Malta, omicidio Daphne Galizia: una democrazia al bivio

E’ dello scorso 28 aprile l’articolo “Malta: si addensano le nubi sul Governo. La Ue indaga” pubblicato su questo quotidiano a firma Emanuel Galea. L’articolo concludeva: “E’una storia che avremmo voluto non raccontare mai” e non avremmo mai immaginato di dover riprendere le fila del discorso per commentare la vicenda poi finita così tragicamente. Una fine che la giornalista Daphne Caruana Galizia non meritava, tantomeno l’isola. Il vile agguato a Daphne Caruana Galizia ferisce la democrazia del paese ed i responsabili del macabro gesto offendono anche il nome di un popolo e la sua storia millenaria.

Malta: si addensano le nubi sul Governo. La Ue indaga

Daphne Galizia era conosciutissima per le sue indagini giornalistiche e per avere rivelato informazioni e rapporti legati al Panama Papers. Per le sue indagini sui dossier maltesi il quotidiano statunitense Politico l’aveva inserita tra le “28 persone che stanno modellando, scuotendo e agitando l’Europa”. La 53enne professionista del giornalismo d’inchiesta si era dedicata con serietà ed impegno “contro la non trasparenza e la corruzione a Malta”.

Fu la Galizia a rivelare il coinvolgimento del ministro Konrad Mizzi e del suo capo del personale Keith Schembri nelle compagnie panamensi anticipando il Panama Papers leak. La giornalista, con tenacia rivelò che il ministro Mizzi teneva dei contatti con Panama e la Nuova Zelanda. A seguito di questa informativa il ministro fu costretto a confermare l’esistenza degli investimenti offshore. Fu sempre grazie alle sue meticolose inchieste che si venne a sapere che le autorità di La Valletta avrebbero distribuito negli ultimi due anni centinaia di passaporti a persone extracomunitarie in cambio di forti somme di denaro bypassando ogni norma europea. Secondo lo stesso portavoce del primo ministro Joseph Muscat, Kurt Farrugia, dal 2014, anno in cui il programma fu lanciato, furono distribuiti almeno 700 passaporti a persone non europee, praticamente cittadinanza europea per migranti ricchi. Un vero scandalo che travolse l’isola,
Daphne Galizia , a Malta si poteva considerare “la voce del diritto” e questo non incontra sempre solo amici.

Sul suo profilo facebook, il sergente di polizia Ramon Mifsud, a seguito dell’atroce delitto ha scritto la frase: “Hadd wara hadd tasal ta kulhadd “ e sotto “Demel !!!!! ………. feeling happy:)” e come se non bastasse , sotto ancora “Daqshekk qala bil platti zewga …haha“. Si riporto la traduzione come l’ha intesa Mathew, figlio di Daphne: “ognuno ottiene ciò che si merita, sterco di vacca. Sentirsi felici”. Quanto scritto dal sergente Mifsud su facebook si commenta da solo e qualifica chi lo ha scritto. Il sergente è stato sospeso dal lavoro e la Commissione del Servizio Pubblico intende aprire un’inchiesta a riguardo.

Intanto sono di fuoco le esternazioni di Mathew, figlio di Daphne che senza tentennamenti dichiara: “Mia madre è stata assassinata perché era per lo Stato di diritto contro chi vuole violarlo. Ecco dove siamo: in un Paese mafioso“. Quello del figlio di Daphne e stato un sfogo lungo e commovente e nel frattempo un durissimo j’accuse: “Il premier ha riempito il suo ufficio di corrotti, la polizia di corrotti e imbecilli, e i tribunali di corrotti e incompetenti”.

A Malta le proteste non si placano. Diversi movimenti sul web chiedono l’allontanamento del sergente Ramon. Cortei e fiaccolate e raccolte firme. L’Isola è stata sconvolta e la democrazia è stata ferita ma la cosa più grave è che si è scoperto un sottobosco di silenzi e connivenze, di ammiccamenti e di opacità, stesse cose che la coraggiosa Daphne aveva per anni denunciato e combattuto.
Il suo impegno deve continuare, qualcuno deve raccogliere i cocci e continuare la sua lotta. Oggi più di ieri, la malavita e la corruttela non dovrebbero soggiogare un popolo pacifico e democratico. Il sacrificio di Daphne va valorizzato e come nella corsa ad ostacoli, ogni maltese si impegni a passare alle generazioni future la staffetta degli impegni che la giornalista ha pagato con il sacrificio estremo.

Emanuel Galea