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Linguaggi e immagini violente, emulazione e aggressività

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Quali effetti possono avere il linguaggio e le scene di violenza sulle condotte aggressive di alcuni giovani? Che il linguaggio e le scene di violenza incrementano l’aggressività e le esperienze emotive negative, soprattutto in età infantile, non sono solo numerose ricerche condotte sul tema a confermarlo.

Ne è fortemente convinto anche il prefetto Francesco Tagliente, specializzato in Criminologia, che nel corso degli oltre 45 anni di servizio ha avuto l’opportunità di coniugare il sapere del mondo accademico con il fare nei vari settori di cui si è occupato da poliziotto, dirigente delle “volanti” e della “sala operativa”, dell’ufficio ordine pubblico del Ministero, questore di Roma e Firenze e prefetto di Pisa.
Per un approfondimento a tutto campo dell’argomento Tagliente ha condiviso con il Direttore Generale di Italia 7, Fabrizio Manfredini di dedicare a questo tema una puntata speciale del programma Monitor condotto da Gaetano D’Arienzo, andata in diretta dalle ore 21.30 di martedì 16 novembre. Per riflettere pubblicamente sul tema, Tagliente e Manfredini hanno ritenuto importante mettere insieme il mondo della comunicazione, dei genitori, della scuola, delle scienze comportamentali, delle Autorità di pubblica sicurezza, della Polizia postale, della Magistratura, dell’Avvocatura penale e del Garante per la privacy.
Nel corso della trasmissione il conduttore Gaetano d’Arienzo ha affrontato con gli ospiti tema della incidenza della comunicazione anche sulla sicurezza reale, delle conseguenze possono determinare il linguaggio e le immagini di violenza, sul ruolo dei genitori e della scuola

Il Questore di Livorno Roberto Massucci ha sottolineato che “È necessario ed una responsabilità degli adulti far diventare lo slogan giovani al centro azioni a supporto del percorso di maturazione dei ragazzi.
È indubbio, e non è certo un tema nuovo, che la fase giovanile sia contraddistinta da una potente energia che rischia di esprimersi in maniera disordinata e, talvolta, pericolosa per gli stessi ragazzi. C è però un elemento di novità in questo processo: oggi i campi di espressione della regia giovanile si sono moltiplicati e conseguentemente sono aumentati i rischi.
Tutto ciò significa che tutti coloro che esprimono aree di interesse giovanile debbono mettere in campo azioni a supporto di comportamenti corretti e consapevoli. È questo lo spirito con cui, a Livorno, è nato il progetto #sceglilastradaGIUSTA al quale hanno aderito numerose scuole secondarie di primo grado della provincia. Un progetto nel quale la Questura insieme all’Ufficio scolastico provinciale ha messo insieme le risorse istituzionali, culturali, sportive, esponenziali della disabilità, della musica tutte unite in un insieme che, durante tutto l’anno scolastico, intende offrire strumenti di discernimento e consapevole scelta ai ragazzi. Il progetto è inserito nei piani di studio degli istituti scolastici aderenti e durerà l’intero anno scolastico.”

Daniele Grassucci, giornalista e direttore di Skuola.net ha detto che “Skuola.net ha chiesto a 4.000 giovani dagli 11 ai 24 anni di raccontare come passano il proprio tempo libero: tra le attività preferite le ragazze spicca guardare le serie tv, mentre tra i ragazzi prevale la pratica di attività videoludiche. Solo una generazione fa era impensabile che questi passatempi se la giocassero alla pari o potessero addirittura superare attività sociali come le uscite con la comitiva o la pratica dello sport. E questo ci dà la misura di che impatto possano avere su questa generazione i contenuti e i messaggi che vengono veicolati attraverso le serie tv, i videogiochi o anche i social network. Non si possono demonizzare questi strumenti – perché da sempre i comportamenti emulativi caratterizzano gli adolescenti e i giovani – ma gli adulti devono comprendere non possono più pensare di lasciare campo libero a chi in questi settori trae un enorme vantaggio economico lasciando alla collettività il costo sociale di pericolosi effetti collaterali.”

Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti e alte professionalità della scuola Lazio (ANP), ha chiarito che “La scuola italiana ha, fondamentalmente, due necessità. Essere sburocratizzata e svincolata da mille lacciuoli che la stanno soffocando. Uno per tutti l’infernale meccanismo dell’algoritmo ministeriale per l’assegnazione dei docenti stabili alle classi. Lo scorso anno la procedura si è conclusa a marzo, con la scuola iniziata a settembre. Inoltre si debbono aprire le metaforiche finestre per far circolare diffusamente, dal nord al sud dell’Italia, aria di cultura contemporanea: musica, cinema, arte, danza, sport, letterature straniere e molto altro. Non bastano episodi di eccellenza che pur esistono. La democrazia impone livelli omogenei di offerta culturale e formativa.”

Silvia Calzolari, psicologo clinico e forense, ha sottolineato che “Indubbiamente non si deve cadere nella tentazione di facili equazioni deterministiche ma molti studi comparativi evidenziano che la pandemia ha favorito o incrementato alcuni disturbi psico-comportamentali nella fascia 6-18 anni. In particolare i disturbi del sonno determinati dalla connessione notturna, il cosiddetto Jet lag domestico, durante il quale si concentrano anche le condotte più devianti o anomale in soggetti che prima non le presentavano. Le motivazioni alla base sono date dalla perdita di punti di riferimento è dal senso di vuoto insopportabile, che spingono o al ritiro (hikikomori) o all’agito spesso connotato da rischio o violenza. La prevenzione passa da un incremento della consapevolezza da parte degli adulti e da strategie che tengano di conto del punto di vista dei giovanissimi”

Il neuroscienziato Pietro Pietrini, psichiatra già direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca ha affermato che “L’adolescenza è un’età critica, nella quale l’individuo si trova a costruire un “io” separato da quello dei genitori, una propria personalità. Processo, questo di acquisizione di una propria identità, che già di per se stesso è sovente fonte di turbamento e difficoltà, che si possono manifestare in diversi ambiti della vita del ragazzo o della ragazza. Ma l’adolescenza è anche il periodo della vita nella quale possono esordire i disturbi psichici, dalle patologie ansiose a quelle depressive, ai disordini della personalità fino alle vere e proprie psicosi. Abuso di alcool, di sostanze, comportamenti autolesivi possono essere segni dell’esordio di una sottostante patologia psichica. Molto spesso, tuttavia, comportamenti anomali vengono interpretati come semplice espressione del turbamento adolescenziale. Non sempre, anzi, quasi mai, questo è il caso. Il ricorso frequente all’alcol, alle sostanze, la messa in atto di comportamenti autolesivi, come il tagliarsi (il c.d. cutting), sono sovente indici di disturbi d’ansia, disturbi dell’umore o disturbi di personalità che, se non riconosciuti e trattati, rischiano di compromettere anche gravemente la vita della persona. Quanti abbandoni scolastici sono dovuti all’insorgenza di un disturbo che potrebbe essere facilmente trattato e curato? Quanto è invalidante un disturbo d’ansia, come gli attacchi di panico o la fobia sociale, che portano il giovane a coartare la propria vita di relazione e le proprie attività? Purtroppo, i giovani che arrivano ad atti estremi sono solo la punta dell’iceberg di una assai più vasta popolazione di persone che soffre, anche gravemente, per la presenza di disturbi psichici nei confronti dei quali ancora oggi esiste un forte stigma e una profonda ignoranza. Dobbiamo acquisire consapevolezza per contrastare le cause del disagio giovanile e prevenirne le conseguenze.

