaggio, poiché ha molte caratteristiche in comune con due vecchi lottatori del titolo: K9999 e Nameless, inseriti in origine in The King of Fighters 2001 e 2002. Il cambiamento è stato necessario, dato che K9999 era stato rimosso per una controversia legata a delle somiglianze troppo elevate con il personaggio di Tetsuo del famoso manga e anime Akira. Nameless lo aveva rimpiazzato nel capitolo del 2002 (proprio per via delle controversie) con un aspetto diverso e mosse leggermente cambiate. Krohnen è dunque la nuova incarnazione del personaggio, dato che le sue mosse sono molto simili a quelle dei suoi predecessori, e probabilmente SNK ha deciso di inserirlo in considerazione della grande popolarità dei due vecchi antieroi. Isla è un nuovo personaggio a capo del Team Rivali, che sembra provare un astio particolare verso Shun’ei, il leader del team eroi di questa nuova saga di KOF. Il resto del cast del quindicesimo capitolo è poi composto da personaggi immancabili, come i classici Kyo, K’, Iori, i team Fatal Fury e Art of Fighting e tanti altri volti noti. Grande ritorno per alcuni team, come il team Orochi, composto da Yashiro, Shermie e Chris, che ritornano dopo la loro ultima apparizione nel 2002, stesso anno in cui era comparsa per l’ultima volta anche Chizuru Kagura, ora presente.Torna anche Ash con il suo team, per la prima volta in veste 3D dopo che, secondo la storia ufficiale era stato cancellato dalla storia alla fine di KOF XIII. Se siete preoccupati che 39 lottatori siano pochi non disperate: SNK ha già annunciato l’arrivo di altri 4 team, per un totale di altri 12 combattenti, nella Season One del picchiaduro. Conosciamo già i nomi dei primi sei lottatori che arriveranno: ci saranno dei pezzi grossi, come Rock e Geese Howard, Billy Kane e Ryuji Yamazaki, quindi non temete, il titolo avrà sempre carne fresca da offrire.

Per quello che concerne il profilo tecnico, infine, The King of Fighters XV è una vera e propria gioia per gli occhi, molto più di quanto era stato suggerito dal materiale promozionale diffuso negli scorsi mesi. I modelli dei personaggi risultano definiti e curati nei minimi dettagli; la palette cromatica adotta tinte corpose e vibranti; gli stage sono veramente bellissimi da vedere in movimento e anche gli effetti visivi sono davvero meravigliosi. La colonna sonora del titolo è ben riuscita e variegata, con un tema principale rock che è davvero esaltante. È possibile poi ascoltare tutte le musiche del gioco nell’apposita sezione del menu principale chiamata DJ Station, che ci permetterà di sentire tutta l’OST non solo del quindicesimo capitolo, ma anche di tutti quelli precedenti e persino di alcuni titoli extra di SNK come Samurai Shodown e Metal Slug, anche se per sbloccare le colonne sonore extra bisognerà finire la modalità Storia con alcuni team specifici. Il titolo è disponibile con i sottotitoli in italiano e un doppiaggio che è un mix tra inglese, per la voce fuori campo che commenta le battaglie, e giapponese, per quanto riguarda invece le voci dei personaggi. Detto ciò, tirando le somme, The King of Fighters XV rappresenta un titolo assolutamente imperdibile sia per gli amanti della serie, ma anche per chi cerca un livello di sfida più elevato rispetto al normale. In sostanza il gioco è un prodotto divertente, profondo e con un’infrastruttura online promettente. La proposta avrebbe certamente meritato una maggiore attenzione sul fronte dei contenuti, sia sul versante della modalità storia che su quello dei tutorial, ma il risultato complessivo ha comunque tutte le carte in regola per offrire agli appassionati un’esperienza più che piacevole. Merito soprattutto dei pregi di un gameplay solido e rispettoso dei canoni della serie, con modifiche che non ne alterano più di tanto l’anima storica. Insomma, alla domanda “ma ne vale la pena di acquistarlo?” la nostra risposta è assolutamente si, a patto che siate disposti a non volere troppo dalla modalità single player e che abbiate una predilizione per i combattimenti online.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Gameplay: 7,5
Longevità: 7

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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