LO FACCIAMO STRANO?

Emanuel Galea

Quello che sta chiedendo Bersani al Presidente, è strano e difficile da attuare. Napolitano gli ha concesso ulteriori due o tre giorni al massimo per dimostrare di avere l'autosufficienza. Il presidente non poteva evitare di concederli questa proroga. Ieri l’uomo del Colle ha ricevuto a palazzo Pier Luigi, al quale ha conferito l'incarico di verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo, che consenta la formazione del governo. Il capo dello Stato ha invitato Bersani a riferire appena possibile.

Fino a qualche secondo prima si sono rincorse le voci e le ipotesi: Un mandato “condizionato” oppure “perlustrativo”. Si è sentito parlare anche di una “Convenzione” che poi, tradotto in parole semplici, non vuol dire altro che una “Commissione bicamerale”. Non sembra per niente un’idea innovativa.  Il Pdl azzarda e suggerisce un incarico per “un governo di concordia”. Visto e considerato com’è naufragata la Concordia, un anno fa, forse meglio lasciar stare questi infausti accostamenti. Bersani va avanti e s’intestardisce nel rivendicare il proprio diritto all’incarico e alla nomina. Forte della chiacchierata con Napolitano, è deciso ad incontrare subito le forze parlamentari e politiche “con le sue idee, idee chiare su percorsi di riforma”.

Eppure il messaggio di Beppe Grillo è stato più che chiaro: “Niente foglie di fico”.  E’ stato proprio Bersani che diceva di voler fare il capitano oppure il mozzo. Adesso il segretario ha indossato la divisa di capitano e sembrerebbe deciso a mandare la nave contro gli scogli  verso il naufragio. Facciamolo strano si, ma non fino a questo punto. Il Presidente non lo permetterebbe, tant’è che richiama Bersani a mettere in piedi presto un governo nella pienezza dei poteri e questo significa che Pd, Pdl e Movimento Cinque Stelle dovrebbero guardarsi in faccia e fare una seria riflessione. Intanto il Colle attende ed osserva il corso degli eventi. E’ opinione diffusa, ormai, che Pierluigi, appena venuto in possesso dei risultati elettorali definitivi, avrebbe dovuto riunire la direzione del Pd e rassegnare le dimissioni. Questa mossa politica avrebbe fatto guadagnare al partito l’occasione di entrare in nuova fase di rilancio. Il non averlo fatto, sta portando sia Bersani che il partito ad avvitarsi su loro stessi. Soffermiamoci sull’ormai raggiunto obiettivo di Bersani, ossessivamente cercato, di avere l’incarico per formare il “Governo del cambiamento”.

Se, solo per ipotesi, nove o dieci senatori del movimento Cinque Stelle disertassero Grillo per abbracciare il Pd, si sarebbe risolto qualcosa? Sarà forse un siffatto governo che solleverà l’Italia dal baratro dove si trova? Quanti credono in questo piano strategico? Piano strano, vecchio come la storia di tanti altri cambiamenti di casacca. L’esito di tali operazioni è stato quasi sempre il fallimento.  Quanto è lecito e saggio fare arenare un tentativo d’ intesa fra tutte le altre forze politiche anziché avventurarsi con proposte innovative  come “Governo Grasso” o simili? Quanto vale fare questo governo? Se vale, facciamolo avendo in mente il bene del paese e non gli interessi di partito. Facciamolo giusto e bene. Non facciamolo strano.