Connect with us

Scienza e Tecnologia

Maneater, vita da squali in formato videogame

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Maneater è molto di più che un semplice videogame, è un vero e proprio “shark-simulator” in salsa agrodolce. Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di essere uno squalo? Di vagare libero per il mare ed essere un temuto predatore degli oceani, e magari di attaccare un bel banco di pesci o una spiaggia affollata di bagnanti? Bene adesso tutto questo è possibile a patto di avere un Pc, una Xbox One o una Ps4. Ma veniamo al dunque, l’avventura proposta da Tripwire Interactive prende la struttura dei giochi d’azione moderni, quelli open world zeppi di contaminazioni gdr, e la trasporta nel linguaggio sottomarino: i nemici sono i pesci e i predatori, i punti esperienza diventano le sostanze nutritive, mentre l’equipaggiamento è vincolato alla sconfitta di precisi umani armati di fiocine. Quel che ne viene fuori è un’idea innovativa e vincente ma soprattutto unica nel suo genere nel panorama videoludico odierno. La premessa narrativa di Maneater vede consumarsi una rivalità tra lo squalo protagonista e un pescatore di pesci cani di vecchia data, nata da una scintilla che non vi riveleremo per evitare di rovinarvi la trama. Peccato che lo sviluppo della storia sia affidato ad una piccola manciata di cinematiche, per poi affidare il resto ad un narratore pungente che racconterà la vicenda come se fosse una sorta di documentario. Chiaro è che lo scopo è mangiarsi quel pescatore sino all’ultimo capello, ma, prima di raggiungerlo, bisognerà crescere ed evolversi a modo, perché inizialmente il protagonista di Maneater è solo un giovane predatore, certamente temibile, ma non abbastanza da poter mettere fuori gioco uno dei cacciatori di squali più noti della scena. Gettato in acqua come uno scarto e sfregiato, il protagonista della storia darà le sue prime pinnate cercando di destreggiarsi in una palude, dove tartarughe e lucci saranno necessari per crescere ed evolversi. All’inizio ci si muove goffamente in ambienti piuttosto angusti, quasi in controtendenza rispetto alla libertà che ci si potrebbe aspettare da un gioco sugli squali. Questa sensazione di essere costretti in un ambiente troppo piccolo e serrato però ce la si porterà appresso per quasi tutta la durata del gioco. Della decina di aree disponibili, solo due infatti sono realmente ambientate nelle profondità oceaniche. L’acqua gialla, le alghe e una scarsa visibilità accompagnano la prima ora di gioco mentre si cerca di sfuggire agli alligatori e si divorano piccole prede per accrescere la massa muscolare.

In Maneater ogni singola preda conta nell’ambito dell’evoluzione e per ognuna di esse si guadagna esperienza, utile a scalare i 30 livelli e raggiungere lo stato di megalodonte. Un esemplare molto lontano tuttavia dalle dimensioni di quelli descritti nelle leggende marinaresche e più vicino ad un grosso squalo bianco. La struttura corporea durante tutta la fase di crescita sarà invece basata sulle linee dello squalo Leuca, con una realizzazione tecnica davvero di alto livello. Il modello poligonale è infatti curatissimo e ricco di dettagli e le animazioni del nuoto risultano fluide e piacevoli anche solo da guardare. Purtroppo non appena si prende la mano con il sistema di controllo e si desidera iniziare a fare qualcosa di più complesso rispetto alla classica nuotata il gioco inizia a perdere qualche colpo, con animazioni che perdono di fluidità e che male si incastrano tra di loro, trasformando la sinuosa flessibilità dello squalo in una serie di scatti frenetici. La telecamera poi non aiuta di certo e mentre un segnalino ci indicherà quale preda siamo in grado di raggiungere con il nostro morso non sarà inusuale perdere completamente di vista l’obiettivo mentre ci muoviamo rapidamente sotto o sopra di esso. La tridimensionalità dell’oceano, insomma, non viene gestita ottimamente e se si può chiudere un occhio quando si ha tra le mani un piccolo squaletto da controllare, la situazione cambierà drasticamente quando il megalodonte andrà ad occupare gran parte dello schermo. A peggiorare le cose ci si mettono poi le azioni di schivata e di salto troppo veloci per permettere alla telecamera di seguire il proprio pesce in modo adeguato. Per quanto riguarda l’aspetto “ruolistico” offerto da Maneater: tutte le prede offrono sostanzialmente due tipi di nutrienti: minerali e olio, che vanno, una volta accumulati in un determinato numero, spesi nelle grotte, speciali checkpoint sicuri dove rinascere in caso di morte, per far evolvere lo squalo. Si potranno così equipaggiare abilità passive che aumentano e velocizzano la digestione, amplificano il sonar per trovare collezionabili e prede più velocemente o aumentano statistiche come nuoto e resistenza alla mancanza di acqua. Già perché Maneater non si fa mancare proprio nulla quando si parla di trash e non sarà inusuale farsi intere camminate sul molo alla ricerca di qualche bel pescatore da divorare. Uccidere umani permetterà di raccogliere filamenti del DNA, una risorsa che altrimenti sarà possibile recuperare solo uccidendo altri predatori degli oceani e che servirà ad attivare personalizzazioni extra. Esistono infatti anche tre set speciali mascherati da evoluzioni che si potranno letteralmente indossare e che cambieranno enormemente l’aspetto del proprio squalo. Si potrà per esempio far comparire escrescenze ossee così da aumentare le resistenze o iniziare ad emettere fulmini bruciacchiando tutto ciò che si avvicina troppo. Insomma da questo punto di vista Maneater non delude affatto.