Per l’Avvocato Guido Scorza, componente Garante per la protezione dei dati personali “La riflessione che ci si propone è preziosa. Il punto di partenza è che benché l’ecosistema digitale si presenti come una sconfinata prateria dove chiunque può andare dappertutto, online non tutto è per tutti, né può esserlo.
Dobbiamo fare lo sforzo di immaginare l’ecosistema digitale – pur consapevoli che è molto di più di questo – come un gigantesco parco attrazioni nell’ambito del quale ci sono attrazioni adatte a tutte le età e attrazioni riservate a un pubblico adulto o, almeno, più grande di una certa età. Se un bambino più piccolo dell’età minima per fare un giro su una certa attrazione o più basso dell’altezza minima sale a bordo, ad esempio, di una montagna russa le cui cinture di sicurezza sono progettate per trattenere solo utenti adulti, i rischi per lui sono ineliminabili. Se un infratredicenne entra in un’app riservata agli ultra tredicenni e se un minorenne guarda un contenuto audiovisivo riservato ai maggiorenni, i rischi ai quali vanno incontro sono ineliminabili e c’è poco che si possa fare ex post per contrastarli.
E’ per questo che a parte lavorare in tutte le direzioni possibili nella dimensione educativa e culturale è, ormai, divenuto imprescindibile fare in modo che i più piccoli non possano accedere a piattaforme e servizi che non sono disegnati per loro. E occorre farlo attraverso sistemi di riconoscimento dell’età e non di riconoscimento dell’identità. Ad esempio, si potrebbero utilizzare gli stessi algoritmi di intelligenza artificiale che i gestori delle piattaforme usano per suggerire ai loro utenti i contenuti che potrebbero loro interessare di più per identificare l’età dei più piccoli, tenerli fuori alla porta o metterli fuori dalla porta di determinate piattaforme. La tecnologia, insomma, può aiutarci a difenderci dalla tecnologia.”

Alessandra Belardini, Dirigente del Compartimento Polizia Postale per la Toscana “Il “dato” oggi è alla base di qualsiasi forma di comunicazione e si presta spesso, sulla Rete, ad essere oggetto di furto digitale. Ma purtroppo siamo noi stessi con imprudenza e troppa istintività a consentire l’impossessamento criminoso di profili o di immagini personali che recano in maniera indissolubile effetti permanenti. Bisogna dunque riflettere e far riflettere i nostri ragazzi su piccole regole di protezione che salvano da rischi inimmaginabili.”

Il conduttore D’Arienzo, cogliendo l’occasione della partecipazione dell’Avvocato penalista Massimo Biffa, del Foro di Roma, ha puntato l’attenzione dei telespettatori sulla vicenda occorsa al Signor Ennio Di Lalla, l’ottantaseienne romano, balzato agli “onori” delle cronache per essere la sua casa stata occupata da una donna rom e per aver atteso più di 20 giorni, per rientrare nella disponibilità del proprio appartamento.
Tale situazione ha accresciuto nella collettività un senso di forte insicurezza e timore per la tutela dei propri diritti; ciò, forse, anche a causa del “modo” in cui la notizia è stata veicolata dalla Stampa, che ha immediatamente denunciato l’esistenza di un vuoto di tutela sul punto.

L’Avv. Massimo Biffa, in proposito, ha evidenziato come “l’ordinamento italiano rende penalmente rilevanti condotte del tipo di quella commessa dalla giovane donna rom e come la Polizia Giudiziaria, in forza di specifiche disposizioni di legge, avrebbe potuto tempestivamente (anzi: immediatamente) intervenire in vista della tutela del Signor Di Lalla.In vicende come questa, l’art. 55 c.p.p. attribuisce alla Polizia Giudiziaria il compito, tra gli altri, di impedire che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori. Tale attività può essere svolta dalla Polizia Giudiziaria anche di propria iniziativa, ossia prima dell’intervento del Pubblico Ministero. Peraltro l’occupazione abusiva di un immobile è un reato permanente; un reato, dunque, che si protrae sino alla cessazione della condotta delittuosa Da qui, lo stato di flagranza si è instaurato al momento dell’ingresso della donna Rom all’interno dell’immobile del Signor Di Lalla, protraendosi sino a che la donna non ha liberato l’immobile.”
Sul punto il conduttore ha chiamato in causa il prefetto Tagliente chiedendogli se il reintegro del Signor Di Lalla nel diritto di proprietà a distanza di 20 giorni o più dalla consumazione del reato, costituisce una disfunzione nel momento applicativo delle disposizioni in materia penale. Tagliente ha premesso che bisogna distinguere i casi di sicurezza pubblica da quelli di polizia giudiziaria e che sicuramente, nella vicenda della casa romana occupata, ci sono situazioni e condizioni, soggettive e oggettive, che la stampa non ha riportato.

