Scienza e Tecnologia
King of Fighters XV, il nuovo volto del grande classico di lotta
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King of Fighters è di nuovo tra noi con il suo quindicesimo capitolo, ed è pronto a rapire gli appassionati con il suo gameplay estremamente tecnico ed esaltante. D’altronde la complessità del sistema di combattimento è sempre stata uno dei tratti distintivi della serie e, al netto di qualche lieve facilitazione, anche questo nuovo capitolo non fa eccezione. Questo basterà per soddisfare i giocatori vecchi e nuovi? Andiamo a scoprirlo. Ricordiamo che il nuovo King of Fighters XV è disponibile dal 17 febbraio per PS5, PS4, Xbox One, Xbox Series X/S e PC. Il fatto che The King of Fighters XV abbia una struttura molto classica lo si può capire sin da subito per via delle sue modalità. Quelle per il single player in realtà sono anche meno di quelle presenti nel XIV, infatti sono state eliminate il Survival e il Time Attack Mode, lasciando solo il classico Versus, per fare partite singole contro la CPU o contro un altro giocatore, il Tutorial, che spiega velocemente tutte le meccaniche principali del titolo, la modalità Allenamento e la modalità Missioni, in cui si sarà chiamati a realizzare alcune combo di difficoltà sempre crescente per ogni personaggio. L’unica aggiunta interessante è la possibilità di creare una modalità Torneo in locale nel Versus, nel caso si abbiano almeno due pad per poter giocare contro altri giocatori umani. Come in tutti gli esponenti del genere, anche in The King of Fighters XV il cuore del single player è senz’ombra di dubbio rappresentato dallo Story Mode, anche questo rimasto praticamente uguale al XIV nella sua formula. Nello Story Mode. Qui sarà necessario scegliere il proprio team di combattenti (composto da 3 membri) per affrontare un totale di 8 incontri di fila. Ogni team ufficiale avrà un suo finale realizzato con immagini in stile anime statiche, mentre i team principali, come il Team Eroi, composto da Shun’ei, Meitenkun e Benimaru o il Team Rivali, comprendente i nuovi personaggi Isla e Dolores con l’aggiunta di Heidern, hanno anche dei filmati unici realizzati in CG. Oltre ai finali classici, però, con particolari combinazioni di lottatori sarà possibile sbloccare anche dei finali speciali: alcuni indizi su chi usare per questo si possono trovare nella “Galleria”, area che darà anche la possibilità di rivedere tutti i filmati sbloccati fino a quel momento nel gioco. Ovviamente non bisogna aspettarsi una narrativa molto approfondita, dato che la poca storia che viene mostrata tra gli incontri, specie quelli prima del boss finale, è molto sintetizzata e suona più come una mera giustificazione per combattere. Finendo il titolo con i vari team, ufficiali e non, si comprenderanno ulteriori dettagli sugli eventi che ruotano intorno al quindicesimo torneo del The King of Fighters, ma è bene non aspettarsi una storia ricca di colpi di scena e momenti esaltanti. Le modalità Online non presentano grandi sorprese, dato che sono disponibili le classiche partite Classificate e Casuali, più una modalità per creare una Stanza in cui poter impostare alcune regole speciali. Risulta dunque evidente che, a meno che non si voglia finire il gioco con tutti i team disponibili e sbloccare tutti i finali dello Story Mode, il titolo non offre molto a livello di contenuti per il single player ed è un peccato, perché, anche se è vero che i picchiaduro sono giocati principalmente per l’online, una qualche modalità extra avrebbe garantito un po’ di varietà in più anche per chi volesse allenarsi o confrontarsi solo contro la CPU.
Per quello che concerne la giocabilità e il combat system, possiamo senza dubbio asserire che la parola d’ordine da tenere sempre bene a mente è “precisione”. Sì, perché al contrario di quanto avviene in molti altri esponenti del genere contemporanei, in The King of Fighters XV è necessario eseguire le catene di combo, le interruzioni e le mosse speciali in modo quantomai accurato, in modo da massimizzare i danni e, soprattutto, da non rimanere mai scoperti ai feroci contrattacchi degli avversari. In sostanza, si tratta di un gioco parecchio più difficile della media da padroneggiare ma, ve lo possiamo garantire, è anche uno di quelli che riescono a regalare le maggiori soddisfazioni, una volta entrati nel merito delle sue numerose meccaniche. In tal senso, è davvero un peccato constatare che il tutorial inserito nel gioco sia così scarno e superficiale. Non c’è alcun approfondimento delle meccaniche più avanzate, non c’è possibilità di vedere dei video illustrativi, ma ci sono solo una manciata di lezioni che mostrano per sommi capi gli elementi principali del sistema di combattimento e poco altro. Tutto il resto dovrà venire da sé, scontrandosi con una IA parecchio cattivella anche ai livelli di difficoltà intermedi e tentando di carpire i segreti di ogni singolo personaggio. Almeno sotto questo profilo, siamo certi che SNK avrebbe potuto fare di meglio per garantire una certa accessibilità anche ai novizi della serie senza doverli gettare nella mischia in maniera estremamente scoraggiante. Fortunatamente, una volta assimilate almeno le basi, gli scontri proposti dal titolo risultano davvero emozionanti. Oltre alla classica divisione tra pugni e calci leggeri e pesanti assegnati ai tasti frontali del controller, c’è un tasto dedicato alle “schivate di emergenza”, utili per uscire rapidamente da situazioni difficili agli angoli delle mappe oppure per recuperare in un batter d’occhio dopo essere finiti al tappeto, e un tasto dedicato al cosiddetto “Colpo d’Impatto” che, al costo di una barra di Super e di un tempo di attivazione relativamente prolungato, consente di spingere via l’avversario in modo da rifiatare e impostare nuovamente l’offensiva. Inoltre è presente il ritorno della Maximum Mode, uno stato di alterazione temporaneo che permette di amplificare l’output di danno e di effettuare con maggior frequenza le mosse speciali. Tuttavia, a differenza di quanto avveniva in passato, soprattutto negli ultimi due capitoli del brand, in King of Fighters XV questa poderosa tecnica non è strettamente indispensabile per portare a casa gli incontri. Sia chiaro, rimane comunque uno strumento straordinariamente efficace per volgere le sorti della contesa a proprio vantaggio ma, questa volta, SNK ha deciso di concedere ai giocatori un ventaglio di opzioni notevolmente più ampio per interpretare il combattimento. Oltre al già citato “Colpo d’Impatto”, infatti, la barra Super può essere impiegata per eseguire le mosse EX, ma anche per l’inedita tecnica denominata “Rush”, attivabile mettendo a segno quattro pugni leggeri in rapida successione o tre leggeri e un altro colpo a scelta alla fine della combo per scatenare una mossa speciale di chiusura capace di infliggere danni piuttosto ingenti. Si tratta di un’implementazione intelligente, utile in particolar modo per i combattenti alle prime armi ma che, con ogni probabilità, sarà molto meno incisiva contro gli avversari che attendono nei campi di battaglia online. Grande importanza, anche questa volta, è stata attribuita alla meccanica dei cancel che, come da tradizione, consistono nell’interruzione di una determinata animazione eseguendo rapidamente una nuova stringa di combo per sorprendere il nemico e capitalizzare al massimo su qualunque tipo di apertura della sua guardia. Detto ciò è chiaro che il sistema di combattimento parte dalle solide basi gettate dai capitoli precedenti ma le rifinisce sotto praticamente tutti i punti di vista. Insomma, a conti fatti, il sistema adottato per The King of Fighters XV è una versione riveduta e corretta di quanto apparso nel predecessore, una formula che si traduce in scontri dall’elevato tasso di spettacolarità ma che nasconde una profondità estrema.
Parlando dei personaggi disponibili è bene sottolineare come nel corso degli anni e dei numerosi titoli usciti, The King of Fighters abbia creato un roster enorme, che supera facilmente il centinaio di personaggi. Inserirli tutti rappresenterebbe un lavoro enorme per il team di sviluppo, specialmente quando si devono ricreare nuovamente da zero come è successo di recente con il passaggio alle tre dimensioni. In King of Fighters XV sono presenti 39 personaggi, per un totale di 13 team, tre in meno rispetto al XIV, ma con ritorni di grande qualità. Tra i personaggi presenti ci sono ovviamente sia vecchie glorie che volti nuovi. Questi ulltimi sono principalmente tre: Isla, ragazza che usa un potere simile a quello di Shun’ei (l’eroe di questa nuova saga, per cui Isla sin da subito dimostra di provare un’accesa antipatia), e Dolores, la compagna di squadra di Isla e l’unica che sembri avere un’idea degli eventi misteriosi che stanno minacciando la riuscita del nuovo torneo. Infine c’è Krohnen, che in realtà non è totalmente un nuovo personaggio, poiché ha molte caratteristiche in comune con due vecchi lottatori del titolo: K9999 e Nameless, inseriti in origine in The King of Fighters 2001 e 2002. Il cambiamento è stato necessario, dato che K9999 era stato rimosso per una controversia legata a delle somiglianze troppo elevate con il personaggio di Tetsuo del famoso manga e anime Akira. Nameless lo aveva rimpiazzato nel capitolo del 2002 (proprio per via delle controversie) con un aspetto diverso e mosse leggermente cambiate. Krohnen è dunque la nuova incarnazione del personaggio, dato che le sue mosse sono molto simili a quelle dei suoi predecessori, e probabilmente SNK ha deciso di inserirlo in considerazione della grande popolarità dei due vecchi antieroi. Isla è un nuovo personaggio a capo del Team Rivali, che sembra provare un astio particolare verso Shun’ei, il leader del team eroi di questa nuova saga di KOF. Il resto del cast del quindicesimo capitolo è poi composto da personaggi immancabili, come i classici Kyo, K’, Iori, i team Fatal Fury e Art of Fighting e tanti altri volti noti. Grande ritorno per alcuni team, come il team Orochi, composto da Yashiro, Shermie e Chris, che ritornano dopo la loro ultima apparizione nel 2002, stesso anno in cui era comparsa per l’ultima volta anche Chizuru Kagura, ora presente.Torna anche Ash con il suo team, per la prima volta in veste 3D dopo che, secondo la storia ufficiale era stato cancellato dalla storia alla fine di KOF XIII. Se siete preoccupati che 39 lottatori siano pochi non disperate: SNK ha già annunciato l’arrivo di altri 4 team, per un totale di altri 12 combattenti, nella Season One del picchiaduro. Conosciamo già i nomi dei primi sei lottatori che arriveranno: ci saranno dei pezzi grossi, come Rock e Geese Howard, Billy Kane e Ryuji Yamazaki, quindi non temete, il titolo avrà sempre carne fresca da offrire.
Per quello che concerne il profilo tecnico, infine, The King of Fighters XV è una vera e propria gioia per gli occhi, molto più di quanto era stato suggerito dal materiale promozionale diffuso negli scorsi mesi. I modelli dei personaggi risultano definiti e curati nei minimi dettagli; la palette cromatica adotta tinte corpose e vibranti; gli stage sono veramente bellissimi da vedere in movimento e anche gli effetti visivi sono davvero meravigliosi. La colonna sonora del titolo è ben riuscita e variegata, con un tema principale rock che è davvero esaltante. È possibile poi ascoltare tutte le musiche del gioco nell’apposita sezione del menu principale chiamata DJ Station, che ci permetterà di sentire tutta l’OST non solo del quindicesimo capitolo, ma anche di tutti quelli precedenti e persino di alcuni titoli extra di SNK come Samurai Shodown e Metal Slug, anche se per sbloccare le colonne sonore extra bisognerà finire la modalità Storia con alcuni team specifici. Il titolo è disponibile con i sottotitoli in italiano e un doppiaggio che è un mix tra inglese, per la voce fuori campo che commenta le battaglie, e giapponese, per quanto riguarda invece le voci dei personaggi. Detto ciò, tirando le somme, The King of Fighters XV rappresenta un titolo assolutamente imperdibile sia per gli amanti della serie, ma anche per chi cerca un livello di sfida più elevato rispetto al normale. In sostanza il gioco è un prodotto divertente, profondo e con un’infrastruttura online promettente. La proposta avrebbe certamente meritato una maggiore attenzione sul fronte dei contenuti, sia sul versante della modalità storia che su quello dei tutorial, ma il risultato complessivo ha comunque tutte le carte in regola per offrire agli appassionati un’esperienza più che piacevole. Merito soprattutto dei pregi di un gameplay solido e rispettoso dei canoni della serie, con modifiche che non ne alterano più di tanto l’anima storica. Insomma, alla domanda “ma ne vale la pena di acquistarlo?” la nostra risposta è assolutamente si, a patto che siate disposti a non volere troppo dalla modalità single player e che abbiate una predilizione per i combattimenti online.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Gameplay: 7,5
Longevità: 7
VOTO FINALE: 8
Francesco Pellegrino Lise
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Scienza e Tecnologia
Destiny 2 L’Eclissi, l’MMO sci-fi di Bungie si evolve
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1 settimana fail
13 Marzo 2023
Destiny 2 L’eclissi è l’ultima corposa nonché importantissima nuova espansione dedicata al popolarissimo MMO sci-fi targato Bungie per Pc, Xbox e PlayStation. Prima di parlare però dell’inizio della trama di questo nuovo capitolo della storia, è necessario fare una piccola ma importante premessa: Destiny 2 è un titolo che ha diversi anni sulle spalle, un titolo che ha fatto del mondo di gioco e della sua narrativa una parte importante della struttura stessa del titolo. L’Eclissi, come i fan più informati sanno, sarebbe dovuta essere l’espansione che avrebbe dovuto chiudere in bellezza una storia che viene raccontata da diversi anni e quello che tutti si aspettavano era un finale con cliffhanger totale che catapultasse i giocatori senza pietà nel terzo capitolo della saga. Bene, non è così, in quanto la “chiusura narrativa” del titolo non è questa, ma anzi il finale fa capire che ancora c’è dell’altro. Insomma, Destiny 2 L’Eclissi è da considerarsi come l’inizio della fine, il momento precedente all’epico finale dello scontro tra Luce e Oscurità narrato da ormai moltissimi anni nella lore di Destiny 2. Si parla di “precedente” perché Bungie ha già reso noto che ci sarà un’ultima espansione – probabilmente in arrivo a inizio 2024 – che metterà fine al conflitto tra il Viaggiatore e il Testimone, chiamata “The Final Shape”. Le premesse sembrano quindi far riferimento a un piano di pubblicazione che ricorda molto il rapporto di Infinity War ed Endgame perché, di fatto, L’Eclissi non è altro che la prima parte dell’atteso epilogo. La storia