A livello di gameplay possiamo dire che giocare a Maneater è semplice e divertente fin da subito. Le meccaniche ruotano attorno al nuoto e al mangiare, con l’occasionale colpo di coda per stordire le prede e un po’ di parkour terrestre che permette di divorare qualche malcapitato, prendere scorciatoie e accaparrare collezionabili. Il nuoto è costituito da due azioni principali da padroneggiare: il movimento semplice e la meccanica di affondo più veloce che consiste essenzialmente nello scatto. Anche l’alimentazione è facile da padroneggiare; c’è un pulsante legato al mordere e deglutire, che può essere sviluppato ulteriormente con più pressioni quando necessario. Oltre a nutrirsi e nuotare, lo squalo protagonista di Maneater ha qualche altro trucco nelle sue branchie. Tali abilità si traducono sotto forma di colpi di coda e con la possibilità di fare una breve passeggiata a sulla riva. La coda può essere utilizzata per stordire i pesci e le persone, rendendola un’ottima meccanica per affrontare forti predatori in scenari di combattimento e può essere ulteriormente sviluppata per agire come mossa a distanza che consente di divorare più pesci. Allo stesso modo, lo squalo può balzare fuori dall’acqua verso la terra per raggiungere nuove aree e banchettare con esseri umani ignari. La riva è dove il protagonista è più limitato in quanto può rimanere a terra solo per poco tempo, pena per una permanenza troppo lunga è una tragica morte per soffocamento. Parlando del combattimento di Maneater, esso ruota attorno all’affrontare altri predatori e cacciatori di squali umani che viaggiano in barca. Gli altri nemici acquatici sono molto vari e spaziano dagli alligatori alle orche, e ognuno differisce in forza a seconda delle dimensioni dello squalo che si sta comandando. Ad esempio, gli alligatori si dimostrano terrificanti nemici all’inizio della storia, tuttavia, man mano che si aumenta di massa, i coccodrilli possono essere eliminati in quasi un morso. I nemici umani, invece, sono l’equivalente di Maneater della polizia nei titoli open world. Quando si causa troppa confusione e si divorano troppi umani, vengono schierati mercenari che punteranno ad uccidere il pesce cane comandato dal giocatore. In questo caso è meglio darsi alla fuga perché più mercenari si divoreranno, più forti saranno le unità che verranno inviate successivamente a dare la caccia al protagonista della storia. Per mantenere sempre freschi gli scenari di combattimento ad ogni livello, Maneater offre combattimenti contro i boss in diversi punti della storia. Essi si suddividono in incontri con mini-boss più facili in cui ci si trova ad affrontare versioni più forti dei numerosi predatori presenti nel gioco, o combattimenti contro boss speciali che sono sopra-livellati e che garantiscono speciali bonus/abilità una volta sconfitti. Tirando le somme, nonostante Maneater sia un gioco non privo di difetti, nel complesso si dimostra essere un prodotto originale, divertente e soprattutto che è in grado di garantire diverse ore di gioco. Una grafica piacevole, miscelata a un’altrettanto buona cura per i dettagli e a un sonoro sempre gradevole fanno si che l’intera produzione sia un titolo da non ignorare. Se si è alla ricerca di qualcosa di diverso, Maneater non deluderà le vostre aspettative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8

Gamelay: 8,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scienza e Tecnologia

