Magistratura, politica, la grande stampa, il vaso di Pandora e Babbo Natale Conte

Il vaso di Pandora nella mitologia greca rappresenta il contenitore di tutti i mali che si riversano nel mondo dopo la sua apertura mentre nella storia della malagiustizia nazionale, rappresenta invece il male cronico della penisola.

C’è una strana e misteriosa intesa che scorre silente e scava impietosa, infilandosi nei gangli della vita sociale senza farsi notare. Scorre come un fiume carsico modellando nel profondo l’assetto del paese.

La magistratura propone, la politica dispone e la grande stampa esalta

Il patto scellerato già emergeva nel 1983 in quella notte all’Hotel Plaza di Roma durante l’arresto osceno ad orologeria di Enzo Tortora. Al riguardo ancora oggi echeggia nell’aria l’impudenza del procuratore Diego Marmo quando rivolgendosi a Tortora lo apostrofava come “un cinico mercante di morte”. Nella prima metà degli anni novanta ci fu poi quella definita dalla magistratura l’operazione di “mani pulite” e per la grande stampa “tangentopoli”. Anche in questo caso, nel 1996 l’allora pubblico ministro Antonio Di Pietro ebbe la sfrontatezza di rassicurare i colleghi, nel tribunale di Brescia, dicendo: “ci vado io e quello lo sfascio”.

“Quello”, allora, era Berlusconi, già presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Di Pietro, allora voleva amministrare la giustizia sfasciando il convocato. Tanto nel primo caso quanto nel secondo, la grande stampa annuì e “legava l’asino dove voleva il padrone”. Sono passati quasi 40 anni da quei vergognosi episodi di malagiustizia, dell’abdicazione della politica e del servizio “a piacere e compiacere” della grande stampa.

Nulla è cambiato. Oggi è come ieri e domani sarà come sempre

La politica è ormai diventata il “serbatoio di travaso” cioè il sistematico passaggio in politica di magistrati, pubblici ministri e a volte, di qualche procuratore. Con questo sistema si è certi che tutto ciò che la magistratura propone, potrebbe trovare in sedi appropriate la giusta applicazione. Casi che all’inverso, cioè dalla grande stampa oppure dalla politica alla magistratura, è difficile trovare. Come mai? Non ci vuole tanto per intuire. Oggi è come ieri e più di ieri.

Lo scandalo CSM, il caso Occhionero e la confusione dell’ANM hanno aperto il vaso di Pandora della Giustizia

Partendo dal senso mitologico greco non sarebbe surreale pensare. che il vaso scoperto dal caso Palamara non potrebbe essere altro che il contenitore di tante crisi passate e presenti. Un paese che non riesce ad amministrare la “giustizia” è un paese destinato al declino. Quante tragiche storie di mala giustizia si possono raccontare! Secondo la AIVM – Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia, ogni anno in Italia si verificano centinaia di casi di malagiustizia. Questo vuol dire tante famiglie ridotte sul lastrico, imprese fallite, carriere distrutte e reputazioni sporcate. Tutto questo per le vittime poiché i responsabili dell’ingiustizie commesse non rispondono, non pagano ma al contrario, tanti di loro si vedono promuovere a ranghi superiori.

Poi tutti, chi più chi meno, ha seguito il travaglio del Csm e le faide all’ANM

Certezza della pena è solo un sogno. Processi celeri da scordare. Carceri sovraffollati e senza alcuna speranza. Criminali liberati per scadenza dei termini. Cittadini innocenti riconosciuti tali dopo anni e anni di processi. Questa malagiustizia oltre che incidere sul benessere, sulla salute e sulla sicurezza dei cittadini, è pure responsabile dell’allontanamento di molti investitori stranieri da un paese siffatto. Soffre l’economia, l’industria e il commercio.

Un paese tutto da ricostruire. Si parla tanto di “decreto rilancio”. Come si può costruire su un terreno marcio, debole, franoso? Non si costruisce o si rilancia un paese distribuendo “mancette”.
Dice un vecchio saggio: Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Arriverà il giorno infausto quando dal sacco di “babbo natale Giuseppe Conte” non rimarrà altro da distribuire che carbone.

L’ultima notizia dello scorso 14 luglio conferma che è iniziato il conto alla rovescia per la generosa distribuzione delle mancette. Dice la notizia che già sono terminate le risorse per il bonus baby sitter, quelle per i sanitari e persino quelle per la polizia. Altri regalini nel sacco natalizio “DL. Rilancio” non pervenuti.

Migliaia di cittadini sognano un reddito di lavoro piuttosto che redditi di emergenza.
Il lavoro non cade giù dagli alberi ma bisogna produrlo. Ogni regione ha la sua peculiarità e la peculiarità è una forma di esclusiva, una diversità che altri non possono imitare e che sarebbe la chiave per il “rilancio Italia.”

Certamente il lavoro non disturba il sonno del governo

La pappa c’è e la poltrona pure. Tutto sta nel rinnovare la scadenza dello stato di emergenza, prolungarla il più possibile. Il 21 luglio ci sarà il processo disciplinare a carico dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara. Quest’ultimo ha chiesto che insieme a lui, ad aprire il vaso di Pandora “malagiustizia” ci siano 133 testimoni, nomi scelti che faranno storia.
Palamara promette di chiarire l’accaduto mentre la grande stampa ha già chiarito tutto per conto proprio.

I fatti faranno storia ma la storia già è fra di noi e la crisi pure. C’è ben poco da chiarire, così è se vi pare! “Domani è un altro giorno”, disse Rossella O’Hara, però non ci sperare tanto fino a che si rimane in emergenza.