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LATINA: ECOMAFIE IN PROVINCIA

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Tempo di lettura 4 minuti Ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e agromafie il core business della criminalità organizzata ormai ben radicata e strutturata nel territorio pontino

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Redazione

Latina – È la provincia del Lazio con il litorale più esteso e ricco di zone a tutela ambientale, ma anche la provincia preferita dagli ecomafiosi. Qui, tra Latina, Sabaudia e San Felice Circeo, le cosche mafiose sono ormai ben radicate e strutturate sul territorio e da anni concentrano i loro affari d’oro legati al ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e delle agromafie, causando gravi conseguenze all’ambiente e alla salute dei cittadini. Una situazione allarmante confermata anche dall’ultimo Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, secondo il quale la provincia di Latina si colloca al 9° posto nella classifica delle province italiane per reati ambientali. Le infrazioni accertate nel capoluogo pontino nel 2012 sono state 744, il 2,2% del totale nazionale. A ciò si aggiunge la pesante vicenda della discarica di Borgo Montello anche alla luce delle dichiarazioni desecretate, in questi giorni, del boss Carmine Schiavone sui veleni e le scorie del Clan dei Casalesi. Nel Lazio, invece, nel 2012 sono state accertate 2.800 infrazioni, ossia l’8,2% del totale nazionale, pari a 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011.
Eppure le ecomafie si possono e si devono combattere. Dalla città pontina, dove oggi ha organizzato la tavola rotonda “Le ecomafie in provincia di Latina”, Legambiente presenta le sue proposte per fermare le illegalità ambientali e liberare il territorio pontino dall’ecomafia. Per l’associazione ambientalista è fondamentale: 1) l’istituzione di una Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) a Latina; 2) fare degli abbattimenti degli abusi edilizi una prima strategia di contrasto alle illegalità; 3) investire in termini di uomini e mezzi in favore delle Procure e delle forze dell'ordine; 4) investire su azioni investigative soprattutto di carattere patrimoniale; 5) Promuovere progetti di educazione ambientale e alla legalità per costruire, rafforzare e diffondere la cultura della legalità soprattutto tra le giovani generazioni.

Tra i presenti alla tavola rotonda Rossella Muroni, direttrice Legambiente, Peppe Ruggiero, Libera, Marco Omizzolo, ufficio ambiente e legalità Legambiente e coordinatore provinciale Legambiente Latina, Fabrizio Marras, responsabile provinciale Libera, Cristiana Avenali, consigliere Regione Lazio, Valentina Romoli, vice presidente Legambiente Lazio, Alessandro Loreti, presidente Legambiente Latina.

“ La diffusione delle ecomafie in provincia di Latina – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – dimostra che la Terra dei fuochi non è questione campana ma una questione nazionale. Il ciclo illegale dei rifiuti e il loro interramento è un problema che riguarda e coinvolge diverse regioni italiane. Pertanto chiediamo che vengano rafforzate le attività di controllo, prevenzione e contrasto delle attività illegali, che vengano dati alla magistratura e alle forze dell’ordine strumenti adeguati e che vengano accelerati i tempi dei giudizi. È fondamentale che le indagini proseguano in tutt'Italia ed esemplificativa è proprio la vicenda delle navi dei veleni che resta di grande attualità ed ha dimostrato come l’Italia sia un nodo nevralgico nel traffico internazionale dei rifiuti. Per questo ci opponiamo ad esempio alla richiesta di archiviazione dell’esposto che abbiamo presentato nel 2009 sul ruolo della città di La Spezia nelle rotte delle navi dei veleni e chiediamo nuove verifiche sulla presenza di rifiuti tossici interrati o affondati in mare”.

“ Nella provincia di Latina – spiega Marco Omizzolo, ufficio ambiente e legalità Legambiente e coordinatore provinciale Legambiente Latina – il ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e agromafie sono il core business di un sistema criminale consolidato e spesso sottovalutato o sminuito dalla classe politica locale. Siamo costituti parte civile nel processo per disastro ambientale che riguarda la discarica di Borgo Montello, sulla quale abbiamo presentato esposti e dossier. Le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, evidenziano quanto denunciamo da anni e non vanno sottovalutate. Il nostro punto di riferimento resta però Don Cesare Boschin, parroco della parrocchia di borgo Montello ucciso nella sua canonica nel 1995 perché aveva denunciato il traffico notturno e illegale di rifiuti e di droga che interessava la relativa discarica”.

In questi ultimi anni le numerose inchieste giudiziarie, i processi e le condanne emanate da Procure e tribunali hanno dimostrato la drammatica pervasività delle mafie in provincia di Latina. Preoccupa a questo riguardo l’attuale riforma della geografia giudiziaria, avviata il 13 settembre, e che prevede la chiusura delle sedi distaccate di tribunali, procure e uffici del giudice di pace che saranno accorpati con uffici dello stesso distretto. Un provvedimento pensato da Via Arenula per risparmiare circa 80milioni di euro e per ammodernare la macchina giudiziaria, ma che invece, in realtà, andrà ad appesantire e a sovraccaricare di lavoro le sedi accorpanti dei tribunali, senza contare la lentezza dei processi a cui si andrà incontro. In questo modo si farà un grande “regalo” agli ecomafiosi.

