Connect with us

Roma

MAFIA CAPITALE: MARIO MONGE E IL MONOPOLIO DEI RIFIUTI A ZAGAROLO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti Mario Monge patrocinava eventi Pd, e anche ospite assieme a Nicola Zingaretti e Daniele Leodori

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

 

GUARDA LA GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO [CLICCARE SULLE FOTO PER INGRANDIRLE]

 

Documento inedito de l’Osservatore d’Italia rivela che Mario Monge, il re del business dei cassonetti gialli arrestato nella mattinata di Giovedì 4 giugno 2015 assieme ad altre 44 persone, era arrivato fino a Zagarolo, per smaltire gli abiti in un impianto sito a Valle Martella, grazie alla determinazione dirigenziale RU 165 del 21 gennaio 2014 della Provincia di Roma

 

di Cinzia Marchegiani

Uno spaccato su Mafia Capitale che si fa sempre più nitido, ma non c’è solo Roma. Zagarolo è il comune alle porte di Roma, che annovera tra i nomi eccellenti Daniele Leodori entrato nelle intercettazioni di Mafia Capitale, sindaco di Zagarolo per 10 anni e ora Presidente del Consiglio regionale del Lazio. Ma anche quello che da taluni è considerato "il re dei rifiuti degli abiti usati" e non solo, Mario Monge responsabile legale della Sol.co ONLUS è stato arrestato stamattina assieme ad altre 44 persone frutto del secondo filone dell’inchiesta romana "Mondo di Mezzo".

L’indagine nei riguardi di Monge è estesa ad una serie di appalti (tra cui quello della gestione del verde della capitale, del riciclo di vestiti e l’accoglienza di migranti) che sarebbero stati pilotati con la partecipazione di Salvatore Buzzi, il sovrano delle cooperative rosse finite al centro dello scandalo di Mafia Capitale. Per questo Mario Monge sarà ricordato come l’uomo chiave del business dei migranti e di "mafia solidale", termine quest'ultimo, coniato dal nostro quotidiano, che primo ha lanciato l'esclusiva inchiesta su Monge, in tempi ancora non sospetti..

L’Osservatore d’Italia, dunque, è stato il primo ad indagare sul personaggio Mario Monge, che sembrerebbe aver intrapreso variegati business. Si è avvalso di cooperative con le quali ha gestito il Nuovo Cinema Aquila, bene sequestrato alla mafia, i rifiuti degli abiti dei cassonetti gialli ma anche il CUP (Centro Unico Prenotazioni), con il quale si prenotano visite ed esami diagnostici. Negli atti dell'inchiesta si legge che "mediante intese, collusioni e accordi fraudolenti tra i partecipanti alla gara e con Angelo Scozzafava, pubblico ufficiale componente la commissione di aggiudicazione, finalizzati a ottenere per RTI Sol.Co. l'aggiudicazione di uno dei lotti in concorso, turbavano la gara comunitaria centralizzata a procedura aperta finalizzata all'acquisizione del servizio CUP occorrente alle Aziende Sanitarie della Regione Lazio per un importo di 91.443.027,75 euro, indetta dalla Regione Lazio".

Grazie all’inchiesta sul Cinema Aquila del collega Maurizio Costa de L'Osservatore d'Italia, il comune di Roma ha disdetto la gestione alla N.C.A., riscrivendo un nuovo bando. Questo esproprio è avvenuto perché il Sol.Co. ha subconcesso il cinema alla N.C.A., andando contro le regole del bando.

Durante le indagini, il nostro giornale, aveva effettuato diverse visure camerali ed è entrato in possesso di un documento inedito importante che porta Mario Monge e il suo business dei rifiuti fino a Zagarolo, precisamente a Valle Martella.

Ricordiamo che il rappresentante legale della Sol.co avrebbe gestito tra i vari business anche quello degli abiti usati. Sempre in una nostra inchiesta – spiegava Maurizio Costa – si svelò che la cooperativa New Horizons, facente parte sempre della Sol.Co., ha gestito per anni i cassonetti gialli per la raccolta degli abiti usati, avendo tra le mani un business milionario. In quel caso, uscì la notizia che gli abiti usati, invece che essere donati ai poveri, sarebbero stati venduti all'estero o ad aziende italiane.

PROVINCIA DI ROMA AUTORIZZA LA SOL.CO ONLUS PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI IN UN IMPIANTO DI ZAGAROLO
Mario Monge sfida se stesso e invece di raccogliere solo gli abiti usati e venderli all’estero vuole attivare un altro business, quello del trattamento dei rifiuti tessili e presenta all’ufficio SUAP della Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini una istanza di Autorizzazione Unica Ambientale per l’inizio attività di recupero di rifiuti non pericolosi per l’impianto sito in Via Prenestina Nuova Km 3,500 località Valle Martella. Qui la Provincia di Roma, – oggi Città Metropolitana – con la Determinazione dirigenziale firmata dal Direttore del Dipartimento Ing Claudio Vesselli, prendendo atto che la Sol.co era iscritta al n.680 nel registro delle imprese che hanno effettuato comunicazione di inizio attività per il recupero della materia dei rifiuti non pericolosi, autorizzava la Sol.co alle operazioni di recupero nell’impianto per un quantitativo complessivo di rifiuti di 1500 tonnellate annue.

La costruzione dell’impianto invece era stata autorizzata ai sensi del Dlgs 152/06 del Servizio Tutela Aria e Energia del dipartimento Provincia di Roma.

I rifiuti con specifici codici CER messi in riserva R13 sono destinati ad essere sottoposti alla successiva operazione di recupero R3 (riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi) in modo effettivo ed oggettivo.

CITTADINI GABINI ALL’OSCURO DI QUESTO IMPIANTO

Il fatto inquietante sta nel dover constatare che i cittadini di Zagarolo nulla sapevano di questo impianto che dovrebbe smaltire rifiuti tessili e trattarli, un po’ come avvenne per la centrale a biogas a digestione anaerobica che si voleva costruire sempre a Valle Martella a soli 400 metri dalle scuole e dalle abitazioni. Grazie alle inchieste de l’Osservatore d’Italia è emerso come la mala informazione e mala gestione del progetto industriale impattante a livello ambientale da parte del comune di Zagarolo, non aveva coinvolto direttamente i cittadini, ma neanche i responsabili del comune che non si sono presentati alla Conferenza dei Servizi in cui si decideva dell'impianto industriale.

Insomma si ripete la storia e ora si scopre che la ex Provincia di Roma, più di un anno fa aveva autorizzato questo impianto, e anche la Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini era a conoscenza di questa attività di cui, evidentemente, nessuno ha pensato di darne comunicazione istituzionale.

Mario Monge era arrivato fino a Zagarolo, era stato individuato un appezzamento di terreno per fare il business del riciclo dei rifiuti, credo che la magistratura romana vorrà prendere in considerazione anche questa nuova pista, il re dei cassonetti gialli arrestato dovrà sicuramente spiegare chi e come è stata autorizzata questa procedura. Noi possiamo offrire alla magistratura il documento in nostro possesso.

MARIO MONGE PATROCINAVA EVENTI PD, E ANCHE OSPITE ASSIEME A NICOLA ZINGARETTI E DANIELE LEODORI
Mario Monge non sembra essere proprio uno sconosciuto, lo troviamo nelle Brochure dove oltre a patrocinare eventi del PD, era anche tra gli ospiti come l’ultimo evento del 27 settembre 2014 “Insieme 2 Giornata di Aggregazione”, alla sua seconda edizione per promuovere ed incentivare la sensibilizzazione collettiva per la costruzione di una Comunità locale inclusiva e partecipata.

Fa pensare e molto come certe situazioni di degrado politico, mafioso e mala amministrazione emergano solo in seguito alle inchieste avviate dalla magistratura o grazie alle inchieste giornalistiche, mentre non vi sono controlli severi all’interno delle istituzioni stesse, sia comunali che regionali, come commissioni d’inchiesta dedicate alle infiltrazioni mafiose che evidentemente trovano muri invalicabili alla loro istituzione.

Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

Continua a leggere

Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

Continua a leggere

Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti

image_pdfimage_print

I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti