LATINA: ECOMAFIE IN PROVINCIA

Redazione

Latina – È la provincia del Lazio con il litorale più esteso e ricco di zone a tutela ambientale, ma anche la provincia preferita dagli ecomafiosi. Qui, tra Latina, Sabaudia e San Felice Circeo, le cosche mafiose sono ormai ben radicate e strutturate sul territorio e da anni concentrano i loro affari d’oro legati al ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e delle agromafie, causando gravi conseguenze all’ambiente e alla salute dei cittadini. Una situazione allarmante confermata anche dall’ultimo Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, secondo il quale la provincia di Latina si colloca al 9° posto nella classifica delle province italiane per reati ambientali. Le infrazioni accertate nel capoluogo pontino nel 2012 sono state 744, il 2,2% del totale nazionale. A ciò si aggiunge la pesante vicenda della discarica di Borgo Montello anche alla luce delle dichiarazioni desecretate, in questi giorni, del boss Carmine Schiavone sui veleni e le scorie del Clan dei Casalesi. Nel Lazio, invece, nel 2012 sono state accertate 2.800 infrazioni, ossia l’8,2% del totale nazionale, pari a 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011.
Eppure le ecomafie si possono e si devono combattere. Dalla città pontina, dove oggi ha organizzato la tavola rotonda “Le ecomafie in provincia di Latina”, Legambiente presenta le sue proposte per fermare le illegalità ambientali e liberare il territorio pontino dall’ecomafia. Per l’associazione ambientalista è fondamentale: 1) l’istituzione di una Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) a Latina; 2) fare degli abbattimenti degli abusi edilizi una prima strategia di contrasto alle illegalità; 3) investire in termini di uomini e mezzi in favore delle Procure e delle forze dell'ordine; 4) investire su azioni investigative soprattutto di carattere patrimoniale; 5) Promuovere progetti di educazione ambientale e alla legalità per costruire, rafforzare e diffondere la cultura della legalità soprattutto tra le giovani generazioni.

Tra i presenti alla tavola rotonda Rossella Muroni, direttrice Legambiente, Peppe Ruggiero, Libera, Marco Omizzolo, ufficio ambiente e legalità Legambiente e coordinatore provinciale Legambiente Latina, Fabrizio Marras, responsabile provinciale Libera, Cristiana Avenali, consigliere Regione Lazio, Valentina Romoli, vice presidente Legambiente Lazio, Alessandro Loreti, presidente Legambiente Latina.

“ La diffusione delle ecomafie in provincia di Latina – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – dimostra che la Terra dei fuochi non è questione campana ma una questione nazionale. Il ciclo illegale dei rifiuti e il loro interramento è un problema che riguarda e coinvolge diverse regioni italiane. Pertanto chiediamo che vengano rafforzate le attività di controllo, prevenzione e contrasto delle attività illegali, che vengano dati alla magistratura e alle forze dell’ordine strumenti adeguati e che vengano accelerati i tempi dei giudizi. È fondamentale che le indagini proseguano in tutt'Italia ed esemplificativa è proprio la vicenda delle navi dei veleni che resta di grande attualità ed ha dimostrato come l’Italia sia un nodo nevralgico nel traffico internazionale dei rifiuti. Per questo ci opponiamo ad esempio alla richiesta di archiviazione dell’esposto che abbiamo presentato nel 2009 sul ruolo della città di La Spezia nelle rotte delle navi dei veleni e chiediamo nuove verifiche sulla presenza di rifiuti tossici interrati o affondati in mare”.

“ Nella provincia di Latina – spiega Marco Omizzolo, ufficio ambiente e legalità Legambiente e coordinatore provinciale Legambiente Latina – il ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e agromafie sono il core business di un sistema criminale consolidato e spesso sottovalutato o sminuito dalla classe politica locale. Siamo costituti parte civile nel processo per disastro ambientale che riguarda la discarica di Borgo Montello, sulla quale abbiamo presentato esposti e dossier. Le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, evidenziano quanto denunciamo da anni e non vanno sottovalutate. Il nostro punto di riferimento resta però Don Cesare Boschin, parroco della parrocchia di borgo Montello ucciso nella sua canonica nel 1995 perché aveva denunciato il traffico notturno e illegale di rifiuti e di droga che interessava la relativa discarica”.

In questi ultimi anni le numerose inchieste giudiziarie, i processi e le condanne emanate da Procure e tribunali hanno dimostrato la drammatica pervasività delle mafie in provincia di Latina. Preoccupa a questo riguardo l’attuale riforma della geografia giudiziaria, avviata il 13 settembre, e che prevede la chiusura delle sedi distaccate di tribunali, procure e uffici del giudice di pace che saranno accorpati con uffici dello stesso distretto. Un provvedimento pensato da Via Arenula per risparmiare circa 80milioni di euro e per ammodernare la macchina giudiziaria, ma che invece, in realtà, andrà ad appesantire e a sovraccaricare di lavoro le sedi accorpanti dei tribunali, senza contare la lentezza dei processi a cui si andrà incontro. In questo modo si farà un grande “regalo” agli ecomafiosi.

“ Nel Lazio, a partire dallo scorso 13 settembre, – spiega Valentina Romoli, vice presidente Legambiente Lazio – con l'entrata in vigore del d.lgs 1152012 cesseranno la loro attività 15 sedi distaccate di tribunale, tra le quali Ostia, Gaeta e Terracina. Per questi ultimi due è stato autorizzato per un periodo di due anni l'utilizzo dei locali della soppressa sezione distaccata di Terracina per la trattazione ad esaurimento dei giudizi civili e penali pendenti presso l'ufficio stesso e presso la sezione distaccata di Gaeta. I tribunali sono fondamentali ed irrinunciabili presidi di legalità sul territorio, per questo ci auspichiamo che in contesti ad alto tasso di criminalità organizzata come quelli di Ostia, Terracina, Gaeta , si intervenga con determinazione per invertire la rotta dando un segnale chiaro di contrasto alle mafie, scongiurando la chiusura di questi tribunali e rafforzando invece l'azione della magistratura, a partire dalla istituzione di una Direzione Distrettuale Antimafia nella provincia di Latina” .