Mafia Capitale, tornano liberi Buzzi e Gramazio

ROMA – Tornano liberi, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, Salvatore Buzzi e Luca Gramazio, due imputati eccellenti del procedimento Mondo di Mezzo. Lo ha disposto la Corte d’Appello di Roma che ha disposto per il ras delle cooperative l’obbligo di dimora nel territorio capitolino. I due si trovavano agli arresti domiciliari.

“La liberazione e’ per me un notizia inaspettata, non avendo presentato un’istanza, ma scaduti i termini massimi di custodia cautelare la Corte d’Appello ha proceduto.

Una scarcerazione che rende felice me e la mia famiglia e come prima cosa portero’ mia figlia a prendere un gelato nel quartiere”, le parole di Buzzi all’Adnkronos. Per il futuro? “Aspetto con serenita’ che il processo d’Appello bis ridertimini le pene”, sottolinea.

“La Corte di Appello ha riconosciuto che sono scaduti i termini della custodia cautelare. Si avvia verso una soluzione positiva per quello che è rimasto di questo processo dopo che la Cassazione ha riconosciuto che non era mafia”, afferma all’Adnkronos l’avvocato Alessandro Diddi che insieme a Piergerardo Santoro difende Salvatore Buzzi.
Giuridicamente, in questo caso la carcerazione preventiva è stata del tutto un fuor d’opera in quanto non vi era nessun elemento concreto che la consentisse”, afferma dal canto suo l’avvocato Antonio Giambrone, difensore di Luca Gramazio. “Non vi è nulla di particolarmente clamoroso, la scadenza dei termini è un fatto imposto dal codice” commenta. “L’unica motivazione che ha permesso di giustificare la carcerazione preventiva – sottolinea Giambrone – è stata la suggestiva prospettazione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, il 416 bis, che a questo punto della vicenda processuale è stata definitivamente cassata. Ma non avevamo di certo bisogno della Cassazione per comprendere che l’imputazione era assolutamente evanescente poiché basata su una manipolazione della fattispecie di reato in questione” conclude.

“Questa Corte ritiene di dover aderire all’interpretazione del Riesame di Roma e stante la sostanziale analogia fra la posizione di Carminati con quella di Buzzi, ed a maggior ragione quindi con quella di Gramazio, oggetto di un’accusa ben più circoscritta, ritiene di dover valutare, per le medesime argomentazioni, ormai decorsi i termini massimi di custodia cautelare nei riguardi di tali due imputati dichiarando conseguentemente la perdita di efficacia delle ordinanze cautelari adottate nei loro confronti”, si legge nelle motivazioni della Prima sezione penale della Corte di Appello di Roma.