“ Nel Lazio, a partire dallo scorso 13 settembre, – spiega Valentina Romoli, vice presidente Legambiente Lazio – con l'entrata in vigore del d.lgs 1152012 cesseranno la loro attività 15 sedi distaccate di tribunale, tra le quali Ostia, Gaeta e Terracina. Per questi ultimi due è stato autorizzato per un periodo di due anni l'utilizzo dei locali della soppressa sezione distaccata di Terracina per la trattazione ad esaurimento dei giudizi civili e penali pendenti presso l'ufficio stesso e presso la sezione distaccata di Gaeta. I tribunali sono fondamentali ed irrinunciabili presidi di legalità sul territorio, per questo ci auspichiamo che in contesti ad alto tasso di criminalità organizzata come quelli di Ostia, Terracina, Gaeta , si intervenga con determinazione per invertire la rotta dando un segnale chiaro di contrasto alle mafie, scongiurando la chiusura di questi tribunali e rafforzando invece l'azione della magistratura, a partire dalla istituzione di una Direzione Distrettuale Antimafia nella provincia di Latina” .

Cronaca

Roma e Latina, traffico di droga: sequestro beni da 4,5 milioni a capi organizzazione

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Maxi sequestro di beni da circa 4,5 milioni di euro tra Roma e Latina. Ad eseguire il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Interessati beni e assetti societari, tra cui immobili e società riconducibili ai tre capi di un’associazione dedita al traffico di droga recentemente arrestati nell’ambito di un’operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sulla base di accertamenti svolti dalla Divisione Anticrimine di Roma sarebbe emerso che dall’attività illecita avrebbero accumulato ingenti proventi reinvestendoli in parte in società di sale scommesse a Pomezia e Ardea e in una rivendita di veicoli a Roma, e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze assicurative. Tra i beni interessati dal sequestro disposto dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione di Roma – 4 compagini societarie e 4 immobili, tra cui una villa di notevoli dimensioni con piscina.

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Cronaca

Cisterna di Latina, duplice omicidio: lei si è salvata scappando dalla finestra

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Desyrée Amato, la 22enne sopravvissuta ieri alla furia dell’ex fidanzato che a Cisterna di Latina ha ucciso la sorella e la madre della giovane (49 e 19 anni), è riuscita a salvarsi fuggendo dalla finestra del bagno dove si era rifugiata. Cristian Sodano, finanziere di 27 anni, dopo aver sparato alle due donne con l’arma d’ordinanza ha seguito la ragazza in bagno e ha sfondato la porta a calci. Lei è riuscita a scappare dalla finestra e a nascondersi in una legnaia in giardino, poi ha raggiunto la strada dov’è stata trovata in stato di choc. Nel pomeriggio di ieri l’uomo – originario di Minturno ma in servizio nel reparto navale di Ostia – è arrivato nella casa delle tre donne, nel quartiere San Valentino. Al culmine di un litigio ha aperto il fuoco. Alcuni quotidiani scrivono che l’uomo aveva dormito in quella casa soltanto la notte prima del duplice omicidio, nonostante la rottura sentimentale. “Ho litigato e poi ho sparato”, ha detti ai poliziotti che l’hanno arrestato.

Nei confronti di Sodano la procura di Latina ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, è stato portato in carcere in attesa della convalida.

Secondo quanto si apprende Cristian Sodano, questo il nome dell’uomo, avrebbe ucciso Nicoletta Zomparelli e Reneé Amato dopo che queste erano probabilmente intervenute per difendere la sua ex fidanzata, Desyrée Amato. Il 27enne è stato rintracciato e portato in Questura dagli agenti della squadra mobile nel quartiere Q4 mentre stava cercando di raggiungere casa, nei pressi dell’abitazione di un parente. 

Di Reneé Amato e della sorella Desyreé si sa che avevano la passione per il ballo, come emerge dalle immagini sui loro profili social: la giovane uccisa aveva anche vinto qualche premio. La madre Nicoletta Zomparelli lavorava in un’agenzia immobiliare. 

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Cronaca

Pontinia, maltrattamenti di animali: chiusa azienda zootecnica

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La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Pontinia, unitamente alle componenti specializzate del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina, del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Latina e con il supporto del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Latina, hanno effettuato un controllo presso un’azienda zootecnica di Pontinia operante nell’allevamento di bufale.
Durante l’ispezione i Carabinieri ed i Veterinari hanno potuto accertare come gli animali fossero allevati e tenuti in condizioni non compatibili con le proprie caratteristiche etologiche.
Nello specifico gli operanti hanno rilevato come gli animali fossero costretti a stabulare in consistenti liquami, senza acqua, con mangimi contaminati.

Gli animali, di cui molti vitellini legati, sono stati inoltre riscontrati affetti da varie problematiche sanitarie e la mancanza dei requisiti minimi per la gestione degli stessi, con evidente sofferenza del bestiame e compromissione della salute degli animali.

Nella stessa azienda sono state trovate, poco distante dalle stalle, due carcasse di vitelli bufalini non smaltiti ed una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi, nonché lo scarico nel canale attiguo all’azienda dei liquami e reflui prodotti dall’azienda.

Per tutti questi motivi l’azienda ed i 117 animali sono stati posti sotto sequestro. La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

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