Il prefetto Tagliente in chiusura della trasmissione ha rinnovato la sua gratitudine all’editore Giovanni Sciscione e al D.G. Fabrizio Manfredini per la sensibilità istituzionale dimostrata nell’ospitare la puntata di approfondimento di Monitor, magistralmente condotta Gaetano D’Arienzo su un tema di così tanta rilevanza sociale. E’ stata una ulteriore occasione per promuovere il valore della cultura della sicurezza condivisa. Ha concluso con i saluti a tutti gli ospiti del programma e i telespettatori anche da parte del presidente dell’Ancri Tommaso Bove, Il presidente dell’Associazione nazionale insigniti al Merito della Repubblica di cui Tagliente è delegato alle relazioni istituzionali.

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Elezioni Europee, per Mario Draghi serve un cambiamento radicale e accende il dibattito

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La figura di Mario Draghi, che ieri ha sferzato l’Europa chiedendo un cambiamento radicale e ha fatto irruzione nelle Europee spiazzando i partiti, accende il dibattito in vista del voto Ue di giugno.

Per il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, “Draghi ha centrato il punto nello stressare il fatto che alcune delle nostre politiche sono state disegnate 20, 30 anni fa e in questi anni il mondo è cambiato.

La competitività è stato un fatto soprattutto interno all’Ue ma non abbiamo affrontato l’argomento dal punto di vista della competitività nel contesto globale. Necessitiamo di una politica industriale assertiva, ed è per questo che il cambiamento radicale a cui fa riferimento Mario Draghi si sta gradualmente verificando ma è assolutamente necessario”.

“Mi spiace deludervi ma a livello di leader non stiamo ancora parlando delle cariche di vertice dell’Ue, perché non sappiamo quale sarà il risultato delle elezioni europee e perché in alcuni Paesi si devono tenere le elezioni nazionali, dunque ci sono troppe incognite: il vero dialogo inizierà a giugno”, ha detto la premier estone Kaja Kallas rispondendo alla domande se le quotazioni di Mario Draghi, dopo il discorso di ieri, siano salite. “Detto questo Draghi mi piace molto”, ha aggiunto.

“Ho molto rispetto per Mario Draghi ma non voglio interferire in vicende italiane o altro. Lo rispetto molto, questo è quanto ho da dire”, ha affermato il premier ungherese Viktor Orban, rispondendo alle telecamere di La7, a margine della conferenza delle destre in corso a Bruxelles. Parlando sul tentativo di ieri di far sospendere la conferenza da parte dell’amministrazione comunale di Saint-Josse, Orban ha poi commentato: “sono contento di essere qui, oggi siamo qui al confine tra libertà e tirannia”.

Stoccate all’ex premier arrivano dal ministro Matteo Salvini, nel suo libro “Controvento”. di cui vengono anticipati stralci in attesa della presentazione a Milano il 25 aprile. Il leader della Lega definisce “sconcertanti” alcuni ministri scelti da Draghi per il suo esecutivo. Draghi – dice ancora Salvini – “ci rassicurò ma non fece nulla per la pace fiscale”.

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Castelli Romani

Asl Roma 6, all’ospedale dei Castelli operativo il nuovo reparto di terapia subintensiva

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Un servizio fondamentale per chi è colpito da ictus

Presentata l’Unità Trattamento Neurovascolare (UTN) dell’ospedale dei Castelli (ODC). Un reparto di terapia subintensiva dotata di 5 posti letto, strumentazione tecnologica e diagnostica di alto profilo e ad alta intensità di cura destinata ad accogliere pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari acute, di natura ischemica o emorragica.

Il nuovo servizio si inserisce nella rete dell’Emergenza tempo-dipendente della Regione Lazio come unità di I livello che ha come riferimento la UTN di II livello del Policlinico Tor Vergata.

A sua volta l’Ospedale dei Castelli rappresenta la struttura di riferimento per l’ictus acuto per l’ospedale di Velletri.

