Nelle puntate precedenti abbiamo visto quelle che sono le origini della mafia nigeriana e descritto le varie organizzazioni (clan), che la compongono.
Proseguiamo dunque questo viaggio, in quella che oggi rappresenta una delle prime strutture criminali in Italia, dopo quelle autoctone.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO
Le modalità di azione della mafia nigeriana, i collegamenti transnazionali e il vincolo omertoso che caratterizza gli associati e il timore infuso nelle vittime hanno peraltro fatto luce, nel tempo, su un agire sotto molti versi simile alle metodiche mafiose.
Tutti i gruppi che ne fanno parte sono, infatti, organizzati in maniera verticistica al cui interno ognuno riveste il proprio ruolo.
L’accesso al gruppo, gestito e disciplinato dai vertici, prevede un vero e proprio rito di affiliazione e l’obbligo alla partecipazione (mediante il pagamento di una sorta di “tassa di iscrizione”), al finanziamento della confraternita chiamata a provvedere, come tutte le organizzazioni criminali di spessore, al sostentamento delle famiglie degli affiliati detenuti, secondo un vincolo di assistenza previdenziale.
Costituiscono un fattore di coesione molto elevato le ritualità magiche e fideistiche, che, unite al vincolo etnico e alla forte influenza nella gestione da parte delle lobby in madrepatria, produce una forma di assoggettamento psicologico molto forte.
È sempre presente il ricorso alla violenza per assicurare la tenuta associativa, strumentale allo scoraggiamento di eventuali spinte centrifughe di coloro che ricercassero posizioni autonomiste o che non volessero più far parte dell’organizzazione.
L’uso della violenza fisica è la principale forma di punizione per le violazioni delle regole interne: non a caso un ruolo importante viene rivestito nel cult EIYE, dalle figure dell’EAGLE (“aquila”, capo dei picchiatori), nei BLACK AXE, dai BUTCHERS o SLUGGERS.
La violenza è generalmente indirizzata verso connazionali – di solito donne costrette all’esercizio della prostituzione e uomini restii a farsi affiliare o adepti inottemperanti alle regole interne – che difficilmente ricorrono alla giustizia, anche perché quasi mai riescono a percepirsi come vittime di reato.
Tra le organizzazioni criminali nigeriane operanti in Italia è emerso, negli anni, un violento contrasto tra gruppi più strutturati, operanti all’interno di sistemi impermeabili e autoreferenziali, rispetto ad altri improntati su modelli di tipo banditesco, rendendo talvolta di difficile interpretazione anche taluni episodi di violenza registrati nelle strade delle nostre città. Ovviamente esiste un legame tra il fenomeno migratorio irregolare, la tratta di persone e lo sfruttamento sessuale.
In tale ambito l’organizzazione criminale controlla l’attività delittuosa in tutte le sue fasi, dal reclutamento fino all’invio delle donne nei Paesi al di fuori del territorio africano e alla messa su strada. Un processo criminale attuato attraverso modalità e fasi ben precise.