di questa nuova espansione ha inizio proprio da dove era finita l’ultima stagione: il Testimone è finalmente venuto allo scoperto, e con lui la sua flotta di piramidi nere. Di fronte al Viaggiatore, che si è trovato costretto a farsi avanti per combattere la sua nemesi universale, l’antagonista della storia appare decisamente più potente, quasi imbattibile. Comincia così lo scontro finale tra le forze della Luce e quelle dell’Oscurità, che porteranno il protagonista sulla superficie di Nettuno. Qui il Guardiano e Osiride scopriranno Neomuna, una spettacolare città formata da umani scappati al Crollo – un evento apocalittico che ha quasi sterminato l’umanità – che si ritrovano ora coinvolti nella guerra. Le fasi successive della storia ci porteranno a conoscere altri personaggi, dei Solcanuvole chiamati Rohan e Nimbus, che hanno il ruolo di proteggere la città e soprattutto la rete che connette tutti i suoi abitanti. Sin dai primi momenti su Neomuna si viene a conoscenza di due elementi fondamentali della trama: NuvolArk, una sorta di metaverso digitale dove risiedono tutti i cittadini e le loro menti; e il Velo, un’entità mistica che, secondo i protagonisti della storia, è di estrema importanza. Proprio quest’ultimo pare avere una valenza simile a quella del Viaggiatore, secondo quanto riferito dallo Spettro del Guardiano, motivo per cui è lecito pensare che sia una delle componenti più importanti della trama. Al contrario, purtroppo non viene mai specificato nulla di chiaro riguardo il Velo, che rimane ad oggi uno dei più grandi misteri irrisolti della storia de L’Eclissi ma che potrebbe avere un ruolo centrale nella prossima espansione.
A lasciare con il fiato sospeso c’è il fatto che, al completamento della campagna, si resta letteralmente appesi dato che dal momento che gli eventi che compongono il finale della storia sono troppo frettolosi si capisce davvero poco. In una manciata di minuti, tra scene pre-renderizzate e altre in-game, hanno luogo una serie di situazioni e disastri che hanno un impatto importantissimo sull’universo di Destiny 2 ma che, per colpa della rapidità degli eventi, non riescono ad avere il peso emotivo che avrebbero potuto trasmettere. A causa anche di una notevole brevità generale della campagna, non abbiamo potuto che notare come la storia risulti castrata, probabilmente per lasciare più spazio a The Final Shape per il 2024. A rendere il tutto meno emozionante, poi, c’è ancora una volta la presenza di Calus che, sebbene sia tra le figure che più ci si aspettava di poter combattere, purtroppo non regge il confronto con altri nemici affrontati in passato, come Eramis Kell o Savathun la Regina dei Sussurri. Calus si presenta sempre come un mero burattino del Testimone, sebbene continui a portare avanti la sua sfrenata voglia di ricchezze. L’ingordigia del personaggio viene così soddisfatta dai poteri dell’Oscurità, e così ottiene una forza a dir poco smisurata, impostandosi senza troppi problemi come uno dei nemici più temibili della storia di Destiny 2. È un peccato che resti un personaggio vuoto, stabile sui suoi ideali mostrandosi privo di una vera e propria caratterizzazione. Un discorso analogo potrebbe esser fatto per gli altri personaggi con rare eccezioni. Osiride si mostra inizialmente più pavido e scontroso del solito, e per tutta la durata della campagna tenterà di impostarsi come un mentore per il Guardiano, guidandolo nell’utilizzo della nuova sottoclasse, la telaoscura. Di Rohan non diciamo nulla, dato che purtroppo ha un ruolo estremamente marginale all’interno della storia e compare in rarissime situazioni. Nimbus è invece uno dei pochi casi dove notiamo sia un carattere scherzoso, quasi infantile, sia una vera e propria evoluzione: un evento lo porterà ad avviare un cambiamento interiore, dal momento che maggiori responsabilità cominceranno a gravare sulle sue spalle. Inoltre, sarà una figura importante per il protagonista sia perché è la figura chiave della destinazione di Neomuna, sia perché accompagnerà i giocatori in quasi ogni missione della nuova campagna. Uno dei più grandi pregi de L’Eclissi è che quasi ogni singola missione della storia trasuda unicità, con risultato una campagna variegata come poche altre. Certo, ci sono momenti di stallo in cui è necessario soltanto spostarsi per un’area e arrivare a combattere il boss, ma anche in quei casi il level design garantisce un’esperienza sempre inedita. Tra fasi in cui bisogna scappare tra centinaia di nemici con l’astore, vere e proprie guerre in cui si lotta con degli alleati cabal, addestramenti creati ad-hoc da Osiride per padroneggiare la sottoclasse, la campagna di Destiny 2 L’Eclissi si è rivelata essere divertente nel complesso e impegnativa (soprattutto nelle fasi finali delle ultime due missioni) se giocata al livello difficile in solitaria. Va detto anche che Bungie ha lavorato molto sul bilanciare il livello di sfida: adesso non si può più semplicemente correre verso il boss di fine missione bruciando tutte le tappe possibili. I livelli di potere richiesti per ogni singola fase della campagna sono sempre più elevati e bisogna impegnarsi per trovare armamento di punta nel caso in cui non si abbia giocato alle precedenti espansioni e non si abbiano armi chiave su cui infondere il potere per farle aumentare di livello. Combattere con armi di livello raro o leggendario “a caso” è sicuramente un bel problema rispetto a chi possiede già sul proprio personaggio armamento esotico o armi “rollate” con i perk giusti per massimizzare le performance sul campo.
Ma parliamo di novità: uno dei pregi di Destiny 2 L’Eclissi è quello di concentrarsi sullo snellire tutta una serie di meccaniche articolate che rendevano l’esperienza di gioco macchinosa e poco intuitiva. Il buildcrafting che si divide in due rami: creazione di preset e gestione delle mod è davvero ben fatto e velocizza di molto il flusso di gioco. Si possono, infatti, creare dei preset dedicati a varie attività che salvano ed equipaggiano con un clic i pezzi di equipaggiamento con le relative mod che avete dedicato a quella attività e/o build. Proprio la gestione delle mod ora è molto più intuitiva con diversi cambiamenti che si legano alla natura del danno (stasi, vuoto, telascura, arco e fuoco) e soprattutto all’artefatto stagionale che ora rende perennemente attive le mod sbloccate. Insomma profondità maggiore per chi vuole esplorare di più il lato ruolistico e più intuitività per chi si approccia in maniera più casuale. Discorso diverso vale invece per Neomuna e la Telascura. Dal punto di vista narrativo i due fattori sopracitati sembrano un corpo estraneo alla narrativa, non si capisce bene come e perché siano state buttate nel calderone senza un approfondimento. La città è vuota, spoglia, distrutta e poco offre a chi si aspettava finalmente una città viva con la disperazione degli abitanti invasi da una forza aliena misteriosa. A livello di art design, il carattere di Neomuna è molto piacevole sebbene stoni rispetto ai temi più cupi e misti al fantasy che Destiny e il suo sci-fi ha finora proposto. La Telascura invece è tanto divertente da utilizzare quanto poco contestualizzata. Per via dei suoi lunghi cooldown è sicuramente un passo indietro rispetto alla Stasi, ma resta il fatto che il coraggio di Bungie nel rivedere il sistema di movimento con l’introduzione del rampino va apprezzato. Le attività proposte in città purtroppo sono un grande calderone di cose già visto e di novità che alla fine dei conti risultano un mix piacevole di missioni. Assalti (che in alcuni casi hanno subito un restyle) e attività stagionali restano piacevoli da giocare e da affrontare, così come le missioni esotiche. Discorso identico per le nuove armi e le nuove armature. In generale L’Eclissi offre uno stile molto cyberpunk, vaporwave che tra qualche picco di creatività e qualche scivolone si attesta su un valore tutto sommato buono. Da elogiare i Tormentatori, guizzo davvero degno di nota tra le fila dei nemici che danno filo da torcere ai giocatori. Difficili da battere ricchi di novità in termini di movimenti e affascinanti.