Unicorn Overlord, il videogame strategico-tattico che lascia a bocca aperta

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Unicorn Overlord è un gioco di ruolo strategico dalle qualità a dir poco sensazionali, è un videogioco da giocare tutto d’un fiato che regala un approccio estetico splendido e una giocabilità a dir poco pazzesca. Andiamo a scoprire tutte le qualità di questa perla sviluppata da Vanillaware per pc, Xbox, PlayStation e Switch. La storia è ambientata in un universo medioevale soggiogato da un tiranno arrivato al potere a spese della legittima regina a cui aveva prestato giuramento. Spinto da ragioni oscure per buona parte della campagna, il generale Valmore, un tempo uno dei più prodi difensori della corona di Cornia, si rivolta contro il vessillo che ha portato fieramente in centinaia di battaglie, conducendo decine di ribelli alle porte del castello della famiglia reale in una notte buia e tempestosa. Sorpresa dal tradimento di uno dei suoi comandanti più fedeli e messa alle strette dalla schiacciante inferiorità numerica, la regina guerriera Ilenia non ha altra scelta se non quella di scendere in battaglia ella stessa, sorretta solamente da un manipolo di uomini, i più fedeli della sua guardia personale. Nonostante il tragico esito dello scontro sia fin da subito chiaro, la coraggiosa regina si lancia contro Valmore e la sua manica di congiurati, nella speranza di guadagnare il tempo sufficiente per permettere al fido Josef, cavaliere e prima lancia del regno, di portare il salvo il giovane principe Alain. I due riescono a fuggire con l’aiuto delle tenebre e del rapido destriero di ser Josef e, dopo una dissolvenza a nero sulla notte del tradimento, la storia riprende proprio da uno scorcio di vita quotidiana di un maturato Alain, che si addestra con la spada ed un compagno d’armi su una ridente spiaggia dell’isola di Palevia. Quest’ultima è tra le poche ad essere sfuggita alla morsa di Valmore, autoproclamatosi Imperatore e adesso a capo di tutti e cinque i regni del continente di Fevrith. In Unicorn Overlord i temi trattati sono maturi, la caratterizzazione dei personaggi di buonissima fattura e la guerra viene dipinta in maniera credibile. Ben presto, sulle spalle del giovane Alain graverà il pesante fardello di compiere scelte estremamente difficili, tra nemici a cui mostrare clemenza o mano ferma, villaggi che chiedono aiuto e antichi alleati da affrontare sul campo di battaglia. La cosa bella di Unicorn Overlord è la possibilità di reclutare oltre 60 personaggi unici che vestono i panni di comandanti alleati sul campo di battaglia, ma la cosa più interessante è che ognuno di essi ha una storia e delle motivazioni che li spingono a scendere in battaglia al fianco del protagonista. Proprio per tale ragione il gioco tende a premiare i giocatori più curiosi in quanto interessarsi alla vita e ai retroscena personali dei propri commilitoni, e stringendo un buon rapporto con essi, può portare ad avere alcuni vantaggi durante le fasi di battaglia. Unicorn Overlord gestisce i dialoghi opzionali dei legami tra commilitoni in maniera più snella rispetto ad altri titoli del genere, con una quantità minore di dialoghi e una diminuita frequenza delle occasioni di interazione, con una scelta che piacerà ai fan degli strategici vecchio stile. Insomma, dal punto di vista dell’idea di base Unicorn Overlord è veramente un titolo interessantissimo.

