L’ARTICOLO 18 CI SALVERÀ?

di Maurizio Costa

Partiamo da un dato molto importante: l’Istat ha rilevato che il tasso di disoccupazione della popolazione che va dai 15 ai 24 anni ha raggiunto quota 44,2%, in salita di un punto percentuale rispetto al mese scorso. Una cifra incredibile che fa sorgere subito una domanda: la riforma di Matteo Renzi, che riguarda soprattutto la rivisitazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ci salverà dal baratro? Iniziamo a dire che la riforma del governo dovrebbe riguardare tutte le aziende con più di 15 dipendenti e non dovrebbe essere retroattiva (usiamo il condizionale perché sicuramente questa bozza di legge verrà modificata strada facendo). Il fatto che fa storcere un po’ le teste di tutti quanti è che i datori di lavoro dovranno reintegrare tutti quei lavoratori licenziati per motivi discriminatori. Tutte le volte, invece, che un dipendente verrà licenziato per motivi economici non dovrebbe essere previsto il reintegro. Sicuramente, nessun imprenditore dichiarerà di aver licenziato un lavoratore per motivi discriminatori, ma si appoggerà soprattutto al fatto di avere problemi economici. Tra l’altro, la riforma prevede che sarà il dipendente a dover provare la discriminazione, in maniera autonoma e senza il vincolo della decisione di un giudice. Renzi vuole un mercato del lavoro più aperto, dinamico e libero, ma agevolare i licenziamenti non porta a un calo della disoccupazione. Abbiamo bisogno di riforme mastodontiche e non che riguardano poche migliaia di lavoratori. Portiamo avanti l’idea dei contratti, di quelli a tempi determinato e a tutte le forme di sfruttamento del lavoro; solo così ne usciremo fuori.