Discorso simile per il Raid Radici dell’Incubo. L’attività principe dell’end-game è risultata bellissima a livello di ambientazione e stile artistico delle armi e delle armature, ma poco stimolante dal punto di vista della longevità e delle meccaniche. Il raid è risultato il più completato di sempre nelle prime 48ore da quanto esiste Destiny, con perfino attiva la modalità contesa. Peccato invece per quanto riguarda il design del boss finale che appare come un’evoluzione di un tormentatore. Sicuramente si poteva fare di più, ma nel complesso l’esperienza è positiva. Menzione d’onore va fatta alla colonna sonora, che ancora una volta dimostra l’incredibile bravura di Michael Salvatori, Skye Lewin. Tra il tema principale e altri importanti brani come “Battle Ready”, tutte le canzoni di Destiny 2 L’Eclissi trasudano la cura dell’impianto sonoro da parte dei compositori. La presenza di parti che si rifanno ad altre canzoni di espansioni passate all’interno dei brani de L’Eclissi non è altro che una frecciatina al passato del titolo, cosa che ci ha fatto davvero molto piacere e che siamo sicuri farà venire la pelle d’oca ai fan più affezionati del brand. Tirando le somme, Destiny 2 L’Eclissi è sicuramente una buona espansione, certo non è priva di difetti e alcune meccaniche nuove possono piacere come non piacere, ma è assolutamente innegabile che anche stavolta Bungie abbia proposto un universo ricco di attività da condividere con i propri membri del clan, ma anche con giocatori casuali. Purtroppo, vista la natura MMO della produzione resta ancora difficile divertirsi in solo, ma anche in quel caso, per quanto riguarda le attività affrontabili in single player la sfida resta di buon livello. Ovviamente chi ha giocato ogni espansione del gioco si troverà avvantaggiato rispetto a chi decide di partire da L’Eclissi, ma per fortuna la community generalmente è abbastanza ben disposta nell’aiutare i nuovi giocatori a trovare un clan attivo e a comprendere la storia e le dinamiche dell’universo di Destiny 2.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Gameplay: 9
Sonoro: 9,5
Longevità: 9,5
VOTO FINALE: 9
Francesco Pellegrino Lise
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ChatGpt-4, Microsoft pronta ad integrarla su Bing
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13 Marzo 2023
Microsoft in tempi brevi dovrebbe integrare ChatGpt-4, l’ultima versione del software diventato trend tecnologico del momento, sul suo motore di ricerca Bing. A dare l’anticipazione della notizia è stato Andreas Braun, CTO Microsoft Germany, nel corso del suo intervento ad “AI in Focus – Digital Kickoff” che si è tenuto in Germania venerdì scorso.” Introdurremo Gpt-4 la prossima settimana. E in questo modo avremo modelli multimodali che offriranno possibilità completamente diverse, ad esempio la comprensione dei video”: avrebbe affermato Braun, come riporta il sito tedesco Heise Online. Il 16 marzo, Microsoft terrà l’evento “The Future of work with AI”. Uno dei protagonisti della conferenza potrebbe essere proprio la nuova versione di ChatGpt. Il manager tedesco ha sottolineato come il software sarà in grado di tradurre in maniera più appropriata e sempre più precisa, testi in lingue differenti: “La tecnologia è arrivata molto lontano e praticamente funziona in tutte le lingue. Puoi fare una domanda in tedesco e ottenere una risposta in italiano. Con la nuova versione, Microsoft renderà i modelli di intelligenza artificiale ancora più completi”. Le opportunità di interazioni ‘multimodali’ anticipate da Braun si riferiscono alla capacità dell’AI di interagire con gli utenti con diverse tipologie di contenuti come testi, immagini, video e suoni. La generazione attuale di ChatGpt, identificata dal numero 3 (ChatGpt-3) può rispondere alle domande solo sotto forma di linguaggio scritto. Grazie all’integrazione della piattaforma sviluppata da OpenAI, su cui Microsoft ha investito circa 10 miliardi di dollari solo quest’anno, Bing ha raggiunto i 100 milioni di utenti giornalieri. E General Motors, secondo Reuters online, starebbe valutando la possibilità di usare ChatGpt nelle auto, per aumentare gli usi dei computer di bordo, proprio grazie ad una collaborazione con Microsoft.
F.P.L.
