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MAFIA CAPITALE: AL VIA IL MAXI PROCESSO PIROTECNICO DAL CARCERE DI REBIBBIA

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Il legale di Carminati l’Ex Nar l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati”

LEGGI ANCHE: 20/08/2015 MAFIA CAPITALE: IN AUTUNNO IL MAXI PROCESSO. A GIUDIZIO 59 INDAGATI. ORA L'INCUBO E' ODEVAINE

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il maxi processo su Mafia Capitale è iniziato con la prima udienza calendarizzara dal Gip oggi 5 novembre presso la X° sezione della Procura di Roma, nell’aula bunker “Occorsi” del carcere di Rebibbia. Un processo di portata eccezionale con 45 imputati accusati di reati che vanno dalla corruzione all’associazione per delinquere di stampo mafioso che sarà dibattuto per molti mesi e lascerà comunque vada un segno tangibile di quanto il malaffare romano sia entrato nelle radici profonde dell’amministrazione non solo capitolina. Il processo si annuncia denso di colpi di scena già alle sue prime battute.

Il dibattimento si svolge con il rito immediato davanti alla decima sezione del Tribunale, presieduta da Rosanna Ianniello. Presenti i pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.

Buzzi e Carminati in video collegamento. In aula mancano Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Roberto Brugia e Fabrizio Testa, a loro non è concesso partecipare fisicamente al processo, ma solo tramite una videoconferenza per questioni di sicurezza. Anche l’ex capogruppo del PdL in consiglio regionale Luca Gramazio è in video collegamento da Rebibbia, dove è detenuto, mentre erano assenti l’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd) e l’ex capo dipartimento delle Politiche sociali del Campidoglio Angelo Scozzafava.

Ricorso al TAR annunciato dal legale di Buzzi. L’avv Alessandro Diddi, il legale difensore di Buzzi annuncia: “È una grave lesione del diritto di difesa, chiederemo al Tar di annullare il divieto», annuncia il difensore di Buzzi”. Della stessa opinione è il legale di Carminati, l’avv Giosuè Bruno Naso che spiega come a Rebibbia si siano celebrati processi molto più seri in cui lo spessore criminale degli imputati era incontestato: “Questo è un processetto, un processetto dopato e costruito da media e magistrati con regia e finalità precise. Perché Carminati e Buzzi non possono essere presenti? Ne verrà una sentenza non credibile e spendibile”.

Codacons al contrattacco di Buzzi. Oggi è iniziato il maxi processo e dai difensori degli imputati stanno arrivando richieste assurde, contro le quali ci opporremo nelle opportune sedi. Lo afferma il Codacons, presente con i suoi legali al processo apertosi oggi a Roma per la vicenda “Mafia capitale”.
Siamo davvero sconcertati per i tentativi di mandare a monte il processo e ottenere rinvii ingiustificati – spiega l’associazione – Si è arrivati a “mettere in piazza” il figlio disabile di uno degli imputati per sostenere richieste dilatorie che spostano nel tempo l’urgente definizione e l’accertamento dell’innocenza degli imputati o della loro colpa, con il giusto ripristino della legalità a favore di una cittadinanza ferita da anni di corruzione e disservizi gravi in tutti i servizi pubblici essenziali. Ci auguriamo che al narcisismo dei legali si sostituisca un sereno e rapido iter del procedimento, e che il saggio collegio presieduto dal giudice Ianniello respinga tutte le eccezioni dilatorie, pur dando agli imputati il sacro diritto di difesa e presenza al dibattimento”.
In particolare il Codacons critica il ricorso al Tar annunciato dal difensore di Salvatore Buzzi contro il divieto di assistere di persona alle udienze. “Anche in questo caso interverremo dinanzi al Tar in nome dei cittadini che chiedono giustizia, e ci opporremo alle richieste di Buzzi allo scopo di evitare inutili rinvii del processo” – conclude l’associazione.

L’aula Occorsio gremita di imputati. L’aula, come si poteva prevedere è affollatissima, tra gli imputati l’ex capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, l’ex membro del tavolo dei migranti al Viminale e proprio per la sua presenza in aula rischia di tornare in carcere, avrebbe violato le prescrizioni legate agli arresti in casa.

IL M5S in aula con De Vito e Lombardi. Il M5S che si è costituito parte civile al processo assieme all’associazione dei consumatori Codacons era presente in aula con il Consigliere Marcello De Vito e la deputata Roberta Lombardi. La Lombardi ha di fatto spiegato: “Siamo diretta espressione della cittadinanza, quella pulita e incensurata che può cambiare davvero questo Paese. Siamo gli anticorpi che mancano alla Capitale. Oggi è un giorno importante perché finalmente chi ha infangato Roma pagherà” -conclude la Lombardi

Costituzione parte civile M5S e Codacons. Roberta Lombardi, deputata e già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, e il Consigliere Comunale Marcello de Vito entrambi sono firmatari della prima costituzione di parte civile, assieme al vicepresidente Codacons, Giovanni Pignoloni. Si legge nell’atto: “proprio il modus operandi di MAFIA CAPITALE ha completamente inabissato quanto faticosamente e quotidianamente portato avanti dalle costituende parti civili generando una totale sfiducia nella classe politica romana e, nello specifico, nei riguardi dei consiglieri comunali facenti parte di quella giunta capitolina oggi coinvolta in uno scandalo senza precedenti. L’onore, il decoro e la reputazione delle costituende parti civili sono stati brutalmente compromessi e danneggiati”.

Riprese concesse solo alla Rai. A fare le riprese sarà solo la Rai, con l’obbligo di distribuire i filmati alle altre. La Ianniello ha motivato la scelta anche con “l’interesse sociale rilevante del processo”. 

Per ora il maxi processo continuerà in collegamento video per Buzzi e Carminati. Intanto il legale di Carminati l’Ex Nar, l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati” spiegando “stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito: vuole chiarire molte cose e lo farà”. Una promessa o una minaccia?

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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