A livello di gameplay Unicorn Overlord è qualcosa di estremamente esaltante e soddisfacente. La struttura di gioco, illustrata con alcuni tutorial nelle fasi iniziali dell’avventura, è sulla carta abbastanza snella, salvo poi nascondere una profondità incredibile ed ampliarsi pian piano lungo la corposa campagna, aggiungendo nuovi elementi senza però sovraccaricare il giocatore con troppe nozioni tutte insieme. Ovviamente, vista la natura del titolo, per dominare sul campo di battaglia è richiesta pazienza, una sapiente e continua gestione delle truppe ed un livello di pianificazione elevato. Il giocatore può schierare per ogni livello un massimo di una decina di gruppi di combattenti, composti a loro volta da un numero variabile da uno a sei soldati, a seconda di quante risorse sono state investire per ampliarne i ranghi. Ogni squadra viene disposta su due file da tre, e sono in genere solamente i combattenti in prima linea quelli che assorbono l’urto degli attacchi nemici, con le debite eccezioni, costituite, ad esempio, dalle frecce avversarie e dagli attacchi magici. Se durante le primissime ore di gioco i soldati agiscono di loro iniziativa, con il giocatore che può iniziare lo scontro per poi fare da semplice spettatore, ben presto il titolo darà la possibilità di personalizzare nel dettaglio il comportamento di ogni singola unità alleata, con un sistema a condizioni profondo e funzionale. Da qui in poi, in Unicorn Overlord entrano in gioco un numero incredibile di varianti di cui tener conto, che mettono a dura prova anche il più abile tra gli appassionati di strategia militare. Fortunatamente tramite la pausa tattica è possibile, cambiare approccio sul campo e adattarsi alle sfide proposte dai numerosi scenari di battaglia, bisogna comunque tenere a mente un numero elevato di fattori che influiscono sugli scontri. Il posizionamento e la velocità delle truppe una volta scese in campo, la composizione il più bilanciata possibile delle squadre di combattenti, la scelta del leader (che dona abilità uniche a tutto il gruppo), la presenza di abilità speciali da attivare al di fuori degli scontri, la cura dell’equipaggiamento di ogni singola unità e tanto altro ancora. Complici un gran numero di classi disponibili (opliti, ladri, combattenti, cavalieri, arcieri, guaritori, maghi, cavalcatori di pegaso e tanti altri ancora), che a loro volta elevano esponenzialmente le possibili combinazioni, il canovaccio tattico risulta estremamente ampio e soddisfacente, consentendo un livello di personalizzazione dell’esperienza di gioco paradossalmente più alto di tanti congeneri in cui il controllo del party è direttamente delegato al giocatore. A limitare la potenza e l’utilità in battaglia dei team più forti c’è un valore di resistenza, che impedisce ad una singola unità di sobbarcarsi tutto il lavoro di conquista e schermaglia, costringendo il giocatore a scegliere bene spostamenti e scontri e a bilanciare al meglio le forze a sua disposizione. Importante aggiungere poi che negli scontri apparentemente senza vincitori né vinti, in cui nessuna delle due truppe riesce ad annientare l’altra, a determinare quale delle due è considerata vincente è il numero di danni inflitti, con le meccaniche che premiano quindi un atteggiamento sempre offensivo, punendo i giocatori troppo difensivi. La scelta degli sviluppatori di impostare un tempo massimo per ogni livello si è dimostrata essere una scelta vincente. Limitare il tempo a disposizione del giocatore lo costringe infatti ad operare scelte in poco tempo contribuendo a tenere alta la tensione e il livello di difficoltà. In Unicorn Overlord non si combatte solo però, infatti quando non è impegnato in battaglia il giocatore è libero di esplorare una mappa in tre dimensioni così vasta da richiedere l’impiego di un sistema di viaggio rapido. La cartina del mondo di gioco è costellata di borghi da liberare dal giogo nemico, di punti di raccolta di materie prime e di missioni secondarie di vario tipo, utili ad aumentare il livello del proprio esercito e l’immersione nel mondo di gioco. La possibilità di riconquistare un continente intero, di dover ampliare i fondi, bilanciando buone azioni e missioni di incursione, di personalizzare il proprio stendardo e di costruire pian piano un vero e proprio esercito è tangibile, e garantisce un livello di coinvolgimento notevole, uno dei migliori mai visti in un titolo del genere.

A livello grafico ed estetico Unicorn Overlord è un titolo davvero di grande pregio. Il connubio tra i modelli bidimensionali dei protagonisti e i magnifici scenari che fanno da sfondo al gioco, disegnati a mano ma comunque in tre dimensioni, risulta incredibilmente piacevole all’occhio, complice la consueta, strepitosa direzione artistica che ha sempre caratterizzato i titoli firmati da Vanillaware. Il risultato finale è veramente straordinario. Gli sviluppatori sono riusciti a dare vita a un reame fantasy che guadagna in dovizia di particolari quello che perde in originalità e che, nonostante un’estetica vivace che non lesina colori, si sposa benissimo con il tono più che serioso della storyline e dell’ambientazione guerresca. Ottima anche la fluidità generale, con il frame rate che durante i nostri test su Xbox Series X non si è mai scostato dai 60 fps anche durante le battaglie più affollate. E’ obbligatorio spendere due parole anche sulla colonna sonora di Mitsuhiro Kaneda che rende l’esperienza di gioco ancora più coinvolgente e che è destinata a rimanere impressa nella memoria di chi affronterà il videogame. L’audio dei personaggi è in lingua giapponese o inglese, mentre i sottotitoli sono disponibili anche in lingua italiana. Tirando le somme Unicorn Overlord rappresenta senz’ombra di dubbio uno fra i titoli più importanti mai sviluppati del genere. Si potranno passare ore ed ore a pianificare e combattere senza mai annoiarsi e, vista la moltitudine di variabili in game la rigiocabilità è assicurata. A nostro giudizio chiunque sia un vero appassionato di strategia e tattica non può e non deve farsi sfuggire un prodotto del genere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

