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Roma

MAFIA CAPITALE, LA RELAZIONE DI GABRIELLI CHE FARA' RIFLETTERE ALFANO

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Tempo di lettura 3 minuti Ecco i punto più importanti toccati dal prefetto di Roma e sui quali dovrà decidere Alfano

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di Angelo Barraco
 
L’estate di Angelino Alfano sarà piena di impegni, sotto il suo ombrellone vi saranno infatti 940 pagine presentatigli dal prefetto Gabrielli e che racchiudono il destino di Roma. Gabrielli, dopo aver sentito il procuratore Pignatone e i vertici delle polizie, propone tre importanti cose che potrebbero cambiare radicalmente il destino di Roma. La prima proposta è lo scioglimento del comune di Ostia. Alfano dovrebbe sottoporre tale decisione al premier Matteo Renzi e al Consiglio dei Ministri, cui spetta l’ultima parola. L’altra proposta, la seconda, è la rimozione di 18 dirigenti, in questo caso non c’è bisogno di passare da Renzi. Gabrielli punta il dito su tre dipartimenti che sono: politiche sociali, verde pubblico ed emergenza abitativa e probabilmente anche il segretario generale Liborio Iudicello. La proposta numero tre far annullare gli appalti sui rifiuti ed i contratti dei palazzi in affitto a canoni esorbitanti e tantissime gare d’appalto vinte dalle coop di Mafia Capitale. Primo tra tutti nell’elenco è il contratto Ama, che dal 2003 viene rinnovato senza gara d’appalto e che nel gennaio del 2014 era stato colpito dalla relazione del ministro dell’Economia. 
 
Lo scottante dossier DI Gabrielli dove scrive che La Commissione non ricomprende il dottor Iudicello nella platea di figure che compongono il cosiddetto 'capitale amministrativo di mafia Capitale, ma la scelta di escludere dagli atti sottoposti a controllo le procedure negoziate, in un'amministrazione che di esse faceva ampio uso e abuso, si è rivelata a dir poco esiziale per la sopravvivenza del principio di legalità ed ha costituito un fattore di oggettiva facilitazione delle pratiche illegali messe in atto dal sodalizio criminale capeggiato da Carminati”. Continua dicendo che “La Giunta Alemanno usava come strumento principe l'intimidazione mafiosa mentre durante l'amministrazione Marino la disponibilità di amministratori e dipendenti pubblici viene acquisita attraverso la corruzione”. Nella relazione continua dicendo che “Pare di poter cogliere una differenza tra il 'modus operandi' dell'organizzazione nel periodo della Giunta Alemanno, durante il quale lo strumento principe era l'intimidazione mafiosa, e quello utilizzato successivamente all'insediamento della giunta Marino” – si legge nel documento –“ In tale ultimo periodo, la disponibilità di amministratori e dipendenti pubblici viene acquisita attraverso la corruzione” – continua – “agevolata in alcuni specifici casi dalla vicinanza di alcuni ambienti politici a Buzzi, in virtù del suo ruolo di rilievo nel mondo della cooperazione sociale”. E poi prosegue con “La scelta di escludere dagli atti sottoposti a controllo le procedure negoziate, in un'amministrazione che di esse faceva ampio uso e abuso, si è rivelata a dir poco esiziale per la sopravvivenza del principio di legalità ed ha costituito un fattore di oggettiva facilitazione delle pratiche illegali messe in atto dal sodalizio criminale capeggiato da Carminati” e che “La questione assume toni di ancora maggiore gravità ove si consideri che la scelta di sostanziale inattività” – ha scritto ancora – “è stata mantenuta anche dopo la relazione del Mef che aveva certificato le numerose criticità esistenti negli affidamenti con procedura negoziata”.
 
Il dossier continua con “una generale assenza di iniziative di organi esterni capaci di fornire la dimensione del pericolo dell'infiltrazione mafiosa o più in generale delle anomalie esistenti nel sistema degli appalti capitolini, nonostante che alcune rilevanti iniziative di indagine avevano portato alla luce significativi casi di malaffare riguardanti le partecipate di Roma Capitale”. 
 
La questione Ama: ecco cosa dice nel dossier: “la conduzione di Ama era subappaltata a Mafia Capitale. Con la giunta Alemanno l'impresa è oggetto di una gestione per così dire proprietaria da parte del suo amministratore delegato Franco Panzironi, anch'egli incolpato di essere intraneo a Mafia capitale oltre che di corruzione, tanto che quando nel 2011 sarà costretto a lasciare l'incarico continuerà a gestire l'azienda come un vero e proprio funzionario di fatto”. Parla del rapporto tra Ama e Mafia Capitala e di come fosse subappaltata scrivendo che “pressioni esercitate da Carminati per far nominare ai vertici di Ama soggetti del suo demi monde (Berti e Fiscon) capaci di garantire la prosecuzione dei suoi lucrosi affari”. 
 
Mafia Capitale e Tassone: Scrive Gabrielli che “Gli accertamenti svolti dal Ros danno atto di una rilevante contiguità tra il presidente del X Municipio Andrea Tassone e i sodali di Mafia Capitale, testimoniata da diverse intercettazioni telefoniche ed ambientali, raccolte soprattutto in relazione all'affidamento del servizio di verde pubblico. In più occasioni Tassone ha intrattenuto rapporti e connivenze con il branch economico di Mafia Capitale, funzionali a far conseguire a quest'ultimo una serie di appalti pubblici” aggiunge che “Il tenore delle conversazioni evidenzia, oltre ad una indebita conoscenza da parte delle cooperative aspiranti all'aggiudicazione, di notizie sulla gestione del servizio, il pesante condizionamento svolto da Buzzi ed i suoi accoliti sulla stazione appaltante per ottenere condizioni a loro favorevoli. Il presidente Tassone, su pressione di Buzzi, rivendica la competenza del Municipio alla gestione degli arenili ed ottiene che l'assessorato capitolino gli destini la somma di euro 474.000, a fronte dei 680.000 da lui richiesti, poiché i restanti 206.000 dovevano servire per liquidare Roma Multiservizi Spa, cui comunque erano stati affidati a aprile 2014 i primi interventi di pulizia delle spiagge”. 

Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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