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Redazione Lazio

MAFIA CAPITALE E REGIONE LAZIO: LA MOZIONE DI SFIDUCIA ATTENDE IL PRESIDENTE NICOLA ZINGARETTI

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Tempo di lettura 4 minuti La tempesta perfetta potrebbe coinvolgere altri personaggi illustri, ma il declino etico emerso dal materiale investigativo ancora non ha promosso azioni forti e decisive riguardo la Regione

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di Cinzia Marchegiani

Mafia Capitale – L’hanno chiamata la tempesta perfetta che si sta per abbattere sulla Regione Lazio, nel dettaglio sui vertici del PD. La Regione Lazio è ora un sistema che potrebbe crollare assieme al castello eretto dagli uomini di fiducia che lo stesso Nicola Zingaretti ha nominato. Uomini chiave che sono finiti nel girone dantesco di Mafia Capitale, che ora sta facendo il giro di boa che potrebbe rastrellare quelli ancora non finiti nella rete.

Una storia squallida che parla di criminalità quotidiana e radicata nella vita politica della regione caratterizzato da evidenti vicende di corruzione e malaffare aventi come protagonisti amministratori pubblici e pubblici dirigenti. “La scelta dei vertici degli organi amministrativi e degli organi di diretta collaborazione doveva invero essere ispirata al principio di ‘precauzione’ – denuncia così l’intero gruppo consiliare del M5S – che invece è stato sinora disatteso da codesta Giunta regionale, con grave compromissione degli interessi pubblici.”

In data 24 marzo 2015 si dimetteva il Capo di Gabinetto del Presidente della Regione, Maurizio Venafro, poiché indagato in una inchiesta collegata a quella denominata “Mafia Capitale”. Ma l’informazione di garanzia del Capo di Gabinetto risulta essere solo l’ultimo episodio di una serie di fatti che secondo il quadro investigativo offerto dagli inquirenti, porterebbe a comprovare l’influenza dell’associazione criminale facente capo agli arrestati Buzzi – Carminati sulla corrente Amministrazione regionale.In particolare, nel materiale investigativo già pubblicato si fa riferimento al coinvolgimento del direttore regionale Guido Magrini, in relazione ad un finanziamento di circa 16 milioni di euro da parte della Giunta regionale, nonché ad un soggetto non meglio identificato che percepiva da parte del sodalizio criminale uno stipendio di 2.500 euro al mese per tenere i rapporti con il presidente Zingaretti. 

Dalle agenzie di stampa si scopre che sarebbe stata iscritta sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma, Elisabetta Longo, direttrice della centrale unica di acquisti della Regione il cui incarico risulta conferito con Delibera della Giunta n. 92 del 30 aprile 2013, per fattispecie di reato connesse alla predetta indagine, sebbene la Stessa abbia poi smentito di essere sottoposta ad indagine per le vicende sopra citate.

Risultano altresì essere stati conferiti numerosi incarichi di responsabilità politica e amministrativa da questa Amministrazione a soggetti coinvolti in procedimenti giudiziari, oltre al citato Venafro, come:

-Raniero De Filippis, confermato dalla Giunta come Direttore delle Infrastrutture e politiche abitative, nonostante avesse avuto una condanna con patteggiamento dal Tribunale Penale nel 2002 per abuso d’ufficio e una condanna nel 2012 con sentenza della Corte dei Conti n.357/2012 a risarcire la Regione € 750.000,00 per danno erariale; nel 2014 arrestato per associazione a delinquere finalizzato a traffico di rifiuti nell’ambito dell’inchiesta “discarica di Malagrotta” e indagato anche per abuso di ufficio su una concessione di un’area nell’ambito dell’inchiesta su Marco di Stefano;
– Luca Fegatelli, è stato nominato dalla Giunta Zingaretti Presidente dell’Agenzia Regionale per i beni confiscati alla Mafia, nel 2014 arrestato per associazione a delinquere finalizzata a traffico di rifiuti nell’inchiesta “Discarica di Malagrotta”;
– Bruno Placidi, rimosso in precedenza da direttore dell’ARPA, subentrato nel 2014 all’arrestato De Filippis, come Direttore delle Infrastrutture e politiche abitative, aveva subito una condanna da parte della Corte dei Conti per danno erariale e a risarcire la regione Lazio per quasi un milione di euro;
. Ilde Coiro, nominata Direttrice Generale dell’Ospedale San Giovanni in Roma, già condannata dalla Corte dei Conti in primo grado e in appello (sentenza n. 23581/2009 e 567/2012) per colpa grave relativa allo svolgimento di un corso risultato irregolare presso l’asl RM C;
. Alessio D’Amato, nominato nel 2013 dirigente alla Cabina di Regia SSR nell’ambito del Segretariato Generale, rinviato a giudizio per truffa su fondi pubblici;
. Luigi Macchitella nominato direttore generale dell’asl di Viterbo indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta “caro estinto”
. Ottaviani Roberto, nominato direttore della Direzione agricoltura, sviluppo rurale, caccia e pesca, è indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta a Viterbo denominata “macchina del fango”, in cui è indagata anche l’ex assessore regionale per l’Agricoltura, Angela Birindelli
. Maria Grazia Pompa, prima rimossa dall’incarico di dirigente ottenuto grazie ad un concorso fantasma, creato da De Filippis, nominata lo stesso giorno Vicedirettrice dell’ARPA Lazio, è indagata nell’inchiesta sui rifiuti di Malagrotta che ha portato all’arresto di Fegatelli e De Filippis

Lo stesso Tribunale Amministrativo del Lazio con le sentenze n.3658/2015 e n.3670/2015 annullava per gravi irregolarità le procedure di assunzione di 44 dirigenti regionali esterni voluti dalla corrente Amministrazione.

La Tempesta perfetta potrebbe coinvolgere altri personaggi illustri, ma il declino etico accertato emerso dalle carte investigative ancora non ha promosso azioni forti e decisive riguardo questa amministrazione e anche se sembra più un castello di carte pronto a crollare, Zingaretti nell’apparenza vuole dare il segnale di roccaforte di virtù e onestà lanciati a tempi di tweet. Per questo il gruppo consiliare del M5S ha chiesto con un documento la sfiducia nei confronti del Presidente della Regione Nicola Zingaretti e dell’intero Governo Regionale e chiedono la convocazione straordinaria del consiglio regionale ai sensi dell’art 43 dello Statuto per porre in votazione la su estesa Mozione che quivi formalmente presentano. La Giunta non ha posto in essere alcun atto concreto al fine di contenere detti fenomeni, e che anzi risultano coinvolti in gravi inchieste giudiziari, tra l’altro è stata bocciata una precedente mozione con cui si chiedeva alla Giunta di non nominare tra i dirigenti persone indagate.

Davide Barillari rilancia e chiede ai consiglieri dell’opposizione di appoggiare la loro mozione di sfiducia del Governo Regionale piddiino alla luce delle recenti vicende, e al culmine di due anni di governo che nulla di buono ha prodotto con riferimento ai settori che sono il cuore della gestione regionale: rifiuti, trasporti, sanità, infrastrutture, trasparenza amministrativa, enti locali, agenzie ed enti dipendenti della regione, costi della politica etc. Per essere discussa e votata, ai sensi dell'art. 43 dello statuto, occorrono 11 firme. 

Lascio o non lascio? Dubbio amletico che in altri paesi europei avrebbe dato già risposte concrete, per il rispetto ai cittadini che guardano sgomenti le notizie che repentinamente parlano di poltica e criminalità organizzata.

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Cultura e Spettacoli

Viterbo, a palazzo Scacciaricci si presenta il Movimento “SpazioTempismo”

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Saranno per la prima volta uniti nell’opera artistica il Tempo, lo Spazio e la
rappresentazione multi-prospettica del soggetto con l’evidenza della continuità del
trascorrere del flusso dell’intervallo tra una prospettiva e l’altra. L’idea di
SpazioTempismo nasce nel 2010 da un’intuizione di Enzo Trifolelli che supportato poi
da Giampiero Ascoli, intraprendendo studi e ricerche, hanno ampliato e sviluppato il
tema dello Spazio e del Tempo che nella storia dell’arte ha radici profonde,
concretizzando il nuovo concetto e strutturando l’omonimo Movimento artistico.
Nell’ambito del Festival ViterboImmagine2023 lo SpazioTempismo ha avuto la sua
affermazione con l’esposizione di 34 opere di 24 artisti.
L’inaugurazione – con ingresso libero – si aprirà alle 18,00 presso Il Palazzo
Scacciaricci, una Torre-Loggia che sovrasta il caratteristico portico della Piazza S.
Pellegrino, nel suggestivo quartiere medievale, nel cuore del centro storico di Viterbo.
Enzo Trifolelli verrà introdotto da Silvio Merlani titolare della Galleria Chigi e, dopo
una breve ma interessante descrizione del concetto di SpazioTempismo, aprirà un
confronto con i presenti: artisti, appassionati dell’arte e non solo, sul nuovo concetto
e Movimento Artistico “SpazioTempismo”, per approfondire i temi inerenti.
Nella splendida cornice dell’evento, è previsto anche l’intervento della Critico d’Arte
Barbara Aniello che parlerà delle opere esposte e del Concetto SpazioTempistico.
All’esposizione saranno presenti molte opere realizzate con il Concetto dello
SpazioTempismo da alcuni dei seguenti artisti: Emanuela Artemi, Luciana Barbi,
Sergio Barbi, Simona Benedetti, Carlo Benvenuti, Nello Bordoni, Stefano Cianti, Alessia
Clementi, Pippo Cosenza, Raffaela Cristofari, Daniele Del Sette, Francesca Di Niccola,
Paola Ermini, Sheila Lista, Gino Loperfido, Francesca Mazzone, Matilde Mele, Arialdo
Miotti, Francesco Persi, Cecilia Piersigilli, Enzo Trifolelli, Tullio Princigallo, Rita

Sargenti, Alessandro Scannella, Giampietro Sergio, Paolo Signore, Carla Sozio, Jennifer
Venanzi, Alessio Zenone.
All’inizio dell’incontro saranno distribuite delle piccole brochure che illustrano il
concetto e che, assieme al link web (QR code), conducono alla più ampia descrizione
dell’idea. Sulla brochure web sono presenti anche immagini di opere in pittura,
scultura, Digital Art, installazioni e altorilievi.
La Mostra sarà visitabile, con ingresso libero, dal 20 aprile fino al 5 maggio 2024 dal
martedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30 e sabato, domenica e festivi dalle 10,00 alle
12,30 e dalle 16,00 alle 19,30.
Gli organizzatori dell’Evento e fautori del Movimento Artistico “SpazioTempismo”
invitano tutti i lettori a visitare la Mostra per ammirare le opere in SpazioTempismo
esposte.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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