Spotify si evolve, oltre all’audio arrivano anche in Italia i video musicali

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Spotify si evolve ed è pronto a garantire un graditissimo quanto sicuramente apprezzato servizio in più ai suoi abbonati italiani. Nell’ottica di differenziare ulteriormente il proprio approccio con i clienti, la piattaforma ha infatti annunciato il lancio, anche in Italia, di una funzionalità dedicata ai video musicali. Feature disponibile per gli abbonati Premium, si tratta al momento di una sezione sperimentale, che comprende un catalogo ristretto di video musicali, tra cui Ed Sheeran, Doja Cat e Ice Spice. La funzione è supportata su tutte le principali piattaforme dove Spotify è presente: iOs, Android, computer e smart tv, selezionando l’opzione “Passa al video” che sarà visibile solo per i brani supportati. A questo punto, i video verranno riprodotti nella sezione “In riproduzione ora”. Se si vuole tornare all’ascolto del solo audio si dovrà cliccare su “Passa all’audio”. I video musicali si potranno vedere anche a schermo intero, selezionando sul proprio dispositivo la modalità panoramica. “Nella nostra distribuzione beta iniziale, stiamo iniziando con un sottoinsieme limitato dell’intero catalogo, che include migliaia di video musicali. All’interno di questo sottoinsieme, diamo priorità a un’ampia gamma di generi e artisti famosi nei mercati di lancio”, ha affermato Sten Garmark, vice presidente global di Spotify, in una recente intervista. Per questa novità, Spotify non si limita a incorporare un video di YouTube o a collaborare con un’azienda terza. Il servizio ospita direttamente le clip, trasmettendole senza pubblicità, come fa con i brani ascoltati dagli utenti abbonati a Spotify Premium. Con i video musicali, Spotify aggiunge un ulteriore modo per gli artisti di interagire con il loro pubblico. Nel passato, l’azienda aveva reso disponibile Clips, con cui cantanti e band possono comunicare qualcosa ai fan, e Canvas, un’immagine a ciclo continuo di 8 secondi che i creatori usano per riempire lo schermo degli ascoltatori, in assenza di veri e propri videoclip. Insomma, gli abbonati italiani di Spotify potranno godere di una funzione estremamente importante che renderà l’approccio alla musica ancora più bello e intenso da vivere.

F.P.L.

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

Contra Operation Galuga, il grande classico ritorna su pc e console

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Contra Operation Galuga è l’ultimo titolo del brand che ha fatto la storia dei videogames negli anni ‘80 disponibile per Pc, Xbox, PlayStation e Switch. Il titolo originale per chi non lo sapesse è un famoso videogame di azione e sparatutto a scorrimento laterale, sviluppato da Konami e pubblicato per la prima volta nel 1987 per le sale giochi. Il gioco segue le avventure di due soldati, Bill Rizer e Lance Bean, che devono affrontare le forze di un’organizzazione terroristica chiamata Red Falcon, che minaccia di invadere la Terra con una legione di alieni e robot. Il gioco è noto agli appassionati per la sua difficoltà elevata, il suo gameplay frenetico e la possibilità di giocare in cooperativa con un altro giocatore. Contra: Operation Galuga è stato ideato un reboot moderno della serie. Prende l’originale arcade e introduce tutte le modifiche che ritiene opportune, a partire dalla veste grafica rinnovata e dalle armi, ma ritorna all’azione secondaria Run & Gun 2.5D e al combattimento “soli contro tutti” tipico degli anni 80 e 90. I vecchi Bill Rizer e Lance Bean devono ricominciare la loro battaglia contro le migliaia di terroristi Red Falcon e gli alieni che stanno dietro a tutto questa misteriosa organizzazione. La storia inizia e finisce allo stesso modo, proprio come è stata scritta 37 anni fa, perché apre la strada a un futuro capitolo che racconta le cosiddette guerre aliene. Nel frattempo, le motivazioni che spingono le forze nemiche ad agire sono cresciute attorno a una tecnologia che mescola campi gravitazionali e wormhole. Gli sviluppatori hanno reso il contesto di gioco volutamente il più esagerato possibile, in linea con le performance istrioniche dei doppiatori e dei personaggi che interpretano. L’ingrassamento della sceneggiatura serve a dare più peso ai nativi di Galuga e, ciò che conta, a far crescere la lista dei personaggi giocabili. Perché, onestamente, nessuno gioca a un Contra per scoprire cosa sta succedendo, ma lo fa solo per sparare indipendentemente dal chi o dal perché. La trama è solo un semplice contorno.

Come accennato poco sopra, il gameplay di Contra: Operation Galuga è basato sullo stile corri e spara tipico della serie, in cui il giocatore deve correre, saltare e sparare ai nemici che appaiono da ogni direzione. Il giocatore può usare diverse armi, come il mitragliatore, lo spara-proiettili, il lanciafiamme, il missile a ricerca, il raggio laser e le bombe a frantumazione. Ogni arma ha una versione alternativa che può essere ottenuta raccogliendo dei power-up. Inoltre, il giocatore può sacrificare le armi in eccesso per attivare delle abilità speciali chiamate Overload, che hanno effetti vari come scatenare dei droni, creare una barriera o lanciare una pioggia di missili. Il gioco offre tre modalità di gioco: Storia, Arcade e Sfida. Nella modalità Storia, il giocatore può vivere la trama completa del gioco, con scene animate e dialoghi tra i personaggi. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per due giocatori. Nella modalità Arcade, il giocatore può saltare direttamente nell’azione senza interruzioni narrative. Questa modalità supporta il gioco cooperativo per quattro giocatori. Nella modalità Sfida, invece, il giocatore può mettere alla prova le sue abilità con 30 missioni difficili, che richiedono di completare i livelli in un tempo limite, con munizioni limitate, con nemici più aggressivi e altro che serve a rendere l’esperienza di gioco un vero e proprio inferno di proiettili e distruzione. Una volta avviato il gioco dal menù si inizia ancora una volta dal famosissimo livello della giungla, per poi passare alla fase di scalata della cascata e arrivare all’interno della enorme base aliena. A differenza di Contra Evolve questo non è un remake, infatti anche quei livelli che raffigurano ambienti già visti in passato sono stati modificati. Ad esempio sono state eliminate le sezioni 2D verticali all’interno della base. In cambio però, sono presento più livelli dove si utilizzano i veicoli, anche se essi non rappresentano il massimo del divertimento. Una menzione speciale va fatta per i nuovi boss e per alcune versioni rifatte di quelli vecchi, perché sono veramente divertenti da uccidere e hanno meccaniche che piaceranno sia ai vecchi fan che a chi non si è mai avvicinato a un titolo del brand.

Per venire incontro ai neofiti, perché anche Contra Operation Galuga, come da tradizione della saga, presenta una difficoltà non certo trascurabile, Konami e Wayforward però hanno inserito poi delle novità volto a renderlo più accessibile. Oltre al selettore della difficoltà, che va a modificare precisione e potenza degli avversari, è infatti possibile adottare per i Contra anche una barra della salute, permettendogli così di resistere a un numero maggiore di colpi prima di venire sconfitti. Il tutto, sia ben chiaro, è assolutamente opzionale e i puristi potranno quindi godersi questa nuova avventura nel modo classico, senza risentire di questa facilitazione. In missione poi è possibile portare con se due potenziamenti passivi. Tra di essi spiccano un ancora maggior numero di colpi sopportabili, la possibilità di entrare in gioco con un’arma speciale già in dotazione e così via. Tutti questi upgrade, a dir la verità neanche troppo numerosi, sono acquistabili in un menu dedicato tramite valuta ottenibile in game, rendendo quindi necessario giocare per diverse ore prima di sbloccarli tutti. Così come la barra della salute, pure questi upgrade sono assolutamente opzionali ed è possibile godersi Contra Operation Galuga senza nessuno di essi. La difficoltà sarà ovviamente maggiore, così come però la gratificazione di aver portato a termine un run and gun dalla difficoltà non certo indifferente. Volendoci infine soffermare sull’aspetto grafico, è tutto sommato evidente come sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Però trattandosi del remake di un titolo del 1987 il risultato è tutto sommato interessante. Contra Operation Galuga è una vera e propria lettera d’amore ai fan che lo amavano in passato, agli appassionati di retrogaming e per tutti quei giocatori in cerca di una sfida dall’alto tasso di difficoltà.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti