L'INCONTRO CHE NON SI E' MAI COMBATTUTO

di Silvio Rossi

 

Nella sua lunga carriera ha affrontato i più grandi boxeur del periodo. Alcuni dei suoi match sono stati annoverati tra i più grandi avvenimenti sportivi del secolo. Primo tra tutti quello avvenuto nel 1974 a Kinshasa contro George Foreman, “The rumble in the jungle”, quando il pubblico africano aveva adottato Mohamed Alì, incitandolo col canto "Ali bomaye!" (Alì uccidilo), divenuto un canto popolare in Zaire.
Ha combattuto contro Joe Frazier, Ken Norton, Larry Holmes, Leon Spinks. Avrebbe potuto combattere un altro match, che sarebbe stato certamente inserito negli incontri del secolo, se solo si fosse concretizzato il passaggio ai professionisti di quello che è stato considerato il più grande pugile dilettante di tutti i tempi.
Appena concluse le Olimpiadi del 1976 a Montreal, Don King, manager tra i più eclettici della boxe mondiale, contattò i responsabili della federazione cubana, e l’allenatore di Teofilo Stevenson, vincitore delle ultime due edizioni olimpiche (avrebbe vinto la terza a Mosca quattro anni dopo, ed era uno dei favoriti per Los Angeles 1984 se non ci fosse stato il boicottaggio).
Promise cinque milioni di dollari di premio al pugile cubano per incrociare i guantoni contro il campione del mondo, una cifra impensabile per uno sportivo di un paese comunista. La risposta di Stevenson fu: «Cosa valgono cinque milioni di dollari, quando ho l'amore di otto milioni di cubani?»
L’incontro non si fece. A parte alcune difficoltà tecniche (Stevenson non aveva mai affrontato un combattimento oltre i tre round), e le possibili soluzioni fantasiose proposte, come la possibilità di dividere la sfida in tre incontri da cinque round ciascuno, non si riuscì a dare una risposta su chi, tra Alì e Teo, fosse il più grande pugile di sempre. Una risposta che oggi viene spostata nei ring celesti.