Lavoratori CUP e RECUP in protesta sotto la Regione Lazio: “No alla macelleria sociale”

È ancora in corso il sit-in di protesta della COBAS sotto la sede della Regione Lazio di via Cristoforo Colombo, in tutela dei lavoratori del CUP, RECUP e Amministrativi, “macellati” dalla precarizzazione dei nuovi contratti attuati, o in fase di attuazione, della nuove società che hanno strappato buona parte del servizio alla Capodarco.

Zingaretti vuole risparmiare”, attacca la nota sindacale, “taglieggiando i salari dei precari della sanità e favorire i profitti delle aziende amiche. In più di un’occasione la Giunta Zingaretti ha spergiurato che il subentro delle società in R.T.I. GPI/Mimosa/InOpera non avrebbe comportato alcun taglio alle retribuzioni. Ebbene, ora le bugie dette più volte dagli assessori D’Amato e Di Berardino sono sotto gli occhi di tutti”.

La vertenza
prosegue a ritmi serrati da mesi, nel silenzio, imbarazzante, della maggioranza
dei media e della politica. “Con il cambio appalto i dipendenti attualmente in NTA”, prosegue il comunicato, “oltre ad
essere pesantemente demansionati, subiscono un ribasso salariale del 18,64%,
equivalente per un full-time a 301 euro sulla retribuzione tabellare (oltre il
taglio degli scatti di anzianità che solo transitoriamente saranno erogati al
personale)”. E ancora, “i cambi appalti in corso devono essere sospesi fino a
che non sarà riconosciuto al personale il corretto inquadramento e la giusta
retribuzione. Altrimenti significa che per Zingaretti la Regione Lazio è un
porto franco dove si può far carta straccia della Costituzione e delle leggi
dello Stato, dove si può impunemente ridurre i salari a chi già vive di salari
bassissimi, dove impunemente si può demansionare lavoratrici e lavoratori che
da 5, 10, 15 20 anni svolgono le mansioni di assistente amministrativo per la
Sanità del Lazio”.

“Fermare
la macelleria sociale sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori dei CUP
del Lazio” è l’accorato appello rivolto ai vertici politici della Regione. E,
in risposta al silenzio, emblematico, è durissima la requisitoria del
Sindacato: “ribadiamo a Zingaretti e alla sua Giunta, ma anche ai dirigenti
delle ASL e A.O. che stanno procedendo alla stipula dei contratti di appalti
con le società subentranti, che il diritto al corretto inquadramento e alla
giusta retribuzione, in ragione delle mansioni svolte, è un principio giuridico
fondamentale del nostro ordinamento, ben espresso nella Costituzione e nel
Codice sugli appalti nella Pubblica Amministrazione. Non aver tenuto conto di
tale basilare principio, in fase di aggiudicazione della gara centralizzata e
nella fase della stipula dei contratti nelle singole aziende sanitarie e ospedalieri
è da furfanti, in quanto significa aver deliberatamente deciso di arrecare un
grave danno economico ai lavoratori e alle casse pubbliche, a causa degli
inevitabili contenziosi legali che tale situazione produrrà. Di tali danni
dovranno risponderne sia i responsabili del procedimento in Regione Lazio e
nelle singole ASL/A.O”.

E dovranno
anche “rispondere”, conclude, “poi dell’omesso controllo sulla palese
violazione della procedura di gara in tema di armonizzazione delle condizioni
contrattuali applicate, vista la mancata partecipazione di GPI e SDS alle
convocazioni presso le ITL competenti, nonché dell’omesso controllo sul mancato
rispetto della normativa vigente sui contratti a tempo parziale, tenuto conto
che la RTI GPI/Mimosa/InOpera impone contratti di lavoro privi della puntuale
indicazione della collocazione dell’orario di lavoro nel giorno, nella
settimana, nel mese e nell’anno e la sottoscrizione obbligatoria delle c.d.
clausole elastiche, non lasciando libertà di scelta alle lavoratrici e ai
lavoratori”.

Una delegazione è stata ricevuta dai vertici regionali. L’ennesimo incontro/confronto. Si auspica che, oltre ai soliti “vedremo”, ci sia qualcosa di più concreto, considerato, soprattutto, il delicato servizio offerto da anni da questi lavoratori.

David Nicodemi