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La Global Sumud Flotilla sfida il blocco di Gaza: rischio altissimo ignorato

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Oltre 500 attivisti a bordo di 40 imbarcazioni si avvicinano alla Striscia nonostante i ripetuti avvertimenti. Il premier Meloni: “Fermatevi o metterete a rischio la pace”

La Global Sumud Flotilla, convoglio internazionale di oltre 40 imbarcazioni con più di 500 partecipanti provenienti da oltre 40 Paesi, si sta avvicinando alle acque territoriali di Gaza con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele. Tra gli attivisti a bordo ci sono parlamentari, giornalisti e figure di spicco della scena internazionale, tutti pronti a portare aiuti umanitari e solidarietà alla popolazione locale.

Il convoglio ha già affrontato diversi ostacoli durante il viaggio, tra cui incidenti minori e difficoltà logistiche. Nonostante ciò, la flottiglia ha rifiutato di deviare verso porti alternativi, insistendo per raggiungere direttamente Gaza. Una decisione che espone volontariamente gli attivisti a rischi estremi, in un’area dove in passato altre missioni umanitarie sono state intercettate o fermate con metodi coercitivi dalle forze israeliane.

Le autorità israeliane hanno chiarito che potrebbero intervenire per impedire l’accesso alle acque territoriali, ribadendo che il blocco è considerato una misura di sicurezza. Gli organizzatori, però, continuano a considerare il blocco una forma di punizione collettiva e una violazione dei diritti della popolazione civile.

Il convoglio adotta alcune precauzioni, come l’oscuramento delle imbarcazioni di notte, ma la situazione resta estremamente pericolosa. Nonostante i ripetuti avvertimenti sul rischio reale di incidenti o scontri armati, la flottiglia prosegue il suo percorso, sollevando interrogativi sulla prudenza degli organizzatori e sull’effettiva tutela della vita dei partecipanti.

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L’iniziativa, pensata come gesto di disobbedienza civile e solidarietà internazionale, mette così in luce una contraddizione: il desiderio di aiutare chi vive sotto blocco si scontra con l’evidente pericolo che incombe su chi ha scelto di sfidare la legge e la forza militare in mare aperto. La comunità internazionale osserva con apprensione, consapevole che ogni passo falso potrebbe trasformare un atto simbolico in una tragedia dalle conseguenze politiche e umanitarie imprevedibili.

La Marina israeliana si prepara per prendere il controllo in alto mare delle oltre 50 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla che sono entrate nel raggio di intercettazione dell’esercito.

La flottiglia, che è stata avvicinata da imbarcazioni non identificate, ha annunciato l’ingresso nella zona ad alto rischio, con l’intento dichiarato di forzare il blocco navale di Israele, a meno di 120 miglia nautiche da Gaza. Segnalato anche l’aumento delle attività di droni sulle imbarcazioni. Uno degli equipaggi della Flotilla: “Intercettati da nave israeliana, danneggiati i nostri sistemi di comunicazione”.

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