LAVORO: MATTEO RENZI PRONTO AD INCASSARE LA FIDUCIA IN SENATO

Redazione

Come lo abbiamo ribattezzato nell'apertura del nostro quotidiano di oggi, sta andando in scena il "Renzikaze Show" per quanto riguarda la riforma del lavoro. Renzi non ha dubbi: incasserà la fiducia e di conseguenza indebolirà ancora di più quei sindacati inascoltati che si riverseranno in piazza per fare rumore. Il primo incontro con i sindacati non serve a far rientrare la mobilitazione annunciata dalla Cgil. Ma ottiene il risultato di 'ammorbidire', seppur leggermente, la posizione di Cisl e Uil. In attesa del testo del maxiemendamento del governo,Matteo Renzi si appresta a presiedere oggi a Milano il vertice europeo sull'occupazione, con l'obiettivo di incassare, pressoche' in contemporanea, la fiducia al Senato sul jobs act. Con la minoranza interna che, dopo riunioni, incontri e consulti, sembra non mettere in dubbio il voto favorevole, pena la crisi di governo.

Spiega del resto Pierluigi Bersani:"A chi mi chiede consiglio raccomando responsabilita' e lealta' anche davanti a una forzatura come questo voto di fiducia. La fiducia non puo' essere in discussione". Anche se non e' affatto escluso che alcuni senatori della sinistra Pd possano domani non partecipare al voto, come sostiene Pippo Civati. E il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, preannuncia: la battaglia riprendera' a Montecitorio.
  Fatto sta, Renzi tira dritto e scandisce: va bene il dialogo ma non ci faremo bloccare dai veti. E, soprattutto, ostenta sicurezza: "non temo agguati e ove ci fossero li affronteremo".

Insomma, il premier non fa passi indietro: "Siamo assolutamente disponibili alle opinioni di chiunque, l'importante e' che si vada avanti. Miglioriamo quel che c'e' da migliorare ma il Paese deve andare avanti e non ci faremo bloccare dai veti". Quanto ai sindacati, "c'e' stata la richiesta, li abbiamo ricevuti, li rivedremo, non ho visto un clima di rabbia perche' si e' deciso di porre la fiducia, avendo noi promesso di fare le riforme le dobbiamo fare e le stiamo facendo".

In conferenza stampa il presidente del Consiglio replica all'accusa di essre come la Tatcher: "Se c'e' persona da cui mi sento culturalmente molto lontano, con tutto il rispetto e la stima che si deve a un personaggio della storia britannica, e' Margareth Thatcher". E indica come modelli Obama, Clinton e Blair. Poi invita ad avere pazienza e attendere i testi dei decreti legislativi per conoscere nel merito le norme sul reintegro in caso di licenziamenti disciplinari.