Presenti il Commissario Straordinario Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 dott. Vincenzo Carlo La Regina, il Direttore Medico di Presidio (Odc) dott. Daniele Gentile, il Dr Fabrizio Sallustio Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli, il Dr Carlo Capotondi direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica, la Dr.ssa Carla Giancotti direttore UOC Anestesia e Rianimazione oltre ai
sindaci di diversi Comuni, istituzioni, autorità militari, civili e religiose. La presentazione ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci del territorio e del sindaco di Lanuvio e deputato della Repubblica Andrea Volpi.

“Il nuovo reparto UTN – dichiarano il Commissario Straordinario Marchitelli insieme al Direttore Sanitario La Regina – rappresenta un servizio fondamentale dove ogni giorno si compiono gesti straordinari per salvare vite. La sua apertura è un tributo all’impegno verso il miglioramento della salute pubblica e alla dedizione del personale medico, che con professionalità, impegno e cuore si adopera per offrire cure di altissimo livello. Innovazione e dedizione alla cura delle persone sono tra i pilastri cardine che ci permettono di continuare a fare importanti passi insieme per la comunità”.

A inizio 2024, all’UTN e a tutto l’Ospedale dei Castelli è andato il premio di centro ictus “Diamond” conferito dal gruppo ISA (Italian Stroke Association)-Angels (società deputata all’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici dell’ictus in Europa).

L’UTN rappresenta un reparto in cui operano, in un modello di multidisciplinarietà, diversi professionisti tra cui neurologi vascolari ossia con esperienza nella diagnosi e cura delle patologie cerebrovascolari, infermieri dedicati, fisioterapisti, logopedisti, dietisti.

“Uno degli obiettivi principali dell’UTN – dichiara il Dr Fabrizio Sallustio, Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli – è ridurre i tempi di intervento in caso di emergenza neurovascolare. Grazie alla presenza di personale esperto e all’infrastruttura specializzata, i pazienti possono ricevere trattamenti cruciali in modo tempestivo senza doversi spostare a Roma con il rischio di gravi conseguenze e complicazioni a lungo termine. Inoltre, l’approccio multidisciplinare del reparto consente di valutare ogni caso in modo completo, individuando le migliori strategie terapeutiche per ciascun paziente”.

Tanto più lunga è l’occlusione arteriosa tanto più esteso è il danno cerebrale che ne deriva. Dal 2023 infatti, a seguito dell’evidenza di tempi di trasferimento ben oltre le 2 ore per i pazienti che, candidati alla trombectomia meccanica, venivano trasferiti a Tor Vergata per effettuare la procedura endovascolare, di comune accordo con la Radiologia Interventistica, coordinata dal Dr Carlo Capotondi e dal responsabile della team di radiologi interventisti dr Daniel Konda e il reparto di Terapia Intensiva, coordinata dalla dr.ssa Carla Giancotti e dal responsabile del reparto dr.ssa Simona Straffi, si è deciso di trattare questi pazienti direttamente presso l’Ospedale dei Castelli. Ad oggi tale scelta è stata premiata dai risultati in termini di esito clinico che attestano una percentuale di pazienti a medio-termine con indipendenza funzionale e autonomi (56%), nessuna disabilità (43.5%), disabilità moderata ma in grado di spostarsi autonomamente (18%), (disabilità grave 10%) (mortalità 12%).

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Salute

Aspettativa di vita e fattori che la influenzano: si vive più in Italia rispetto al resto del mondo?

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L’aspettativa di vita è un indicatore chiave della salute di una popolazione e può variare notevolmente tra i diversi paesi del mondo. Ecco un confronto tra l’aspettativa di vita in Italia e in altre regioni del mondo:

  1. Italia: Negli ultimi anni, l’aspettativa di vita in Italia è stata generalmente alta, sebbene ci siano variazioni tra regioni e gruppi demografici. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2020 l’aspettativa di vita alla nascita in Italia era di circa 83 anni per gli uomini e 86 anni per le donne.
  2. Resto dell’Europa: L’aspettativa di vita in molti paesi europei è simile o leggermente superiore a quella italiana. Ad esempio, in Francia e in Spagna, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 82 anni per gli uomini e 86-87 anni per le donne. Alcuni paesi nordici come Svezia e Norvegia hanno aspettative di vita ancora più alte.
  3. Stati Uniti: L’aspettativa di vita negli Stati Uniti è generalmente inferiore rispetto a molti paesi europei e all’Italia. Nel 2020, l’aspettativa di vita alla nascita negli Stati Uniti era di circa 76 anni per gli uomini e 81 anni per le donne, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Tuttavia, è importante notare che l’aspettativa di vita negli Stati Uniti può variare notevolmente tra gruppi demografici e geografici.
  4. Asia: In molti paesi asiatici, l’aspettativa di vita è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, ma può ancora essere inferiore rispetto a quella dei paesi occidentali. Ad esempio, in Giappone, noto per la sua longevità, l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 84 anni per gli uomini e 88 anni per le donne.
  5. Africa: L’aspettativa di vita in Africa varia notevolmente da paese a paese e può essere influenzata da fattori come la povertà, l’accesso ai servizi sanitari e le condizioni socioeconomiche. In generale, l’aspettativa di vita in molti paesi africani è inferiore rispetto a quella dei paesi sviluppati, con alcune eccezioni come il Nord Africa e i paesi dell’Africa meridionale.

In sintesi, l’aspettativa di vita in Italia è generalmente alta e confrontabile con quella di molti altri paesi europei, mentre può essere più elevata rispetto a quella degli Stati Uniti e di alcuni paesi in via di sviluppo. E’ comunque importante considerare una serie di fattori che possono influenzare l’aspettativa di vita, tra cui l’accesso ai servizi sanitari, lo stile di vita, l’ambiente sociale ed economico e le politiche di salute pubblica. Vediamo come l’Italia si confronta con il resto del mondo su questi fattori:

  1. Accesso ai Servizi Sanitari: L’Italia ha un sistema sanitario pubblico universale, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che fornisce assistenza sanitaria a tutti i cittadini e ai residenti legali. Questo assicura un accesso relativamente ampio ai servizi sanitari, anche se possono verificarsi differenze regionali nella qualità e nell’accessibilità dei servizi. Nel confronto con il resto del mondo, molte nazioni europee hanno sistemi sanitari simili basati su assicurazione pubblica o nazionale, garantendo un accesso universale ai servizi sanitari. Tuttavia, in altri paesi, come gli Stati Uniti, l’accesso ai servizi sanitari può essere più limitato a causa dei costi elevati e della mancanza di copertura assicurativa per alcuni gruppi di persone.
  2. Stile di Vita: Lo stile di vita degli italiani è spesso associato a una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce e olio d’oliva, che è considerata salutare e può contribuire a bassi tassi di malattie cardiovascolari e obesità. Tuttavia, come in molti altri paesi occidentali, ci sono preoccupazioni riguardo a crescenti tassi di obesità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari, che possono influenzare negativamente la salute della popolazione.
  3. Ambiente Sociale ed Economico: L’Italia è un paese sviluppato con un alto tenore di vita, un sistema educativo avanzato e un forte senso di coesione sociale. Tuttavia, ci sono disparità socioeconomiche tra regioni e gruppi demografici, con alcune aree del sud Italia che affrontano sfide economiche e sociali più grandi rispetto ad altre. Il confronto con il resto del mondo mostra che l’Italia si colloca generalmente tra i paesi con uno standard di vita elevato e una buona qualità della vita.
  4. Politiche di Salute Pubblica: L’Italia ha adottato diverse politiche di salute pubblica per affrontare le sfide sanitarie, inclusa la promozione di stili di vita sani, la prevenzione delle malattie croniche e la gestione delle emergenze sanitarie. Ad esempio, l’Italia ha introdotto misure per ridurre il consumo di tabacco, promuovere l’attività fisica e migliorare la nutrizione della popolazione. Tuttavia, come in molti altri paesi, ci sono sfide nella realizzazione e nell’attuazione di politiche efficaci di salute pubblica, e vi è sempre spazio per miglioramenti e innovazioni.

In sintesi, l’Italia presenta aspetti positivi nei fattori di accesso ai servizi sanitari, stile di vita, ambiente sociale ed economico e politiche di salute pubblica, ma affronta anche sfide simili ad altri paesi sviluppati. L’attenzione continua su questi fattori può contribuire a migliorare ulteriormente la salute e il benessere della popolazione italiana.

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