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Cronaca

Leone XIV, il Papa della Pace: dalle Ande a San Pietro, una voce per chi soffre

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In un momento di grande fermento globale, la Chiesa cattolica si affida a una figura nuova ma profondamente radicata nella tradizione e nel dialogo: Robert Francis Prevost, agostiniano, nato a Chicago e missionario in Perù, è stato eletto Papa al termine di un conclave sorprendentemente rapido. Con il nome di Leone XIV, è il primo pontefice statunitense della storia e il primo appartenente all’Ordine di Sant’Agostino a salire al soglio di Pietro.

La sua elezione è giunta dopo soli due giorni e quattro scrutini, segno evidente di un consenso ampio e deciso tra i 133 cardinali elettori, provenienti da ogni parte del mondo. Piazza San Pietro, gremita da oltre 150.000 fedeli, è esplosa in un’ovazione quando il nuovo Papa si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni. Emozionato fino alle lacrime, ha scelto parole semplici ma di grande intensità: “Pace”, ha ripetuto più volte, invocando un mondo capace di costruire ponti anziché innalzare muri.

Prevost ha un profilo che intreccia continenti, epoche e anime diverse della Chiesa. Uomo di Curia, ma estraneo agli intrighi del Vaticano, ha guidato dal 2023 il Dicastero per i Vescovi, uno dei più delicati e strategici. Tuttavia, la sua vocazione nasce tra le popolazioni del Perù, dove ha servito come missionario agostiniano vivendo la fede a stretto contatto con i poveri e gli emarginati. Nel suo primo discorso, dopo aver salutato in italiano, ha parlato in spagnolo rivolgendosi alla sua “diocesi del cuore” sudamericana. Un gesto spontaneo, capace di toccare profondamente chi lo ascoltava. Poi ha ricordato che l’8 maggio si celebra la Madonna di Pompei e ha intonato un’Ave Maria, dedicandola alla pace nel mondo.

Le reazioni internazionali sono state immediate. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso “orgoglio e speranza per un pontificato che nasce sotto il segno dell’umiltà e della riconciliazione”. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito l’elezione di Leone XIV “un richiamo potente alla pace globale, in un momento in cui il mondo è attraversato da conflitti, disuguaglianze e odio”. Emmanuel Macron ha sottolineato il “richiamo sociale della sua figura, in linea con la tradizione di Leone XIII”, mentre Ursula von der Leyen ha elogiato il suo “impegno per il dialogo interreligioso e per un’Europa spiritualmente inclusiva”.

Il suo pontificato sembra voler conciliare le due grandi eredità degli ultimi decenni: quella sociale, pastorale e sinodale di Papa Francesco, di cui Prevost è considerato un “figlio spirituale”, e quella teologica e simbolica di Benedetto XVI. Ne è testimonianza il ritorno alla mozzetta rossa, simbolo dell’autorità papale abbandonato dodici anni fa. Ma il riferimento più esplicito è a Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, la prima enciclica sociale della Chiesa, pubblicata nel 1891. Una scelta di nome che non è casuale, in un’epoca segnata da nuove povertà, disuguaglianze, crisi ambientali e guerre.

Nel suo discorso inaugurale, Leone XIV ha affermato che “la Chiesa deve essere vicina a chi soffre” e che “solo attraverso la tenerezza, la verità e la pace si può dare un futuro alle nuove generazioni”. Ha ribadito l’importanza di continuare sulla via sinodale, per una Chiesa più partecipata, inclusiva e capace di ascoltare. Le sue parole non sono state un discorso di rito, ma un vero e proprio manifesto: ha parlato della sofferenza umana, del bisogno di ascolto, del ruolo del cristiano nel mondo, ricordando che “il male non prevarrà” e che “Dio ama tutti incondizionatamente”.

Con un nome denso di significati, un’origine multiculturale e un’esperienza pastorale che attraversa i due continenti americani, Papa Leone XIV si presenta come un pontefice del dialogo, della speranza e della concretezza. Il suo primo viaggio potrebbe portarlo proprio in America Latina, forse in Perù o in Colombia. Intanto, Roma si prepara ad accoglierlo con il Giubileo dei Popoli, una grande festa di spiritualità, cultura e impegno civile.

In un mondo che cerca punti di riferimento, la sua elezione appare già come un segnale profetico. Ora sarà il tempo — e i gesti — a confermare il suo cammino.

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