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Wo Long: Fallen Dynasty, il soulslike ambientato nella Cina medievale
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1 settimana fail
13 Marzo 2023
Wo Long: Fallen Dynasty, la nuova avventura d’azione di Team Ninja, è un titolo veramente difficile da valutare. Gli sviluppatori dietro questo dramma fantasy cinese mescolano molti elementi interessanti che danno vita a un’avventura complessa, sicuramente non esente da difetti, ma che nel complesso riesce a nostro avviso nel suo intento, ossia garantire una sfida adeguata a tutti quei giocatori che vogliono mettersi alla prova con combattimenti complicati. Wo Long: Fallen Dynasty è ambientato nel 184 d.C., un periodo che vide la Cina impegnata con la rivolta dei Turbanti Gialli. Si tratta di un evento a livello storico molto importante, cruciale per la dinastia Han, che vide il proprio declino iniziare a terminare in quella rivolta che venne sì repressa, ma che permise all’epoca dei Tre Regni di iniziare e fiorire. A far scattare la scintilla fu la rivolta dei contadini che decisero di ribellarsi al potere: erano circa 300.000 di loro e pretendevano che venisse instaurato un regime egualitario, annullando quel mandato del cielo che aveva messo la famiglia Han al governo. La rivolta riuscì a estendersi in tutta la Cina, coinvolgendo l’intera nazione e cambiando per sempre la storia del popolo cinese negli anni a venire. L’evento vide come protagonisti numerosi soldati che fecero la storia della Cina e che Wo Long celebra riportandoli in vita, in una forma più epica e molto più videoludica, con l’intento di dare loro il giusto peso che meritano nella storia: parliamo di Cao Cao, nonché di Zhang Jiao, fino all’eremita Hong Jing, tutti pronti a fornire supporto in battaglia e fare in modo che l’intervento del protagonista possa essere finalizzato al debellare una piaga che Team Ninja ha deciso di proporre all’interno del costrutto narrativo: dei demoni nati dall’Elisir, una droga che è stata capace di dare dei poteri sovrumani a chi decide di assumerla. Va da sé che ci troviamo dinanzi a un pretesto narrativo che non fa dell’intreccio narrativo la parte più interessante: Wo Long infatti ha nel gameplay la propria forza, la propria prestanza, la propria unicità. Wo Long: Fallen Dynasty, come detto, basa la sua esperienza sul gameplay e sul combat system. Nelle circa venti ore impiegate per portare a termine la main quest, quindi senza prendere in considerazione tutte le missioni secondarie abbiamo imparato a padroneggiare le novità che Team Ninja ha inserito nel suo ultimo titolo. Partiamo col dire che la continuità con Nioh è visibile, sia in quelle che sono le armi proposte, tanto per il ritmo del combattimento, spesso aggressivo e quasi sempre non votato alla riflessività, se non all’inizio.
Il proprio alter ego virtuale, personalizzabile in tutto e per tutto grazie a un editor profondissimo e attento a ogni minimo dettaglio della corporatura, dopo ogni uccisione raccoglierà della Forza Vitale che gli permetterà di aumentare di livello: al posto dei consueti templi di Nioh e falò di Dark Souls, in Wo Long si hanno a disposizione delle bandiere presso le quali andare a gestire il proprio inventario, ricaricare le fiaschette della vita ma soprattutto sviluppare il proprio level-up. La build si costituisce di 5 elementi a seconda delle proprie esigenze e al modo in cui si vuole approcciare il combattimento: ognuno di essi è legato a uno specifico elemento naturale e richiameranno delle caratteristiche peculiari degli scontri. Il fuoco ad esempio incrementerà il danno, la roccia invece la difesa, l’acqua la capacità di essere furtivi, permettendovi di andare a personalizzare tutti gli aspetti e l’approccio alla sfida da parte vostra. Nella build che abbiamo creato, ci siamo resi conto di quanto l’acqua potesse essere messa in disparte. Le fasi stealth, infatti, ci sono sembrate davvero troppo approssimative, spogliate di qualsivoglia interazione con l’ambiente e banalizzate da un cono visivo degli avversari a dir poco incomprensibile. Ciò che abbiamo potuto apprezzare, invece, riguarda l’utilizzo delle magie, utile non solo per la varietà offerta, ma anche per essersi rivelate fondamentali negli scontri più ostici andando a ridurre la barra della crisi. Così come accadeva in Nioh ogni avversario oltre alla barra della vita possiede anche una seconda barra, lo Spirito, che una volta riempita lo porterà a concedere una breve finestra per un attacco letale, che infligge un ammontare di danni notevole: questo accade sia per i boss che per gli avversari standard. Per andare a ridurre l’ampiezza di questa seconda barra ci si può affidare alle magie elementali, così da andare a ridurre centimetri importanti al fine di infliggere, poi, il danno massimo possibile. Al di là di questo aspetto, sono molto utili molte magie non solo di attacco, ma anche pronte a garantirvi dei perk delle statistiche, oltre che delle evocazioni, per quanto queste siano molto confusionarie e non abbastanza godibili dal punto di vista estetico. Ciò Da sottolineare l’ottimo lavoro svolto per le armi da usare durante gli scontri. In Wo Long non ci sono bocche di fuoco a disposizione, ma soltanto lame o martelli da attacchi melee, oltre ovviamente a qualche soluzione dalla distanza come pugnali, archi e balestre. Con 13 tipi di armi a disposizione una volta che si è trovata quella più congeniale al proprio stile di gioco sarà difficile che separarsene, proprio come accadeva in Nioh, dove poi l’aumento delle statistiche presso un fabbro vi avrebbe portato ad affezionarvi troppo a quella scelta compiuta, non separandovene più. Sull’aspetto delle armi a disposizione, tra l’altro, Team Ninja ricade in quello che era un problema già affrontato con i precedenti loro titoli: ossia la quantità di loot generato veramente enorme, tutto pronto per essere cestinato a dovere nel momento più opportuno.
Altro aspetto chiave da tener presente in Wo Long è il poter deviare gli attacchi avversari. Davvero fondamentale nella prima boss battle, la cui difficoltà è stranamente più alta di tutto ciò che si potrà trovare subito dopo e nelle ore successive. In sostanza si tratta di indovinare il giusto timing per poter deflettere qualsiasi attacco avversario, anche quelli letali, e guadagnare una finestra di contrattacco tale da permettere al giocatore di infliggere una buona dose di danni, non solo agli HP ma anche allo Spirito. Questa appena descritta rappresenta la più affascinante delle feature da combattimento di Wo Long e quella che bisogna senz’ombra di dubbio imparare a padroneggiare così da diventare in poco tempo infallibili negli scontri e pronti a evitare qualsiasi attacco avversario. Inoltre, dal punto di vista registico sia il deviare che l’affondare con un colpo letale sono gradevoli da vedere e danno non poche soddisfazioni mentre si eseguono. Lungo il cammino del protagonista si avrà la possibilità di scontrarsi con ciò che rappresenta un altro elemento di focale importanza nelle produzioni di Team Ninja: i demoni. Se in Nioh era tutto stracolmo di entità sovrannaturali, in Wo Long nessuno ha deciso di trattenersi. Al di là dei soldati che si trovano all’inizio, poi si cede il passo a entità la cui creazione è talmente pittoresca da rendere difficile la descrizione: alcuni sembreranno dei troll provenienti dalla tradizione asiatica, altri invece delle viverne munite di zampe da ragno, pronti a scagliarsi contro il giocatore come se fosse carne da macello. La varietà stilistica è davvero alta, così come è di fino la costruzione dei vari ambienti, che offrono un level design sempre molto accorto e denso di strade secondarie da andare a sviscerare per il canonico farming, mai inutile in questi contesti.
La meccanica che sicuramente farà più piacere a chi incontra difficoltà nell’affrontare i nemici più ostici è quella legata ai Rinforzi. Tutti i guerrieri che si possono incontrare nel corso del viaggio riusciranno a dar man forte al protagonista, fino a un massimo di due unità, ogni volta se ne avrà bisogno. A loro si può impartire l’ordine di lanciarsi all’assalto, usandoli sia come arieti di sfondamento che come esche, o di seguire i movimenti del giocatore, fino a poterli resuscitare entro un determinato lasso di tempo, pena la loro sparizione dal campo di battaglia. A loro è legato anche un sistema di level-up, basato sul sistema del giuramento, in grado di aumentare a seconda del tempo trascorso insieme a combattere e ai danni inflitti agli avversari. Più sarà alto il livello di giuramento che intercorre tra giocatore e combattente controllato dall’ IA più saranno i benefici in battaglia ottenuti. Altra novità di Wo Long è quella legata al Morale, una unità di misura che viene azzerata all’inizio di ogni missione e che può raggiungere il valore di 25 come massimo. Più alto sarà il morale e più saranno possenti gli attacchi: per questo la chiave di ogni vittoria sarà quella di accumulare quanti più punti possibili evitando di perderne morendo. Cercare le bandiere dove riposare, nonché quelle secondarie che serviranno solo come checkpoint, permetterà di andare a rimpinguare questo valore che in battaglia riveste un ruolo chiave. Per quello che concerne l’aspetto tecnico, Wo Long permette di scegliere tra due diverse modalità di gioco: quella che favorisce la fluidità e quella che invece esalta la qualità visiva. Durante la nostra prova su Xbox Series X abbiamo preferito la prima, per poter godere dei 60fps in funzione di quel ritmo sempre molto forsennato che richiede Wo Long: ciò che possiamo dirvi è che per quanto l’estetica di gioco sia affascinante, tecnicamente il titolo non brilla, ma anzi, a tratti sembra un titolo di qualche anno fa. Nessun passo in avanti clamoroso, né nei dettagli, né dell’utilizzo del sistema di illuminazione, anzi abbiamo notato anche un pop-up degli asset sul lungo raggio che distrugge un po’ la magia dell’esplorazione. Tirando le somme, Se siete alla ricerca di un Soulslike dall’alto tasso di sfida, che possa offrirvi una sfida esaltante e che non possegga necessariamente uno stile grafico all’avanguardia allora Wo Long è senza ombra di dubbio quello che fa per voi. Disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, il titolo offre una grande rigiocabilità e una sfida assolutamente alta per coloro i quali amano mettersi alla prova.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 9
VOTO FINALE: 8,5
Francesco Pellegrino Lise
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